Dolce vendetta
di
Lucciola fra le mani
genere
etero
Ciao, sono la consulente finanziaria, quarantatreenne, infelicemente sposata
(E te lo credo!!!) con un cinquantenne.
Adesso è ufficiale: quel grandissimo bastardo di mio marito mi tradisce!
E chissà da quando! Ora si spiega perché da oltre un anno scopiamo se, e quando pare a lui, e perché se anche giro nuda per casa non mi degna neanche di uno sguardo e non è che io sia un cesso, anzi, chiedetelo a Wassim l'amante che sono stata costretta a farmi per arginare questo pauperismo di cazzo e per sentirmi ancora femmina e desiderata.
L'altro pomeriggio mentre lo stronzo pisolava sul divano, mi sono presa la libertà di dare una sbirciatina nel suo cellulare (proprio perché nutrivo dei sospetti) e ho trovato, senza neanche troppa fatica, un sms non cancellato o forse lasciato volutamente per i posteri a testimonianza delle grandi qualità amatorie di cui è dotato. Recitava testuale:
"-Caro, ieri sera ti sei superato. Essere sodomizzata da te è stata un'esperienza davvero eccitante. Lo dobbiamo rifare ancora e ancora. Un bacio, tua Alba.-"
Non vi dico come mi sono sentita! Anche se è un gran bastardo, figlio di puttana è pur sempre mio marito e il padre di nostra figlia; è stato come aver ricevuto un pugno nello stomaco.
Ma il mio cervello è rimasto vigile; ho fotografato col mio i-Phone il testo del messaggio e ho memorizzato il numero della troia. Potrebbero sempre tornarmi utili.
I giorni passano e non riesco a trovare un modo per fargliela pagare; o meglio un' ideuzza mi era anche balenata in testa ma dovrei svilupparla e ora faccio fatica a restare concentrata.
Passo da momenti di depressione in cui vorrei scomparire ad altri di totale euforia in cui vorrei allegramente ucciderlo.
L'unica, magra consolazione in questa faccenda è che mi è sparito quel seppur vago senso di colpa che ogni tanto mi rodeva per averlo a mia volta tradito. Che stupida!
Ho telefonato a Wassim. Gli ho spiegato quello che mi era successo e come mi sentivo.
"Dobbiamo vederci. Appena combino, ti faccio uno squillo in ufficio". Fu la sua risposta.
Una settimana dopo telefona.
Appuntamento per l'indomani alle 11, al Motel fuori dal casello autostradale.
Non ha molto tempo e questo è l'unico modo veloce per vederci. Prenderò un permesso.
La mattina mi metto in tiro per l'occasione: tubino blu elettrico sopra il ginocchio, autoreggenti velate nere e scarpe anch'esse blu, tacco dodici.
Prenoto un taxi. Durante la corsa l'autista non fa altro che "aggiustare" lo specchietto retrovisore per riuscire a sbirciarmi tra le gambe.
Quando arriviamo al parcheggio, Wassim è già lì ad attendermi insieme ad un suo amico, Vittorio, bel tipo, massiccio, 1,80, sulla cinquantina testa rasata per l'incipiente calvizie, un po' di pancetta.
Pago il taxi e prego l'autista di ritornare a prendermi qui fra un ora esatta.
Visto il luogo e immaginandosi la situazione galeotta, annuisce lanciandomi un'occhiata marpiona e continuando a fissarmi anche mentre fa manovra e si allontana.
Fatte le dovute presentazioni, ci dirigiamo al Motel.
Il solo rivedere Wassim mi ha fatto bagnare tutta, pregusto già una bella galoppata.
Camera matrimoniale con bagno, molto graziosa.
I miei due estraggono da una borsa in cordura una videocamera con cavalletto e la posizionano in angolo ai piedi del letto.
Mentre io devo correre in bagno. Mi spoglio.
Restando in piedi mi posiziono sopra il WC, ginocchia appena flesse, i miei seni pendono come frutti maturi. Inauguro il bagno con una fragorosa pisciata.
