La cena

di
genere
pulp

Ormai la decisione era stata presa, non avrei potuto più tirarmi indietro.
Completamente nudo, sdraiato supino sul materasso, legato polsi e caviglie, potevo solo guardare il giovane viso che stava osservando il mio corpo.
Quel bel ragazzo biondo, col viso angelico, mi sorrideva, gli occhi brillavano.
Sorrise più ampiamente, il mio cuore iniziò a battere: stava per iniziare.
Lo avrebbe fatto?
Una stupida fantasia, che in quei giorni di conoscenza ci eravamo lentamente confidati, si sarebbe affievolita o concretizzata?
Sì mosse, si avvicinò, ero immobile.
Lui era stupendo, un angelo biondo con gli occhi azzurri.
Mi carezzò le cosce, provai un brivido a tanta delicatezza, le mani raggiunsero i testicoli, la pelle delle sue esili dita me li strinse, con l'altra mano prese il mio pene, iniziò a scappellarlo.
Il cuore accelerò, di piacere, ma non solo.
"Ci ho ripensato" dissi.
Lui sorrise, dolce e delicato.
Non disse nulla.
Le sue labbra avvolsero la mia cappella, la sua lingua ruotò sul prepuzio, si fermò.
Il mio pene aveva la punta nella sua bocca, le sue mani tenevano tirata la pelle, la lingua smise di ruotare.
"Manuel, ci ho ripensato"
Lui mi guardò, gli occhi azzurri erano dolci e comprensivi, le sue dita tirarono ancora più giù la pelle del mio pene.
Mi fissò.
Aveva uno sguardo dolcissimo.
Ora il cuore mi batteva all'impazzata.
"No..."
I suoi denti si strinsero con un colpo secco, il suono del mio glande che veniva reciso, giunse prima del dolore.
Ululai, un rivolo di sangue iniziò a scendere sul pube, Manuel alzò il viso di pochissimo, sorrise, vidi la carne del mio pene tra i suoi denti.
Iniziò a masticare, un suono orrendo, volevo smettere, ma la sua mano mi iniziò a masturbare il moncherino.
Il dolore era strano, un bruciore enorme, coperto dal calore del mio sangue, la pelle scorreva mentre mi masturbava quel cazzo senza punta che restava dritto.
Volevo andare via, iniziai ad urlare, ma nessuno avrebbe potuto sentirmi.
Eravamo soli, nella sua casa di campagna.
"Basta..."
La mia cappella era stata masticata, deglutì, ed iniziò a succhiare il moncherino.
"No..."
Ero immobile, il sangue era tanto, sarei morto dissanguato?
Lui aveva la bocca rossa, il mento colava di sangue, mi stava facendo un pompino a quel tronco senza cappella.
Mi sorrise.
Le sue unghie affilate fecero una breve pressione sui testicoli.
"No..."
Iniziò a tagliare la pelle, il dolore era insopportabile, sudavo e temevo di svenire.
Guardai.
Un testicolo era stato tagliato, la pelle era raggrinzita di lato, il bianco dell'involucro era esposto.
Urlai.
Chiusi gli occhi.
Lui tirò, sentii come uno schiocco, poi mi morse il tronco del pene, lo strappò.
Aprii gli occhi.
Il suo viso angelico stava masticando il mio pene, le sue mani tenevano i due testicoli con un lembo di pelle strappato.
Guardai giù; non avevo più quasi nulla, tanto sangue, la testa vorticò ed il buio mi avvolse.

