La zia Elena

di
genere
confessioni

Non potevo credere a ciò che stavo vivendo, una situazione presente da anni solo nelle mie più remote e inarrivabili fantasie erotiche: la Zia Elena, (zia così la chiamavo io, come Giulio chiamava zia mia mamma) era la mamma del mio miglior amico, mi aveva chiesto un’imbarazzante cortesia.
Quel pomeriggio, avevo da poco compiuto vent’anni, ero andato a cercare a casa Giulio, come spesso facevo, il mio amico d’infanzia. Mi aveva aperto la zia, una bella donna castana di 47 anni, molto dolce e spiritosa. Non era raro, infatti, che la zia mi rispondesse al telefono quando Giulio non c’era e quasi sempre mi tratteneva (a volte per quasi un’ora) chiacchierando del più e del meno con quel suo tono di voce da allegra.
Cosa, tra l’altro, che mi riusciva gradevolissima, tanto più crescendo avevamo raggiunto un certo rapporto di confidenza, tale che la zia mi confidava anche problemi personali, di famiglia o riguardanti addirittura la sua vita di coppia. In fondo, mi aveva visto crescere assieme al figlio (abitavamo da sempre nello stesso palazzo), si andava in spiaggia insieme molte volte, conosceva di me molto più di quanto lasciasse intendere. Potete immaginare bene come la sua presenza avesse cominciato a popolare fin dagli albori della mia adolescenza molte fra le mie fantasie erotiche.
Quante volte da bambino l’ho vista girare per casa in mutandine e reggiseno. Addirittura più di una volta solo in casa mi ero masturbato durante una telefonata con lei, arrivando a venire senza farmi accorgere di nulla!, mi chiedeva sempre di chiamarla, cosa che puntualmente non riuscivo a fare data la mia timidezza – mi aprì sorpresa, dandomi l’impressione di averla interrotta in un brutto momento.
Ad ogni modo mi salutò con la solita affettuosità, mi disse che Giulio era col padre ed avendo provato a chiamarmi per avvisarmi, non aveva trovato nessuno in casa mia, era andato da una zia fuori città e che molto probabilmente si sarebbero fermati lì fino a tarda sera. Io, avvertendo un certo suo disagio lì sulla porta, le risposi che mi dispiaceva averla disturbata. La salutai, e me ne andai. Ero già tornato in strada per andare in Croce, per non tornare a casa. Arrabbiato perché pensavo che Giulio mi avvisasse sapendo che ci saremmo visti nel pomeriggio.
Noi dopo la morte del nonno avvenuta due anni fa, ci siamo trasferiti fuori città, stavo salendo sul motorino quando lei, affacciatasi alla finestra del primo piano, mi chiese se per favore potevo risalire. Aprendomi nuovamente la porta di casa mi invitò ad entrare e ad accomodarmi in cucina, e vidi che aveva l’indice della mano destra fasciato, mentre lei doveva perdere un attimo a sistemare non so che in bagno. Al suo ritorno chiesi cosa le era successo, mi disse che si era tagliata pulendo la verdura e che accompagnata al pronto soccorso le avevano dato due punti. Entrato mi accorsi di un certo odore nell’aria, come stesse facendo del bucato con sapone, mai potevo sospettare di cosa si trattasse. Ero molto preso l’essere vicino ad una donna frutto di tante sogni, come spesso mi concedevo di fare in assenza del mio amico, dalla contemplazione un po’ più spudorata del corpo snello e conturbante di sua madre che si muoveva per la casa o si sedeva a chiacchierare con me in cucina, anche se non ha mai avuto seni prorompenti, proprio per questo mi eccitava, al contrario della mamma che aveva una quinta, mi trovavo arrapato l’idea di un paio di tette piccole e puntite che le indovinavo ogni volta sotto tute e maglioncini,
