Giuseppina cap. 4
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CAPITOLO 4
La mattina successiva, tutta la famiglia si radunava attorno al tavolo della cucina. Visto che si lavorava nel ristorante, la colazione era diventata una sorta di pasto primario in cui si stava tutti assieme. Pochi erano i momenti in cui tutta la famiglia era riunita e uno di questi, era quando i bambini erano a casa di scuola. Come sempre si parlava e si discuteva sui programmi da fare o su quelli fatti.
“Hai impegni per la giornata Giusi?” Le ha chiesto il padre.
“Per l’una... - Cercando di ingoiare i cereali senza soffocare.- Vado a vedere un film con le ragazze della squadra.”
I suoi genitori hanno pensato che essendo domenica, avrebbero dovuto lavorare di più nel ristorante e la presenza di una mano era sempre gradita, ma nessun sacrificio era abbastanza grande per la loro bambina.
“Visto l’ora.- Si intromette il fratello.- Se non c’è molta gente, posso accompagnarti io al cinema. Cosa vai a vedere?”
“È un film d’autore... Orientale... ‘Samurai Hong Kong’”
Si sono messi a ridere tutti e le hanno risposto che era di una noia mortale.
“Se vengo, vedrò di andare a vedere qualcosa d’altro.” Risponde suo fratello.
Poco prima dell’inizio lei e suo fratello erano davanti al multisala; mentre lei è entrata per prima, lui si è diretto a parcheggiare la macchina.
'Una volta tanto non ha rotto le palle' si diceva fra sé, pensando al suo autista.
La prima cosa che ha fatto è stata di cercare l’insegna del bagno. Si ricordava delle istruzioni ricevute dall'email e con rammarico e rabbia si è diretta verso l'entrata in quello per le signore e come si è chiusa dentro, aveva le mani che le tremavano. Si è tolta le mutandine e sbottonata la camicia ha sfilato il reggiseno.
Riposto il tutto in borsetta, ha constatato che le chiappe le bruciavano ancora. Ricomposta, ha iniziato a camminare con molta attenzione. Non voleva che si notassero i seni ballare troppo. Preso un biglietto, è entrata nella sala e c’erano in tutto 5 o 6 persone, tutte verso le prime file. Come scritto dalla mail, si è seduta nell’angolo opposto dell’ultima fila. Era nervosa e le gambe tremavano sempre più nell’attesa che iniziasse il film. Come si sono spente le luci ed è iniziata la proiezione, ha indossato gli occhiali speciali come gli era stato detto. Non poteva vedere nulla ed è rimasta così per circa 5 minuti in cui l’angoscia e l’agitazione cresceva.
Ha sentito dei passi e qualcuno che si sedeva vicino a lei.
“Il SIG. X dice ciao. Ora non parlare e non muoverti, non perderò tempo a ripetermi. Fai un cenno con la testa se hai capito.”
Dopo che Giuseppina gli ha fatto un cenno affermativo con la testa:
“Spostati seduta più in avanti.”
Parlava con un tono troppo basso e, a causa del sonoro del film, non sapeva dire con certezza se fosse la stessa persona di ieri alla spiaggia. Si domandava chi potrebbe essere e quanti pervertiti potesse conoscere il SIG X.
Lui le ha afferrato entrambe le gambe e le ha guidate sopra le poltroncine davanti alle loro.
Era conscia che le aveva aperte alla vista del suo vicino sconosciuto. Era praticamente impossibile chiuderle avendo le gambe bloccate così in alto. Poteva percepire il fresco dell'aria della sala accarezzarle la vulva e ha rabbrividito per paura. Quella voce ha parlato ancora e ha sentito chiederle:
“Alzati la minigonna.”
Sentiva le mani che tremavano, mentre le faceva scorrere lungo il corpo. Quando ha raggiunto l’orlo, ha dovuto usarle entrambe per farsi coraggio e ha tirato verso di sé la minigonna fin sopra la vita.
Stava portando la sua minigonna blu preferita e ora era completamente nuda alla sua vista. Aveva già fatto questo con qualche amico, ma mai con la figa rasata ed esposta come in questo momento.
Stava pensando al suo ultimo fidanzato quando entrambi nudi le massaggiava e succhiava le tette, ma non aveva mai voluto andare oltre, ne con lui, ne con quelli precedenti. Ed ecco che ora stava concedendo tutto questo, non ad un suo fidanzato, ma ad un perfetto estraneo che forse non avrebbe mai visto in faccia.
All’inizio non capiva cosa stava facendo il suo vicino, ma ha potuto sentire chiaramente il rumore della cerniera lampo dei suoi pantaloni aprirsi. 'Oddio non vorrà…' Pensa in preda al panico totale. Il cuore le stava scoppiando nel petto.
“Togliti la minigonna.”
La paura la bloccata e non è stata capace di muoversi.
“Togliti la minigonna. Se ritardi ancora qualsiasi cosa ti venga detto… Conosci il risultato finale.”
Lei ha sollevato il sedere facendo perno sui gomiti e tremando come una foglia, mentre lui gli sfilava la gonna.
Ci sono voluti alcuni attimi e infine la minigonna è passata oltre i suoi piedi.
Fra se e se, si diceva che non era colpa sua. Era il Sig. X che la stava obbligando ad essere mezza nuda e a camminare senza nulla sotto, a parte le scarpe che erano oltre la fila anteriore.
Lui le ha spostato nuovamente le gambe in modo che ora i piedi puntassero contro le spalliere davanti e le ha divaricato ancora di più le ginocchia.
“Ora non ti muovere per 5 minuti.- Le dice- Accarezzerò le gambe, ma non toccherò la figa.”
