Elena… -3-

di
genere
dominazione

Venerdi, tardo pomeriggio.
Finita la mia giornata di lavoro, mi reco al negozio dove lavora Elena, le avevo promesso che avrei comprato quelle pentole, e dovevamo organizzare la domenica al mare.
Entrato nel negozio la vedo mentre assiste una coppia nella scelta di un servizio di piatti. Mi viene in contro un’altra ragazza.
- buona sera, posso esserle utile?

- certo, volevo acquistare due pentole di questa serie, ne avevo parlato con Elena.

- mi scusi, se preferisce aspettare e che si libera non ci sono problemi.

Vedendola occupata, al punto che nemmeno mi aveva visto entrare, decido di approfittare della sua collega.
- mi dica, in sincerità lei trova queste pentole funzionali e speciali?
- vede, le posso spiegare tanto di questa serie, ma non l’ho mai usata e, so che è stata fatta una dimostrazione qualche giorno fa ma non lavoravo ancora in questo negozio. Elena è l’esperta, sa mi ha confidato che le trova speciali e che la dimostrazione le ha veramente cambiato la vita. Mi ha talmente incuriosita che probabilmente le proverò anche io. Solo che dovrò farmi consigliare dalla collega qualche buona ricetta, magari riesco a stupire il mio fidanzato che non mi perdona la mia scarsa attitudine ai fornelli.

Si mise a ridere sfoderando un bellissimo sorriso.
- non si preoccupi, con un sorriso come il suo, credo che il suo fidanzato le possa perdonare ogni cosa.

Arrosi, non avevo secondi fini, solo che mi sentivo un po’ lo zio se non il papà di questa ragazzina.

Nel frattempo Elena mi vide e salutandomi
- arrivo subito, non importunare la mia collega, Lara è troppo buona e non ti risponderebbe male come meriti.

Ridemmo tutti e tre, poi mi rivolsi a Lara
- non credo ad una parola di quello che ha detto Elena. E poi non ti sto importunando, non ti ho nemmeno sculacciata.
Lei arrossì poi si mise dritta nell’angolo con lo sguardo basso.

La guardai attentamente, e mi venne uno strano pensiero.
Lara aveva del potenziale, a mio avviso era potenzialmente una “schiava”.
La osservai, a parte la giovane età (non le davo più di 23 anni), era una bella ragazza, 170 cm, rotonda ma non esageratamente, capelli neri raccolti in una treccia che le cadeva su una spalla.
La camicia che indossava lasciava scorgere un seno abbondante e morbido.
Elena si liberò, venne da me e mi schioccò un bacio sulla guancia che ricambiai come due vecchi amici.
Si mise a fare un ragionamento sulle pentole e sulle dimensioni che potevano fare al mio caso, 20 cm, 24 cm con o senza coperchio.
Era nel mood vendita e non là si fermava più
- Lara lei cosa dice, 20 cm sono sufficienti?

Lara colta di sorpresa, se ne uscì con
- può andar bene anche meno se ci si accontenta

Io e Elena ci girammo ad osservarla, lei cambiò colore e prese a scusarsi diventando sempre più rossa.
Sicuramente non voleva dire nulla di strano, ma intuita la nostra complicità si era distratta facendo “la frittata” con quella risposta ambigua.

- ma Lara! Disse Elena
- suvvia Elena, se non ha mai provato qualcosa di più grande è segno che mangia veramente poco. Lara, non sa cosa si perde.

Non aveva il coraggio di rispondere, ma il rossore aumentava.
Si scusò e in velocità andò nel retrobottega.
Io ed Elena ci guardammo e ci mettemmo a ridere.
Elena si avvicinò al mio orecchio sussurrandomi
- dici che il suo ragazzo ce l’ha proprio piccolo? Ti stava mangiando con gli occhi.
- mi spiace, povera deve esserci rimasta male

Elena la raggiunse nel retro, mi lasciarono solo cinque minuti poi Elena tornò e mi sembrava un po’ scossa.
- Elena tutto bene?
- si si tutto ok ma quella là è strana bene!
Io sorridendo le dissi di provare a trattarla male, dandogli degli ordini perentori.
Elena capì al volo dove stavo andando a parare e con un sorriso strano
- dici?? Non ci credo. Aspettami qui.

