Il 18mo di Fabio - terza parte

di
genere
incesti

Mi svegliai di soprassalto, mi sentivo scombussolata, compresi solo dopo qualche istante che mi ero addormentata nella stanza di Fabio.
Il buio silente mi diede un disagevole senso di oppressione, mi sedetti, nello stomaco un lieve bruciore mi ricordò cosa avessi bevuto qualche ora prima.
Sperma.
Di Fabio, mio figlio.
Ma cosa mi aveva preso? Cosa mi aveva spinta a compiere questa cosa così innaturale ed esagerata?
Ero una degenerata?
Guardai l'ora: le 4 di notte.
Dove si trova Fabio?
Dovevo assolutamente parlargli, dirgli che mi sentivo male, in colpa, che avevamo, anzi, avevo sbagliato.
Ora che il piacere del mio corpo si era placato, era insorto il in me un enorme senso di colpa, un grave errore al quale avrei dovuto rimediare.
Mi sedetti, la testa mi vorticò, fui costretta a chiudere gli occhi.
Li aprii, le mie palpebre vibrarono e, con sorpresa, misi a fuoco la figura che, silenziosamente, era comparsa sulla soglia.
Era entrato in silenzio.
-Fabio- dissi, e la voce era amareggiata, così atona da apparire quasi finta.
-Mamma- sospirò lui, con la testa abbassata, le spalle chine.
-Mi sono addormentata-
-Scusami tanto- disse lui, con quella voce consueta, il tono che avevo sempre sentito, fino a questo giorno di follia passionale che ci aveva travolti.
-La vuoi una torta?-
Lui mi guardò, i suoi occhi brillarono al buio, un breve lampo che mi fece bloccare sul letto.
-Ormai non è più il mio compleanno, mamma-
Cercai di non pensare a cosa fosse accaduto, dovevo dire qualcosa che non fosse né banale, nè scontato.
Né seguì un imbarazzante silenzio, rotto dal tenue ronzio della lancetta elettrica dell'orologio.
-Sei stanca, mamma?-
-Mi sono svegliata di soprassalto, mi sento sballata, ma sto bene- conclusi con un sorriso, che sicuramente apparve forzato.
Lui fece un passo in avanti, la fioca luce che proveniva dalla finestra della stanza, illuminò meglio il corpo di Fabio.
Era vestito, in ordine, diverso da poche ore prima.
-Sono uscito un po', dovevo prendere una boccata d'aria-
-Fabio hai fatto bene-
-Ho bevuto qualcosa con Andrea e Stefano-
Li conoscevo entrambi, il primo era un amico di lunga data, di infanzia, era venuto spesso a casa nostra, anche quando ero felicemente sposata.
Stefano invece era un amico più recente, ma comunque, a quanto ne sapessi, un bravo ragazzo.
-Ti sei rilassato?-
-Molto mamma- rispose, facendo un passo in avanti.
Fu come se una sorta di brezza fredda stesse entrando dalla porta, una mia sensazione?
-Abbiamo parlato- disse Fabio.
Guardai l'ora.
Erano le 4.10 di notte.
Abbozzai un sorriso.
Ero davvero stanca, il mio corpo, ma soprattutto lo spirito, erano stati stravolto da un mio gravissimo errore.
-Vado a prepararti la torta, anche se è tardi, che ne dici?-
Lui fece un altro passo in avanti.
-No mamma dai, ormai il mio compleanno è passato, ed ho apprezzato tantissimo il tuo regalo-
Un piccolo brivido, una lieve scossa, attraversò la mia vagina.
-Sei davvero una brava mamma- mi disse con un dolce sorriso.
Mi sentii rincuorata.
-Grazie, Fabio-
-L'ho detto anche ad Andrea, ch sei una mamma speciale, e persino Stefano è giunto a questa conclusione-
Le mie mani strinsero le coperte.
Quel flebile spiffero freddo era ora più intenso, ma non era una mia sensazione, era la porta che era semi-aperta.
Fabio fece un ulteriore passo.
Il cuore iniziò ad aumentare le pulsazioni, il mio corpo si stava risvegliando, ma ora era un segno di allerta.
Erano le 4.15.
Le lancette erano perfettamente vicine, quando vidi altre due sagome entrare nella stanza.
Strinsi le mani.
Fabio mi sorrise.
-Abbiamo parlato, ed ora anche loro vogliono stare un po' qui, mamma-
Il mio corpo fu percorso da una saetta silenziosa, volevo fuggire ma allo stesso tempo restare.
Stavo sognando?
Oppure era vero che Fabio, mio figlio, ed i suoi due migliori amici, sì stavano avvicinando lentamente?
Fabio accese la piccola luce della sua postazione di studio, la stanza assunse un colore giallastro, e vidi anche i suoi due amici.
Sorridevano.
-Fabio...-
-Mamma tu hai fatto tanti, troppo sacrifici per me.
