Al cinema
di
ValeLo
genere
pissing
Avevo iniziato a star poco bene già durante il viaggio, ed appena giunti al piazzale del parcheggio, la fresca aria serale mi aveva dato un lieve sollievo.
"Ti vedo pallido" mi disse Marco, con quel lieve sorrisetto strafottente di chi mi conosce da anni.
Non dissi nulla, ma deglutii un bolo che parve farmi passare definitivamente la nausea.
Ci incamminammo verso l'ingresso del cinema, era piuttosto tardi, ma c'era comunque un po' di movimento di auto e persone.
L'ingresso ero caldo, l'odore di popcorn e di chiuso ci accolse, eravamo in fila per i biglietti.
"Speriamo sia bello" disse Marco.
"Il trailer non sembrava male" risposi.
Silenzio.
Dietro di noi era giunto un gruppo di ragazzi, dal vociare sembravano piuttosto giovani, non feci caso a loro.
"Due?" chiese la cassiera.
"Sì grazie" disse Marco.
Le risatine dei ragazzi furono piuttosto eloquenti.
Ci avevamo scambiato per una coppia, cosa lontanissima dal rapporto di sincera amicizia che legava me e Marco.
Non replicammo, avevamo 30 anni, non volevamo altro che passare una serata tranquilla.
Il film sarebbe iniziato a breve, pagammo e ci incamminammo verso la sala di proiezione.
"Io e te, per sempre" rise Marco.
"Ma tu guarda..."
Il buio della sala era infranto solo dalle luci blu del corridoio, i nostri posti erano piuttosto in fondo.
La sala non era piena, nel cinema, un multisala, davano film più interessanti.
Ci sedemmo.
Partì la pubblicità, come sempre, e subito sentii ancora la nausea salire.
Chiusi gli occhi, mi passò.
"Tra poco inizia" disse Marco, che non si era accorto del mio lieve malessere.
Cercai di guardare, ma il movimento dello schermo intensificò la mia nausea.
Iniziai a sudare.
"Non va" dissi.
"Paolo, se stai male, andiamo"
Scossi la testa.
La nausea aumentò.
Il film iniziò.
Ad occhi chiusi stavo discretamente, ma appena guardavo il grande schermo, stavo malissimo.
Mi sembrava di essere in barca, non riuscivo a concentrarmi sul film.
"Marco, io esco"
"Vengo con te"
"Ma no, vado a sciacquarmi la faccia, mi passa e torno" dissi.
"Va bene, se stai male fai uno squillo al cellullare".
Il pavimento buio del cinema sembrava fatto di burro, avevo le gambe molli, finalmente uscii, il corridoio era deserto, la luce mi fece guadagnare l'equilibrio.
Il sudore mi stava svanendo, camminai verso i bagni, in un clima surreale: ero solo e sentivo i suoni ovattati, dei film proiettati, oltre le altre sale.
Entrai nel bagno, ero solo, misi la mano sotto il sensore e l'acqua fresca mi bagnò le mani.
Chiusi gli occhi, bagnai le tempie e la fronte, aprii gli occhi: allo specchio, oltre al mio viso gocciolante, il volto di uno dei ragazzi di prima.
Mi volsi.
Mi fece l'occhiolino.
Storsi la bocca in segno di fastidio, cercai di passare oltre, ma il suo braccio mi serrò il gomito.
"Il tuo amico è geloso?"
"Sbagli di grosso" dissi io, per nulla intimorito.
La sua presa aumentò.
Con uno strattone mi liberai, ma davanti alla porta comparvero gli altri tre.
"Biglietto" disse uno di loro.
Un forte senso di nausea mi attraversò lo stomaco, sentivo la pelle della fronte farsi umida e fredda.
Stavo male.
Non avevo paura, ma stavo davvero male.
Non volevo apparire intimorito, ma il mio viso diceva, erroneamente, il contrario.
"Ce la facciamo sotto?"
Stavo per chiedere aiuto, quando vidi il soffitto ruotare, la lampada al neon girava come fosse legata ad un cavo invisibile, mi sentii le gambe prove di forza, mi accasciai a terra.
La vista era sfocata, ma ero cosciente.
