Il complesso (seconda parte)
di
L B C
genere
incesti
Il rimorso.
Potrei intitolare così questa seconda parte della storia. Il giorno dopo il nostro amplesso notturno infatti, che non andò oltre il pompino “a due” del quale vi ho raccontato, comunque incredibile e con sborrata colossale, lui era preda di pensieri oscuri, tristi e si sentiva in colpa per avermi coinvolto nelle sue problematiche! Hai voglia a dirgli che non era così, che mi era piaciuto da impazzire, che non aspettavo altro da mesi se non da anni e che se ero una vera troia malata di sesso non era certo per colpa sua (in realtà un po’ sì ma non che lui ne avesse una volontà oggettiva) e che non avevo assolutamente rimpianti anzi, mi sarebbe piaciuto andare ben oltre! Ecco, lui quella cosa non la voleva nemmeno sentire e fu lì che sbottai dicendogli: “Tu non stai bene davvero! Ora disfiamo il letto e mettiamo la biancheria, sia del letto che nostra in lavatrice, prima che la mamma le veda e le venga un colpo, ci diamo una rinfrescata che siamo ancora tutti appiccicati dalla TUA sborra (ero venuto pure io certo ma rispetto alla sua la mia era uno 0,) e dopo andiamo dalla sola persona che ci possa capire e aiutare in questa situazione così complicata e cioè nostra zia Rosa!” ovvero la madre di nostro cugino Maurizio, “l’altro” superdotato, sempre per usare un termine minimalista, di famiglia. Perché zia Rosa? Perché, come vi ho già raccontato, era molto emancipata (parenti, amici e conoscenti proprio per questo l’avevano soprannominata “la tedesca”) e perché in famiglia si dicevano esplicitamente cose turche su lei e suo figlio, tipo che tra loro l’incesto fosse la normalità! D’altra parte questi erano i rischi di mettere tutto in piazza, cioè il contrario di quello che mia madre aveva sempre fatto... ma mia madre era di un’altra generazione e, in fondo per motivi almeno a me non del tutto comprensibili, soprattutto in pubblico aveva sempre tenuto a distanza Roberto fin da piccolo, e infatti di loro due insieme, passati i tre anni, non c’era nemmeno una fotografia, quasi che mia madre si vergognasse di lui! Così quella mattina d’estate, detto fatto, ce ne andammo da zia Rosa che stava in un piccolo appartamento, nel quale abitava con suo figlio, in centro, di proprietà di mio nonno, che glielo aveva messo a disposizione, insieme a una piccola rendita, in cambio della sua assistenza diurna e spesso notturna… e pure qua, nonostante nonno avesse ormai superato i 75 anni, le “voci” di incesti padre – figlia si sprecavano! Lei ci aprì con la sua solita espressione allegra, già ben truccata, forse in procinto di uscire, ma evidentemente per cose rinviabili… magra, 1.70 circa, 45 anni portati benissimo, non un gran che di viso, un po’ quadrato, bocca grande ma non sgraziata, labbra sottili, occhiali e naso un po’ aquilino ma vita stretta (gran fumatrice) e gran culo, tette piccole ma con i capezzoli sempre up, eppoi perennemente in jeans qualunque fosse la circostanza: “Ciao ragazzi, cosa fate qui??”. Era in casa da sola perché Maurizio, avendo lasciato gli studi dopo il terzo anno di Istituto Tecnico Industriale, ora lavorava come elettricista e idraulico apprendista. Ci fece accomodare con grande gentilezza in quello che era un open space ante litteram (all’epoca si chiamava semplicemente “soggiorno e cucina”), col suo solito sorriso che aveva il potere di mettere serenità nelle persone con le quali si relazionava… anche in questo era molto diversa da nostra madre sempre molto seriosa e imbronciata. “Che vi posso offrire? Prendete un caffè?”, “Sì zia ma magari