I segreti di Sofia - Capitolo 2

di
genere
masturbazione

La notte era il suo rifugio.

Nel silenzio della baita, lontana da sguardi indiscreti e da qualsiasi giudizio, Sofia si sentiva finalmente libera di ascoltare i propri desideri.

Dopo cena, si prese il tempo di sistemare la cucina con calma, facendo scorrere le mani lungo il legno caldo del tavolo, lasciando che le dita indugiassero su quella superficie liscia come se accarezzasse la propria pelle.

Le piaceva quel momento di attesa.

Sapeva cosa sarebbe venuto dopo.

Si tolse lentamente i vestiti pesanti, lasciando che il tepore della stufa accarezzasse il suo corpo. Indossò solo una canottiera sottile e la sua biancheria di cotone morbido.

Si guardò nello specchio della camera, osservando la propria figura illuminata dalla luce tenue della lampada.

Le sue cosce erano morbide, il ventre delicatamente arrotondato.

Per anni aveva odiato quelle curve, per anni aveva desiderato essere diversa, più sottile, più simile alle donne che vedeva nei film.

Ma nel tempo aveva imparato a conoscersi, a toccarsi, a capire che il piacere non era riservato solo ai corpi perfetti.

Il piacere era di chi sapeva ascoltarsi.

Si infilò sotto le coperte, la stoffa fresca contro la pelle nuda.

Si sdraiò sulla schiena, lasciando che le mani scivolassero lentamente lungo il proprio corpo, sfiorando le spalle, il collo, le curve morbide del seno.

Chiuse gli occhi e lasciò che il respiro si facesse più lento, più profondo.

Le dita tracciarono percorsi invisibili sulla pelle, scendendo piano lungo il ventre, fino ai fianchi.

Non aveva mai conosciuto il tocco di un’altra persona.

Solo il proprio.

Ma lo conosceva bene.

Sapeva esattamente dove sfiorarsi, come sfiorarsi.

Scese ancora, le dita che incontravano il bordo della biancheria, un ostacolo leggero che non tardò a oltrepassare.

Un brivido le attraversò la schiena quando la prima carezza la colpì nel punto giusto.

Lentamente, si immerse completamente nelle sensazioni, lasciandosi guidare dai movimenti delle sue mani.

Ogni sfioramento era una scintilla, un incendio che cresceva lentamente, consumandola dall’interno.

Non c’era fretta.

Non c’era nessun altro.

Solo lei, il suo corpo e il piacere che cresceva, che si espandeva, che la portava sempre più in alto.

Si morse il labbro per soffocare un gemito mentre le dita affondavano più in profondità, accarezzando i punti che la facevano rabbrividire, che la facevano stringere le cosce attorno alla propria mano.

Il piacere si accumulava dentro di lei, diventando insostenibile, irresistibile.

Si abbandonò completamente, il corpo che si tendeva sotto l’ondata di calore che la travolse senza pietà.

Un respiro spezzato, un tremito che le attraversò le gambe.

E poi… il rilascio.

Rimase lì, il petto che si sollevava e si abbassava rapidamente, il calore che si diffondeva in ogni fibra del suo essere.

Si lasciò scivolare in un torpore dolce, le mani ancora posate sul proprio ventre, le gambe rilassate, il cuore che lentamente riprendeva un ritmo normale.

Sorrise nel buio.

La notte era sua.

E il piacere, finalmente, anche.
scritto il
2025-02-21
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