Mi sto ancora asciugando che sulla porta appare Vittorio con il cazzo in mano e se lo sta menando.
Pur conoscendo lo scopo della "riunione" rimango stupita dalla tempestività di azione.
"Sfílati le mutandine e vieni qua!" Ordina facendo cenno con la mano.
"Guarda cosa ho qui. Cosa ne dici?" Mi avvicino e gli porgo la brasiliana fradicia.
L'annusa, poi mi solleva con l'avambraccio una coscia e m'inforca la passerona senza tanti complimenti, con almeno venti centimetri di dura materia.
OOh! Finalmente! Erano forse più di due mesi, da quella volta a Milano con Wassim che non assaggiavo carne umana così tosta.
Salgo carponi sul letto, Vittorio da dietro s' intrufola fra le cosce e con ampie, ruvide linguate nella spacca, spiana la strada a Wassim.
A proposito. Sta riprendendo tutto con la VCR, rapito dalla visione della mia figa lavata e del mio culo.
"Voglio mangiare carne cruda di cazzo. Forza! Sotto ragazzi".
Inizio ingoiando quello di Vittorio fino alle palle mentre con fatica cerco di estrarre la lingua per leccargli lo scroto.Vomito saliva; lui fissa rapito il soffitto, è in paradiso.
Con la coda dell'occhio vedo Wassim che piazzata la VCR sul cavalletto aspetta il suo turno con l'uccello che ha assunto proporzioni inusitate, le vene lo avvolgono turgide come edera su un tronco.
Sempre in ginocchio sul letto accolgo il mio amante a fica oscenamente aperta.
Sento la sua cappella che mi sfiora, sospiro a bocca piena e rinculando appena gli risucchio il cazzo fino ai coglioni e lui con ambedue le mani poggiate sulle natiche comincia lento a svangarmi.
Vittorio è il primo. Mi imbratta il viso e la gola con ripetuti getti del suo seme; alla fine così imbiancata la mia faccia assomiglia ad una maschera da clown.
Poi è la volta di Wassim che grugnendo svuota i suoi testicoli nel mio fiore di carne mescolando, in un rito primitivo, il suo seme al mio.
La videocamera continua a ronzare.
Ora sono diventata la divinità della lussuria e per un secondo dimentica di tutti i miei guai.
Ma il tempo è tiranno e tutti ci dobbiamo affrettare per non farmi mancare all'appuntamento col taxi.
Indosso il vestito senza gli slip, riposti in borsa splendidamente sporchi.
Poi il commiato.
Poche parole in privato con Wassim:
"Allora mi raccomando! A presto amore."
Abbraccio riconoscente Vittorio, grande, utile stallone.
Salgo sull'auto. Stessa destinazione della partenza.
Il conducente, dallo specchietto con un sorrisino malizioso mi chiede:
"È andato tutto bene signora?"
"A meraviglia! Ho la bocca impastata e la figa ancora piena della sborra di due cazzi grossi e tosti. Vuole sapere altro?"
L'ho gelato! Resta muto fino all'arrivo.
Pago, gli sorrido per stemperare la tensione e lui mi allunga un suo biglietto da visita pregandomi di chiamarlo qualora ne avessi ancora bisogno.
Alcuni giorni dopo.
Lo smartphone vibra sul tavolino; la donna ne osserva incuriosita il display.
È un MMS da un numero sconosciuto.
Riflette per un secondo, poi clicca sulla cartellina e la apre:
Si tratta di un filmato breve ma molto esplicativo con due righe di accompagnamento:
"Hai visto Alba? Questo è ciò che accade quando una bella donna si stanca di un marito che la trascura e la tradisce. E adesso, prova a farlo vedere anche allo stronzo e chiedigli che cosa ne pensa !?"
La donna è attonita, il Galaxy sta per caderle di mano ma si riprende, subito ricompone il numero ma inutilmente.