"Prendiamolo" disse un ragazzo, e sentii quattro mani sotto le ascelle.
Mi girava tutto, ma mi stavano alzando.
Mi stavano aiutando?
"Grazie ragazzi, sto male..." bofonchiai.
Ridacchiarono.
Sentii la porta di una toilette aprirsi, mi spinsero dentro, mi trovai seduto sul freddo water, gambe e braccia a penzoloni.
Capii che uno dei ragazzi aveva chiuso la porta dei bagni.
I film erano appena iniziati, capii che nessuno sarebbe arrivato qui.
Vorticava ancora tutto, di fronte vidi la sagoma di un ragazzo in piedi, davanti a me.
Si portò le mani alla patta.
"No..." dissi io, debolmente.
"Ti vogliamo aiutare, fidati".
Qualcosa di veloce, caldo, bagnato, zampillò sul mio viso.
Era un liquido?
Subìto l'odore mi fece comprendere che era pipí.
Mi stava pisciando sulla faccia!
Il ragazzo roteò la mano, il getto mi inzuppò la fronte, sul collo rigoli di urina iniziarono ad impregnare il colletto della camicia.
Ero debole, non riuscivo ad alzarmi.
Un secondo ragazzo si affiancò, ed un altro potente getto mi saettò sui capelli.
"Docciaaaa..." rise.
"Ti piace la nostra pioggia dorata?"
Sentivo l'odore acre, serrai gli occhi, era incredibile quanta ne uscisse, la potenza del getto, era davvero come fosse una doccia.
Una doccia calda.
Ero zuppo, sentivo qualche rigolo scivolare nelle maniche, sulla schiena.
Era calda, tiepida.
Un terzo ragazzo sostituì il primo, che ora aveva finito di urinare, e mi disse: "Sei tutto zuppo, prendi anche la mia"
Ero stravolto, ma stavo leggermente meglio, non sudavo più.
Vedevo meglio, più nitido.
La cappella giovane aveva un prepuzio gonfio, vidi il getto dorato uscire, un fiotto che mi colpì in piena fronte, calore che colpiva la pelle e poi scendeva, rigandomi il viso.
Sentii la mia cute riprendere calore, stavo decisamente meglio, mi ero ripreso.
Mi adagiai sul water, avrei potuto alzarmi, ma rimasi seduto.
Quel calore stava scendendo ovunque, mi stava dando un tepore piacevole, un benessere inaspettato.
Il ragazzo sorrise.
Aveva 18 anni scarsi, non era cattivo, era strafottente e soddisfatto.
"Andrea vieni, al nostro amico sta piacendo".
Si affiancò un ragazzo biondo, alto, magro, con un anello al naso ed un tatuaggio sulla guancia.
"Io non la spreco, la mia. Non faccio cadere il mio prezioso nettare sul pavimento" disse.
Era il capo.
Pensai a Marco che guardava il film, alla mia compagna che era rimasta a casa perché avrebbe dovuto alzarsi presto, realizzai che ormai ero un ragazzo impregnato di urina, ormai la sentivo anche nelle calze.
"Allora?!?" disse il ragazzo.
Non so cosa mi spinse a farlo, ma aprii la bocca.
A lui brillarono gli occhi per lo stupore, per il piacere, aveva capito che non ero gay, ero un maschio alpha.
Come lui.
Ma lui più di me.
Il suo fiotto fu il più potente, lo sentii sulla lingua, zampillò sul palato, ruotò tra i denti, mi riempí la bocca.
Non dovevo deluderlo, questo nettare non avrebbe macchiato né i miei vestiti, nè il pavimento.
Deglutii.
Quel gorgoglìo stupì me, e lui.
Si avvicinò.
La sua punta si mise a pochi centimetri dalle mie labbra.
Si fermò.
Eravamo etero.
Doveva solo marchiare la sua preda, un maschio trentenne che era appena stato inzuppato dai componenti inferiori del suo branco.
La sua urina gorgogliava nella mia bocca, la sentivo scendere nella gola, nell'esofago, stavo bevendo.
Ma non era sufficiente.
No.
Ero più alto del water.
Mi misi sulle ginocchia, in basso, più in basso che potessi.
