Il Complesso (terza parte)
di
L B C
genere
incesti
La trasformazione.
Credo davvero sia il titolo giusto per questa terza parte del mio racconto.
Eravamo già travestiti per metà, ciascuno con la sua bella gonnellina, lui rossa e io blu e la lingerie della bisogna, secondo quel desiderio latente nelle nostre menti sofferenti e bizzarre ma ora finalmente razionalizzato ed espresso, che la nostra “zia-maga” dalla mandibola serpentesca aveva provveduto a far diventare realtà, mantenendo così la sua promessa!, anche non senza pensare al suo piacere, ma questo potevamo pure consentirglielo no? Ma ora che finalmente i nostri “bollori ormonali” avevano trovato la loro soddisfazione, scaricandosi nel corpo della nostra cara zia e così ammainati i cazzi e con essi la nostra residuale virilità, quella “metamorfosi” rispetto al nostro sesso biologico, che tanti dolori ci aveva procurato fin dall’infanzia, poteva proseguire senza ulteriori intoppi! E così…: “Però ragazzi ora puzzate un po’, dobbiamo fare qualcosa! Su: via tutto e andiamo in bagno…” che poi “via tutto”: avevamo indosso, come ripeto, soltanto gonna e slippino io, e lui, oltre la mini, un paio di collant… con lei sempre nuda però intonsa… nonostante l’avessimo ben irrorata col nostro seme, ma la troia “metafisica” l’aveva aspirato e tenuto tutto perfettamente all’interno di sé, come avrebbe fatto un aspirapolvere di quelli costosi! Restai abbastanza sorpreso nell’entrare in bagno, che in quella casa non eravamo mai stati se non di passaggio con i nostri genitori e non c’eravamo mai allontanati dalla sala, perché si trattava di un ambiente inaspettatamente grande, dominato da una vasca da bagno retrò, quelle che chiamano freestanding, per dire che non sono murate… era bianca con i classici piedini, solo che era molto grande, potrei dire matrimoniale! Zia si accorse della mia sorpresa e: “Questa tuo nonno l’ha fatta fare su misura, perché veniva qua con le sue troie e non solo femmine…” e rise! E proseguì nel racconto, stile guida turistica: “Pensa che, a parte farsi dare dal costruttore un pezzo dell’appartamento di fianco pagandolo profumatamente, ha dovuto far rinforzare la soletta per installarla! E menomale che all’epoca sotto non ci abitava nessuno e fare i lavori è stato più facile! Ora vi fate un bel bagno con le essenze che in genere uso io, così sarete belle profumate che poi vi trucco per bene… vedrete: sarete delle gran gnocche!” e aprì i grossi rubinetti mescolando con cura la calda e la fredda… in poco tempo la vasca gigante si riempì, evidentemente i tubi di mandata erano stati dimensionati in modo da mandare più acqua e: “Pensate che vostro nonno fece installare una cisterna sul tetto per avere l’acqua disponibile subito e non far attendere i suoi ospiti… che galantuomo no?? Il porco!”. Era un vero bagnoschiuma… entrammo trovando l’acqua un po’ calda ma in poco tempo ci acclimatammo, sentendola poi molto piacevole sulla pelle, e stavamo davvero comodi! Nell’entrare nell’inusitata vasca la cara zia ci aiutò, soprattutto Roberto, per evitare che la sua proboscide si impigliasse da qualche parte e si facesse male, visto che il bordo era parecchio alto… “Su, ora rilassatevi e state un po’ a mollo… io vado di là che ho delle cose da fare, poi torno e vi darò una bella strigliata, dovete essere belle pulite, morbide e profumate… che più tardi, truccate e vestite, vi porterò da qualcuno che avrà molto piacere di conoscervi nella vostra nuova veste…”. Tutto quello che stava accadendo ci sembrava incredibile! Eravamo entrati in quella casa vittime di una specie di incubo, soprattutto Roberto, e ora invece ci sembrava un sogno dal quale non avremmo più voluto svegliarci… stavamo davvero bene, tranquille e rilassate in mezzo a tutta quella