I segreti di Sofia - Capitolo 1
di
LtMilligan
genere
masturbazione
Sofia viveva in un piccolo paese di montagna, un luogo dove il tempo sembrava scorrere più lentamente e dove ogni giorno si ripeteva uguale al precedente.
La sua casa era una piccola baita di legno, circondata da alberi secolari e dal profumo di resina che impregnava l’aria. Non aveva vicini troppo vicini, né amici con cui passare le serate. Il suo mondo era fatto di lunghe passeggiate nei boschi, di libri sfogliati accanto al camino acceso e di silenzi interrotti solo dal vento che sussurrava tra i rami.
Era una vita solitaria, ma non triste.
C’era un segreto che rendeva ogni sua giornata speciale, un rituale che l’accompagnava come un bisogno naturale.
Un piacere nascosto che nessuno conosceva.
Sofia si svegliava presto ogni mattina, avvolta dal calore delle coperte e dal profumo della legna che ardeva ancora piano nella stufa.
Si stiracchiava lentamente, facendo scorrere le mani lungo il proprio corpo, sentendo la pelle ancora calda dal sonno. Era un’abitudine inconscia, un piccolo momento di indulgenza che le faceva iniziare la giornata con un sorriso leggero.
Ogni tanto, le dita si soffermavano un po’ più a lungo sulla pelle nuda delle cosce, accarezzando la morbidezza che solo lei conosceva così bene.
Era un gesto veloce, un brivido che le correva lungo la schiena, ma poi si costringeva a fermarsi.
La giornata era appena iniziata.
C’era il pane da infornare, la legna da sistemare, il piccolo orto da controllare.
Ma sapeva già che quel desiderio l’avrebbe accompagnata, nascosto sotto la superficie, come una fiamma che bruciava piano, in attesa di esplodere.
Nel pomeriggio, dopo aver preparato il pranzo e aver lavato i piatti, Sofia si concesse un momento per sé.
Si tolse la maglia pesante di lana, rimanendo solo con il reggiseno e la biancheria intima.
Si sdraiò sul divano accanto alla grande finestra, il sole tiepido che filtrava attraverso i vetri appannati dall’umidità dell’inverno.
Accarezzò la propria pelle con gesti lenti, chiudendo gli occhi, ascoltando il battito regolare del proprio cuore.
Non c’era fretta.
Lasciò che le mani scivolassero lungo il ventre, più giù, sfiorando il bordo della stoffa leggera della sua biancheria.
Un brivido.
Un battito perso.
Sofia sapeva di non avere molto tempo, sapeva che il piacere doveva restare un segreto veloce, nascosto tra le ombre del giorno.
Ma le bastava.
Per ora.
Era la notte, però, il momento in cui tutto si trasformava.
Quando il mondo esterno scompariva e restava solo il calore del proprio corpo sotto le coperte.
Era allora che si concedeva tutto il tempo che voleva.
Era allora che poteva finalmente essere libera.
La sua casa era una piccola baita di legno, circondata da alberi secolari e dal profumo di resina che impregnava l’aria. Non aveva vicini troppo vicini, né amici con cui passare le serate. Il suo mondo era fatto di lunghe passeggiate nei boschi, di libri sfogliati accanto al camino acceso e di silenzi interrotti solo dal vento che sussurrava tra i rami.
Era una vita solitaria, ma non triste.
C’era un segreto che rendeva ogni sua giornata speciale, un rituale che l’accompagnava come un bisogno naturale.
Un piacere nascosto che nessuno conosceva.
Sofia si svegliava presto ogni mattina, avvolta dal calore delle coperte e dal profumo della legna che ardeva ancora piano nella stufa.
Si stiracchiava lentamente, facendo scorrere le mani lungo il proprio corpo, sentendo la pelle ancora calda dal sonno. Era un’abitudine inconscia, un piccolo momento di indulgenza che le faceva iniziare la giornata con un sorriso leggero.
Ogni tanto, le dita si soffermavano un po’ più a lungo sulla pelle nuda delle cosce, accarezzando la morbidezza che solo lei conosceva così bene.
Era un gesto veloce, un brivido che le correva lungo la schiena, ma poi si costringeva a fermarsi.
La giornata era appena iniziata.
C’era il pane da infornare, la legna da sistemare, il piccolo orto da controllare.
Ma sapeva già che quel desiderio l’avrebbe accompagnata, nascosto sotto la superficie, come una fiamma che bruciava piano, in attesa di esplodere.
Nel pomeriggio, dopo aver preparato il pranzo e aver lavato i piatti, Sofia si concesse un momento per sé.
Si tolse la maglia pesante di lana, rimanendo solo con il reggiseno e la biancheria intima.
Si sdraiò sul divano accanto alla grande finestra, il sole tiepido che filtrava attraverso i vetri appannati dall’umidità dell’inverno.
Accarezzò la propria pelle con gesti lenti, chiudendo gli occhi, ascoltando il battito regolare del proprio cuore.
Non c’era fretta.
Lasciò che le mani scivolassero lungo il ventre, più giù, sfiorando il bordo della stoffa leggera della sua biancheria.
Un brivido.
Un battito perso.
Sofia sapeva di non avere molto tempo, sapeva che il piacere doveva restare un segreto veloce, nascosto tra le ombre del giorno.
Ma le bastava.
Per ora.
Era la notte, però, il momento in cui tutto si trasformava.
Quando il mondo esterno scompariva e restava solo il calore del proprio corpo sotto le coperte.
Era allora che si concedeva tutto il tempo che voleva.
Era allora che poteva finalmente essere libera.
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