Lui era in piedi, sembrava altissimo, era soddisfatto, io ero incredulo di me stesso, ma stavo bene.
Stavo meglio.
Il suo pene si incurvò, la mia lingua uscì, l'urina cadeva come da una fontana e scorreva giù nel mio corpo inzuppato.
I suoi amici lo guardavano ammirati.
Sembrava non finisse mai, era come un orgasmo lungo, senza picchi di piacere, ma costante.
Sentivo lo stomaco pieno, i vestiti ormai erano attaccati, ero come una statua che guardava verso l'alto.
Lui scrollò il pene, mi guardo quasi con rispetto.
Fece un cenno, ed il gruppo si dileguò.
Improvvisamente tornai alla realtà: fradicio di urina, in un bagno di un cinema di periferia.
Quanto ci avrei messo ad asciugarmi?
Sarebbe andato via l'odore?
Guardai l'ora: la camicia era zuppa, puzzava di urina, l'orologio aveva il quadrante bagnato.
Ero lì da mezz'ora.
Nel pavimento c'era un lago giallo, uscii, mi guardai allo specchio.
Cosa avrei potuto fare?
Sentii dei passi in avvicinamento, mi portai verso il bagno più distante, e mi chiusi dentro.
Era entrato qualcuno.
Qui ero al sicuro, lontano qualche metro dal bagno nel quale ero stato inondato di piscio.
"Hey, Paolo, sono io, tutto bene?"
Era Marco.
"Sì sto meglio, ho un mal di pancia forte, ma adesso sto meglio" dissi cercando di essere credibile.
"Meno male" disse. "Che schifo, qui qualcuno l'ha fatta tutta fuori".
Pensai a quei cinque ragazzi, a quello che avevo appena fatto.
Un brivido caldo mi percorse il corpo.
Stavo davvero bene.
"Va beh, ne approfitto" disse Marco. "Faccio una pisciata, e poi ce ne andiamo. Il film non è nulla di che".
Chiusi gli occhi.
Sentii lo scroscio dell'urina di Marco che cadeva nel water.
"Che spreco..." sussurrai.
FINE
(Racconto di pura fantasia, grazie)
"Ti vedo pallido" mi disse Marco, con quel lieve sorrisetto strafottente di chi mi conosce da anni.
Non dissi nulla, ma deglutii un bolo che parve farmi passare definitivamente la nausea.
Ci incamminammo verso l'ingresso del cinema, era piuttosto tardi, ma c'era comunque un po' di movimento di auto e persone.
L'ingresso ero caldo, l'odore di popcorn e di chiuso ci accolse, eravamo in fila per i biglietti.
"Speriamo sia bello" disse Marco.
"Il trailer non sembrava male" risposi.
Silenzio.
Dietro di noi era giunto un gruppo di ragazzi, dal vociare sembravano piuttosto giovani, non feci caso a loro.
"Due?" chiese la cassiera.
"Sì grazie" disse Marco.
Le risatine dei ragazzi furono piuttosto eloquenti.
Ci avevamo scambiato per una coppia, cosa lontanissima dal rapporto di sincera amicizia che legava me e Marco.
Non replicammo, avevamo 30 anni, non volevamo altro che passare una serata tranquilla.
Il film sarebbe iniziato a breve, pagammo e ci incamminammo verso la sala di proiezione.
"Io e te, per sempre" rise Marco.
"Ma tu guarda..."
Il buio della sala era infranto solo dalle luci blu del corridoio, i nostri posti erano piuttosto in fondo.
La sala non era piena, nel cinema, un multisala, davano film più interessanti.
Ci sedemmo.
Partì la pubblicità, come sempre, e subito sentii ancora la nausea salire.
Chiusi gli occhi, mi passò.
"Tra poco inizia" disse Marco, che non si era accorto del mio lieve malessere.
Cercai di guardare, ma il movimento dello schermo intensificò la mia nausea.
Iniziai a sudare.
"Non va" dissi.
"Paolo, se stai male, andiamo"
Scossi la testa.
La nausea aumentò.
Il film iniziò.
Ad occhi chiusi stavo discretamente, ma appena guardavo il grande schermo, stavo malissimo.
Mi sembrava di essere in barca, non riuscivo a concentrarmi sul film.
