Il 18mo di Fabio - seconda parte

di
genere
incesti

Ero rimasta sola; Fabio, alla fine, era andato alla festa del suo compleanno.
Sicuramente ciò che era accaduto, lo aveva sbloccato, ma adesso io ero sola, davanti ai piatti sporchi della cena frugale che mi ero preparata.
Mi alzai, non desideravo guardare la televisione, né fare altro.
Pensavo.
Era accaduto veramente?
Sì.
La parte del mio corpo, risvegliata da tanto tempo, emetteva ancora spasmi che mi confermavano ciò che fosse successo qualche ora prima.
Erano quasi le 23, relativamente presto, cosa potevo fare?
Pensare.
Ma non qui, dovevo tornare in quella stanza che, poche ora fa, era stata teatro di una cosa innaturale, sbagliata, passionale, violenta.
Raggiunsi la porta, quella porta che mi ricordava i vagiti di Fabio, le prime sue parole, la sua voce adolescenziale, le sue grida quando giocava ai videogioco...ed i suoi gemiti di prima.
Scossi il capo, frastornata.
Entrai.
Buio, silenzio, i giochi, quel banale orologio che guardavo mentre lui sfogava i suoi piaceri nel corpo di chi gli aveva donato la vita.
Il letto era ancora sfatto, decisi di sistemarlo: c'erano le pieghe, una parte di materasso a vista, la nostra foga aveva spostato il coprimaterasso.
La vidi.
Una macchia.
I nostri umori, due liquidi che avevano composto un'unica chiazza innaturale.
Doveva sparire.
Tolsi la coperta, la piegai, ed anche il coprimaterasso: dovevo cambiare tutto.
Nel silenzio, sentii la porta d'ingresso che si apriva.
Guardai l'orologio: le 23 in punto.
Solo Fabio aveva le chiavi.
Era già rientrato dalla festa?
Feci solo in tempo a voltarmi, vidi la sua sagoma davanti alla porta, io ero ancora con le mani che tenevano il lenzuolo sporco.
"Ciao mamma" mi disse.
"Ciao Fabio"
"Alla festa mi sono annoiato quasi subito. Te lo avevo detto, sono andato ma avevo già previsto tutto".
Posso il lenzuolo sul freddo pavimento: "Almeno hai mangiato la torta?"
Si avvicinò, nella penombra vidi i suoi occhi buoni, ma diversi.
"Sì, ma nulla di speciale"
"Se vuoi scendo in cucina, ti preparo un dolce veloce".
Fabio mi mise le mani sulle spalle, mi guardò: "Mamma scusami per prima, abbiamo sbagliato"
Ci guardammo, i nostri volti erano rilassati, era tutto tornato come prima?
Mi carezzò l'avambraccio: "Spero che tu stia bene, scusami"
"Sto bene, stai tranquillo".
Guardò verso il basso: "Stavi cambiando le lenzuola e la coperta?"
"Eh, sì"
"Grazie mamma, lo hai cambiato per tanti anni, ma ora sono grande, ci penserò io più tardi".
"Va bene, grazie. Allora vado giù e ti preparo un bel dolce".
Le sue mani mi strinsero le braccia, mi guardò dritta negli occhi.
"Mamma, abbiamo fatto una cosa sbagliata"
"Non continuiamo a parlarne, cerchiamo di dimenticare".
"Abbiamo sbagliato".
Mi carezzò i fianchi, avvertii un brivido al corpo, volevo andare, dovevo andare.
"Mamma, scusami, abbiamo fatto una cosa sbagliatissima"
Mi prese per i fianchi, mi volse delicatamente, ma con decisione, verso il materasso nudo, senza lenzuola.
La mia mente fu come offuscata da una nebbia di sensazioni strane.
"Sono stato uno stupido"
Mi mise sul bordo, con le ginocchia sul materasso, mi trovai a gattoni sul letto, e la mia prima reazione fu quella di guardare l'orologio: 23.15.
"Fabio..."
"Mamma..."
Le sue calde mani mi alzarono il grembiule, sfilarono le grezze mutande che avevo appena cambiato.
Perché non mi giravo, perché non andavo via, perché stavo ferma nonostante sentissi il tintinnio della sua cintura che, assieme ai jeans, cadevano sul pavimento?
"Fabio..."
"Sei rossa, scusa mamma"
Si stava riferendo alla mia vagina. Mio figlio mi stava guardando la vagina, avvertii calore, mi si stava gonfiando.
"Fabio..."
Il suo pene entrò scivolando, duro, lo sentii scorrere lungo tutta la mia vagina, un perno di carne che mi fece provare un piacere impossibile da reprimere.
"Ahhhh..."
Quel gemito scatenò la sua voglia, sentivo il suo pene entrare ed uscire, le mie labbra vaginali carezzavano la sua asta.
"Mamma... abbiamo sbagliato"
"Sì, abbiamo sbagliato"
Le sue natiche sbattevano sul mio sedere nudo, quel suono era così sbagliato...
"Spingi Fabio..."
"Ti scopo mamma"
Mamma, quella parola così lontana ormai, così in contrasto con il cigolio del letto.
"Ah Fabio, ah!"
Mi contrassi, inarcai la schiena, guardai l'orologio: 23.30.
"Mamma come scivola..." sospirò di piacere.
Io gemevo, sentivo un piacere mai provato, iniziai a muovermi: lui spingeva, io indietreggiavo.
Mi mise le mani sui fianchi, sentii il suo corpo appoggiarsi alla mia schiena.
La sua voce era vicina al mio orecchio, me lo mordicchiò. "Mamma, abbiamo sbagliato..."