dopo, io e Roberto siamo qua per un motivo molto serio…” e lei, cambiando subito espressione: “Ma ditemi pure, che succede?” Non ci girai intorno, lo avevamo fatto già per troppo tempo: “Abbiamo scoperto che ci piacciono gli uomini e non solo, ieri notte tra noi è successo…” e le raccontammo tutto! Si rasserenò immediatamente: “Ragazzi e dove sta il problema?” in realtà rispose come mi aspettavo e continuò: “Fate quello che vi sentite!”, “Ma ti pare normale? – intervenne Roberto – ma hai sentito quello che abbiamo fatto o no??” e lei: “Sì, ho sentito, e vi chiedo di nuovo dove sia il problema… mi pare vi sia piaciuto… ma poi: ci potete fare qualcosa? Se è la vostra natura allora questo è ciò che è “normale” per voi… perché nessuno vi può chiedere di andare contro voi stessi! Il resto sono parole ipocrite. Fidatevi: nessuno cambia ma soprattutto nessuno cambia nessuno! Ricordatevelo bene: la vita è così breve… perciò è meglio assecondare quello che ciascuno di noi è veramente, cercando di non far del male alle persone che abbiamo intorno. Altro conto sarebbe se mi avreste raccontato che tu o tu avresti agito con violenza!” Seguì almeno un minuto di totale silenzio in cui finalmente anche Roberto iniziò a riflettere, pure se l’espressione perplessa rimase comunque evidente sul suo viso… “Facciamo un gioco?” ci disse sorridendo, e noi quasi all’unisono: “E quale?” e lei tranquilla: “Ciascuno racconta le sue fantasie sessuali, dopo di che cercheremo di renderle reali… voi non preoccupatevi, al come penserò io, ma avete bisogno di far uscire quello che avete dentro, solo così ritroverete la vostra serenità… vi va??” io acconsentii con entusiasmo mentre Roberto, col suo carattere sempre un po’ uggioso, non mancò di mostrare la solita diffidenza… e zia Rosa, per tutta risposta: “Partiamo da te allora – e col suo solito sorriso – chi ti piacerebbe essere e cosa vorresti fare?” e lui: “Mi piacerebbe non avere sempre tanti problemi a vestirmi per esempio, perché devo nascondere questo enorme “coso” che ho tra le gambe!... mi piacerebbe indossare una gonna” e lei: “Una gonna? Va bene! Venite con me” e ci portò nella sua camera dove, addossata alla parete di fianco al letto, c’era una grossa cassa di colore verde bottiglia con le chiusure dorate che dava l’idea di avere qualche anno… “Però prima facciamo una cosa: spogliamoci, intimo compreso, liberiamoci delle cose che ci impediscono di esprimere davvero quello che siamo, così ciascuno potrà poi diventare il personaggio che vuole… vi va?” e in men che non si dica, come fosse la cosa più normale di questo mondo, rimase completamente nuda davanti a noi!: “Allora, vediamo un po’… dove sarà finita?” e tirò fuori una gonna rossa della sua taglia, ma che sicuramente sarebbe andata bene anche a Roberto… “Allora ti spogli o no??” Evidentemente a Roberto quella gonna piaceva molto perché non riusciva a staccare gli occhi da quell’indumento dalla tonalità così vivace… un bel rosso acceso… “Ah, finalmente” Roberto adesso era completamente nudo e l’idea che dava era letteralmente quella di un asino in tempo di carestia, magro come un chiodo ma con quel gigantesco membro pendulo ben oltre il ginocchio! E zia Rosa, da quella gran troia navigata che era, non diede a vedere alcuna sorpresa, né riguardo al supercazzo né a me che sbavavo e sudavo, e meno male che pure io mi ero completamente denudato perché sennò avrei di certo collassato ma invece, evidentemente, il freschetto dell’ambiente mi tenne su senza farmi stramazzare al suolo. “Mettitela su dai… e tu?” disse rivolgendosi a me… “Beh, penso