Il ricevente, dall'altro capo, ha già gettato la SIM in un gabinetto e ha tirato lo sciacquone.
Ciao!
(E te lo credo!!!) con un cinquantenne.
Adesso è ufficiale: quel grandissimo bastardo di mio marito mi tradisce!
E chissà da quando! Ora si spiega perché da oltre un anno scopiamo se, e quando pare a lui, e perché se anche giro nuda per casa non mi degna neanche di uno sguardo e non è che io sia un cesso, anzi, chiedetelo a Wassim l'amante che sono stata costretta a farmi per arginare questo pauperismo di cazzo e per sentirmi ancora femmina e desiderata.
L'altro pomeriggio mentre lo stronzo pisolava sul divano, mi sono presa la libertà di dare una sbirciatina nel suo cellulare (proprio perché nutrivo dei sospetti) e ho trovato, senza neanche troppa fatica, un sms non cancellato o forse lasciato volutamente per i posteri a testimonianza delle grandi qualità amatorie di cui è dotato. Recitava testuale:
"-Caro, ieri sera ti sei superato. Essere sodomizzata da te è stata un'esperienza davvero eccitante. Lo dobbiamo rifare ancora e ancora. Un bacio, tua Alba.-"
Non vi dico come mi sono sentita! Anche se è un gran bastardo, figlio di puttana è pur sempre mio marito e il padre di nostra figlia; è stato come aver ricevuto un pugno nello stomaco.
Ma il mio cervello è rimasto vigile; ho fotografato col mio i-Phone il testo del messaggio e ho memorizzato il numero della troia. Potrebbero sempre tornarmi utili.
I giorni passano e non riesco a trovare un modo per fargliela pagare; o meglio un' ideuzza mi era anche balenata in testa ma dovrei svilupparla e ora faccio fatica a restare concentrata.
Passo da momenti di depressione in cui vorrei scomparire ad altri di totale euforia in cui vorrei allegramente ucciderlo.
L'unica, magra consolazione in questa faccenda è che mi è sparito quel seppur vago senso di colpa che ogni tanto mi rodeva per averlo a mia volta tradito. Che stupida!
Ho telefonato a Wassim. Gli ho spiegato quello che mi era successo e come mi sentivo.
"Dobbiamo vederci. Appena combino, ti faccio uno squillo in ufficio". Fu la sua risposta.
Una settimana dopo telefona.
Appuntamento per l'indomani alle 11, al Motel fuori dal casello autostradale.
Non ha molto tempo e questo è l'unico modo veloce per vederci. Prenderò un permesso.
La mattina mi metto in tiro per l'occasione: tubino blu elettrico sopra il ginocchio, autoreggenti velate nere e scarpe anch'esse blu, tacco dodici.
Prenoto un taxi. Durante la corsa l'autista non fa altro che "aggiustare" lo specchietto retrovisore per riuscire a sbirciarmi tra le gambe.
Quando arriviamo al parcheggio, Wassim è già lì ad attendermi insieme ad un suo amico, Vittorio, bel tipo, massiccio, 1,80, sulla cinquantina testa rasata per l'incipiente calvizie, un po' di pancetta.
Pago il taxi e prego l'autista di ritornare a prendermi qui fra un ora esatta.
Visto il luogo e immaginandosi la situazione galeotta, annuisce lanciandomi un'occhiata marpiona e continuando a fissarmi anche mentre fa manovra e si allontana.
Fatte le dovute presentazioni, ci dirigiamo al Motel.
Il solo rivedere Wassim mi ha fatto bagnare tutta, pregusto già una bella galoppata.
Camera matrimoniale con bagno, molto graziosa.
I miei due estraggono da una borsa in cordura una videocamera con cavalletto e la posizionano in angolo ai piedi del letto.
Mentre io devo correre in bagno. Mi spoglio.
Restando in piedi mi posiziono sopra il WC, ginocchia appena flesse, i miei seni pendono come frutti maturi. Inauguro il bagno con una fragorosa pisciata.
