La vrenzola vuole comandare - capitolo 1: introduzione

di
genere
dominazione

Ero sempre stato un tipo riservato. L’università, per me, era un luogo in cui passavo inosservato, uno studente tra tanti, perso nei libri e nelle lezioni. Non ero il tipo che usciva spesso: qualche rara serata con gli ex compagni di classe, una birra, due chiacchiere, ma niente di più. E poi, c'era stato quel giorno al bowling, quando decidemmo di andare a giocare a biliardo.
Non ero particolarmente entusiasta, ma era un’occasione per distrarmi. Uno dei ragazzi aveva portato delle sue amiche, e tra di loro c’era Carla.

Carla era il tipo di ragazza che attirava l’attenzione ovunque andasse, anche senza sforzarsi. A diciotto anni, la sua figura formosa e prorompente si faceva notare in ogni angolo del quartiere. Bassa, con una carnagione chiara che contrastava perfettamente con il pesante trucco che ricopriva il suo viso appuntito, aveva un'aria quasi infantile, ma i suoi gesti, il modo in cui camminava e guardava il mondo intorno a sé, erano tutto tranne che innocenti.
Le labbra carnose, a forma di cuore, sembravano sempre pronte a pronunciare parole taglienti o a incresparsi in un sorriso malizioso. I suoi occhi, allungati e profondamente seducenti, di un marrone intenso, erano due fessure che emanavano una sicurezza disarmante. Ogni sguardo che lanciava aveva un peso, e lei sapeva benissimo come usarli per ottenere ciò che voleva.
I suoi lunghi capelli lisci, di un castano chiaro, cadevano perfettamente sulle spalle, incorniciando un corpo che sembrava modellato per far girare la testa di chiunque. Il seno abbondante e il sedere sodo erano messi in risalto da vestiti che sembravano sempre un po' troppo attillati, un po' troppo corti, come se volesse deliberatamente giocare col confine tra sensualità e provocazione.
Carla non usciva mai di casa senza un rosario lungo e appariscente che le cadeva tra i seni, un dettaglio che sembrava quasi un contrappunto ironico al suo atteggiamento. Ogni passo, ogni parola che pronunciava era accompagnata da quel tintinnio morbido, mentre il rosario oscillava dolcemente al ritmo del suo corpo, catturando l’attenzione e fissandola lì, al centro di quel décolleté che sembrava un’arma segreta.

Mi sentivo fuori posto, come sempre, ma Carla era lì, al centro dell’attenzione, e il suo sguardo penetrante sembrava perforarmi l’anima.

Ricordo bene quella sera, non solo per il biliardo, ma per le risate che mi rimbombano ancora nella testa. Carla e le sue amiche erano sempre lì, a ridacchiare tra loro, lanciandomi occhiate che mi facevano sentire ancora più goffo di quanto già mi sentissi. A ogni colpo di stecca che mancavo, partivano battutine, sussurrate a mezza bocca ma abbastanza forti da farmi capire che ero io il bersaglio.
Ogni tanto incrociavo il suo sguardo, quegli occhi allungati e marroni che brillavano di malizia, e subito dopo lei abbassava lo sguardo sulle amiche, scoppiando a ridere. Era un'umiliazione silenziosa, ma costante. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua, in quel posto affollato, con quella ragazza così appariscente e distante da me, così sfacciata e volgare.
Qualsiasi minima attrazione o curiosità che avessi avuto nei suoi confronti, era svanita in un istante. Quella che avevo di fronte non era la ragazza intrigante che un’occhiata superficiale avrebbe potuto suggerire, ma una "vrenzola" in tutto e per tutto. Ogni parola, ogni gesto, ogni risata sottolineava quanto fossimo distanti.
Ero ferito, sì, ma più che altro deluso. Non tanto perché speravo in qualcosa — no, era stato solo un vago pensiero iniziale — ma perché mi resi conto di quanto fossero opposti i nostri mondi. Lei, così sfacciata, sicura di sé, capace di calpestare chiunque senza neanche accorgersene. Io, goffo e invisibile, in cerca solo di quiete. Mi ripromisi di non darle più alcuna attenzione, non avrebbe avuto il minimo spazio nei miei pensieri.