che anche a te piacerebbe vestirti un po’ da donna no??” e io: “S…sì zia… certo!” e lei sorridendo: “Ti do una gonnella sul blu” e tirò fuori anche per me una minigonna un po’ a sbuffo blu chiaro. “Oh ragazzi, menomale che non siete pelosi che a me gli uomini pelosi fanno pure un po’ schifo, trasformarvi in quello che vorreste essere sarà sicuramente più semplice!” così io indossai la gonna e lei: “sei bellissimo eppoi, a differenza di tuo fratello, per poco dotato come sei, non hai problemi a nascondere il tuo cazzetto, magari poi ti darò uno slippino… invece lui… vediamo un po’…” e tirò fuori un paio di collant scure con la riga… “Hai un bel paio di coscette caro, ginocchio e caviglie sottili, proprio femminili… ti dovrebbero stare, terza gamba compresa!” e rise, dandoci l’idea di come si potesse davvero sdrammatizzare qualsiasi cosa… e così Roberto le indossò, non senza qualche difficoltà, ma la provvidenziale zia Rosa, con grande affetto e delicatezza, lo aiutò e così, girandoglielo dietro la gamba destra, e mettendolo sotto la riga nera, fece in modo di ottenere un effetto straordinario, molto “femminile”, nonostante l’enorme cazzo che ovviamente non sparì ma diventò un vedo non vedo davvero molto eccitante, al punto che il cazzetto, come lo chiamava la zia (ma in realtà erano circa 18 cm… cazzetto se paragonato al membro asinino di mio fratello ovviamente!) mi si indurì talmente tanto che mi faceva male e mi sporgeva da sotto la minigonna! E lei: “Ma guarda tu che disastro: eri così bello senza cazzo! Qui bisogna fare qualcosa…” e, inginocchiandosi davanti a me, iniziò a spompinarmelo con grande impegno… facendoselo arrivare talmente in profondità dentro la sua gola che iniziò a fare dei versi strani: “Gurgle… glogg… glick… ” e io mi sentii esplodere il cervello e in men che non si dica iniziai a venire come non mi era mai successo prima, allagandole la bocca e la gola… ma il cazzo mi rimase ancora duro! E così lei, dopo aver ingoiato tutto il mio sperma senza batter ciglio, eppure vi posso assicurare che non fosse poco, disse seria: “qua ci vuole un trattamento urto!” ma intanto anche il mio fratellino, vista la scena, iniziò ad avere qualche serio problema a tener a bada la sua proboscide, al punto che dovette tirarla fuori dalle collant e ora svettava dura come il marmo coi suoi quasi 70 cm di lunghezza! “Oh ma che tragedia! Due travestiti in erezione… ma ci penso io, ve lo avevo promesso no?? Tu Roberto mettiti qua sul tappeto (davanti al letto a 2 piazze e all’armadio con un grande specchio centrale, che casuale o no, ci faceva vedere meglio da tutti i lati), ora vi faccio vedere… vi piacerà” il cazzo di Roberto era veramente immenso, e duro, spaventosamente largo… ma lei, mettendosi a cavalcioni della sua testa, praticamente dandogli la fica in faccia, spalancò la gran bocca e se lo infilò ma naturalmente quel cazzo era “troppo enorme” per qualsiasi bocca! Così lei, sempre a bocca spalancata più che potesse, si appoggiò le mani alla mandibola, di qua e di là del viso e, con i pollici, la spinse con decisione verso il basso… si sentirono distintamente due clack, come schioccare le dita di una mano… e così iniziò a infilarselo, facendoselo scivolare in gola… lo spettacolo era incredibile… oltre che assolutamente impressionante: sembrava un serpente che ingoia la sua preda… eravamo allibiti! E anche qua versi “Glick, glug” e ovviamente conati e urti di vomito ma perfettamente controllati… poi, mentre ingoiava con incredibile voracità, i centimetri ingurgitati erano già una trentina… mi fece dei segni dal significato inequivocabile e cioè: “Ti va di incularmi caro?” mentre continuava imperterrita a spingersi giù il supercazzo nonostante i sintomi di vomito imminente fossero tutt’altro che spariti!