Lei l'ha sentito muoversi, ma non ha capito cosa stava andando a fare.
Tonino è davanti a lei. Stava ammirando nella penombra, quella figa incantevole e succulenta. Quelle labbrine rosa che sporgevano erano un chiaro invito. Aveva il cazzo che gli scoppiava nelle mutande.
Lo ha avvertito di fronte a lei e come sente qualcosa sfiorarle la figa salta sulla poltrona.
Lui si solleva davanti a lei con la faccia a pochi centimetri dalla sua:
“Se ti muovi ancora o parli, questa è la fine.”
Sente l'estraneo prenderla per i fianchi e a tirarla più vicino al bordo della poltroncina. Poi le prende le mani e le posiziona ai lati sotto alle ginocchia. Il cuore le stava battendo a mille e aveva il fiato corto. Non riusciva a pensare. Le uniche parole che le giravano per la testa erano grida silenziose. ‘Sono ancora vergine. Sono ancora vergine…’ Continuava a ripeterlo come se lui potesse sentirlo per qualche percezione mentale.
“Ora, allarga le gambe. Spingi con i piedi e con le mani... Apri le ginocchia.”
Per circa un minuto non accade nulla poi qualcosa tocca ancora la sua figa. Questa volta prova a non muoversi. Il cuore ha come una accelerata e il fiato corto come dopo una corsa. Si morde il labbro inferiore, mentre trema tutta.
Lui era lì a pochi centimetri da quella figa calda e aperta. Si sentiva come un ginecologo. Stava contemplando quella bellezza come un estimatore di quadri. Infine decide di assaggiarla e inserisce la lingua fra le piccole labbra facendola scorrere in salita per ritrarla e assaporare il gusto sulla punta della lingua.
Presto lei capisce di cosa si tratta.
È la lingua del tipo che la sta facendo andare lungo la fessura spalancata della figa. Inizialmente è così spaventata che pensa di alzarsi, ma è paralizzata letteralmente dalla paura e dalle possibili conseguenze. Dopo qualche attimo percepisce chiaramente che le sue labbrine continuano a divenire sempre più bagnate e calde anzi, ora il calore si sta diffondendo anche per tutto il corpo. È confusa e disorientata. È la prima volta che prova qualcosa del genere. Non era sconosciuta la sensazione di piacere donate dalle dita, ma non aveva mai provato niente di paragonabile a questo.
All’inizio poteva essere la saliva della sua lingua a bagnare la fighetta rasata, ma ora sa, che è lei stessa con i suoi umori, a bagnare la vulva esterna. Si era quasi dimenticata del vortice di sensi in cui era fino a qualche attimo prima. Era trasportata da questa sensazione meravigliosa. Si stava lasciando andare e finalmente riesce a rilassare un po’ i muscoli. Di colpo la sorprende il senso di colpa per il piacere che si sta godendo in quella situazione. Sa che in qualche modo è sbagliato, dovrebbe detestarlo, dovrebbe essere inorridita da quello che le sta facendo. Ma non ci riesce, lui è troppo bravo e per la prima volta lei vuole che continui.
Lui continuava a succhiare e leccare tutt’intorno alla figa, piccola e stretta di Giuseppina. Stava esplorando ogni centimetro di quel frutto invitante, sempre più calda e succulenta. Arrivato al punto più sensibile in cima alla figa, ha incominciato a leccare con più voracità.
Lo stomaco di Giuseppina si torceva ogni volta che le veniva toccato il clitoride.
Poco dopo ha incominciato a fare piccoli gemiti con la bocca, ma questi non erano più segnali di dispiacere.
Stava incominciando a sentire un fuoco acceso dentro al suo corpo, la sua figa era in fiamme. Voleva prendergli la testa e farlo fermare. Desiderava che continuasse il lavorio di quella lingua solo sul clitoride. L’orgasmo le era vicino. Faceva scorrere internamente quella lingua meravigliosa fra le sue labbrine per finire poi al clitoride e questo la stava letteralmente facendo impazzire.
Era la prima volta che una lingua la stava toccando così intimamente e voleva che continuasse all’infinito, ma stava per venire.
Circa 10 secondi dopo, il primo vero orgasmo della sua vita esplode nella bocca di quello sconosciuto. Il suo stomaco si contraeva all’unisono mentre tremava tutta e gemiti soffocati fuoriuscivano del tutto incontrollati dalla bocca.
Allo stesso tempo Tonino stava bevendo i suoi umori. Erano tanto copiosi che non ha potuto berli tutti. La faccia era tutta impiastricciata e continuava a leccare e succhiare con voracità. Infine ha incominciato a rallentare per poi tornare a sedersi al suo posto.
Lei non riusciva ancora a credere di aver appena ricevuto un orgasmo da un estraneo, e nonostante questo si sentiva felice. Svuotata da ogni forza si abbandona completamente sulla poltroncina. Neppure nelle sue esplorazioni solitarie aveva avuto un appagamento del genere.
Tonino ha preso la minigonna e la stesa a terra e ha detto:
“La prima metà del tuo compito è stata fatta e finita la seconda, sarai libera di andare.- Ha preso i piedi di lei e li ha messi a terra.- Inginocchiati, non ti preoccupare perché ho steso un tovagliolo a terra.”
Aveva le gambe che tremavano incontrollatamente mentre era incredula nel sentire la propria vulva palpitare, in preda ancora al piacere. Una volta posizionatasi come ha desiderato lo sconosciuto, il suo disagio è tornato a farsi sentire. Ora era sulle sue ginocchia che guardava lo schermo, si sentiva presa dal panico domandandosi cosa voleva ora da lei.