Quella sera, tornai a casa con il morale a pezzi. Ogni passo che facevo sembrava pesare di più, come se l'umiliazione della serata mi stesse seguendo. Non riuscivo a togliermi dalla testa quelle risatine, gli sguardi di scherno, e Carla che si divertiva a mettermi in imbarazzo senza alcuna vergogna. Più ci pensavo, più mi sentivo patetico.
Appena varcata la soglia di casa, mi lasciai cadere sul letto, fissando il soffitto. Il pensiero mi colpì in pieno: forse non troverò mai una ragazza. Ero troppo timido, troppo goffo, troppo lontano da quel mondo fatto di apparizioni audaci e sguardi sicuri. Quella sensazione di inadeguatezza, che fino a quel momento avevo cercato di ignorare, ora mi sovrastava.
Ero imbarazzante, inutile negarlo. La mia mente tornava alla serata, alle battutine che avevano accompagnato ogni mia mossa maldestra. Mi sembrava di non essere mai abbastanza: né per Carla, né per nessun’altra. Cosa avrebbe mai potuto trovare una ragazza come lei in uno come me?
Chiusi gli occhi e cercai di scacciare via quei pensieri, ma la delusione mi stringeva il petto. Mi convinsi che, se continuavo così, probabilmente sarei rimasto solo.

Passarono mesi da quella sera al bowling. La vita era andata avanti, ma quella sensazione di goffaggine e inadeguatezza mi era rimasta appiccicata addosso. Era piena estate, ed ero chiuso in casa da solo da giorni, sepolto tra libri e appunti, cercando di mantenere il ritmo degli studi. Non che fossi ansioso di uscire, ma la dispensa vuota mi costrinse a fare una cosa inevitabile: la spesa.
Con il caldo soffocante che c'era fuori, la mia pigrizia prese il sopravvento. Invece di camminare, presi la moto. Una moto usata, niente di speciale, ma era pur sempre un mezzo che mi faceva sentire un po' più libero.
Mentre infilavo il casco, un pensiero stupido mi attraversò la testa. "Beh, chissà... magari qualche ragazza, vedendomi sulla moto, potrebbe trovarmi figo." Un sorriso amaro mi incurvò le labbra. Sapevo bene che una moto non poteva fare miracoli, soprattutto per uno come me, ma quel pensiero fugace mi strappò un attimo di leggerezza. Mi sentivo comunque lo stesso ragazzo timido e goffo, solo con una moto in più sotto al sedere.
Misi in moto e mi avviai verso il supermercato, il casco che copriva il volto, sperando che almeno quel giorno potesse scorrere senza incidenti o brutti incontri.

Destino volle che, proprio mentre parcheggiavo, vidi una figura familiare entrare nel supermercato. Carla. Anche senza vederla in volto, l'avrei riconosciuta ovunque. Il suo sedere era inconfondibile, perfettamente scolpito e messo in risalto da un paio di shorts attillati, ma ciò che più mi colpì fu il suo modo di camminare, quel passo sicuro e provocante che sembrava attirare l’attenzione di chiunque. "Chissà se mi ha visto?" pensai, senza riuscire a decidere se sperare di sì o di no.
Cercai di non pensarci troppo mentre afferravo il carrello ed entravo, cercando di concentrarmi sulla mia spesa da "cena veloce". Pizza surgelata, snack, qualche bibita. Ero venuto per prendere giusto il necessario, roba che non mi avrebbe fatto perdere tempo ai fornelli. Ma il pensiero di Carla continuava a ronzarmi in testa.
E poi, eccola lì, proprio nel reparto surgelati. I nostri sguardi si incrociarono per un istante. Sentii un tuffo al cuore, una fitta di incertezza che mi fece esitare. Non sapevo se dovessi salutarla o ignorarla. L’ultima volta che ci eravamo visti non era finita benissimo per il mio orgoglio, e non volevo dargli un’altra occasione per ridere di me, magari con qualche sua amica.
Eppure, qualcosa nel suo sguardo era diverso. Non c’era quella scintilla di scherno che ricordavo così bene. Carla mi fissava, come se anche lei fosse sorpresa di vedermi lì, da solo, nel reparto surgelati.