schiuma… al punto che ci venne il dubbio che le “essenze” della zia contenessero pure qualche sostanza, vaporizzata nell’acqua calda e quindi nell’ambiente, tale da farci sentire davvero “bene”, non sballate ma beate! Infatti lei, quando tornò, aprì subito un vasistas in fondo alla stanza da bagno, poi prese un guanto di crine e ci strofinò per bene… aveva portato due begli accappatoi di colore beige in spugna morbida… ci aiutò ad asciugarci i capelli che sia io che Roberto tenevamo corti, e… “Non avete un gran ché in faccia ma è meglio che vi radiate… ci sono due rasoi nell’anta di fianco allo specchio e due pennelli con la schiuma lì nel contenitore…” i lavandini erano già due come nelle case “prestige” moderne… insomma nulla era stato lasciato al caso là dentro… raderci fu molto rapido perché appunto non c’era un gran che da tagliare, e: “Dai venite in camera che ho i miei trucchi, così vi faccio belle… non una cosa pesante, ma vi cambierà ulteriormente.” Una volta usciti dal bagno, lontani dai fumi che ancora salivano dall’acqua abbondante e ben calda della “vascona” che pian piano si vuotava, riprendemmo un po’ a ragionare e Roberto chiese preoccupato: “Ma dobbiamo uscire conciate come due femmine?? E da chi ci porteresti? È lontano?” Zia Rosa sorrise e rispose con la sua solita allegria: “Beh certo, ma tanto non vi riconoscerà nessuno, chi vi guarderà penserà che siete due mie amiche, l’unica cosa che potrà tradirti, cara, sarà quel pitone che hai tra le gambe, ma lo nasconderemo al meglio e poi che si fottano!… e no, non è lontano, meno di 10 minuti a piedi. Però vi metterete delle scarpe da donna, coi tacchi!” e rise di gusto… e continuò: “Tranquille, nella mia cassa verde c’è un mondo, sicuramente troveremo le scarpe adatte a voi… magari un po’ da troie! Ora per piacere caro accomodati sulla poltrona davanti alla toeletta…” e così detto-fatto iniziò a truccarlo…: “ Sei proprio carino sai? Sarà semplice, hai il naso un po’ grosso, ma è più che altro lungo e la punta non è grossa… non ci darà problemi” e così, prima la preparazione con una crema idratante, viso e contorno occhi, poi primer, ma data la giovane età niente di che, era giusto per farlo diventare proprio femminile, poi fondotinta, correttore, cipria, fard e bronze per il naso, terra, applicata nel caso di mio fratello, molto chiaro di carnagione e visto il viso un po’ allungato (lui era tutto lungo!), sotto le guance sfumandolo verso l’attaccatura dei capelli (a me lo applicò sotto gli zigomi sfumandolo all’esterno e in alto, avendo io il viso più tondo…) dedicandosi poi agli occhi che mio fratello aveva di un verde intenso… zia Rosa aveva l’abilità di una visagista e il risultato fu incredibile… Roberto sembrava davvero una bella ragazza… rossetto alle labbra di un bel rosa e pesca… il tutto durò oltre trenta minuti durante i quali lei mi chiese di guardare nella cassa verde per due parrucche: “Tu rossa e lei bionda, va bene??”… e due paia di scarpe della misura giusta… “Le troverai, lì dentro c’è di tutto!”, ma io un po’ in soggezione: “Sicuro che posso guardarci?” , mi rispose ridendo: “Ma certo! Cosa credi che sia? È solo una vecchia cassa, non è mica la borsa di Mary Poppins, che tra l’altro io quella stronza non la sopporto proprio, sempre così sobria e misurata… mai una volta che si sia fatta vedere col culo di fuori!”… “Ma zia che dici? Mary Poppins è solo un personaggio di fantasia!”, “Vero! Ma il bene esiste ed è così banale… invece quello che fa tirare l’uccello è il male, non il bene… io sarò pure una strega e mi nutro di cazzi e sensualità, ma sono quello che sono senza ipocrisie, l’ho voluto e non ho niente da nascondere, infatti io non ho problemi a stare nuda!”