Tonino si è abbassato le mutande e le bermuda che stava portando in quel momento, fino alle caviglie. Le ha bisbigliato di girarsi intorno alla propria poltrona e mentre lei ubbidiva lui è saltato al suo posto.
Ora lo stava affrontando e poteva sentire le sue ginocchia hai lati delle spalle. Se non fosse stata presa dall’ansia e dal panico avrebbe capito cosa le stesse per chiedere, ma non riusciva a formulare nessun pensiero.
Stava osservando davanti a lui Giuseppina. Piccola e stupenda sulle ginocchia. Era nuda dalla vita in giù con la figa rasata. Il cazzo era dritto e duro come un piccolo tronco. Non era mai stato tanto duro come in questo momento e si stava muovendo di vita propria al pensiero di cosa stesse per chiederle di fare. Non potendo aprire le sue gambe come avrebbe voluto, libera una caviglia dagli indumenti e ora può allargare a piacimento le ginocchia. Ha preso la testa della ragazza e la tirata verso di lui. 'Quanto era graziosa la sua faccia vicino al suo cazzo.' Ha pensato. Si è chinato vicino all'orecchio e le ha detto:
“Ora fai esattamente come ti viene ordinato.”
Lei non era sicura cosa aspettarsi e di quale tipo di lavoro avrebbe dovuto fare. Ha risposto muovendo la testa in segno di approvazione, pensando alle forti emozioni che ancora le provenivano dall'interno della vulva.
“Apri la bocca.” E Giuseppina l'ha fatto, ma non sufficientemente.
“Troia. Apri di più la bocca.” Le ha intimato con tono grave.
Lei ha ubbidito spalancandola. “Non chiuderla finché non te lo ordino io. Sono stato chiaro?” Senza aspettare neppure un ceno di risposta, ha guidato la punta del cazzo alle labbra.
Lei sente qualcosa di caldo toccarle il palato e il terrore l’assale. Stringe gli occhi e sopporta.
Il suo cazzo era ora per circa ¼ della sua lunghezza dentro la bocca di lei. La sposta sollevandole la testa indietro lentamente, sentendo come le sue labbra accarezzassero lievemente il cazzo. L’ha guidata nuovamente in giù, un poco più oltre rispetto a prima.
“Stringi leggermente le labbra.”
L’aveva già fatto questo al suo ultimo ragazzo e non le era piaciuto. Ora doveva sopportare questo pervertito. Lentamente ha fatto scorrere la testa indietro fino a far uscire la punta del cazzo dalla bocca. Riceve uno schiaffo sulla testa ed entra in panico.
“Chiudi quella bocca attorno al mio cazzo e fammi sentire come lo fai da sola, avanti!- Le intima arrabbiato.- Vuoi che me ne vada?”
Giuseppina ha mosso piano la testa fino a baciare la punta calda e violacea del cazzo. Aveva timore che qualcuno nel cinema li sentisse oltretutto.
“Succhialo piano. Fammi sentire le tue morbide labbra e la tua lingua leccare la punta. Fammi un bel pompino da sogno.”
Giuseppina ha incominciato a succhiare e a muovere la lingua, ma senza spostare la testa. Tonino le ha preso le mani e le ha disposte hai lati della poltrona. Ha messo le sue attorno alla nuca e ha incominciato a muovere la testa facendola andare su e giù lungo il cazzo duro.
“Continua a succhiare e ora fai sentire come muovi la lingua.”
Continuava a darle istruzioni per tutto il tempo che lavorava lungo il cazzo. Tonino non poteva credere che una creatura meravigliosa come la Giuseppina, gli stesse facendo un meraviglioso pompino.
Ora era lei a muoversi autonomamente lungo l’asta anche se continuava a tenere le mani sulla sua testa. Ha osservato la sala e ha notato che c’erano solo altre 2 coppie e tutte sedute alla prima fila mentre c’era un solitario spettatore alcune poltrone avanti a loro.
La sensibilità che stava ottenendo era incredibile.
Ha incominciato a far muovere la testa più velocemente e si è abbassato a bisbigliare:
“Stai facendo un ottimo lavoro. Qualunque cosa accada non smettere mai finché non te lo dico o dirò al SIG. X che non hai cooperato.”
Sapeva cosa sarebbe successo tra poco. Aveva lasciato il fidanzato proprio a causa di quello che era accaduto. Si augurava almeno che l’avvertisse sapendo già che era una speranza vana.
Oramai era arrivato al punto di ebollizione. Ha sentito le palle formicolargli e ha stretto più fortemente le mani attorno alla testa senza farla rallentare anzi, ha accelerato il movimento, sempre più veloce. Allora è accaduto. I suoi piedi si sono puntati contro le poltrone anteriori e mentre stava spingendo ancora più fortemente la testa di Giuseppina giù sul cazzo, il primo schizzo di sperma caldo è saltato fuori dal meato. I muscoli tesi insieme ai nervi, si sono irrigiditi a tal punto che è saltato sulla poltrona insieme al primo getto di sborra. Ha tenuto premuto la testa in basso mentre al primo schizzo di bianco sperma sono seguiti un secondo, un terzo..
La bocca le si è riempita ben presto di questo liquido caldo e salato che continuava a zampillare contro il suo palato riempiendogliela come un torrente. Presa completamente alla sprovvista tenta di prendere fiato aprendo la bocca, ma un comando secco di Tonino la interrompe.
“Non osare! Bevi tutto. Ingoia tutto. Inizia ha ingoiare se non vuoi finire male.”