Quando finalmente mi decisi a salutarla, dissi un timido "Ciao, Carla." Lei alzò lo sguardo e, con un'aria di sufficienza che non era cambiata, mi fissò dalla testa ai piedi. Il suo sguardo era penetrante, ma non privo di un certo divertimento.
Carla indossava un outfit che lasciava poco all’immaginazione e tutto al desiderio. Un top di pelle nera, aderente, con delle scollature ampie che mettevano in risalto il suo seno abbondante, svelando un angolo del rosario che scendeva in mezzo. I suoi shorts erano così corti da sembrare più una cintura che un vero capo di abbigliamento, stretti da una cintura sottile che accentuava la sua vita sottile e i fianchi ben modellati. Le sue gambe erano avvolte in calze a rete nere, e indossava sandali con tacco alto che aggiungevano un ulteriore tocco di provocazione al suo aspetto.
Ogni movimento, ogni passo che faceva, sembrava studiato per attirare gli sguardi,
Era come se il suo outfit fosse progettato per esaltare ogni curva e ogni angolo del suo corpo, e io non potevo fare a meno di notare come fosse diventato, se possibile, ancora più appariscente di quanto ricordassi.


Nella mia mente, il pensiero era unanime: "Wow, si veste così anche solo per fare la spesa? Audace." Non riuscivo a non notare quanto il suo outfit fosse pensato per attirare sguardi, e mi chiedevo come facesse a mantenere un certo livello di disinvoltura mentre era così ovviamente provocante.
Ricambiò il saluto con un sorriso incerto e io proseguii con la mia spesa, quando improvvisamente Carla mi fermò con una domanda: "Come stai?". Il suo tono era casual, ma c'era qualcosa di nuovo, un pizzico di interesse che non avevo notato prima. Risposi che stavo bene e le chiesi come stava, sperando di concludere rapidamente la conversazione.
"Bene, ma..." iniziò a dire con un’espressione di leggero fastidio, "sono troppo stanca per portare tutta questa spesa a casa." All'improvviso, il suo interesse per me sembrava troppo calcolato. Il suo volto si illuminò come se avesse appena trovato un’opportunità. aveva appena trovato un fesso che per un po’ di attenzioni poteva portarle la spesa a casa.
quando arrivò la richiesta di aiuto, non mi feci fregare, risposi prontamente che non avevo un secondo casco per la moto, nella speranza di chiudere il discorso. La sua espressione cambiò immediatamente; gli occhi brillarono alla parola moto, probabilmente perché avevo catturato il suo lato materialista.
"Ah, peccato. Ma sai, visto che siamo qui che ne dici se ti faccio compagnia mentre fai la spesa?"
accettai senza controbattere, dopotutto non mi costava niente.
Iniziò a farmi domande strane e personali, sembrando sempre più interessata a me, mentre mi seguiva lungo i corridoi del supermercato, come se le mie risposte potessero dirle qualcosa di nuovo su di me. La sua presenza era difficile da ignorare e, sebbene inizialmente fossi titubante, non potevo fare a meno di sentire una curiosità crescente.

Quando uscimmo dal supermercato, ci fermammo davanti alle porte automatiche. Carla sembrava ancora interessata a conversare e mi fece una richiesta che fu quanto meno inaspettata.
"Ehi, ma perché non continuiamo questa chiacchierata stasera? mi disse con un sorriso sfacciato, "Mi porti a fare un giro in moto?"
Rimasi letteralmente scioccato. Quella proposta era così fuori dal comune, specialmente considerando il modo in cui mi aveva trattato la prima volta che ci eravamo incontrati. Non riuscii a trovare una risposta immediata, ma il pensiero di passare del tempo con lei, di nuovo, era troppo allettante per ignorarlo.
Dopo un momento di esitazione, acconsentii. Lei mi sorrise ancora di più, e senza perdere tempo, mi porse il suo numero di telefono.
"Allora, vediamoci alle 19. E non dimenticare di venire a prendermi, okay?"
"Certo," risposi, cercando di nascondere l'entusiasmo e l'incredulità che provavo. "A stasera, allora."
Mentre ci salutavamo, non potevo credere che avessi davvero un appuntamento con Carla. La stessa Carla che mi aveva deriso qualche mese fa. L'idea mi faceva girare la testa, ma non potevo fare a meno di sentire una certa eccitazione. C'era qualcosa di elettrizzante in tutto questo, e non vedevo l'ora di scoprire come sarebbe andata a finire.