. Erano discorsi strani che mi mettevano parecchio a disagio non solo per i contenuti bizzarri (ma ci stava col personaggio…) ma anche per il tono che usava, e inoltre continuavo a rovistare ma nella cassa non trovavo niente che facesse al caso nostro, pareva quasi vuota ma istintivamente avevo un po’ paura a guardarci dentro, infatti più che altro andavo a tentoni… non c’erano né scarpe né parrucche, altre cianfrusaglie sì ma nulla di utile, finché non mi imbattei in un grosso e pesante volume che poi scoprii essere un album fotografico dalla copertina spessa, di cartone rivestita in cuoio marrone scuro… era pieno di foto… sarà pesato almeno 10 kg e così dissi ridendo, tanto per restare in tema stregonesco, io studente della Facoltà di Lettere ma, mentre io volevo solo scherzare, lei proprio no: “Pensavo fossero le efesia grammata!” cioè un libro, anzi, più libri, dei grossi volumi per quel che se ne sa, di sortilegi dell’antichità, che tra l’altro io sapevo fossero pure stati distrutti… al che lei, senza guardare quello che avessi tirato fuori, impegnata com’era al trucco di Roberto, rispose molto seria: “No, quelle sono più sotto, invece questo è l’album di famiglia… dà pure un’occhiata, ti piacerà!” Quando lo aprii rimasi senza parole… infatti la prima immagine che vidi, stampata sul risguardo, fu quella di nostra madre qualche anno prima, impalata su un cazzo enorme e dalle dimensioni anche maggiori di quello di Roberto. “Visto la tua mammina?? - Fece lei ridendo – lì era decisamente più giovane di voi… guardatela come gode a farsi fottere la troia perbenista!” e sì, effettivamente aveva l’enorme membro piantato nella fica slargata e arrossata per le dimensioni equine, lui sotto (ma lui chi?) e lei sopra… un palo gigantesco e duro, pieno di nervature e nodi, che sembrava, dalla sua espressione, farla godere e spossarla nello stesso tempo! “Roberto dovrai avere pazienza però che ti sto truccando. Poi quando tuo fratello avrà finito di lustrarsi gli occhi con le gesta di famiglia, che intanto pure io avrò finito con te, potrai guardare anche tu! Scoprirete quanto la realtà sia diversa da quello che pensate, ma vi aiuterà, vi sentirete più liberi.” E così continuai a sfogliare quel catalogo di indecenze, un menù incredibile di ogni tipo di amplessi incestuosi, dominato da quella nerchia gonfia dalla gran cappella, larga come un grosso pugno e piazzata su un collo che, allargandosi a ben altra dimensione, la collegava a una mazza lunga, nerboruta e venosa… fotografato in ogni posa e impegnato in tutti i possibili orifizi. Le protagoniste erano loro, le femmine di famiglia qualche anno fa: mia madre, mia nonna e zia Rosa. Spesso le foto avevano un titolo, per esempio una che se non fossi venuto due volte poco prima mi avrebbe fatto sborrare immediatamente, era intitolata “La spada nella roccia”… la roccia erano i glutei sodi di nostra madre con quel gigantesco membro infilato a sfondarla tutta, lasciando solo lo spazio per la piccola mano di nostra nonna che la impugnava come una spada senza l’elsa. In un’altra sempre nostra madre sorridente era fotografata seduta sull’enorme membro tutto infilato nel culo, che le gonfiava la pancia, e qui il titolo era, un po’ scontato ma di grande effetto: “Incinta del cazzo!”… ed ecco quella in cui delle giovanissime zia Rosa e mamma, guidate dalla nonna, eccitata e giuliva, si succhiavano le enormi palle mentre lui dava l’idea di spararsi una gran sega… e infatti in quella dopo le facce di tutt’e tre le troie erano completamente ricoperte da un’enorme quantità di sperma! Ci sarebbero volute ore intere a sfogliare quell’enorme cumulo di porcherie così oscene ma così succulente, ciascuna foto infatti avrebbe meritato una sega ad hoc. “Ma lui… chi è?” Chiesi ingenuo… e lei: “Secondo te?” e Roberto laconico: “Nonno”.