… allora, al colmo dell’eccitazione, io mi misi dietro di lei, le allargai le grosse natiche e… aveva l’ano completamente spanato… quando gli appoggiai la punta del “cazzetto” e spinsi praticamente me lo sentii aspirare nel suo antro, entrò non solo facilmente ma come se me lo risucchiasse dentro! Mio fratello da sotto, complice anche lo specchio, vedeva tutto lo spettacolo e continuava a ripetere come ipnotizzato: “Veramente è incredibile!” tra versi, conati e rutti dell’insaziabile zia… a un certo punto Roberto iniziò a sospirare e…: “Non ce la faccio più, vengo!” e cominciò a vomitare sborra come la sera prima… ma la zia Rosa non si scompose e continuò a farsi scivolare l’enorme cazzo palpitante giù lungo l’esofago, e lui: “Oh gran troia! Come fai non lo so ma ti riempio tutta di sperma!” la sborrata durò almeno 3 minuti, durante i quali stavolta davvero Roberto svuotò i suoi enormi coglioni… ma lei ingoiò tutto, ma proprio tutto! Io a mia volta non potei più trattenermi e venni nel suo ano un’altra volta, ma senza troppa sborra, visto che ero venuto poco prima… e il risultato fu che, finalmente, i cazzi ci si afflosciarono! A questo punto lei si sfilò l’immane palo dallo stomaco, tirando su, attaccati alla gigantesca cappella ormai molle, dei lunghi filamenti di muco gastrico: l’odore era forte! Oltre ai muchi dalla sua bocca uscivano anche fili bianchi che capimmo subito essere sborra già un po’ rappresa… lei non si scompose, si rimise a posto la bocca con altri scrocchi e, diligentemente, leccò il tutto staccandolo dalla cappella e dalla mazza, e ingoiando di gusto!
Potrei intitolare così questa seconda parte della storia. Il giorno dopo il nostro amplesso notturno infatti, che non andò oltre il pompino “a due” del quale vi ho raccontato, comunque incredibile e con sborrata colossale, lui era preda di pensieri oscuri, tristi e si sentiva in colpa per avermi coinvolto nelle sue problematiche! Hai voglia a dirgli che non era così, che mi era piaciuto da impazzire, che non aspettavo altro da mesi se non da anni e che se ero una vera troia malata di sesso non era certo per colpa sua (in realtà un po’ sì ma non che lui ne avesse una volontà oggettiva) e che non avevo assolutamente rimpianti anzi, mi sarebbe piaciuto andare ben oltre! Ecco, lui quella cosa non la voleva nemmeno sentire e fu lì che sbottai dicendogli: “Tu non stai bene davvero! Ora disfiamo il letto e mettiamo la biancheria, sia del letto che nostra in lavatrice, prima che la mamma le veda e le venga un colpo, ci diamo una rinfrescata che siamo ancora tutti appiccicati dalla TUA sborra (ero venuto pure io certo ma rispetto alla sua la mia era uno 0,) e dopo andiamo dalla sola persona che ci possa capire e aiutare in questa situazione così complicata e cioè nostra zia Rosa!” ovvero la madre di nostro cugino Maurizio, “l’altro” superdotato, sempre per usare un termine minimalista, di famiglia. Perché zia Rosa? Perché, come vi ho già raccontato, era molto emancipata (parenti, amici e conoscenti proprio per questo l’avevano soprannominata “la tedesca”) e perché in famiglia si dicevano esplicitamente cose turche su lei e suo figlio, tipo che tra loro l’incesto fosse la normalità! D’altra parte questi erano i rischi di mettere tutto in piazza, cioè il contrario di quello che mia madre aveva sempre fatto... ma mia madre era di un’altra generazione e, in fondo per