Lei così mamma e moglie ideale, così pulita e perbene eppure con un’aria di chi la sa lunga e vorrebbe una vita un po’ più eccitante. Effettivamente tornò e mi offrì del caffè e una fetta di torta fatta da lei. Da quanto mi risultava, godeva di ottima salute. Al contrario della mamma che ogni tre per due era dal dottore, una volta per i reni, l’altra per il mal di schiena, qualche volta costipata. ed ancora Lei sapendo di mamma, non sapeva come iniziare il discorso, mi rispose che invece soffriva da diversi giorni di una tremenda stitichezza, disse anche che il medico le aveva prescritto dei lassativi inefficaci, in farmacia delle pastiglie a base di erbe, che non le avevano giovato affatto. Poi esitò un attimo, mordendosi le unghia e toccandosi i capelli incerta, e continuò: “Ecco… io volevo parlarti di una cosa, cioè chiederti un favore, anche se veramente ma non saprei da dove iniziare. Diciamo che si tratta di questo: ieri sera ho sentito mia mamma, che mi ha consigliato di “fare all’antica”… scusa se te ne parlo, ho un problema a questo proposito – sapendo che io frequentavo la croce come volontario ma……-pausa di silenzio - … non so come fare, e, a dire il vero la cosa mi imbarazza molto… … Avevo pensato di chiederlo a mio marito, ma lui resta fuori stanotte e io sto troppo male, avevo pensato di chiederlo alla vicina di casa che lavora in ospedale è in ferie per quindici giorni.
Sapendo dei problemi di tua mamma, mi sono chiesta: Lei come fa ” certamente non potevo chiederle di mandarti da me, mamma continuava a dirmi dei tuoi progressi come volontario ? Ed ora ho te qua, forse è stata la provvidenza divina a mandarti.
Ascolta, non so a chi rivolgermi, volevo provarci da sola, poco prima che tu suonassi alla porta. Scusami se te lo chiedo, se non te la senti fa nulla, andrò in ospedale… Potresti aiutarmi? ”
Io avevo già capito tutto prima ancora che lo dicessi esplicitamente,” dissi io. Da come si era posta in imbarazzo ed era arrossita mentre mi esponeva il problema… non volevo crederci!
Dovetti arrossire molto, non volevo per nulla al mondo rinunciare a un’occasione così con la regina delle miei sogni bagnati… Perciò non me lo feci ripetere due volte l’invito a nozze “cosa dici… non è il caso, ecco… se, come ha detto te,ti posso aiutare io.”Certo, capisco l'imbarazzo, lo sa che con me non devi porti problemi. faccio conto di farlo alla mamma, come spesso succede o quando la pungo per le punture, portavo avanti”
Lei prontamente “ tra un mese devo fare l’antitetanica di richiamo” poi dopo tutto devo pur ben essere utile a qualcuno, dicevo tra me e me il corso da volontario a qualcosa serve” “è vero, tu sei sempre stato uno di famiglia, per questo mi sono permessa di chiederlo” “Non devi preoccuparti, io…sono qua ”Si, m’interruppe, tu sei una persona molto discreta e sincera, non te lo avrei chiesto se così non fosse stato…. ecco… vorrei, senza mettere in dubbio che lo farai di certo, cioè… conto su questo perchè tu per favore non ne fare parola con nessuno, “Ma certo – la rassicurai prontamente – questo è sottinteso, si figurati” “Allora… ” –“Mi dici quando sei pronta … ”
–“Ah, si… dunque, è tutto pronto in bagno, vado in camera a prepararmi… ” –“Fa… fai con comodo… ti aspetto qui.” Andò in camera a togliersi la tuta indossando uno scamiciato estivo corto per facilitare “l’operazione” in bagno. Io rimasi incredulo a guardarmi attorno e a chiedermi se quello fosse un sogno o cosa…
Quando ricomparve sulla porta pallida e languida in volto, … notai un paio di volte il suo sguardo cadere sulla patta dei miei jeans, non disse nulla, mi disse
“Andiamo in bagno” la seguii, lì constatai che l’odore che avevo avvertito entrando era quello dell’acqua calda con il sapone di Marsiglia, che era dentro un contenitore di vetro abbastanza grosso ma non riempito fino all’orlo, appeso al gancio dell’accappatoio; conoscevo il bagno “quante sege da ragazzino quando ero da Giulio, con la rovistando nel cesto della roba sporca.
