Moglie troia e marito finocchio

di
genere
confessioni

Essere gay ora è più semplice, negli anni settanta meno, e io sin da piccolo ero attratto dai maschi, e il ricordo alle medie, in palestra, in mezzo ai miei compagni, che mostravano fieri i loro giovani cazzi duri, mi rimbombano ancora adesso nella testa.
alcuni se ne accorsero subito, della mia diversità, e del mio interesse per i loro giocattoli, io allora non avevo ancora erezione, dovettero passare alcuni anni per provare il piacere del cazzo duro.
Così, con la scusa dei compiti, venivo invitata a casa di uno o dell'altro, dove, iniziai a fare conoscenza con il cazzo, i primi pompini, le prime seghe che facevo loro, e uno dei miei compagni, il più sveglio, iniziò a farmi indossare intimo della sorella, e un bel giorno, mi sverginò, prese della crema di sua madre, io indossavo un paio di autoreggenti e scarpe col tacco, mi portò sul letto dei suoi, e mi sfondò il culo.
Fù piacevolmente doloroso, ma mi diede subito piacere, e così iniziai la mia cariera di femmina.
Passarono alcuni anni, e io ero sulla bocca e sul cazzo di tutti, i miei erano preoccupati, e mi allontanarono per gli studi, mi misero in un appartamento a Milano, e all'università, si dimenticarono di mè, e io potei dare sfogo alla troia che avevo dentro, passai un paio d'anni stupendi, da vera donna.
Poi incontrai Gabriella, donna stupenda, io 22 anni lei 25, navigata, e molto troia, anchessa moto chiacchierata, la conobbi a una festa, ero con un amico, che mi scopava tutti i giorni, avevo un paio di pantaloni rosa e una magliett, un leggero trucco, e sotto slip di pizzo, e reggicalze e calze, cje si notavano molto.
Si avvicinò, e si presentò, mifece i complimenti per l'azzardo, ma tanto tutti sapevano della mia omosessualità, tutti i maschi presenti mi avevano ripassata.
Ci frequentammo alcuni mesi, e poi mi propose di sposarci, tanto per fermare le voci, che ci interessavano, col patto che potevamo continuare le nostre vite, accettai.
Sei mesi dopo eravamo sposati, e già durante il pranzo iniziammo a cornificarci, così chiamaamo le scappatelle, corna.
Io mi feci inculare da un paio di ospiti, e lei da un suo amico, e la notte di nozze, lei con il suo ex, e io con un cameriere nello stesso letto, io in bianco, reggiseno slip reggicalze calze e tacchi, e lei in nero.
Spesso invitavami i miei amici, o imiei colleghi, a cena, e lei si presentava con vestitini mini, e tacchi alti, faceva la stupidina, li ecccitava, e poi con una scusa mi assentavo, e al mio ritorno lei era intenta a succhiareni loro cazzi, io poi servivo la cena, e ppi andavano in camera da letto, e la scopavano, io mi mettevo in reggicaklze, e tacchi e mi segavo guardandoli.
Col passare degli anni, le cene divennero molte, io ero ormai omosessuale dichiarato, mi mettevo en femme e cucinavo e servivo vestita da donna, e spesso partecipavo nel letto, mi inculavano davanti a lei, che eccitata mi insultava e segava.
E' vero che ogni tanto potevo scoparla, mi mettevo in reggicalze, calze, tacchi, trucco pesante, da mignotta, le leccavo la figa e il buco del culo, la eccitavo, e poi la penetravo, duravo pochi minuti, forse meno, le sborravo dentro e poi era il mio turno, indossava un cazzo legato in vita e mi scopava a lungo.
Dopo una deci di anni, venne ilmomento del cambiamento, io ero sempre più effemminata, e così decidemmo di dare libertà alla donna che c'era in mè, mi trasformai, mi feci rifare il seno, una bella terza, e buttai tutti gli abiti maschili, e divenni una vera donna, cambiai lavoro, grazie a un amante di mia moglie fui assunta come segretaria, e la mia vita cambiò, rimaneva solo dirlo alla famiglie, e così una domenica invitammo genitori e suoceri a pranzo.
Mi presentai in gonna e camicetta, sotto in bella vista il reggiseno che mostravano parte del mio magnifico seno, dallo spacco si intravedevano leautoreggenti, scarpe tacco dieci, e un trucco leggero, con rossetto rosso fuoco, quasi svennero.
Mio padre mi insultò, mia madre aveva capito da tempo cosa sarebbe successo, i miei suoceri,non ne furono scandalizzati, anzi in cucina mio suocero mi mise la mano sotto la gonna e all'orecchio mi disse: appena posso ti chiamo, bella troia, mi girai toccai il suo pacco, quando vuo Alberto.
Una settimana dopo eravamo nel mio letto, con il suo cazzo nel mio culo, che scopavamo alla grande.
Sono passati anni, e io sempre più donna e sempre più troia, mia moglie, ha avuto trè figli da trè maschi diversi, sono i miei figli, ora grandi, con due mamme, siamo felici e contenti.
scritto il
2024-12-31
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