motivi almeno a me non del tutto comprensibili, soprattutto in pubblico aveva sempre tenuto a distanza Roberto fin da piccolo, e infatti di loro due insieme, passati i tre anni, non c’era nemmeno una fotografia, quasi che mia madre si vergognasse di lui! Così quella mattina d’estate, detto fatto, ce ne andammo da zia Rosa che stava in un piccolo appartamento, nel quale abitava con suo figlio, in centro, di proprietà di mio nonno, che glielo aveva messo a disposizione, insieme a una piccola rendita, in cambio della sua assistenza diurna e spesso notturna… e pure qua, nonostante nonno avesse ormai superato i 75 anni, le “voci” di incesti padre – figlia si sprecavano! Lei ci aprì con la sua solita espressione allegra, già ben truccata, forse in procinto di uscire, ma evidentemente per cose rinviabili… magra, 1.70 circa, 45 anni portati benissimo, non un gran che di viso, un po’ quadrato, bocca grande ma non sgraziata, labbra sottili, occhiali e naso un po’ aquilino ma vita stretta (gran fumatrice) e gran culo, tette piccole ma con i capezzoli sempre up, eppoi perennemente in jeans qualunque fosse la circostanza: “Ciao ragazzi, cosa fate qui??”. Era in casa da sola perché Maurizio, avendo lasciato gli studi dopo il terzo anno di Istituto Tecnico Industriale, ora lavorava come elettricista e idraulico apprendista. Ci fece accomodare con grande gentilezza in quello che era un open space ante litteram (all’epoca si chiamava semplicemente “soggiorno e cucina”), col suo solito sorriso che aveva il potere di mettere serenità nelle persone con le quali si relazionava… anche in questo era molto diversa da nostra madre sempre molto seriosa e imbronciata. “Che vi posso offrire? Prendete un caffè?”, “Sì zia ma magari dopo, io e Roberto siamo qua per un motivo molto serio…” e lei, cambiando subito espressione: “Ma ditemi pure, che succede?” Non ci girai intorno, lo avevamo fatto già per troppo tempo: “Abbiamo scoperto che ci piacciono gli uomini e non solo, ieri notte tra noi è successo…” e le raccontammo tutto! Si rasserenò immediatamente: “Ragazzi e dove sta il problema?” in realtà rispose come mi aspettavo e continuò: “Fate quello che vi sentite!”, “Ma ti pare normale? – intervenne Roberto – ma hai sentito quello che abbiamo fatto o no??” e lei: “Sì, ho sentito, e vi chiedo di nuovo dove sia il problema… mi pare vi sia piaciuto… ma poi: ci potete fare qualcosa? Se è la vostra natura allora questo è ciò che è “normale” per voi… perché nessuno vi può chiedere di andare contro voi stessi! Il resto sono parole ipocrite. Fidatevi: nessuno cambia ma soprattutto nessuno cambia nessuno! Ricordatevelo bene: la vita è così breve… perciò è meglio assecondare quello che ciascuno di noi è veramente, cercando di non far del male alle persone che abbiamo intorno. Altro conto sarebbe se mi avreste raccontato che tu o tu avresti agito con violenza!” Seguì almeno un minuto di totale silenzio in cui finalmente anche Roberto iniziò a riflettere, pure se l’espressione perplessa rimase comunque evidente sul suo viso… “Facciamo un gioco?” ci disse sorridendo, e noi quasi all’unisono: “E quale?” e lei tranquilla: “Ciascuno racconta le sue fantasie sessuali, dopo di che cercheremo di renderle reali… voi non preoccupatevi, al come penserò io, ma avete bisogno di far uscire quello che avete dentro, solo così ritroverete la vostra serenità… vi va??” io acconsentii con entusiasmo mentre Roberto, col suo carattere sempre un po’ uggioso, non mancò di mostrare la solita diffidenza… e zia Rosa, per tutta risposta: “Partiamo da te allora – e col suo solito sorriso – chi ti piacerebbe essere e cosa vorresti fare?” e lui: “Mi piacerebbe non avere sempre tanti problemi a vestirmi per esempio, perché devo nascondere questo enorme “coso” che ho tra le gambe!... mi piacerebbe indossare una gonna” e lei: “Una gonna? Va bene! Venite con me” e ci portò nella sua camera dove, addossata alla parete di fianco al letto, c’era una grossa cassa di colore verde bottiglia con le chiusure dorate che dava l’idea di avere qualche anno… “Però prima facciamo una cosa: spogliamoci, intimo compreso, liberiamoci delle cose che ci impediscono di esprimere davvero quello che siamo, così ciascuno potrà poi diventare il personaggio che vuole… vi va?” e in men che non si dica, come fosse la cosa più normale di questo mondo, rimase completamente nuda davanti a noi!: “Allora, vediamo un po’… dove sarà finita?” e tirò fuori una gonna rossa della sua taglia, ma che sicuramente sarebbe andata bene anche a Roberto… “Allora ti spogli o no??” Evidentemente a Roberto quella gonna piaceva molto perché non riusciva a staccare gli occhi da quell’indumento dalla tonalità così vivace… un bel rosso acceso… “Ah, finalmente” Roberto adesso era completamente nudo e l’idea che dava era letteralmente quella di un asino in tempo di carestia, magro come un chiodo ma con quel gigantesco membro pendulo ben oltre il ginocchio! E zia Rosa, da quella gran troia navigata che era, non diede a vedere alcuna sorpresa, né riguardo al supercazzo né a me che sbavavo e sudavo, e meno male che pure io mi ero completamente denudato perché sennò avrei di certo collassato ma invece, evidentemente, il freschetto dell’ambiente mi tenne su senza farmi stramazzare al suolo. “Mettitela su dai… e tu?” disse rivolgendosi a me… “Beh, penso che anche a te piacerebbe vestirti un po’ da donna no??” e io: “S…sì zia… certo!” e lei sorridendo: “Ti do una gonnella sul blu” e tirò fuori anche per me una minigonna un po’ a sbuffo blu chiaro. “Oh ragazzi, menomale che non siete pelosi che a me gli uomini pelosi fanno pure un po’ schifo, trasformarvi in quello che vorreste essere sarà sicuramente più semplice!” così io indossai la gonna e lei: “sei bellissimo eppoi, a differenza di tuo fratello, per poco dotato come sei, non hai problemi a nascondere il tuo cazzetto, magari poi ti darò uno slippino… invece lui… vediamo un po’…” e tirò fuori un paio di collant scure con la riga… “Hai un bel paio di coscette caro, ginocchio e caviglie sottili, proprio femminili… ti dovrebbero stare, terza gamba compresa!” e rise, dandoci l’idea di come si potesse davvero sdrammatizzare qualsiasi cosa… e così Roberto le indossò, non senza qualche difficoltà, ma la provvidenziale zia Rosa, con grande affetto e delicatezza, lo aiutò e così, girandoglielo dietro la gamba destra, e mettendolo sotto la riga nera, fece in modo di ottenere un effetto straordinario, molto “femminile”, nonostante l’enorme cazzo che ovviamente non sparì ma diventò un vedo non vedo davvero molto eccitante, al punto che il cazzetto, come lo chiamava la zia (ma in realtà erano circa 18 cm… cazzetto se paragonato al membro asinino di mio fratello ovviamente!) mi si indurì talmente tanto che mi faceva male e mi sporgeva da sotto la minigonna! E lei: “Ma guarda tu che disastro: eri così bello senza cazzo! Qui bisogna fare qualcosa…” e, inginocchiandosi davanti a me, iniziò a spompinarmelo con grande impegno… facendoselo arrivare talmente in profondità dentro la sua gola che iniziò a fare dei versi strani: “Gurgle… glogg… glick… ” e io mi sentii esplodere il cervello e in men che non si dica iniziai a venire come