Al contenitore era collegato il tubo bianco lungo un paio di metri che terminava in una cannula lunga una ventina di centimetri e grossa come due volte una Bic, penzolante verso terra. Ormai aveva fatto il passo decisivo non poteva più tirarsi indietro, mi gettò un’occhiata veloce e imbarazzata, poi si accertò della temperatura:“è ancora calda, o il caso di scaldarla… ” mi invito a sentire la temperatura ed io molto deciso:” si può andar bene, se dovesse ancora bruciarle dentro mi fermo” mi guardò ancora con lo sguardo di chi dice“Ti prego, non stare adesso imbambolato… ! “. Pensando al culone di mia mamma, capii di dover prendere io in mano la situazione, mostrando possibilmente una certa sicurezza; allora le dissi:
“bene, è tutto pronto presi tubo e cannula mettiti in posizione comoda… “forse ci verrebbe meglio – e qui dovetti deglutire – se si… chinasse insomma sulla vasca da bagno ma era stretto lo spazio o con una mano sulla tazza ed una sul bidè, non saprei… ” – mio fratello (il cazzo) mi esplodeva dentro i pantaloni, tra parentesi. –“Va bene così? ” – e si chinò a 90° (mamma prima di appoggiarsi alla lavatrice si alzava la gonna ed abbassava le mutandine), lei mise subito una mano sulla tazza del water e l’altra sul bidè. - Per poco non svenni! –tanto che riuscivo a vedere benissimo le labbra della figa ricoperte da splendida peluria castana.“Ah… co… così…. Certo, certo… va… va benissimo, credo… ” – il mio imbarazzo misto a selvaggio eccitamento era palese a questo punto, e dovetti sforzarmi incredibilmente per tentare di darmi un contegno… Cercate di capire!
–aveva ancora lo scamiciato addosso, naturalmente essendo Lei con le mani appoggiate, dovetti alzarlo io, quando andò a prepararsi tolse le mutandine, sulla pelle aveva ancora i segni. Aveva anche un brutto livido bluastro sulla coscia destra, decisamente quando le hanno fatto la puntura antitetanica, le hanno preso un capillare. “Piero…” –“Cerca di non farmi male, va bene? ” –“Forza zia… ” e a quell’incitamento il suo sfintere inizia a palpitare leggermente, credo che la zia si stia contenendo più che può… Mi faccio coraggio in preda all’eccitazione, separo dolcemente con due dita le natiche, sento un respiro affannoso più del mio, prendo il tubetto della vaselina appoggiato sul lavandino, ne spremo sul dito medio destro, la sento irrequieta, stringe, la ungo permettendomi di penetrarla leggermente un po’ dentro l’ano, la sento sorpresa e interdetta, ma lo sfintere si contrae con forza… zia non mi chiede il perchè di quella cura che pongo nella lubrificazione. (Anche sapendo che che qualcosa mia mamma ha raccontato), ungo la cannula e, appoggiatala all’entrata, inizio a esercitare una pressione dolce ma decisa.
Sobbalza, “Flup”… si sente un rumore buffo che a me fa scoppiare il cazzo turgido nei calzoni apro la valvola faccio scorrere un po’ di soluzione, per permettere alla cannala di lubrificare e le affondo dentro la cannula in tutta la sua lunghezza, e qui le sento emettere un sibilo… ma soprattutto ammiro estasiato e incredulo quel tubo che fuoriesce! E quella cannula bianca che scompare oscenamente fra le grinze dello sfintere anale! osservo il liquido caldo partire alla volta dei suoi intestini.