Dopo aver passato un’ora a scegliere l’outfit giusto e una doccia fredda per cercare di calmare i nervi, finalmente ero pronto per andare a prendere Carla. Arrivai sotto casa sua alle 19 in punto, ma il tempo passava e lei non si vedeva. Attesi pazientemente per una quarantina di minuti abbondanti.
Quando finalmente la vidi scendere, non riuscivo a credere ai miei occhi. Carla era vestita come se fosse appena uscita da una sfilata di moda, o meglio, da una di quelle serate esclusive che solitamente si vedono nei film. Indossava un top di rete nera trasparente sopra un reggiseno nero, con il seno abbondante in evidenza. La sua gonna era nera, corta e aderente, con una fascia in vita che accentuava la sua silhouette e il suo sedere sodo. La gonna, pur essendo stretta, aveva una leggera apertura che le permetteva di muoversi con una sensualità innata. Ai piedi, indossava stivaletti neri con tacco alto, che amplificavano la sua camminata seducente.
Il trucco era altrettanto appariscente: labbra rosse e lucide, occhi truccati con ombretti scintillanti e eyeliner che accentuava la sua espressione provocante. I suoi lunghi capelli castano chiaro erano ondulati e cadevano voluttuosi sulle spalle.
Non si scusò minimamente per il ritardo, ma salì con disinvoltura sulla moto, sistemandosi con naturalezza come se non avesse mai fatto altro.
"Pronto per partire?" mi chiese, con un sorriso sfacciato che sembrava dire che il tempo che avevo aspettato era stato solo un dettaglio secondario. E così, con la sua presenza magnetica e il suo atteggiamento provocante, il nostro appuntamento aveva ufficialmente inizio.

sentivo il suo seno premere contro la mia schiena mentre salì sulla moto. La sua presenza era calda e avvolgente, e il suo corpo si adattava perfettamente alla mia guida. Durante il viaggio, il suo contatto fisico era costante, e sentivo ogni movimento e vibrazione attraverso il mio corpo. Era impossibile ignorare l’effetto che aveva su di me.

La portai al bar che avevo trovato online, un posticino molto carino e intimo. Durante il viaggio, Carla non si sforzò molto di fare conversazione. Piuttosto, sembrava più interessata a scattare foto sulla moto, mentre il calore dei suoi seni contro la mia schiena era una continua fonte di eccitazione. ogni tanto girandosi verso di me per assicurarsi che fosse tutto perfetto per il suo profilo.
Quando arrivammo al bar, la situazione non cambiò. Carla continuava a fare foto, immortalando ogni angolo del locale e ogni dettaglio del suo outfit, apparentemente più preoccupata di catturare l’attenzione su di sé che di interagire con me.
Ci sedemmo a tavola, e io cercai di avviare una conversazione, ma lei sembrava completamente immersa nel suo telefono. Rispondeva in modo sbrigativo alle mie domande, se rispondeva, mentre il suo focus restava sullo schermo. Parlava di sé, delle sue aspirazioni e dei suoi desideri, raccontando di posti esotici e lussuosi dove sognava di andare, quasi come se stesse elencando le sue prossime destinazioni da raggiungere con qualcuno.
"Vorrei andare a Bali," diceva con nonchalance, "o magari alle Maldive. Chissà se troverò qualcuno che mi accompagnerà in questi posti meravigliosi."
Mi sentivo messo da parte, il mio tentativo di stabilire un legame sembrava evaporare davanti alla sua ossessione per le immagini e le sue aspirazioni lontane. Era chiaro che l’interesse di Carla non era affatto rivolto a me, ma piuttosto a creare un’immagine di sé stessa, perfetta e desiderabile, per i social.

Quando la serata finì, mentre tornavamo verso casa, Carla mi chiese se volevamo fare qualcos’altro. "Ehi, possiamo fare qualcosa dopo?” chiese con un tono disinvolto.
Non ci pensai troppo. In realtà, volevo solo tornare a casa e rilassarmi. Così, le dissi che ero solo a casa e che poteva venire per un caffè. La mia mente vagava tra i sogni, anche se sapevo bene che sarebbe stato più probabile vederla trascorrere un’altra ora su Instagram piuttosto che in qualche modo interessarsi veramente a me.
Con mia sorpresa, Carla accettò l'invito. Quando arrivammo a casa, la sua espressione cambiò immediatamente. Sembrava annoiata, e mentre entrava nella mia stanza, iniziò a osservare con disprezzo.
"Wow, ma che casino qui," disse con un sorriso sarcastico, "Sembra che tu viva in un negozio di nerd."
La mia stanza era effettivamente piena di cose nerd e materiali universitari. C’erano libri sparsi, modellini e gadget che riflettevano il mio interesse per la tecnologia e la cultura pop.
"Ma che cos’è tutto questo?" continuò, "Non avevi niente di meglio da fare che riempire la tua stanza di queste cose?"
Ogni commento era accompagnato da un’espressione di disprezzo, e mi sentivo ogni volta più a disagio. La serata, che era iniziata con un briciolo di speranza, stava rapidamente diventando un’altra occasione per Carla di mostrare quanto fosse distante dal mio mondo.