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Sentii carezzarmi la testa.
Aprii gli occhi.
Manuel mi guardava dolcemente.
"È tutto a posto" mi disse.
Non sentivo male, allora...era stato solo un sogno?
Sorrise.
Volli abbracciarlo, ma ero legato.
Legato?
Guardai verso il basso: una garza insanguinata premeva su ciò che era rimasto del mio organo genitale.
"Lo hai mangiato!"
Lui sorrise: "Come desideravi"
"Ma..."
"Ed ora esaudiamo gli altri desideri"
Ma come avevo potuto essere così stupido?
"Liberami!"
Lui scosse la testa, si alzò, aveva il pene durissimo, vidi la punta che si avvicinava, ma non alla bocca.
"No!"
La sua cappella poggiò sul bulbo, iniziò a premere, all'inizio sentii un dolore simile a quando si prende un pugno, poi vidi un flash bianco, poi il buio.
Perché non svenivo?
Perché vedevo lui che spingeva il bacino e mi penetrava?
Gemeva mentre mi scopava l'orbita, io vedevo solo con un occhio, capivo che il cazzo entrava, iniziai ad avere degli spasmi, i tendini e le dita dei piedi tremavano, sembravano convulsioni.
"Ti scopo il cervello..."
Feci per parlare, ma mi uscì solo un verso, avevo la bocca storta, tremavo, con orrore capii che mi aveva leso il cervello.
Spingeva.
Gambe e piedi erano storti, rigidi, immobili, il collo si spostò a sinistra.
Lui iniziò ad ansimare, gemette, qualcosa di caldo entrò nella mia testa.
Mi aveva sborrato nel cervello.
Buio

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Non sentivo più il mio corpo.
Ero slegato, ma non potevo muovermi.
Capivo tutto, ma non potevo parlare.
Mi sentii carezzare la testa, avevo ancora un minimo di sensibilità.
"Mmannammauell" bofonchiai.
Mi parve di decollare, mi stavo alzando? Capii che il mio corpo non sentiva più, ma lui mi aveva preso in braccio, ero un fantoccio, il mento appoggiato alla sua spalla.
Dove mi stava portando?
Scese per una scala, un intenso odore di legno e segatura fu ancora percepito da quel poco che restava di me.
Si fermò.
Ero davanti ad uno specchio.
Il mio viso era ancora stranamente bello, ma un occhio era spappolato, urlai.
Mi carezzò la testa.
"Ti ho accontentato. Volevi morire dopo la fine della tua relazione, hai incontrato me.
Mi avevi detto che ero bellissimo, e che avresti voluto essere sempre in me.
Che sarei stato l'ultimo, che avresti voluto vedere che ti mangiavo il pene, per non godere mai più.
Volevi che ti scopassi il cervello.
Ed, infine, avresti voluto che ti mangiassi, così da non lasciare più alcuna traccia di te".
Sentii un cigolio, del calore, un ultimo abbraccio dolce avvolse ciò che rimaneva del mio corpo martoriato, fui adagiato su un qualcosa di tiepido.
Lo sportello si chiuse.
Attraverso il vetro del grande forno di quella cantina isolata, di quella casa sperduta nelle campagne, vidi per l'ultima volta quel viso angelico, biondo, che guardava la sua cena.
Una cena di suo gradimento, perché l'ultima cosa che vidi fu il suo pene turgido, enorme, che veniva masturbato davanti al mio corpo che iniziava a cuocersi.

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"Amore"
"Manuel!"
"Stai bene? Sei tutto sudato"
Mi alzai nel letto, vedevo con due occhi, il mio corpo era integro, ero libero di muovermi.
Sorrisi.
Mi sentivo felice, leggero, avevo voglia di vivere.
"Ho fatto un sogno terribile" dissi.
"Me lo vuoi raccontare? Può aiutarti a stare meglio?"
"Sì, anche perché, Manuel, tu sei un cattivo protagonista"
Lui rise: "Io cattivo?"
"Proprio così!"
Stavo per iniziare il racconto, quando il 'ting' del timer del forno, suonò.
Manuel si alzò dal letto.
"L'arrosto è pronto, vado a prenderlo"
"Vengo anche io?"
Lui sorrise: "E come fai?".
Non capivo.
Manuel andò via, sentii i suoi passi scendere le scale, poco dopo tornò.
Aveva tra le mani un vassoio d'argento, già si avvertiva l'aroma dell'arrosto.
Manuel si avvicino.
Aprì.
Nel vassoio c'ero io.

FINE
Nota: chiedo scusa per i toni forti, si tratta di un'opera di fantasia gore, il cui scopo è stato quello, si spera, di avervi fatto leggere qualcosa di diverso.
Grazie.








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scritto il
2024-07-07
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