Ecco, le è andato dentro, lo ha sentito ed ha mosso un po’ le chiappe bianche come il latte, si è un po’ irrigidita… Allora mi permetto di carezzarla sul culo sopra da dove esce la cannula, le dico:“Stai tranquilla, rilassati… va tutto bene… dopo pochi minuti era già entrato circa mezzolitro“.Parlando “Solitamente la mamma a mezzo litro mi chiede sempre di chiudere la chiavetta e sfilare la cannula per evacuare e riprendere” a queste parole geme inequivocabilmente, e io riprendo la cannula e piano piano inizio a muoverla impercettibilmente avanti e indietro. Il buco del culo ponza e palpita e le natiche si contraggono con forza… la zia mi dice
“Si, co… così… v… va bene… aaah… continua, n… non ti fermare , non ti ferm… aaahr… eeeh! È il momento, lo capisco: mentre lei freme e continua a dimenare tutto il didietro sinuosamente, nel frattempo continuo a giocare con la cannula del clistere… “Quanto manc… aaah tesoro miooo? Mmmh … hai ...finito? ” –“Vuoi smettere un po’? ” – le biascico io con la voce rotta dall’eccitazione… perdendo ogni inibizione, mi supplica:“Basta, basta clistere… basta … ti prego, mi stai sconvolgendo tutta .”
–“Ssssh! ” – le sussurro –“So cosa devo fare ora… non preoccuparti… ” – chiudo la chiavetta estraggo la cannula d’un sol colpo strappandole un lungo mugolìo; quindi le carezzo le chiappe generose – precisando sempre che l’odore un po’ merdoso di culetto mi saliva al naso facendomi infojare come un toro… la aiuto a tirarsi su, l’abbraccio per permettere al liquido di far effetto, la zia cominciò ad accusare mal di pancia nonchè il bisogno crescente di defecare, aumentato dalla stimolazione anale“Ahi… ahhh! …la pancia scoppia, lo sento, il clistere mi ha fatto effetto, che sensazione strana! Continua ti supplico… ahia! Devo cacare… ! Aaaahhhh…. ! Mmmmmh! ”
A questo punto successe una cosa veramente incredibile! Ebbene, zia cominciarono a scappare piccole scorreggie rumorose e saponate accompagnate dalle sue scuse imbarazzate… ma la misi a suo agio ordinandole:“Forza… non ti vergognare … ecco, scaricati… scaricati pure…. Preparo un altro clistere ? Ne facciamo ancora uno? Si mise a piagnucolare e…disse basta.
Mi stava tornando duro, anzi… durissimo! Nell’aria aleggiava un odorino di merda, e intanto le scariche proseguivano… –“Aaah… ahia, mi brucia tutto il culo, ahi… Ti chiedo scusa, oh, perdonami davvero, Piero, non ho parole… Aaaah! (altra scarica… ) non ho parole per quanto sono imbarazz Aaaah… ta (ancora… )”
–“Ma che dici, ma che dici? ! Non lo capisce che sto impazzendo di goduria nel vederla co… così, Franca? ” –“Ma… oooh… ma t… tu dici davvero? Io… io, ecco… ” –“è una vita che sogno di esserle utile .. non avrei mai immaginato di arrivare a… a tanto, cioè… ” – Ecco, nei fatti mi stavo dichiarando finalmente a cuore aperto alla donna dei miei sogni…
– –“Ma… m.. ma… ma allora… allora non mi sbagliavo sul tuo conto, ragazzaccio! ” – Si voltò sorridente quel tanto necessario per affibbiarmi un lungo bacio alla francese, leccandomi tutte le labbra e fissandomi poi negli occhi… Ero emozionatissimo!!!mi stava praticamente dichiarando la sua reciproca attrazione nei miei confronti! È ovvio raccontare che a tanto strepitoso inizio seguì un meraviglioso e delirante flirt con la madre del mio povero amico Giulio, all’oscuro di tutto. Flirt che riuscimmo a mantenere per poco più di un anno. Ma questa è un’altra storia, anzi… parecchie altre storie di quell’anno che hanno dell’incredibile, anche se è stato tutto vero, e presto tornerò a parlarvene con gioia.
Ma quel pomeriggio miracoloso fu così che andò: una distinta e dolce zia accosciata su un water che rumoreggiava col culo e si svuotava che era un piacere, seduta assieme ad un coetaneo del figlio che la masturbò ancora una volta fino all’orgasmo; poi la feci girare e chinarsi per poterle pulire il culo sozzo e farle un bidet visto la sua inabilità temporanea.
scritto il
2024-10-17
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