Credo davvero sia il titolo giusto per questa terza parte del mio racconto.
Eravamo già travestiti per metà, ciascuno con la sua bella gonnellina, lui rossa e io blu e la lingerie della bisogna, secondo quel desiderio latente nelle nostre menti sofferenti e bizzarre ma ora finalmente razionalizzato ed espresso, che la nostra “zia-maga” dalla mandibola serpentesca aveva provveduto a far diventare realtà, mantenendo così la sua promessa!, anche non senza pensare al suo piacere, ma questo potevamo pure consentirglielo no? Ma ora che finalmente i nostri “bollori ormonali” avevano trovato la loro soddisfazione, scaricandosi nel corpo della nostra cara zia e così ammainati i cazzi e con essi la nostra residuale virilità, quella “metamorfosi” rispetto al nostro sesso biologico, che tanti dolori ci aveva procurato fin dall’infanzia, poteva proseguire senza ulteriori intoppi! E così…: “Però ragazzi ora puzzate un po’, dobbiamo fare qualcosa! Su: via tutto e andiamo in bagno…” che poi “via tutto”: avevamo indosso, come ripeto, soltanto gonna e slippino io, e lui, oltre la mini, un paio di collant… con lei sempre nuda però intonsa… nonostante l’avessimo ben irrorata col nostro seme, ma la troia “metafisica” l’aveva aspirato e tenuto tutto perfettamente all’interno di sé, come avrebbe fatto un aspirapolvere di quelli costosi! Restai abbastanza sorpreso nell’entrare in bagno, che in quella casa non eravamo mai stati se non di passaggio con i nostri genitori e non c’eravamo mai allontanati dalla sala, perché si trattava di un ambiente inaspettatamente grande, dominato da una vasca da bagno retrò, quelle che chiamano freestanding, per dire che non sono murate… era bianca con i classici piedini, solo che era molto grande, potrei dire matrimoniale! Zia si accorse della mia sorpresa e: “Questa tuo nonno l’ha fatta fare su misura, perché veniva qua con le sue troie e non solo femmine…” e rise! E proseguì nel racconto, stile guida turistica: “Pensa che, a parte farsi dare dal costruttore un pezzo dell’appartamento di fianco pagandolo profumatamente, ha dovuto far rinforzare la soletta per installarla! E menomale che all’epoca sotto non ci abitava nessuno e fare i lavori è stato più facile! Ora vi fate un bel bagno con le essenze che in genere uso io, così sarete belle profumate che poi vi trucco per bene… vedrete: sarete delle gran gnocche!” e aprì i grossi rubinetti mescolando con cura la calda e la fredda… in poco tempo la vasca gigante si riempì, evidentemente i tubi di mandata erano stati dimensionati in modo da mandare più acqua e: “Pensate che vostro nonno fece installare una cisterna sul tetto per avere l’acqua disponibile subito e non far attendere i suoi ospiti… che galantuomo no?? Il porco!”. Era un vero bagnoschiuma… entrammo trovando l’acqua un po’ calda ma in poco tempo ci acclimatammo, sentendola poi molto piacevole sulla pelle, e stavamo davvero comodi! Nell’entrare nell’inusitata vasca la cara zia ci aiutò, soprattutto Roberto, per evitare che la sua proboscide si impigliasse da qualche parte e si facesse male, visto che il bordo era parecchio alto… “Su, ora rilassatevi e state un po’ a mollo… io vado di là che ho delle cose da fare, poi torno e vi darò una bella strigliata, dovete essere belle pulite, morbide e profumate… che più tardi, truccate e vestite, vi porterò da qualcuno che avrà molto piacere di conoscervi nella vostra nuova veste…”. Tutto quello che stava accadendo ci sembrava incredibile! Eravamo entrati in quella casa vittime di una specie di incubo, soprattutto Roberto, e ora invece ci sembrava un sogno dal quale non avremmo più voluto svegliarci… stavamo davvero bene, tranquille e rilassate in mezzo a tutta quella schiuma… al punto che ci venne il dubbio che le “essenze” della zia