Giuseppina non ha avuto altra scelta. I muscoli della gola hanno incominciato a deglutire il carico di sperma. Sembrava che non terminasse mai di fuoriuscire. Ha continuato a ingoiare imperterrita combattendo la nausea che le saliva dallo stomaco. Si sentiva decisamente male. Quando infine non c’era più nulla da succhiare, le mani di Tonino hanno allentato la presa dalla nuca fino a lasciarla libera.
Lei si è sollevata liberando il cazzo e Tonino ha potuto osservarla come ai lati della bocca ci fossero dei grumi di sperma bianco.
Ha tossito un paio di volte per la ripugnanza e schifata ha detto:
“Non mi è piaciuto per niente.”
“Nessuno ha chiesto il tuo parere.” Le risponde prontamente lui
Tonino, l’ha aiutata a sedersi sulla poltrona al suo fianco per poi infilarle la minigonna. Sistemata alla meglio in vita, ha notato che era leggermente sporca.
Ha bisbigliato a Giuseppina:
“Ora me ne vado. Fra cinque minuti potrai togliere gli occhiali e goderti il film. Se lo fai prima che io avrò lasciato la sala, potresti avere dei dispiaceri. Forse qualcuno della sala potrebbe essere lui. Controlla l’email quando arriverai a casa.”
Lo ha sentito alzarsi e allontanarsi.
Giuseppina ha atteso fino all’intervallo, quindi ha tolto gli occhiali scuri e si è guardata intorno per capire se qualcuno degli spettatori fosse particolarmente interessato a lei. La bocca aveva un gusto nauseante e immediatamente si è alzata per andare in bagno. Quando si è specchiata ha potuto notare le tracce di sperma hai lati della bocca. A quella vista le è stato impossibile controllare i conati e un rigurgito bianco riempie il lavandino. Si è lavata per bene il viso e ha bevuto l’acqua dai rubinetti. Il gusto che aveva in bocca ora era peggiorato dall’acidità dei succhi gastrici. Ha aperto la borsetta e solo allora ha notato la minigonna sporca di sperma e polvere, con rabbia scopre che la sua mini preferita era dunque il “tovagliolo” su cui era inginocchiata. Come lo avrebbe spiegato a suo fratello. Per non parlare della grande macchia scura dovuta ai suoi umori che ancora fuoriuscivano dalla figa calda e palpitante.
Le è venuta un’idea.
Ha comprato una coca cola e dopo averne bevuto per più di metà per provare ad eliminare il gusto in bocca, è tornata nel bagno delle signore e si è versata addosso quel che rimaneva della bevanda.
Il trucco sembrava funzionare abbastanza bene. Il bagnato nascondeva lo sporco e l’umido posteriore. Aveva ancora conati e male allo stomaco, non si sentiva per niente bene. Ha cercato di mettersi le mutandine, ma non le ha trovate più nella borsetta come il reggiseno. Era furiosa per questo furto. Doveva andare in giro nuda e non l'aveva mai fatto neppure a casa o quando era piccola. Mai e poi mai le avrebbero permesso di camminare per casa senza mutande, figuriamoci in mezzo alla strada. Ha dovuto sedersi per più di 30 minuti in attesa che comparisse suo fratello e nel frattempo pregava che non passasse nessuno degli amici che conosceva.
Quando finalmente l'ha visto arrivare, il cuore ha iniziato a battere spedito.
“Cosa ti è accaduto?” Indicando la vistosa macchia scura sulla gonna.
Con sufficienza e alterigia risponde: “Mi si è rovesciata un poco di cola. Desidero solo andare a casa a cambiarmi.”
“Sei proprio una frana... Miss perfettina.” La rimprovera lui sospirando e rimane stupito nel constatare che lei non risponde con la sua solita strafottenza.
Il suo umore era pessimo per quello che era accaduto e non vedeva l’ora di tornarsene a casa.
Come sempre, lui la sfotte chiamandola “Miss perfettina”. Come è arrivata a casa si è infilata sotto la doccia e poi non ha più visto nessuno fino alle dieci quando oramai stanca è andata a letto. L’indomani era un giorno di scuola e doveva alzarsi presto. Con la testa già sul cuscino si è ricordata: “Quasi mi dimenticavo di controllare l’email.”
Alzatasi dal letto e acceso il PC ha trovato subito il messaggio del sig_x_sig_x@yahoo.it
Lo ha aperto e letto.
'Questa volta sembrava non esserci nulla di male.' Considerava fra sé. 'Salvo che avrebbe dovuto dire ai suoi genitori di avere allenamento dopo la scuola e che li avrebbe avvisati quando fossero finiti.'
Aveva veramente allenamento quel pomeriggio, ma era quello che diceva di fare l’email.
Avrebbe dovuto portare il completo da palestra, non quello con i pantaloncini, ma quello con la minigonna.
Si aveva 2 tipi di uniformi per la squadra. Una con i pantaloncini e maglietta, l’altra con una gonna molto corta e il body elasticizzato.
Continua a leggere per prendere nota degli altri dettagli “...Dovrà essere nel parcheggio all’ora di pranzo al posto numero 12, dovrà attendere là con la faccia rivolta verso l’ingresso della scuola e mettere alle 12:05 gli occhiali da sole. Quindi non dovrà fare altro se non aspettare che qualcuno venga a prenderla. Continui a cooperare come ha fatto fin’ora, se non lo farà… Ecc. Ecc.”
Sempre le solite minacce che ormai Giuseppina legge senza soffermarsi. Avrebbe dato qualsiasi cosa per non dover sottostare a quelle angherie, ma sapeva che non poteva fare altro che obbedire.