Mi sto ancora asciugando che sulla porta appare Vittorio con il cazzo in mano e se lo sta menando.
Pur conoscendo lo scopo della "riunione" rimango stupita dalla tempestività di azione.
"Sfílati le mutandine e vieni qua!" Ordina facendo cenno con la mano.
"Guarda cosa ho qui. Cosa ne dici?" Mi avvicino e gli porgo la brasiliana fradicia.
L'annusa, poi mi solleva con l'avambraccio una coscia e m'inforca la passerona senza tanti complimenti, con almeno venti centimetri di dura materia.
OOh! Finalmente! Erano forse più di due mesi, da quella volta a Milano con Wassim che non assaggiavo carne umana così tosta.
Salgo carponi sul letto, Vittorio da dietro s' intrufola fra le cosce e con ampie, ruvide linguate nella spacca, spiana la strada a Wassim.
A proposito. Sta riprendendo tutto con la VCR, rapito dalla visione della mia figa lavata e del mio culo.
"Voglio mangiare carne cruda di cazzo. Forza! Sotto ragazzi".
Inizio ingoiando quello di Vittorio fino alle palle mentre con fatica cerco di estrarre la lingua per leccargli lo scroto.Vomito saliva; lui fissa rapito il soffitto, è in paradiso.
Con la coda dell'occhio vedo Wassim che piazzata la VCR sul cavalletto aspetta il suo turno con l'uccello che ha assunto proporzioni inusitate, le vene lo avvolgono turgide come edera su un tronco.
Sempre in ginocchio sul letto accolgo il mio amante a fica oscenamente aperta.
Sento la sua cappella che mi sfiora, sospiro a bocca piena e rinculando appena gli risucchio il cazzo fino ai coglioni e lui con ambedue le mani poggiate sulle natiche comincia lento a svangarmi.
Vittorio è il primo. Mi imbratta il viso e la gola con ripetuti getti del suo seme; alla fine così imbiancata la mia faccia assomiglia ad una maschera da clown.
Poi è la volta di Wassim che grugnendo svuota i suoi testicoli nel mio fiore di carne mescolando, in un rito primitivo, il suo seme al mio.
La videocamera continua a ronzare.
Ora sono diventata la divinità della lussuria e per un secondo dimentica di tutti i miei guai.
Ma il tempo è tiranno e tutti ci dobbiamo affrettare per non farmi mancare all'appuntamento col taxi.
Indosso il vestito senza gli slip, riposti in borsa splendidamente sporchi.
Poi il commiato.
Poche parole in privato con Wassim:
"Allora mi raccomando! A presto amore."
Abbraccio riconoscente Vittorio, grande, utile stallone.
Salgo sull'auto. Stessa destinazione della partenza.
Il conducente, dallo specchietto con un sorrisino malizioso mi chiede:
"È andato tutto bene signora?"
"A meraviglia! Ho la bocca impastata e la figa ancora piena della sborra di due cazzi grossi e tosti. Vuole sapere altro?"
L'ho gelato! Resta muto fino all'arrivo.
Pago, gli sorrido per stemperare la tensione e lui mi allunga un suo biglietto da visita pregandomi di chiamarlo qualora ne avessi ancora bisogno.
Alcuni giorni dopo.
Lo smartphone vibra sul tavolino; la donna ne osserva incuriosita il display.
È un MMS da un numero sconosciuto.
Riflette per un secondo, poi clicca sulla cartellina e la apre:
Si tratta di un filmato breve ma molto esplicativo con due righe di accompagnamento:
"Hai visto Alba? Questo è ciò che accade quando una bella donna si stanca di un marito che la trascura e la tradisce. E adesso, prova a farlo vedere anche allo stronzo e chiedigli che cosa ne pensa !?"
La donna è attonita, il Galaxy sta per caderle di mano ma si riprende, subito ricompone il numero ma inutilmente.
Il ricevente, dall'altro capo, ha già gettato la SIM in un gabinetto e ha tirato lo sciacquone.
Ciao!
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