I nostri corpi erano uniti, sentivo il suo cazzo stantuffare, io gemevo e all'improvviso il mio corpo vibrò.
Emisi un gemito lungo, il pene di Fabio scivolava ancora meglio, mi sentivo bagnata, vibravo.
"Mamma sei venuta...la tua figa è un paradiso... calda, godo mamma!"
Io non capivo nulla: " Spingi, spingi Fabio!"
Si mise sulle punte, spingeva ed ansimava, la sua cappella spingeva nella mia pancia, contro quell'utero che lo aveva ospitato per mesi, 18 anni prima.
"Fabio siiiii!"
"Mamma..."
Smise di spingere, il suo pene pulsava dentro di me, i miei umori colavano sul materasso.
"Mamma, abbiamo sbagliato".
Cosa voleva dire?
Sentii il suo pene uscire.
Mi volsi, il suo dito stava spalmando il mio liquido trasparente, sentii toccarmi...
"No Fabio!"
"Mamma..."
Il suo dito mi toccò l'ano, il mio piccolo ano che non avevo mai concepito come organo sessuale.
"Fabio non voglio"
Il suo indice entrò, rimasi ferma, guardai l'orologio: 23.40.
Il dito scivolava, il mio sfintere lo stringeva, non desiderava Essere violato.
"Fabio!"
Smise di penetrarmi col dito, mi rilassati, aveva capito che fosse davvero una cosa sbagliata.
Qualcosa premette, un caldo ponfo toccò il mio ano, iniziò a spingere.
Era la sua cappella!
No!
Sono sua mamma!
"Fabio non puoi..."
Il mio sfintere cedette, il suo pene fu come aspirato dal mio ano, la sua cappella entrò ed il mio sfintere lo strinse.
"Mi fa male...Fabio"
Lui spingeva lento, mi misi col sedere in alto, il dolore era meno intenso in questa posizione.
Fabio sputò.
Lubrificò il pene, e spinse.
"Ahhhhhhhhh!"
"Oh mamma... è tutto dentro"
Sentivo i suoi testicoli premere le mie natiche, il dolore era forte, ma...
"Fabio, mi piace"
"Mamma ti inculo!"
Era diverso, una sensazione di dolore, violazione, piacere.
Il piacere stava prendendo il sopravvento su tutto il resto.
"Fabio è sbagliato"
"Zitta e godi!"
"Si...siii"
"Troia!"
Fu un fulmine a ciel sereno.
Dovevo sgridarlo.
Urlai. "Spingi il tuo giovane cazzo, Fabio, nel culo della troia di tua madre!"
Non capí più nulla.
Spingeva e mi possedeva, il letto si spostava dai colpi.
Sentivo che ormai il mio ano era aperto, forse per sempre?
"Spingi forte, godo!"
Lui grugniva.
Mi volsi, era rosso, una potenza, un cavallo, un toro, mio figlio!
Avevo dato alla luce un toro!
Ed io ero orgogliosa.
Ed ora...
"Fabio, sono la tua giumenta!"
"Troia, mamma, giumenta, vacca ...prendi il cazzo e grida!"
Urlai, ad occhi chiusi.
Urlò anche lui.
Due animali in una stanza, nella penombra.
"Vengo, mamma, esplodo!"
Il piacere prevalse sulla mia mente.
"Sborrami il culo, farciscimi!"
"Eccola...mammaaaaaaaaahhh!!!"
Mi misi col sedere in alto, spinsi verso di lui, il mio ano era aperto, il suo pene era un marmo che mi stava per dare il seme.
Spinse.
Mi sentii sbattere in avanti
"Sborroooooo nel tuo culo mamma!"
"Sborra Fabio! Fammela colare tutta dentro!"
Il suo pene vibrò, diede delle forti spinte coitali, e grugnì mentre si svuotava di ogni goccia.
Tolse il suo cazzo, sentii il buco largo che si strinse, si rilassò.
Tremavo.
Mi girai, seduta, la testa vorticava.
Lui era in piedi, occhi chiusi, le sue gambe tremavano.
Sentivo lo sperma uscire dal mio ano, ora che ero seduta.
Stavo macchiando il materasso.
Una macchia indelebile.
Dovevo fare qualcosa.
Così, mentre mi girava la testa, guardai l'orologio:23.55
Guardai anche mio figlio, nudo, esausto, quel cazzo che mi aveva penetrata erano ancora turgido, con un mix di umori che adornavano la cappella lucida e turgida.
Le mie labbra avvolsero quella cappella, mio figlio spalancò gli occhi, incredulo.
"Ohhhhh mamma..."
Quel sapore era nuovo per me, era un cocktail di umori, una delizia che non poteva restare attaccata al cazzo di mio figlio.
Era mia quella delizia.
Mi staccai un attimo.
"Abbiamo sbagliato, Fabio.
Abbiamo sbagliato a privarci di questo piacere per troppo tempo. Adesso, Fabio, devo pulirti. Sono la tua mamma, e devo lucidartelo"
Lui non disse più nulla.
Da bravo figlio lasciò che le mie labbra gli pulissero la cappella, gli lavassero il tronco turgido.
Gemeva.
Io aspirai, strinsi la bocca, la sua cappella pulsò e mi diede ancora qualche flebile fiotto di sperma.
Era stravolto.
Col pene flaccido, si tirò su i pantaloni, ed uscì dalla stanza.
Mi alzai, il materasso era sporco, mi guardai un istante allo specchio.
Lo sperma denso era ancora sulla mia lingua.
Deglutii.
Sorrisi.
L'orologio segnava le 23.59
Era ancora il compleanno di Fabio, ma anche io avevo avuto un parte del suo dolce.
FINE


di
scritto il
2024-05-09
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