La mattina successiva, tutta la famiglia si radunava attorno al tavolo della cucina. Visto che si lavorava nel ristorante, la colazione era diventata una sorta di pasto primario in cui si stava tutti assieme. Pochi erano i momenti in cui tutta la famiglia era riunita e uno di questi, era quando i bambini erano a casa di scuola. Come sempre si parlava e si discuteva sui programmi da fare o su quelli fatti.
“Hai impegni per la giornata Giusi?” Le ha chiesto il padre.
“Per l’una... - Cercando di ingoiare i cereali senza soffocare.- Vado a vedere un film con le ragazze della squadra.”
I suoi genitori hanno pensato che essendo domenica, avrebbero dovuto lavorare di più nel ristorante e la presenza di una mano era sempre gradita, ma nessun sacrificio era abbastanza grande per la loro bambina.
“Visto l’ora.- Si intromette il fratello.- Se non c’è molta gente, posso accompagnarti io al cinema. Cosa vai a vedere?”
“È un film d’autore... Orientale... ‘Samurai Hong Kong’”
Si sono messi a ridere tutti e le hanno risposto che era di una noia mortale.
“Se vengo, vedrò di andare a vedere qualcosa d’altro.” Risponde suo fratello.
Poco prima dell’inizio lei e suo fratello erano davanti al multisala; mentre lei è entrata per prima, lui si è diretto a parcheggiare la macchina.
'Una volta tanto non ha rotto le palle' si diceva fra sé, pensando al suo autista.
La prima cosa che ha fatto è stata di cercare l’insegna del bagno. Si ricordava delle istruzioni ricevute dall'email e con rammarico e rabbia si è diretta verso l'entrata in quello per le signore e come si è chiusa dentro, aveva le mani che le tremavano. Si è tolta le mutandine e sbottonata la camicia ha sfilato il reggiseno.
Riposto il tutto in borsetta, ha constatato che le chiappe le bruciavano ancora. Ricomposta, ha iniziato a camminare con molta attenzione. Non voleva che si notassero i seni ballare troppo. Preso un biglietto, è entrata nella sala e c’erano in tutto 5 o 6 persone, tutte verso le prime file. Come scritto dalla mail, si è seduta nell’angolo opposto dell’ultima fila. Era nervosa e le gambe tremavano sempre più nell’attesa che iniziasse il film. Come si sono spente le luci ed è iniziata la proiezione, ha indossato gli occhiali speciali come gli era stato detto. Non poteva vedere nulla ed è rimasta così per circa 5 minuti in cui l’angoscia e l’agitazione cresceva.
Ha sentito dei passi e qualcuno che si sedeva vicino a lei.
“Il SIG. X dice ciao. Ora non parlare e non muoverti, non perderò tempo a ripetermi. Fai un cenno con la testa se hai capito.”
Dopo che Giuseppina gli ha fatto un cenno affermativo con la testa:
“Spostati seduta più in avanti.”
Parlava con un tono troppo basso e, a causa del sonoro del film, non sapeva dire con certezza se fosse la stessa persona di ieri alla spiaggia. Si domandava chi potrebbe essere e quanti pervertiti potesse conoscere il SIG X.
Lui le ha afferrato entrambe le gambe e le ha guidate sopra le poltroncine davanti alle loro.
Era conscia che le aveva aperte alla vista del suo vicino sconosciuto. Era praticamente impossibile chiuderle avendo le gambe bloccate così in alto. Poteva percepire il fresco dell'aria della sala accarezzarle la vulva e ha rabbrividito per paura. Quella voce ha parlato ancora e ha sentito chiederle:
“Alzati la minigonna.”
Sentiva le mani che tremavano, mentre le faceva scorrere lungo il corpo. Quando ha raggiunto l’orlo, ha dovuto usarle entrambe per farsi coraggio e ha tirato verso di sé la minigonna fin sopra la vita.
Stava portando la sua minigonna blu preferita e ora era completamente nuda alla sua vista. Aveva già fatto questo con qualche amico, ma mai con la figa rasata ed esposta come in questo momento.
Stava pensando al suo ultimo fidanzato quando entrambi nudi le massaggiava e succhiava le tette, ma non aveva mai voluto andare oltre, ne con lui, ne con quelli precedenti. Ed ecco che ora stava concedendo tutto questo, non ad un suo fidanzato, ma ad un perfetto estraneo che forse non avrebbe mai visto in faccia.
All’inizio non capiva cosa stava facendo il suo vicino, ma ha potuto sentire chiaramente il rumore della cerniera lampo dei suoi pantaloni aprirsi. 'Oddio non vorrà…' Pensa in preda al panico totale. Il cuore le stava scoppiando nel petto.
“Togliti la minigonna.”
La paura la bloccata e non è stata capace di muoversi.
“Togliti la minigonna. Se ritardi ancora qualsiasi cosa ti venga detto… Conosci il risultato finale.”
Lei ha sollevato il sedere facendo perno sui gomiti e tremando come una foglia, mentre lui gli sfilava la gonna.
Ci sono voluti alcuni attimi e infine la minigonna è passata oltre i suoi piedi.
Fra se e se, si diceva che non era colpa sua. Era il Sig. X che la stava obbligando ad essere mezza nuda e a camminare senza nulla sotto, a parte le scarpe che erano oltre la fila anteriore.
Lui le ha spostato nuovamente le gambe in modo che ora i piedi puntassero contro le spalliere davanti e le ha divaricato ancora di più le ginocchia.
“Ora non ti muovere per 5 minuti.- Le dice- Accarezzerò le gambe, ma non toccherò la figa.”
