La troia dei cani da guardia

di
genere
zoofilia

«Stai fermo ricchione!» mi urla Barabba mentre mi tiene a terra carponi, stringendomi con le cosce il collo. «Zitto e non rompere i coglioni» aggiunge Morino il collega «se stai bono famo subito, ce lo sai che tanto l’hai da fa’», «si» aggiunge Barabba ridacchiando «te famo sdebità cor culo, che voi de più». «Vi prego ho paura dei cani…» piagnucolo «ma quali cani!» sbraita infuriato Morino, tirandomi un calcio nel culo con gli anfibi «questi so’ mejo de li cristiani, so’ professionisti…». Mi ammanettano le mani e mi bloccano le gambe con una corda bella stretta. Sto carponi, senza via di fuga. Sotto le ginocchia un lurido materassino di gomma «così stai più comodo»
Sono diventato da qualche mese lo schiavetto di due guardie giurate, dei poco di buono che addestrano cani da guardia e da combattimento. Mi hanno beccato con un uomo di colore di mezza età, uno un po’ fuori di testa, che abita in una roulotte dietro la scuola. Mi faceva pena e, all’uscita, delle volte, gli offrivo un panino e ci facevo due chiacchiere. Un giorno, con molta naturalezza, mi aveva chiesto di aiutarlo a soddisfare i suoi bisogni maschili. All’inizio avevo rifiutato «scusami Aziz ma forse hai frainteso, non sono, insomma… non sono frocio»; ma poi, vista la sua insistenza nei giorni successivi, un po’ che lì non ci vedeva nessuno e lui non lo avrebbe mai raccontato in giro, un po’ per curiosità ho deciso di provare. «Solo per questa volta Aziz, però… lo so che hai bisogno, lo capisco, ma lo faccio solo per te, a me non piace, sia chiaro». Raggiunto il suo scopo, in silenzio ignorando le mie parole, si era abbassato i pantaloni e tirato fuori il suo grosso cazzo. Mi aveva preso la mano deciso, e mi aveva fatto afferrare l’uccello «così… così…» diceva, indicandomi la giusta velocità con cui dovevo masturbarlo. Pochi minuti, quattro schizzi violenti di sperma, la bocca sdentata aperta e gli occhi chiusi a godersi il suo orgasmo.
Brutus non l’ho nemmeno sentito entrare. È un cane corso, da guardia, feroce, non abbaia, non guaisce, ti uccide prima che hai tempo di fiatare. Sento la sua lingua rasposa tra le natiche. “Avevate detto che avrebbe avuto la museruola” penso, ma non oso parlare, ho paura a fare rumore, disturbarlo. Non parla nessuno. Lui mi annusa, forse è spaesato. «Devi da sta solo fermo, faje capì che sei roba sua; lui te monta e se ne va. È abituato, se te movi non so come reagisce!» mi ha spiegato Barabba. All’improvviso mi sale sopra, sento le spinte del suo bacino, ma non mi penetra, scende e mi lecca. Risale e, questa volta, avverto la punta del suo pene nell’ano. Mi bagna un po’, smette, poi risale. «Vai Brutus!» urla Morino e lo spinge su di me «sfondagli il culo a questa troia!». È una gragnola di colpi decisi, mentre con le zampe mi graffia un po’ i fianchi. Ora è tutto dentro gli diventa sempre più grande, «vi prego basta» imploro, ma non lo ferma nessuno. «Adesso devi stare immobile per un bel po’» mi dice uno dei due «mettete comodo che se no te fai male e fai male pure a lui» Brutus ora è fermo, siamo culo contro culo; ma io ho il suo cazzo gonfio dentro di me. «Visto che dovemo aspettà…» dice Morino e si tira fuori il cazzo e me lo mette in bocca «ammazza che maiale che sei. Ma che te sei arrapato?» ride sguaiatamente Barabba.
Dopo la prima sega, pensando di potermi fidare di Aziz, presi a vederlo quasi tutti i giorni. «Vuoi che te la faccio subito, prima di mangiare?» gli dicevo e lui non si tirava mai indietro «oggi sono libero, se vuoi te ne faccio un’altra… lo sai, lo faccio solo per te, ci mancherebbe, con quello che devi aver sofferto al tuo paese» lui accettava tutto, poi mi raccontava delle storie, ma non ringraziava mai. Un giorno mi racconta di un brutto episodio «Mi spiace molto, hai pure un’età, ti si dovrebbe rispettare solo per quello ed invece no. Questi stronzi che ti hanno insultato, mi spiace, mi scuso per loro. Sfogati con me se vuoi…» mi guarda sbalordito e pericolosamente eccitato «non fraintendermi, va bene voglio pagare al posto di quei due che ti hanno sputato ed insultato, per la tua dignità e perché ti considero amico; e, insomma, se proprio vuoi me lo puoi mettere in bocca per vendicarti» e da quel giorno ha cominciato a sborrarmi in bocca. In fondo questa idea di essere il suo capro espiatorio non mi dispiaceva e nemmeno a lui.
Morino comincia a venire che Brutus è ancora attaccato. Gode di gusto, se lo ricaccia dentro i pantaloni e in quel momento sento il cazzo di Brutus afflosciarsi ed uscire rapidamente dal mio culo, mentre un brodo caldo cola tra le mie cosce. «T’ha ingallato per bene eh??» ride Barabba «hai visto che era solo una cazzata? Che ce voleva? Je sei piaciuto…». «Ora posso andare?» «Ma che cazzo dici, avemo appena iniziato. Te l’ho detto già, oggi fai la cagna pe’ ‘ste pore bestiole, che c’hanno bisogno. Mo’ c’è Mauser… co’ lui nun te devi move… me riccomanno!». Mauser entra nervoso, mi viene davanti al viso, con la bava alla bocca. È un dogo argentino di circa 80 kili, bianco, muscoloso, gli occhi iniettati di sangue. Ho paura, certo, molta paura. Ma provo rispetto per lui, una sorta di attrazione irrazionale. Ci osserviamo per qualche secondo; io abbasso lo sguardo, non reggo, e lui capisce la mia sottomissione. Lui il maschio, io la femmina; io lo schiavo lui il capobranco.
