Dietro la maschera - Capitolo 4 (finale)

di
genere
saffico

La stanza era avvolta da un silenzio carico di desiderio.

Sofia sentiva il corpo caldo di Bianca premuto contro il suo, la pelle nuda che si sfiorava, la sensazione di ogni brivido che si propagava tra loro come un'onda invisibile.

Le loro mani si muovevano lente, esplorative, come se volessero imprimere nella memoria ogni centimetro di pelle, ogni curva, ogni imperfezione che in quel momento sembrava diventare bellezza pura.

Sofia fece scivolare le labbra lungo la clavicola di Bianca, baciandola con una dolcezza che contrastava con l’urgenza che le divorava dentro. Bianca sospirò piano, le dita che affondavano nei capelli di Sofia mentre il suo corpo reagiva con un fremito.

Le loro forme morbide si incastravano alla perfezione, il calore che cresceva tra loro mentre si scoprivano con un'attenzione quasi reverenziale.

Bianca fece scorrere le dita lungo il fianco di Sofia, accarezzando la pelle tesa, scendendo lentamente fino alla curva morbida del ventre.

«Sei bellissima,» mormorò, la voce bassa e spezzata.

Sofia si irrigidì per un istante, il vecchio riflesso dell’insicurezza che le pizzicava la mente. Ma gli occhi di Bianca erano sinceri, pieni di un desiderio che andava oltre la superficie.

Si lasciò andare.

Si lasciarono andare.

I loro respiri si fusero, i gemiti soffocati nelle lenzuola mentre il piacere cresceva, ondeggiando tra loro in un ritmo naturale e perfetto. Ogni tocco era una scoperta, ogni movimento un’iniziazione a qualcosa di nuovo, di proibito e meravigliosamente giusto.

Bianca si perse nel calore del corpo di Sofia, nelle sue reazioni, nel suono del suo nome sussurrato tra le labbra socchiuse.

Il tempo si dissolse.

L’universo si ridusse a quella stanza, a quei corpi avvinghiati l’uno all’altro, alla pelle umida, ai cuori impazziti, al piacere che le travolse come un’onda calda e implacabile.

E quando infine crollarono l’una contro l’altra, senza più forze, senza più dubbi, rimasero lì, avvolte dal respiro pesante e dalla consapevolezza di aver varcato una soglia senza possibilità di ritorno.

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La luce dell’alba filtrava dalle tende leggere quando Bianca aprì gli occhi.

Sofia era ancora lì, la testa appoggiata sul suo petto, i capelli scompigliati, il corpo avvolto in un caldo abbraccio.

Per la prima volta, Bianca non provò vergogna nel sentire la propria pelle contro un’altra.

Sorrise, lasciando che le dita tracciassero lievi cerchi sulla schiena di Sofia.

L’altra ragazza si mosse piano, stiracchiandosi, poi sollevò lo sguardo.

Si scambiarono un sorriso assonnato, dolce, pieno di qualcosa di nuovo.

Di qualcosa di loro.

«Pensi che sia stato solo un gioco?» sussurrò Sofia, il timore nascosto dietro le parole.

Bianca scosse la testa.

«No. È stato reale.»

Sofia sorrise, affondando il viso contro la sua pelle con un piccolo sospiro felice.

Il mondo fuori poteva aspettare.

Perché in quella stanza, in quell’alba lenta e dorata, non c’erano giudizi.

Solo libertà.

Solo loro.
scritto il
2025-02-21
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