Lei l'ha sentito muoversi, ma non ha capito cosa stava andando a fare.
Tonino è davanti a lei. Stava ammirando nella penombra, quella figa incantevole e succulenta. Quelle labbrine rosa che sporgevano erano un chiaro invito. Aveva il cazzo che gli scoppiava nelle mutande.
Lo ha avvertito di fronte a lei e come sente qualcosa sfiorarle la figa salta sulla poltrona.
Lui si solleva davanti a lei con la faccia a pochi centimetri dalla sua:
“Se ti muovi ancora o parli, questa è la fine.”
Sente l'estraneo prenderla per i fianchi e a tirarla più vicino al bordo della poltroncina. Poi le prende le mani e le posiziona ai lati sotto alle ginocchia. Il cuore le stava battendo a mille e aveva il fiato corto. Non riusciva a pensare. Le uniche parole che le giravano per la testa erano grida silenziose. ‘Sono ancora vergine. Sono ancora vergine…’ Continuava a ripeterlo come se lui potesse sentirlo per qualche percezione mentale.
“Ora, allarga le gambe. Spingi con i piedi e con le mani... Apri le ginocchia.”
Per circa un minuto non accade nulla poi qualcosa tocca ancora la sua figa. Questa volta prova a non muoversi. Il cuore ha come una accelerata e il fiato corto come dopo una corsa. Si morde il labbro inferiore, mentre trema tutta.
Lui era lì a pochi centimetri da quella figa calda e aperta. Si sentiva come un ginecologo. Stava contemplando quella bellezza come un estimatore di quadri. Infine decide di assaggiarla e inserisce la lingua fra le piccole labbra facendola scorrere in salita per ritrarla e assaporare il gusto sulla punta della lingua.
Presto lei capisce di cosa si tratta.
È la lingua del tipo che la sta facendo andare lungo la fessura spalancata della figa. Inizialmente è così spaventata che pensa di alzarsi, ma è paralizzata letteralmente dalla paura e dalle possibili conseguenze. Dopo qualche attimo percepisce chiaramente che le sue labbrine continuano a divenire sempre più bagnate e calde anzi, ora il calore si sta diffondendo anche per tutto il corpo. È confusa e disorientata. È la prima volta che prova qualcosa del genere. Non era sconosciuta la sensazione di piacere donate dalle dita, ma non aveva mai provato niente di paragonabile a questo.
All’inizio poteva essere la saliva della sua lingua a bagnare la fighetta rasata, ma ora sa, che è lei stessa con i suoi umori, a bagnare la vulva esterna. Si era quasi dimenticata del vortice di sensi in cui era fino a qualche attimo prima. Era trasportata da questa sensazione meravigliosa. Si stava lasciando andare e finalmente riesce a rilassare un po’ i muscoli. Di colpo la sorprende il senso di colpa per il piacere che si sta godendo in quella situazione. Sa che in qualche modo è sbagliato, dovrebbe detestarlo, dovrebbe essere inorridita da quello che le sta facendo. Ma non ci riesce, lui è troppo bravo e per la prima volta lei vuole che continui.
Lui continuava a succhiare e leccare tutt’intorno alla figa, piccola e stretta di Giuseppina. Stava esplorando ogni centimetro di quel frutto invitante, sempre più calda e succulenta. Arrivato al punto più sensibile in cima alla figa, ha incominciato a leccare con più voracità.
Lo stomaco di Giuseppina si torceva ogni volta che le veniva toccato il clitoride.
Poco dopo ha incominciato a fare piccoli gemiti con la bocca, ma questi non erano più segnali di dispiacere.
Stava incominciando a sentire un fuoco acceso dentro al suo corpo, la sua figa era in fiamme. Voleva prendergli la testa e farlo fermare. Desiderava che continuasse il lavorio di quella lingua solo sul clitoride. L’orgasmo le era vicino. Faceva scorrere internamente quella lingua meravigliosa fra le sue labbrine per finire poi al clitoride e questo la stava letteralmente facendo impazzire.
Era la prima volta che una lingua la stava toccando così intimamente e voleva che continuasse all’infinito, ma stava per venire.
Circa 10 secondi dopo, il primo vero orgasmo della sua vita esplode nella bocca di quello sconosciuto. Il suo stomaco si contraeva all’unisono mentre tremava tutta e gemiti soffocati fuoriuscivano del tutto incontrollati dalla bocca.
Allo stesso tempo Tonino stava bevendo i suoi umori. Erano tanto copiosi che non ha potuto berli tutti. La faccia era tutta impiastricciata e continuava a leccare e succhiare con voracità. Infine ha incominciato a rallentare per poi tornare a sedersi al suo posto.
Lei non riusciva ancora a credere di aver appena ricevuto un orgasmo da un estraneo, e nonostante questo si sentiva felice. Svuotata da ogni forza si abbandona completamente sulla poltroncina. Neppure nelle sue esplorazioni solitarie aveva avuto un appagamento del genere.
Tonino ha preso la minigonna e la stesa a terra e ha detto:
“La prima metà del tuo compito è stata fatta e finita la seconda, sarai libera di andare.- Ha preso i piedi di lei e li ha messi a terra.- Inginocchiati, non ti preoccupare perché ho steso un tovagliolo a terra.”
Aveva le gambe che tremavano incontrollatamente mentre era incredula nel sentire la propria vulva palpitare, in preda ancora al piacere. Una volta posizionatasi come ha desiderato lo sconosciuto, il suo disagio è tornato a farsi sentire. Ora era sulle sue ginocchia che guardava lo schermo, si sentiva presa dal panico domandandosi cosa voleva ora da lei.