Andò ancora nel retro poi uscirono insieme e Lara sempre più rossa si diresse verso di me, fermandosi a un paio di metri e tenendo lo sguardo basso
- mi scusi signore, perdoni il mio comportamento, non voglio che Elena ne subisca le conseguenze. Se in qualche modo posso rimediare non esiti a dirmi cosa devo fare.

Avevo ragione!
- Lara, per questa volta lascio correre. Ma che la cosa non si ripeta mai più. Lei deve portare rispetto per la sua collega, e ricordi che sarà Elena a chiederle di rimediare. Obbedisca!
- si signore.
Si ritiro ancora nel retro mentre Elena mi guardava incuriosita e con un sorriso malizioso.
La parte dello stronzo mi veniva bene, d’altra parte il mio lavoro mi portava ad avere la responsabilità diretta di molte persone, e non con tutti si poteva e si doveva essere simpatici e morbidi.
Ci accordammo per la cena, Elena era libera e sarebbe stata felice di mangiare qualcosa delle mie specialità.
L’avrei aspettata alla chiusura per portarla a casa mia.
Durante il tragitto, poco più di un quarto d’ora, Elena mi fece un sacco di domande sul comportamento della sua collega e sul fatto che anche lei aveva capito che Lara era tendenzialmente una “sottomessa”, mi disse che quando la raggiunse nel retro l’aveva vista scossa ma eccitata.
Poi dicendomi che era un’altra esperienza che non aveva mai provato, mi confidò come l’avermi visto brusco con Lara l’aveva eccitata. Non mi conosceva da molto ma non mi aveva sempre visto cordiale e premuroso.
Allora le chiesi se voleva provare a giocare.
- se vuoi, visto che sei a casa mia, non sarai mia ospite ma la mia serva. Se vuoi giocare, questa sera ti faccio provare.

Non era una delle pratiche che prediligo, ma ogni tanto il cambiamento da spinta e soddisfazione.
Elena ci pensò un momento, concordammo come interrompere il gioco e accettò di vivere una nuova esperienza.

Abito poco fuori dal centro, in un quartiere residenziale con basse villette. Casa mia ha un piccolo giardino, si accede per mezzo di un cancello che porta ad un vialletto fino al box che è collegato alla casa.
Una volta entrato nel giardino, attesa la chiusura del cancello ordinai a Elena di abbandonare i suoi sporchi vestiti in auto e di scendere nuda.

Il gioco era iniziato.
Lei senza dire alcunché esegui e scese dell’auto. Nel mentre mi ero già impossessato della canna di irrigazione e non appena si avvicinò aprii l’acqua addosso a lei, per lavarla prima di entrare in casa.
Il getto d’acqua fredda la colpì dandole delle scosse di adrenalina.
Un po’ curiosa, un po’ spaventata e tanto eccitata.
Le diedi un asciugamano prima di entrare, poi mi segui fino alla cucina.
Siediti pure per terra. Mentre cucino puoi guardarmi.
Elena esegui e seduta a terra la vedevo molto a disagio.
Avevamo però concordato di continuare, solo lei avrebbe potuto chiamare la fine del gioco che diversamente sarebbe durato fino alla mezzanotte.
Cucinai e pur non essendo la serata che avevo pensato, dovevo cercare di dare un senso a questa esperienza.
Presi il suo piatto e le diedi da mangiare a terra.
- usa solo la bocca, e mangia tutto.
Lei cercò di mangiare in quella scomoda posizione.
Per terra, usando solo la bocca direttamente dal piatto. Non era semplice e naturalmente non era riusacita a pulire il piatto.

- pulisci il piatto, mangia tutto o ti devo punire.
Ci provò ma non era cosa facile.

- alzati di devo dare la tua punizione.
La presi e la misi di traverso sulle mie ginocchia e le rifilai dieci sonore sculacciate.
Il sedere era rosso, e alla decima le scappò un “ai”.
- non devi lamentarti! Adesso devo punirti ancora.
La feci sdraiare sul tavolo e le legai mani e piedi ai le gambe del tavolo.
Elena stava in silenzio ma si vedeva che tra le sue gambe si stava bagnando.
Così posizionata, era priva di ogni protezione. Presi dal frigorifero una zucchina e senza alcuna lubrificazione la penetrai.
Poi andai a farmi una doccia lasciandola in quella posizione.
- e cerca di non fartela uscire o al mio ritorno facciamo i conti.