contenessero pure qualche sostanza, vaporizzata nell’acqua calda e quindi nell’ambiente, tale da farci sentire davvero “bene”, non sballate ma beate! Infatti lei, quando tornò, aprì subito un vasistas in fondo alla stanza da bagno, poi prese un guanto di crine e ci strofinò per bene… aveva portato due begli accappatoi di colore beige in spugna morbida… ci aiutò ad asciugarci i capelli che sia io che Roberto tenevamo corti, e… “Non avete un gran ché in faccia ma è meglio che vi radiate… ci sono due rasoi nell’anta di fianco allo specchio e due pennelli con la schiuma lì nel contenitore…” i lavandini erano già due come nelle case “prestige” moderne… insomma nulla era stato lasciato al caso là dentro… raderci fu molto rapido perché appunto non c’era un gran che da tagliare, e: “Dai venite in camera che ho i miei trucchi, così vi faccio belle… non una cosa pesante, ma vi cambierà ulteriormente.” Una volta usciti dal bagno, lontani dai fumi che ancora salivano dall’acqua abbondante e ben calda della “vascona” che pian piano si vuotava, riprendemmo un po’ a ragionare e Roberto chiese preoccupato: “Ma dobbiamo uscire conciate come due femmine?? E da chi ci porteresti? È lontano?” Zia Rosa sorrise e rispose con la sua solita allegria: “Beh certo, ma tanto non vi riconoscerà nessuno, chi vi guarderà penserà che siete due mie amiche, l’unica cosa che potrà tradirti, cara, sarà quel pitone che hai tra le gambe, ma lo nasconderemo al meglio e poi che si fottano!… e no, non è lontano, meno di 10 minuti a piedi. Però vi metterete delle scarpe da donna, coi tacchi!” e rise di gusto… e continuò: “Tranquille, nella mia cassa verde c’è un mondo, sicuramente troveremo le scarpe adatte a voi… magari un po’ da troie! Ora per piacere caro accomodati sulla poltrona davanti alla toeletta…” e così detto-fatto iniziò a truccarlo…: “ Sei proprio carino sai? Sarà semplice, hai il naso un po’ grosso, ma è più che altro lungo e la punta non è grossa… non ci darà problemi” e così, prima la preparazione con una crema idratante, viso e contorno occhi, poi primer, ma data la giovane età niente di che, era giusto per farlo diventare proprio femminile, poi fondotinta, correttore, cipria, fard e bronze per il naso, terra, applicata nel caso di mio fratello, molto chiaro di carnagione e visto il viso un po’ allungato (lui era tutto lungo!), sotto le guance sfumandolo verso l’attaccatura dei capelli (a me lo applicò sotto gli zigomi sfumandolo all’esterno e in alto, avendo io il viso più tondo…) dedicandosi poi agli occhi che mio fratello aveva di un verde intenso… zia Rosa aveva l’abilità di una visagista e il risultato fu incredibile… Roberto sembrava davvero una bella ragazza… rossetto alle labbra di un bel rosa e pesca… il tutto durò oltre trenta minuti durante i quali lei mi chiese di guardare nella cassa verde per due parrucche: “Tu rossa e lei bionda, va bene??”… e due paia di scarpe della misura giusta… “Le troverai, lì dentro c’è di tutto!”, ma io un po’ in soggezione: “Sicuro che posso guardarci?” , mi rispose ridendo: “Ma certo! Cosa credi che sia? È solo una vecchia cassa, non è mica la borsa di Mary Poppins, che tra l’altro io quella stronza non la sopporto proprio, sempre così sobria e misurata… mai una volta che si sia fatta vedere col culo di fuori!”… “Ma zia che dici? Mary Poppins è solo un personaggio di fantasia!”, “Vero! Ma il bene esiste ed è così banale… invece quello che fa tirare l’uccello è il male, non il bene… io sarò pure una strega e mi nutro di cazzi e sensualità, ma sono quello che sono senza ipocrisie, l’ho voluto e non ho niente da nascondere, infatti io non ho problemi a stare nuda!”