Mentre Carla si sistemava sul divano, continuava a prendere in giro la mia stanza, ma presto passò a un livello più personale. “Non credo che tu abbia mai toccato una donna, vero?” disse con un sorriso beffardo. “Dai, mai avuto un’esperienza intima con qualche ragazza?”
Le sue parole erano taglienti, e il suo tono era mescolato tra scherno e curiosità morbosa. Continuava a ridere, come se trovasse divertente il mio imbarazzo. Ogni commento sembrava essere pensato per sottolineare la mia presunta inesperienza e per mettere in evidenza la distanza tra i nostri mondi.
“Ehi, non dirmi che non sai nemmeno cosa fare!” aggiunse, ridendo ancora. “Che peccato, pensavo che almeno una volta avresti avuto una chance.”
La sua risata e le sue battute erano sempre più insopportabili, e ogni tentativo di rispondere sembrava cadere nel vuoto. Era chiaro che il suo divertimento derivava dal mettermi a disagio e dal giocare con la mia insicurezza. Mi sentivo sempre più piccolo e vulnerabile, e il sogno che avevo alimentato riguardo a una possibile connessione con Carla stava rapidamente svanendo.

Quando Carla continuò a ridere e a scherzare su quanto poco coraggio avrei avuto, mi sentii sempre più irritato. “Ma dai, non sono il verginello sfigato che pensi,” dissi con fermezza, cercando di difendere il mio orgoglio.
Le sue risate non accennavano a fermarsi. E proprio quando stavo per stufarmi del tutto, la situazione prese una piega inaspettata. Carla si sfilò la gonna e le mutandine, rimanendo solo con gli stivali. Il suo corpo era completamente esposto, e le sue cosce bianche erano visibili, con la sua intimità in mostra. Aprì le gambe in un chiaro gesto di invito e, con un sorriso sfacciato, disse: “E allora, fammi vedere cosa sai fare. Vieni a leccarmela.”
La sua audacia e la naturalezza con cui si comportava erano sbalorditive. Sembrava totalmente a suo agio, e la sua richiesta era tanto diretta quanto provocatoria. Rimasi immobilizzato, impressionato e confuso dalla sua sfacciataggine, mentre cercavo di comprendere se quello che stavo vivendo fosse reale o solo un ennesimo scherzo.

Carla, con un’espressione annoiata, mi provocò ulteriormente: “Dai, vedi che non hai il coraggio? E io che speravo di divertirmi un po’ con te.”
Le sue parole suonavano come una sfida, e l’eccitazione che provavo era così intensa da darmi il coraggio.

Mi inginocchiai davanti a Carla, la sua presenza dominante e provocante amplificata dall'espressione sfrontata. Lei era seduta sul divano, con le gambe leggermente divaricate, il corpo esposto e i suoi stivali neri che accentuavano ogni movimento. La luce soffusa del soggiorno metteva in risalto la sua pelle bianca e liscia, creando un contrasto con il suo outfit audace.
Iniziai a baciare il suo interno coscia con delicatezza, il mio respiro caldo che sfiorava la sua pelle. I miei baci erano lenti e pieni di attenzione, seguendo il contorno delle sue cosce, avvicinandosi sempre di più alla sua intimità. La mia lingua, a tratti, sfiorava la sua pelle, creando un senso di anticipazione. Ogni tocco era calmo e sensuale, una carezza che cercava di esplorare e comprendere le sue reazioni.
Carla mi fermò bruscamente, il suo tono deciso e perentorio. “Mica ti ho detto di coccolarmi,” disse con un sorriso provocatorio, “Leccamela e fammi godere, oppure andrò a dire a tutti che sei un verginello sfigato.”
La sua voce era piena di determinazione e impazienza. La sfida nel suo sguardo mi spingeva a continuare, a ignorare ogni esitazione. Mi avvicinai ulteriormente, lasciando che la mia lingua esplorasse con maggiore insistenza e precisione, cercando di rispondere alla sua richiesta con un’intensità che speravo potesse soddisfarla. La mia attenzione era completamente rivolta al suo piacere, mentre il desiderio e la tensione tra di noi si intensificavano con ogni movimento.