"Marco, io esco"
"Vengo con te"
"Ma no, vado a sciacquarmi la faccia, mi passa e torno" dissi.
"Va bene, se stai male fai uno squillo al cellullare".
Il pavimento buio del cinema sembrava fatto di burro, avevo le gambe molli, finalmente uscii, il corridoio era deserto, la luce mi fece guadagnare l'equilibrio.
Il sudore mi stava svanendo, camminai verso i bagni, in un clima surreale: ero solo e sentivo i suoni ovattati, dei film proiettati, oltre le altre sale.
Entrai nel bagno, ero solo, misi la mano sotto il sensore e l'acqua fresca mi bagnò le mani.
Chiusi gli occhi, bagnai le tempie e la fronte, aprii gli occhi: allo specchio, oltre al mio viso gocciolante, il volto di uno dei ragazzi di prima.
Mi volsi.
Mi fece l'occhiolino.
Storsi la bocca in segno di fastidio, cercai di passare oltre, ma il suo braccio mi serrò il gomito.
"Il tuo amico è geloso?"
"Sbagli di grosso" dissi io, per nulla intimorito.
La sua presa aumentò.
Con uno strattone mi liberai, ma davanti alla porta comparvero gli altri tre.
"Biglietto" disse uno di loro.
Un forte senso di nausea mi attraversò lo stomaco, sentivo la pelle della fronte farsi umida e fredda.
Stavo male.
Non avevo paura, ma stavo davvero male.
Non volevo apparire intimorito, ma il mio viso diceva, erroneamente, il contrario.
"Ce la facciamo sotto?"
Stavo per chiedere aiuto, quando vidi il soffitto ruotare, la lampada al neon girava come fosse legata ad un cavo invisibile, mi sentii le gambe prove di forza, mi accasciai a terra.
La vista era sfocata, ma ero cosciente.
"Prendiamolo" disse un ragazzo, e sentii quattro mani sotto le ascelle.
Mi girava tutto, ma mi stavano alzando.
Mi stavano aiutando?
"Grazie ragazzi, sto male..." bofonchiai.
Ridacchiarono.
Sentii la porta di una toilette aprirsi, mi spinsero dentro, mi trovai seduto sul freddo water, gambe e braccia a penzoloni.
Capii che uno dei ragazzi aveva chiuso la porta dei bagni.
I film erano appena iniziati, capii che nessuno sarebbe arrivato qui.
Vorticava ancora tutto, di fronte vidi la sagoma di un ragazzo in piedi, davanti a me.
Si portò le mani alla patta.
"No..." dissi io, debolmente.
"Ti vogliamo aiutare, fidati".
Qualcosa di veloce, caldo, bagnato, zampillò sul mio viso.
Era un liquido?
Subìto l'odore mi fece comprendere che era pipí.
Mi stava pisciando sulla faccia!
Il ragazzo roteò la mano, il getto mi inzuppò la fronte, sul collo rigoli di urina iniziarono ad impregnare il colletto della camicia.
Ero debole, non riuscivo ad alzarmi.
Un secondo ragazzo si affiancò, ed un altro potente getto mi saettò sui capelli.
"Docciaaaa..." rise.
"Ti piace la nostra pioggia dorata?"
Sentivo l'odore acre, serrai gli occhi, era incredibile quanta ne uscisse, la potenza del getto, era davvero come fosse una doccia.
Una doccia calda.
Ero zuppo, sentivo qualche rigolo scivolare nelle maniche, sulla schiena.
Era calda, tiepida.
Un terzo ragazzo sostituì il primo, che ora aveva finito di urinare, e mi disse: "Sei tutto zuppo, prendi anche la mia"
Ero stravolto, ma stavo leggermente meglio, non sudavo più.
Vedevo meglio, più nitido.
La cappella giovane aveva un prepuzio gonfio, vidi il getto dorato uscire, un fiotto che mi colpì in piena fronte, calore che colpiva la pelle e poi scendeva, rigandomi il viso.
Sentii la mia cute riprendere calore, stavo decisamente meglio, mi ero ripreso.
Mi adagiai sul water, avrei potuto alzarmi, ma rimasi seduto.