non mi era mai successo prima, allagandole la bocca e la gola… ma il cazzo mi rimase ancora duro! E così lei, dopo aver ingoiato tutto il mio sperma senza batter ciglio, eppure vi posso assicurare che non fosse poco, disse seria: “qua ci vuole un trattamento urto!” ma intanto anche il mio fratellino, vista la scena, iniziò ad avere qualche serio problema a tener a bada la sua proboscide, al punto che dovette tirarla fuori dalle collant e ora svettava dura come il marmo coi suoi quasi 70 cm di lunghezza! “Oh ma che tragedia! Due travestiti in erezione… ma ci penso io, ve lo avevo promesso no?? Tu Roberto mettiti qua sul tappeto (davanti al letto a 2 piazze e all’armadio con un grande specchio centrale, che casuale o no, ci faceva vedere meglio da tutti i lati), ora vi faccio vedere… vi piacerà” il cazzo di Roberto era veramente immenso, e duro, spaventosamente largo… ma lei, mettendosi a cavalcioni della sua testa, praticamente dandogli la fica in faccia, spalancò la gran bocca e se lo infilò ma naturalmente quel cazzo era “troppo enorme” per qualsiasi bocca! Così lei, sempre a bocca spalancata più che potesse, si appoggiò le mani alla mandibola, di qua e di là del viso e, con i pollici, la spinse con decisione verso il basso… si sentirono distintamente due clack, come schioccare le dita di una mano… e così iniziò a infilarselo, facendoselo scivolare in gola… lo spettacolo era incredibile… oltre che assolutamente impressionante: sembrava un serpente che ingoia la sua preda… eravamo allibiti! E anche qua versi “Glick, glug” e ovviamente conati e urti di vomito ma perfettamente controllati… poi, mentre ingoiava con incredibile voracità, i centimetri ingurgitati erano già una trentina… mi fece dei segni dal significato inequivocabile e cioè: “Ti va di incularmi caro?” mentre continuava imperterrita a spingersi giù il supercazzo nonostante i sintomi di vomito imminente fossero tutt’altro che spariti!… allora, al colmo dell’eccitazione, io mi misi dietro di lei, le allargai le grosse natiche e… aveva l’ano completamente spanato… quando gli appoggiai la punta del “cazzetto” e spinsi praticamente me lo sentii aspirare nel suo antro, entrò non solo facilmente ma come se me lo risucchiasse dentro! Mio fratello da sotto, complice anche lo specchio, vedeva tutto lo spettacolo e continuava a ripetere come ipnotizzato: “Veramente è incredibile!” tra versi, conati e rutti dell’insaziabile zia… a un certo punto Roberto iniziò a sospirare e…: “Non ce la faccio più, vengo!” e cominciò a vomitare sborra come la sera prima… ma la zia Rosa non si scompose e continuò a farsi scivolare l’enorme cazzo palpitante giù lungo l’esofago, e lui: “Oh gran troia! Come fai non lo so ma ti riempio tutta di sperma!” la sborrata durò almeno 3 minuti, durante i quali stavolta davvero Roberto svuotò i suoi enormi coglioni… ma lei ingoiò tutto, ma proprio tutto! Io a mia volta non potei più trattenermi e venni nel suo ano un’altra volta, ma senza troppa sborra, visto che ero venuto poco prima… e il risultato fu che, finalmente, i cazzi ci si afflosciarono! A questo punto lei si sfilò l’immane palo dallo stomaco, tirando su, attaccati alla gigantesca cappella ormai molle, dei lunghi filamenti di muco gastrico: l’odore era forte! Oltre ai muchi dalla sua bocca uscivano anche fili bianchi che capimmo subito essere sborra già un po’ rappresa… lei non si scompose, si rimise a posto la bocca con altri scrocchi e, diligentemente, leccò il tutto staccandolo dalla cappella e dalla mazza, e ingoiando di gusto!
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