. Erano discorsi strani che mi mettevano parecchio a disagio non solo per i contenuti bizzarri (ma ci stava col personaggio…) ma anche per il tono che usava, e inoltre continuavo a rovistare ma nella cassa non trovavo niente che facesse al caso nostro, pareva quasi vuota ma istintivamente avevo un po’ paura a guardarci dentro, infatti più che altro andavo a tentoni… non c’erano né scarpe né parrucche, altre cianfrusaglie sì ma nulla di utile, finché non mi imbattei in un grosso e pesante volume che poi scoprii essere un album fotografico dalla copertina spessa, di cartone rivestita in cuoio marrone scuro… era pieno di foto… sarà pesato almeno 10 kg e così dissi ridendo, tanto per restare in tema stregonesco, io studente della Facoltà di Lettere ma, mentre io volevo solo scherzare, lei proprio no: “Pensavo fossero le efesia grammata!” cioè un libro, anzi, più libri, dei grossi volumi per quel che se ne sa, di sortilegi dell’antichità, che tra l’altro io sapevo fossero pure stati distrutti… al che lei, senza guardare quello che avessi tirato fuori, impegnata com’era al trucco di Roberto, rispose molto seria: “No, quelle sono più sotto, invece questo è l’album di famiglia… dà pure un’occhiata, ti piacerà!” Quando lo aprii rimasi senza parole… infatti la prima immagine che vidi, stampata sul risguardo, fu quella di nostra madre qualche anno prima, impalata su un cazzo enorme e dalle dimensioni anche maggiori di quello di Roberto. “Visto la tua mammina?? - Fece lei ridendo – lì era decisamente più giovane di voi… guardatela come gode a farsi fottere la troia perbenista!” e sì, effettivamente aveva l’enorme membro piantato nella fica slargata e arrossata per le dimensioni equine, lui sotto (ma lui chi?) e lei sopra… un palo gigantesco e duro, pieno di nervature e nodi, che sembrava, dalla sua espressione, farla godere e spossarla nello stesso tempo! “Roberto dovrai avere pazienza però che ti sto truccando. Poi quando tuo fratello avrà finito di lustrarsi gli occhi con le gesta di famiglia, che intanto pure io avrò finito con te, potrai guardare anche tu! Scoprirete quanto la realtà sia diversa da quello che pensate, ma vi aiuterà, vi sentirete più liberi.” E così continuai a sfogliare quel catalogo di indecenze, un menù incredibile di ogni tipo di amplessi incestuosi, dominato da quella nerchia gonfia dalla gran cappella, larga come un grosso pugno e piazzata su un collo che, allargandosi a ben altra dimensione, la collegava a una mazza lunga, nerboruta e venosa… fotografato in ogni posa e impegnato in tutti i possibili orifizi. Le protagoniste erano loro, le femmine di famiglia qualche anno fa: mia madre, mia nonna e zia Rosa. Spesso le foto avevano un titolo, per esempio una che se non fossi venuto due volte poco prima mi avrebbe fatto sborrare immediatamente, era intitolata “La spada nella roccia”… la roccia erano i glutei sodi di nostra madre con quel gigantesco membro infilato a sfondarla tutta, lasciando solo lo spazio per la piccola mano di nostra nonna che la impugnava come una spada senza l’elsa. In un’altra sempre nostra madre sorridente era fotografata seduta sull’enorme membro tutto infilato nel culo, che le gonfiava la pancia, e qui il titolo era, un po’ scontato ma di grande effetto: “Incinta del cazzo!”… ed ecco quella in cui delle giovanissime zia Rosa e mamma, guidate dalla nonna, eccitata e giuliva, si succhiavano le enormi palle mentre lui dava l’idea di spararsi una gran sega… e infatti in quella dopo le facce di tutt’e tre le troie erano completamente ricoperte da un’enorme quantità di sperma! Ci sarebbero volute ore intere a sfogliare quell’enorme cumulo di porcherie così oscene ma così succulente, ciascuna foto infatti avrebbe meritato una sega ad hoc. “Ma lui… chi è?” Chiesi ingenuo… e lei: “Secondo te?” e Roberto laconico: “Nonno”.
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