Quel calore stava scendendo ovunque, mi stava dando un tepore piacevole, un benessere inaspettato.
Il ragazzo sorrise.
Aveva 18 anni scarsi, non era cattivo, era strafottente e soddisfatto.
"Andrea vieni, al nostro amico sta piacendo".
Si affiancò un ragazzo biondo, alto, magro, con un anello al naso ed un tatuaggio sulla guancia.
"Io non la spreco, la mia. Non faccio cadere il mio prezioso nettare sul pavimento" disse.
Era il capo.
Pensai a Marco che guardava il film, alla mia compagna che era rimasta a casa perché avrebbe dovuto alzarsi presto, realizzai che ormai ero un ragazzo impregnato di urina, ormai la sentivo anche nelle calze.
"Allora?!?" disse il ragazzo.
Non so cosa mi spinse a farlo, ma aprii la bocca.
A lui brillarono gli occhi per lo stupore, per il piacere, aveva capito che non ero gay, ero un maschio alpha.
Come lui.
Ma lui più di me.
Il suo fiotto fu il più potente, lo sentii sulla lingua, zampillò sul palato, ruotò tra i denti, mi riempí la bocca.
Non dovevo deluderlo, questo nettare non avrebbe macchiato né i miei vestiti, nè il pavimento.
Deglutii.
Quel gorgoglìo stupì me, e lui.
Si avvicinò.
La sua punta si mise a pochi centimetri dalle mie labbra.
Si fermò.
Eravamo etero.
Doveva solo marchiare la sua preda, un maschio trentenne che era appena stato inzuppato dai componenti inferiori del suo branco.
La sua urina gorgogliava nella mia bocca, la sentivo scendere nella gola, nell'esofago, stavo bevendo.
Ma non era sufficiente.
No.
Ero più alto del water.
Mi misi sulle ginocchia, in basso, più in basso che potessi.
Lui era in piedi, sembrava altissimo, era soddisfatto, io ero incredulo di me stesso, ma stavo bene.
Stavo meglio.
Il suo pene si incurvò, la mia lingua uscì, l'urina cadeva come da una fontana e scorreva giù nel mio corpo inzuppato.
I suoi amici lo guardavano ammirati.
Sembrava non finisse mai, era come un orgasmo lungo, senza picchi di piacere, ma costante.
Sentivo lo stomaco pieno, i vestiti ormai erano attaccati, ero come una statua che guardava verso l'alto.
Lui scrollò il pene, mi guardo quasi con rispetto.
Fece un cenno, ed il gruppo si dileguò.
Improvvisamente tornai alla realtà: fradicio di urina, in un bagno di un cinema di periferia.
Quanto ci avrei messo ad asciugarmi?
Sarebbe andato via l'odore?
Guardai l'ora: la camicia era zuppa, puzzava di urina, l'orologio aveva il quadrante bagnato.
Ero lì da mezz'ora.
Nel pavimento c'era un lago giallo, uscii, mi guardai allo specchio.
Cosa avrei potuto fare?
Sentii dei passi in avvicinamento, mi portai verso il bagno più distante, e mi chiusi dentro.
Era entrato qualcuno.
Qui ero al sicuro, lontano qualche metro dal bagno nel quale ero stato inondato di piscio.
"Hey, Paolo, sono io, tutto bene?"
Era Marco.
"Sì sto meglio, ho un mal di pancia forte, ma adesso sto meglio" dissi cercando di essere credibile.
"Meno male" disse. "Che schifo, qui qualcuno l'ha fatta tutta fuori".
Pensai a quei cinque ragazzi, a quello che avevo appena fatto.
Un brivido caldo mi percorse il corpo.
Stavo davvero bene.
"Va beh, ne approfitto" disse Marco. "Faccio una pisciata, e poi ce ne andiamo. Il film non è nulla di che".
Chiusi gli occhi.
Sentii lo scroscio dell'urina di Marco che cadeva nel water.
"Che spreco..." sussurrai.
FINE
(Racconto di pura fantasia, grazie)
2
1
voti
voti
valutazione
5.1
5.1
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
L'ape ed il fioreracconto sucessivo
Conception
Commenti dei lettori al racconto erotico