Tonino si è abbassato le mutande e le bermuda che stava portando in quel momento, fino alle caviglie. Le ha bisbigliato di girarsi intorno alla propria poltrona e mentre lei ubbidiva lui è saltato al suo posto.
Ora lo stava affrontando e poteva sentire le sue ginocchia hai lati delle spalle. Se non fosse stata presa dall’ansia e dal panico avrebbe capito cosa le stesse per chiedere, ma non riusciva a formulare nessun pensiero.
Stava osservando davanti a lui Giuseppina. Piccola e stupenda sulle ginocchia. Era nuda dalla vita in giù con la figa rasata. Il cazzo era dritto e duro come un piccolo tronco. Non era mai stato tanto duro come in questo momento e si stava muovendo di vita propria al pensiero di cosa stesse per chiederle di fare. Non potendo aprire le sue gambe come avrebbe voluto, libera una caviglia dagli indumenti e ora può allargare a piacimento le ginocchia. Ha preso la testa della ragazza e la tirata verso di lui. 'Quanto era graziosa la sua faccia vicino al suo cazzo.' Ha pensato. Si è chinato vicino all'orecchio e le ha detto:
“Ora fai esattamente come ti viene ordinato.”
Lei non era sicura cosa aspettarsi e di quale tipo di lavoro avrebbe dovuto fare. Ha risposto muovendo la testa in segno di approvazione, pensando alle forti emozioni che ancora le provenivano dall'interno della vulva.
“Apri la bocca.” E Giuseppina l'ha fatto, ma non sufficientemente.
“Troia. Apri di più la bocca.” Le ha intimato con tono grave.
Lei ha ubbidito spalancandola. “Non chiuderla finché non te lo ordino io. Sono stato chiaro?” Senza aspettare neppure un ceno di risposta, ha guidato la punta del cazzo alle labbra.
Lei sente qualcosa di caldo toccarle il palato e il terrore l’assale. Stringe gli occhi e sopporta.
Il suo cazzo era ora per circa ¼ della sua lunghezza dentro la bocca di lei. La sposta sollevandole la testa indietro lentamente, sentendo come le sue labbra accarezzassero lievemente il cazzo. L’ha guidata nuovamente in giù, un poco più oltre rispetto a prima.
“Stringi leggermente le labbra.”
L’aveva già fatto questo al suo ultimo ragazzo e non le era piaciuto. Ora doveva sopportare questo pervertito. Lentamente ha fatto scorrere la testa indietro fino a far uscire la punta del cazzo dalla bocca. Riceve uno schiaffo sulla testa ed entra in panico.
“Chiudi quella bocca attorno al mio cazzo e fammi sentire come lo fai da sola, avanti!- Le intima arrabbiato.- Vuoi che me ne vada?”
Giuseppina ha mosso piano la testa fino a baciare la punta calda e violacea del cazzo. Aveva timore che qualcuno nel cinema li sentisse oltretutto.
“Succhialo piano. Fammi sentire le tue morbide labbra e la tua lingua leccare la punta. Fammi un bel pompino da sogno.”
Giuseppina ha incominciato a succhiare e a muovere la lingua, ma senza spostare la testa. Tonino le ha preso le mani e le ha disposte hai lati della poltrona. Ha messo le sue attorno alla nuca e ha incominciato a muovere la testa facendola andare su e giù lungo il cazzo duro.
“Continua a succhiare e ora fai sentire come muovi la lingua.”
Continuava a darle istruzioni per tutto il tempo che lavorava lungo il cazzo. Tonino non poteva credere che una creatura meravigliosa come la Giuseppina, gli stesse facendo un meraviglioso pompino.
Ora era lei a muoversi autonomamente lungo l’asta anche se continuava a tenere le mani sulla sua testa. Ha osservato la sala e ha notato che c’erano solo altre 2 coppie e tutte sedute alla prima fila mentre c’era un solitario spettatore alcune poltrone avanti a loro.
La sensibilità che stava ottenendo era incredibile.
Ha incominciato a far muovere la testa più velocemente e si è abbassato a bisbigliare:
“Stai facendo un ottimo lavoro. Qualunque cosa accada non smettere mai finché non te lo dico o dirò al SIG. X che non hai cooperato.”
Sapeva cosa sarebbe successo tra poco. Aveva lasciato il fidanzato proprio a causa di quello che era accaduto. Si augurava almeno che l’avvertisse sapendo già che era una speranza vana.
Oramai era arrivato al punto di ebollizione. Ha sentito le palle formicolargli e ha stretto più fortemente le mani attorno alla testa senza farla rallentare anzi, ha accelerato il movimento, sempre più veloce. Allora è accaduto. I suoi piedi si sono puntati contro le poltrone anteriori e mentre stava spingendo ancora più fortemente la testa di Giuseppina giù sul cazzo, il primo schizzo di sperma caldo è saltato fuori dal meato. I muscoli tesi insieme ai nervi, si sono irrigiditi a tal punto che è saltato sulla poltrona insieme al primo getto di sborra. Ha tenuto premuto la testa in basso mentre al primo schizzo di bianco sperma sono seguiti un secondo, un terzo..
La bocca le si è riempita ben presto di questo liquido caldo e salato che continuava a zampillare contro il suo palato riempiendogliela come un torrente. Presa completamente alla sprovvista tenta di prendere fiato aprendo la bocca, ma un comando secco di Tonino la interrompe.
“Non osare! Bevi tutto. Ingoia tutto. Inizia ha ingoiare se non vuoi finire male.”