Iniziai a darle piacere con la mia bocca, la mia lingua e le labbra che si muovevano con cura e dedizione. Carla, con un sospiro di approvazione, disse “Mhh, ora ci siamo finalmente.” Le sue parole erano piene di soddisfazione, e il suo tono di voce indicava che stava iniziando a godere.

Carla gemeva con una voce voluttuosa e vorace, Con una mano, stringeva il suo stesso seno, accentuando la sensualità della situazione. La sua pelle era calda e morbida sotto le mie labbra, e il suo respiro si faceva sempre più affannoso.
Ogni movimento della mia bocca la faceva gemere più forte, e la sua mano, che si stringeva sul seno, accentuava l’intensità del momento. Carla continuava a incitarmi, “Non fermarti ora, fammi godere di più.” La sua voce era carica di desiderio e provocazione, e la tensione era palpabile.

Continuai il mio lavoro, immergendomi completamente nel compito, mentre lei manteneva una presa ferma sulla mia testa, guidandomi e facendomi capire i suoi ritmi e le sue preferenze. Il calore e la umidità della sua intimità erano intensi e avvolgenti, e sentivo una crescente connessione con il suo piacere.
Mentre la situazione si evolveva, iniziai a pensare che, nonostante le provocazioni iniziali e il disagio, la serata stava prendendo una piega inaspettatamente positiva. La mia mente era concentrata sul piacere che stavo dando e sul modo in cui il suo corpo reagiva alle mie attenzioni, e per un momento, la tensione e le preoccupazioni iniziali sembravano svanire, sostituite da una sensazione di intimità e connessione.

Dopo averle dato piacere a sufficienza, Carla mi fermò con un'espressione soddisfatta e disse, “È bravo il mio verginello, hai imparato subito.” Si alzò dal divano, iniziando a rimettersi le mutandine e la gonna. Mentre lo faceva, mi azzardai a metterle una mano sul sedere, il mio gesto era mosso dall’eccitazione e dall’intimità appena condivisa.
Ma Carla reagì bruscamente. Mi tirò un ceffone, il suo volto si fece serio e autoritario. “Schifoso, stammi a sentire,”disse, afferrandomi il viso con fermezza, “Non mi devi toccare, solo quando IO ti do il permesso.”
Poi, con un tono deciso, aggiunse: “Se questa cosa continua, ricorda che comando io. Ora accompagnami a casa.”
Non ebbi il coraggio di replicare e feci un cenno con la testa per accettare la sua richiesta. La accompagnai in moto fino a casa sua, in un silenzio carico di tensione.
Sotto casa sua, Carla non si sprecò in saluti o in segni di affetto. Con un sorriso freddo, disse semplicemente: “Domani mi porti a comprare delle cose e mi raccomando, non dire niente a nessuno o racconto a tutti quanto fai schifo.”
Con queste parole, si allontanò e chiuse la porta dietro di sé. Rimasi lì, con un mix di emozioni contrastanti e un senso di confusione e sottomissione, mentre il nostro incontro giungeva al termine.

Mi trovavo in uno stato di conflitto interiore. Da un lato, Carla mi aveva trattato con disprezzo, ridicolizzandomi e imponendomi regole ferree. Dall’altro, le sensazioni che avevo provato erano state così intense e appaganti che era difficile ignorarle. Quella serata, nonostante la sua durezza, aveva risvegliato in me un desiderio e una curiosità che non riuscivo a frenare.
Il mio pensiero era pervaso dalla memoria di quei momenti e dalle emozioni travolgenti che avevo vissuto. La sua autorità e il suo atteggiamento provocatorio avevano lasciato un segno profondo, e la parte di me che cercava di resistere veniva costantemente messa alla prova.
Era chiaro che, nonostante il trattamento che ricevevo, la connessione che avevo stabilito con Carla era qualcosa di estremamente potente e coinvolgente. Quella notte segnata da provocazioni e sottomissione sembrava solo l'inizio di qualcosa che sarebbe potuto diventare incredibilmente intenso e fuori dall'ordinario. E così, nella mia mente, iniziai a dare forma a una nuova dimensione della nostra interazione, una dove la trasgressione e il desiderio si mescolavano in modi esageratamente audaci e imprevedibili.
scritto il
2024-09-15
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