Non ti sei mai divertita, non hai mai vissuto come avresti meritato. Mi hai fatto un bellissimo regalo di compleanno, ed ora voglio ricambiare-
Mi sembrava che tutto avvenisse a rallentatore, i tre giovani ragazzi che si avvicinano nella luce giallognola, i loro visi sorridenti, Andrea era biondo con una lieve barba incolta, Stefano moro, pallido, magro.
Erano davvero belli.
Tre angeli?
Tre angeli che si stavano slacciando la cintura, lasciavano cadere i loro jeans sul pavimento, tre slip che già mostravano delle forme alle quali non ero avvezza...
Pensai a mio marito, il mio ex marito, mentre i giovani corpi erano a pochi passi da me.
Pensai a Fabio? Cosa avesse detto loro era evidente, ma perché lo aveva fatto?
Non capivo.
Forse non dovevo capire, ormai ero seduta alla base del letto, sovrastata da tre giovani corpi che, con un turgore notevole, stavano aspettando.
Non mi stavano forzando.
Era e sarebbe stata una mia scelta.
Come prima.
Una scelta sbagliata, ma impossibile da non accettare.
Prima di fare ciò che mai avrei pensato, né desiderato, guardai il consueto orologio sul muro, alle spalle di Fabio.
Erano le 4.20, quando la mia mano carezzò gli slip di mio figlio, ne abbassarono l'elastico, e fecero uscire la sua lucente cappella.
Nessuno parlò.
Sì sentì solo il lieve gemito di Fabio, quando le mie labbra gli avvolsero il prepuzio, e la lingua roteò sulla pelle liscia e tesa del suo cazzo.
-Oh mamma...- disse.
Le mie mani toccarono ai lati, e fu la prima volta che sentii due giovani cazzi, duri come il marmo, essere tolti dagli slip masturbati lentamente.
Cosa stavo facendo?
Ero diventata pazza???
Avevo in bocca il cazzo sempre più umido di mio figlio, mentre le aste nerborute di Andrea e Stefano venivano scappellate e masturbate sempre più intensamente.
Alzai il viso, Fabio spinse la cappella in gola, mi lacrimarono gli occhi, ma riuscii a vedere le espressioni estasiate dei suoi due amici.
Provavo una vergogna crescente, ma non sapevo oppormi: la mia razionalità era annientata dai miei sensi assopiti da troppi anni.
Sputai sulla cappella di Fabio.
-Succhia mamma, così sì...-
Ora anche Andrea gemette. -Ahhh sì, su e giù, così signora...-
Signora?
Mi stavo sentendo tutt'altro, ma la mia vagina iniziava ad essere umida.
Ora il cazzo di Fabio scorreva lucido e bagnato, come uno stantuffo tra le mie labbra.
Fui sorpresa quando sentii che anche Andrea e Stefano si stessero portando davanti a me.
Fu la prima volta che sentii l'odore di tre cappelle.
Tre cappelle giovani.
Non capii più nulla.
Non ero più una madre.
Ero una donna felice e consenziente.
-Lecca i gelati, mamma-
Annuii.
E la mia lingua iniziò a scorrere su quelle tre punte turgide, Fabio aveva già il precum, si staccò ed osservò Andrea che, poggiandomi il glande sulla lingua, iniziò a spingere dentro la mia bocca.
-Oh che bocca calda, signora-
Intravidi in Fabio un attimo di smarrimento, una sorta di gelosia, poi guardò e la sua erezione giunse all'apice, quando Stefano iniziò a spingere sul cazzo di Andrea.
Avevo due cazzi in bocca.
Il sapore e l'odore erano ancestrali, irresistibili, mi misi a gattoni e subito Fabio si portò dietro.
Il suo cazzo entrò come un treno nella galleria, in quella galleria umida e già usata poco prima.
Spingeva ed io gemevo, ma non potevo far altro che leccare quei due cazzi che tenevano la mia bocca spalancata.
L'orologio segnava le 4.30.
Fabio spingeva, inarcai la schiena, il letto cigolava, mi contorcevo come una anguilla mentre la mia saliva aveva reso scivolosi i due cazzi che non smettevano di muoversi.
-Tò mamma, tutto dentro-
-Succhia- disse Andrea.
-Leccalo troia...- osò dire Stefano.
Fabio si fermò all'istante.
Silenzio.
Avevo la vagina che mi stava dando un piacere indescrivibile, non potei oppormi, spinsi il sedere indietro, Fabio gemette dal piacere.
Sì distrasse.
-Dammelo in bocca, sono la tua troia- dissi a quel punto a Stefano.
Avevo acconsentito.
Fabio aveva il pene di marmo, iniziò a muoversi, capivo che vedeva che lo stavo succhiando ai suoi amici, e stava impazzendo di piacere.
-Troia...- disse.
-Spingi- mugolai.
Ma avevo capito una cosa.
Mi sentii pessima, ma ormai era evidente.
A tutti.
Ero in estasi, al senso di smarrimento avrei pensato dopo.
Mi staccai dai cazzi che avevo in bocca, erano durissimi, marmo che però stava per esplodere.