Giuseppina non ha avuto altra scelta. I muscoli della gola hanno incominciato a deglutire il carico di sperma. Sembrava che non terminasse mai di fuoriuscire. Ha continuato a ingoiare imperterrita combattendo la nausea che le saliva dallo stomaco. Si sentiva decisamente male. Quando infine non c’era più nulla da succhiare, le mani di Tonino hanno allentato la presa dalla nuca fino a lasciarla libera.
Lei si è sollevata liberando il cazzo e Tonino ha potuto osservarla come ai lati della bocca ci fossero dei grumi di sperma bianco.
Ha tossito un paio di volte per la ripugnanza e schifata ha detto:
“Non mi è piaciuto per niente.”
“Nessuno ha chiesto il tuo parere.” Le risponde prontamente lui
Tonino, l’ha aiutata a sedersi sulla poltrona al suo fianco per poi infilarle la minigonna. Sistemata alla meglio in vita, ha notato che era leggermente sporca.
Ha bisbigliato a Giuseppina:
“Ora me ne vado. Fra cinque minuti potrai togliere gli occhiali e goderti il film. Se lo fai prima che io avrò lasciato la sala, potresti avere dei dispiaceri. Forse qualcuno della sala potrebbe essere lui. Controlla l’email quando arriverai a casa.”
Lo ha sentito alzarsi e allontanarsi.
Giuseppina ha atteso fino all’intervallo, quindi ha tolto gli occhiali scuri e si è guardata intorno per capire se qualcuno degli spettatori fosse particolarmente interessato a lei. La bocca aveva un gusto nauseante e immediatamente si è alzata per andare in bagno. Quando si è specchiata ha potuto notare le tracce di sperma hai lati della bocca. A quella vista le è stato impossibile controllare i conati e un rigurgito bianco riempie il lavandino. Si è lavata per bene il viso e ha bevuto l’acqua dai rubinetti. Il gusto che aveva in bocca ora era peggiorato dall’acidità dei succhi gastrici. Ha aperto la borsetta e solo allora ha notato la minigonna sporca di sperma e polvere, con rabbia scopre che la sua mini preferita era dunque il “tovagliolo” su cui era inginocchiata. Come lo avrebbe spiegato a suo fratello. Per non parlare della grande macchia scura dovuta ai suoi umori che ancora fuoriuscivano dalla figa calda e palpitante.
Le è venuta un’idea.
Ha comprato una coca cola e dopo averne bevuto per più di metà per provare ad eliminare il gusto in bocca, è tornata nel bagno delle signore e si è versata addosso quel che rimaneva della bevanda.
Il trucco sembrava funzionare abbastanza bene. Il bagnato nascondeva lo sporco e l’umido posteriore. Aveva ancora conati e male allo stomaco, non si sentiva per niente bene. Ha cercato di mettersi le mutandine, ma non le ha trovate più nella borsetta come il reggiseno. Era furiosa per questo furto. Doveva andare in giro nuda e non l'aveva mai fatto neppure a casa o quando era piccola. Mai e poi mai le avrebbero permesso di camminare per casa senza mutande, figuriamoci in mezzo alla strada. Ha dovuto sedersi per più di 30 minuti in attesa che comparisse suo fratello e nel frattempo pregava che non passasse nessuno degli amici che conosceva.
Quando finalmente l'ha visto arrivare, il cuore ha iniziato a battere spedito.
“Cosa ti è accaduto?” Indicando la vistosa macchia scura sulla gonna.
Con sufficienza e alterigia risponde: “Mi si è rovesciata un poco di cola. Desidero solo andare a casa a cambiarmi.”
“Sei proprio una frana... Miss perfettina.” La rimprovera lui sospirando e rimane stupito nel constatare che lei non risponde con la sua solita strafottenza.
Il suo umore era pessimo per quello che era accaduto e non vedeva l’ora di tornarsene a casa.
Come sempre, lui la sfotte chiamandola “Miss perfettina”. Come è arrivata a casa si è infilata sotto la doccia e poi non ha più visto nessuno fino alle dieci quando oramai stanca è andata a letto. L’indomani era un giorno di scuola e doveva alzarsi presto. Con la testa già sul cuscino si è ricordata: “Quasi mi dimenticavo di controllare l’email.”
Alzatasi dal letto e acceso il PC ha trovato subito il messaggio del sig_x_sig_x@yahoo.it
Lo ha aperto e letto.
'Questa volta sembrava non esserci nulla di male.' Considerava fra sé. 'Salvo che avrebbe dovuto dire ai suoi genitori di avere allenamento dopo la scuola e che li avrebbe avvisati quando fossero finiti.'
Aveva veramente allenamento quel pomeriggio, ma era quello che diceva di fare l’email.
Avrebbe dovuto portare il completo da palestra, non quello con i pantaloncini, ma quello con la minigonna.
Si aveva 2 tipi di uniformi per la squadra. Una con i pantaloncini e maglietta, l’altra con una gonna molto corta e il body elasticizzato.
Continua a leggere per prendere nota degli altri dettagli “...Dovrà essere nel parcheggio all’ora di pranzo al posto numero 12, dovrà attendere là con la faccia rivolta verso l’ingresso della scuola e mettere alle 12:05 gli occhiali da sole. Quindi non dovrà fare altro se non aspettare che qualcuno venga a prenderla. Continui a cooperare come ha fatto fin’ora, se non lo farà… Ecc. Ecc.”
Sempre le solite minacce che ormai Giuseppina legge senza soffermarsi. Avrebbe dato qualsiasi cosa per non dover sottostare a quelle angherie, ma sapeva che non poteva fare altro che obbedire.
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