«Io te devo da denuncià, me spiace, sembri un ragazzetto per bene, però, insomma te trovamo qui dentro co ‘sto animale. Qui è zona privata, nun c’è potete sta» dice la guardia giurata che per prima ha fatto irruzione nella roulotte di Aziz. «E sì» prosegue il secondo «questo vecchio stronzo c’ha un sacco de denunce pe’ molestie, noi dovevo avvertì la polizia», «ma io vengo da lui solo per portargli dei viveri, per aiutarlo…». Fanno scendere dalla roulotte Aziz. Lui è vestito, io sono ancora in mutande; Barabba la prima guardia mi dice di sedermi. «Parlamo chiaro ragazzì, quanno so’ entrato ho visto bene come stavate; tu eri nudo seduto sur cazzo de quello stronzo. L’ho capito che non te stava a violentà e che sei ‘na puttanella che je piace la ciccia nera, ma qui non funziona così! Che volemo fa?». «La prego, lasci correre, faccio quello che vuole lei se non mi sputtana!». «Intanto me segno er documento, poi vedemo, te farò sape’. Morino, fa rientrà Aziz!». Aziz rientra, deve aver preso qualche schiaffone correttivo; Morino e Barabba si siedono nella roulotte. «Daje, mo’ finite quello che stavate a fa, fatece vede’!» dice Barabba tra le risate eccitate di Morino. Rimango immobile, mentre Aziz è già seduto sulla sedia con le brache tirate giù ed il cazzo bello dritto. «Aho! Daje, t’ho detto, finiscije sto smorzacandela che je stavi a fa’, si no so cazzi tua!». Mi tolgo gli slip, e mi risiedo sul cazzo di Aziz; lo faccio entrare tutto e, quando sento le sue palle calde sulle chiappe, comincio ad andare su e giù. All’improvviso una serie di lampi, ci stanno scattando delle polaroid, una decina. Aziz sembra eccitato dalla cosa, chiude gli occhi, mi pianta le unghie sui fianchi per tenermi fermo e mi riempie davanti a quei due come nulla fosse.
Mauser avverte l’odore dei due maschi che mi hanno posseduto, forse lo disturba, è indeciso, mi lecca il culo un paio di volte ma la monta non parte. «Fa divertì pure quell’artri!» urla Barabba al suo compare e, di colpo, entrano altri due cani, Argo e Cosmo due grossi molossoidi bastardi. Comincio a tremare, i due aguzzini sono eccitatissimi. Cosmo ed Argo sono più esperti, si alternano a leccarmi il culo e le palle, mi salgono sopra e me lo infilano dentro, qualche schizzetto e poi scendono. Mauser prima li osserva curioso, poi reclama il suo posto; li scaccia e finalmente mi monta, deciso, come fa un capobranco e si incastra dentro di me. Scarica sperma per un quarto d’ora, un clistere doloroso, che non posso espellere, che lui si gode con la lingua penzoloni. Mi ingravida, come è suo diritto fare ed alla fine, quando riesce a togliermi il cazzo dal culo, tutto quel ben di dio fuoriesce tra le mie gambe.
«Devi sta tranquillo» comincia Barabba dopo che mi sono rivestito. «Nun te chiederemo nulla de strano, semo persone de legge, per bene, ce mancherebbe. Diciamo che te chiedemo de fa quello che sai fa mejo, la troia, visto che te piace tanto. Ma mo’ ce so delle regolette, tutto qui». «Mi scusi ma non capisco…» ed immediatamente Morino mi tira un ceffone. «Ecco, vedi, la prima regola è che non devi parlà, né chiede. Sei roba nostra e fai quello che te dimo noi. E soprattutto scopi co’ chi dimo noi, per un po’, poi te lasciamo sta’. Ok?». Appena escono vedo Aziz inquieto. Dice che gli dispiace, che non se l’aspettava questa cosa, ma che si stuferanno presto, vedrai. Solo che ora è nervoso, deluso e visto che ormai è successo, magari se mi spoglio si sfoga un po’, ci divertiamo, dai. Non ho voglia, vorrei solo scappare, ma ho già il suo cazzo in bocca; mi toglie di forza i bermuda e gli slip, mi butta sul letto, allargo le gambe ed in un attimo lui è dentro. Mi chiava con rabbia, come fosse colpa mia e quando sta per venire me lo rimette in bocca e mi fa ingoiare.
«Hai fatto tante storie, tanta paura e mo’ ci hai preso gusto, hai visto! Mo’ sti quattro te amano, se so abituati a te. Daje, nun perdemo tempo, spojate e va nello scorticatojo!». Entro nudo nella saletta, chiudo la porta di ferro ed apro le gabbie. Mauser e Brutus entrano per primi, poi seguono gli altri due. Sono contenti, gioiosi, mi leccano da tutte le parti. Poi si fanno seri, mi costringono ad abbassarmi, a mettermi a quattro zampe. Leccano i genitali. A turno mi montano, rapidamente, più volte, finché non sono scarichi, soddisfatti. Delle volte qualcuno di loro si lega, fa il nodo e rimane dentro di me per un bel po’. Non mi fa più paura, anzi mi piace, lo adoro.
scritto il
2024-07-02
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