Ed avevo deciso.
Mi girai.
Chiusi gli occhi.
I ragazzi si erano messi in fila.
Sentii inaspettatamente carezzarmi i capelli: era Fabio, felice che stessi provando piacere.
Mi stava coccolando, mentre il pene di Andrea violò quella parte che pensavo fosse esclusiva di Fabio.
Non più.
Andrea mi stava scopando, il diametro di quel pene era diverso, ed il piacere che mi diede fu immenso.
Non corollai lo zampillo che uscì dalla mia vagina, ed Andrea divenne uno stallone.
Sì mise sulle punte, spinse, mentre Fabio mi carezzava, sembrava mi tenesse mentre il corpo di sua mamma veniva preso a colpi di cazzo come in un film porno.
Il mio gemitò iniziò ad essere ritmico, Andrea mi montava, ed in quel momento compresi che, quel poco di dignità rimastami, aveva i secondi contati.
La punta del pene di Stefano si poggiò sul mio ano, Fabio si mise davanti a me.
-Scusa- gli sussurrai.
Sorrise, mi spinse nuovamente il cazzo in bocca, Andrea non smetteva di spingere, e la turgida cappella di Stefano iniziò ad aprire il mio sfintere, ormai umido dei miei umori vaginali.
Il letto era un fremito, mi immaginai dall'esterno, come potessi apparire, e fu come vedermi da una telecamera.
Una donna scopata in tutti e tre i suoi buchi, una mamma premurosa e timida, che dopo 18 anni, in soli due giorni, si era evoluta a qualcosa di diverso.
Piacevolmente diverso.
-Ragazzi...godo...-
Sentivo spingere dietro, i due cazzi mi stavano massaggiando due buchi attigui, e la sottile pelle che li univa stava bruciando di piacere.
La mia vagina colava.
La mia mente non c'era più.
Godevo.
Succhiavo mio figlio, e lui guardava la sua mamma che veniva penetrata, in contemporanea, da due suoi amici.
Tre cazzi durissimi.
-Vengo...vengooooo cazzo siiiiiiii- disse Andrea.
Sentii i suoi fiotti invadermi la vagina, un caldo di uno sperma giovane e denso, che iniziò a colare sul pene di Stefano, che ora poteva penetrarmi l'ano con più veemenza.
Andrea era esausto.
Stefano mi stava sodomizzando, Fabio era al culmine, ormai sentivo il suo cazzo che pulsava.
-Mamma...- sussurrò mentre si scostava.
Mi carezzò i capelli, Stefano si fermò, li sentii parlottare.
-Vienile dentro anche tu...- sussurrò Fabio.
-Posso?-
Dovevo interrompere questo stallo.
-Sborrami dentro, Stefano- dissi.
Le mie parole scatenarono la sua penetrazione, sentii la cappella premere sulla pancia, poi entrò.
Sì irrigidì.
Inarcai la schiena.
-Sborro! Eccola!!!-
Mi prese per i fianchi, si fermò, e con poderose spinte coitali venne dentro con impeto.
Ebbi un momento di lucidità.
Avevo lo sperma di due ragazzi, due sconosciuti, dentro di me, e compresi che stava arrivando anche il seme di Fabio.
Il suo pene scivolò nello sperma dei suoi amici, entrò, mi volsi.
Era paonazzo, troppo piacere.
Diede solo un colpo, forte, e mi inseminò.
-Oh mammaaaaa...-
Fu come interrompere una follia, come risvegliarsi da un sogno rasente l'incubo.
Cosa avevamo fatto?
Ero esausta.
I tre ragazzi avevano il pene flaccido, i corpi sudati.
L'impeto era svanito.
Incrociai lo sguardo di Fabio.
Eravamo tristi e stupiti, ed improvvisamente mi sentii nuda.
Presi la coperta, mi coprii il corpo che ancora vibrava.
-Signora noi andiamo- disse Andrea, timidamente.
-Buonasera- farfugliò Stefano.
Io mi avvolse ancora di più nella coperta, avrei voluto scomparire.
Sentivo lo sperma, quella gran quantità di liquido seminale, che stava uscendo sul materasso.
-Mamma...-
-Buonanotte, Fabio-
I ragazzi uscirono, la porta rimase socchiusa, e quel venticello freddo che passava dallo stipite, fu ancora più gelido.
Quando mi sdraiai sul cuscino, stravolta, chiusi gli occhi, e sperai fosse stato tutto un sogno.
Prima che le mie palpebre si chiudessero, vidi l'orologio.
Erano le 5.30.
La mia mente sussultò di sconforto, ma la mia vagina vibrò ancora di piacere.
Ero ancora una mamma che fingeva tristezza dopo un piacere immenso, od una donna che non vedeva l'ora che quella porta di riaprisse?
FINE
(Racconto di assoluta fantasia, mi scuso per i toni forti e moralmente discutibili, ma è un racconto erotico, grazie)


di
scritto il
2024-06-22
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