Tornai dopo qualche minuto e la trovai concentrata nel mantenere la zucchina dentro di lei.
- bene , ti meriti un premio.
Sotto la doccia mi ero abbondantemente masturbato, proprio per questo.
Mi misi da parte a lei e ripresi a menarmelo finché non esplosi in una sborrata che riversai sul suo viso e sul suo seno.
Questo la eccitò ancora di più.
Faceva degli sforzi incredibili per non parlare e per non farsi uscire la zucchina soprattuto ora che si era abbondantemente lubrificata.

Suonarono alla porta, non era altro che il mio amico che avevo chiamato poco prima.
Mi infilai un paio di pantaloncini ed una maglietta e andai ad aprigli. Nel mentre vidi negli occhi di Elena un misto di paura e di timore ma ancora non voleva chiudere il gioco.
Lo feci accomodare in salotto, una porta con i vetri satinati divideva noi due da Elena, legata sul tavolo nuda e con una zucchina nella figa.
Lei tratteneva il respiro nella paura di farsi trovare e dal timore di quanto potevo aver escogitato.
Trattenni il mio amico per qualche minuto mi consegnò un pacchetto e gli diedi dei soldi. Poi ci salutammo e lo riaccompagnai alla porta.
Tornai da Elena con in mano un vibratore dalle sembianze umane, era il contenuto del pacchetto che il mio amico, titolare di un sexy shop mi aveva consegnato, certo che sarebbe stato il regalo per uno scherzo in ufficio.
Elena intimorita vide che armeggiavo con il sextoy e restò impassibile finché sostituii la zucchina con il vibratore che prese a ronzare dietro di lei.
- e cerca di non far rumore e non venire finché non te lo dico io.

Piano piano cambiò il suo colore, divenne rossa come un pomodoro stava esplodendo ma non mollava.
Capii che stavamo arrivando all’apice e non volevo forzare troppo la mano. Le misi il mio cazzo in bocca e la autorizzai a venire.
Trenta secondi dopo esplose in un potente orgasmo.
Le venni ancora in faccia e poi la lasciai ancora legata al tavolo.
Dieci minuti dopo, in anticipo sulla mezzanotte la liberai, la accompagnai a farsi una doccia e recuperai anche i suoi vestiti.
- hai vinto. Non voglio andare oltre. Fatti una doccia, prendi questo accappatoio.
Mi raggiunse dopo un quarto d’ora.
Stavolta in viso.
Le diedi una maglietta e dei pantaloni e abbracciandola, la baciai chiedendole di rimanere per la notte.
Elena mi abbracciò prese a baciarmi ovunque, si mise a piangere e mi ringraziò.
Si sdraiò da parte a me sul divano e si addormentò.
La lasciai dormire una mezz’ora, poi baciandola la svegliai portandola a letto.
Passammo la notte braccianti, Elena aveva bisogno di sicurezza.
Di buon ora la mattina ci svegliammo, o meglio Elena si svegliò dopo di me, perché avevo già preparato la colazione in tavola dopo aver rassettato la cucina dal disordine della sera prima.
- Buongiorno, sei stato bravissimo. È stata una esperienza strana, non so dirti se mi è piaciuta o no. Ma mi hai fatto godere come una porca. Grazie per l’ospitalità della notte, posso sdebitarmi?
E mi stampò un bacio con un sorriso dei suoi.

-Elena, non è cio che piace a me. spero ti sia piaciuto ma la parte che ho preferito è stata quella di averti stretta tra le braccia questa notte. Speravo in una serata diversa, ci rifaremo al mare, se ti va possiamo partire questa sera dopo la chiusura del negozio.

Mi saltò in braccio infilandomi la lingua in bocca.
Era a mille. Dopo colazione la accompagnai a casa dove si cambiò e poi la portai al negozio lasciando direttamente in auto la borsa con i cambi per il mare.
La aspettai la sera e partimmo direttamente. Ci sarebbero volute quasi due ore di auto, ma ci fermammo prima dell’arrivo per cenare.
Arrivammo alla casa, prima di salire la portai in spiaggia.
Il mare di notte ha sempre esercitato un certo fascino.
La spiaggia era deserta, arrivammo a riva a toccar l’acqua e poi andammo a casa.

-
scritto il
2024-07-03
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