Daria capitolo 2

di
genere
saffico

Ho passato una notte quasi insonne ripensando a ciò che era successo tra me e Daria il giorno prima.
Mi stavo domandando come mai sia potuto succedere che un'orgogliosa e convinta etero come me, potesse farsi coinvolgere da un'altra donna a partecipare a questo tipo di giochetti hard senza opporre resistenza.
Qui l'amore non c'entra.
Quando sto con un uomo, anche occasionalmente, mi sento parte di lui, mi completa, m'infonde quella sicurezza che noi donne in fondo ricerchiamo in un partner e fare all'amore diventa allora il compendio di tutti questi sentimenti.
Ma con Daria no! Credo che l'attrazione che provo sia la manifestazione esteriore, concreta di mie proiezioni, di desideri, che attraverso di lei sfuggono alla mia censura prendendo corpo e vita in pensieri e azioni altrimenti inconfessabili.
È una sfera della sessualità sconosciuta ma che vorrei esplorare con il suo aiuto.

Sono circa le otto, mi alzo dal letto e scendo per fare colazione.
Un profumo di pane tostato aleggia nel corridoio, in cucina trovo la tavola imbandita con crostini, marmellate e Daria indaffarata ai fornelli a riscaldare latte e caffè.
Anche se ancora in vestaglia noto come da lei si sprigioni una sensualità che non le avevo mai attribuito prima.
Gli eventi condizionano i giudizi!
Nessun cenno, neanche velato su quanto accaduto ieri.

Per cercare di non farmi annoiare mi propone una gita in macchina fino a San Leo, meta turistica famosa per la rocca nella quale fu rinchiusa Francesca, di dantesca memoria.
Ma declino l'invito. Non ho molta voglia di muovermi, preferirei rimanere vicino casa; magari un bagno, un boccone, nulla di speciale insomma.
Accetta, come sempre gentile e accomodante; decidiamo però di fare prima un po' di spesa,
poi in spiaggia.
Noto che indossiamo entrambe dei copricostume molto simili indice di una certa affinità nei gusti.
Gironzolando pigramente fra gli scaffali del supermarket mi soffermo a scegliere della frutta,
lei mi si avvicina da dietro, credo per un suggerimento sull'acquisto, invece sento la sua mano fra le cosce, un tocco profondo smorzato solo dal tessuto del prendisole:
"Ho voglia di mangiarti la fica!" Mi sussurra all'orecchio.
Mi volto, mi sta sorridendo con la sua aria da gattona che ormai ho imparato a conoscere; rimango muta, non so cosa dirle, me la cavo con un gesto di sufficienza e continuiamo la spesa,
ma sono tormentata tra resistere alle sue avançes e il cederle le armi sempre più spuntate della mia morale etero.

Aspetto in macchina che salga in casa a depositare la spesa poi finalmente in spiaggia.
Ha ombrellone e lettini già assegnati; mi tolgo il prendisole, restiamo in costume.
Io con il mio due pezzi amaranto, Daria con uno intero, bianco latte che mette in risalto il colore ambrato della sua pelle, e con una scollatura vertiginosa.
I suoi grossi seni faticano a restare al loro posto così come il pube che reclama visibilità attraverso il tessuto, come se quest'ultimo fosse fatto di carta velina bagnata.
Ci stendiamo in pieno relax, sento il sole scaldarmi piacevolmente la pelle, chiudo gli occhi.
Daria sta sfogliando una rivista quando:
"Valeria, non ti sarai mica offesa quando al market ti ho toccata?"
Era l'assist che aspettavo, non ce l'avrei mai fatta per prima.
"E perché mi sarei dovuta offendere? Ieri ci siamo andate giù pesante mi sembra?
Tu piuttosto, l'hai fatto apposta di venire a cagare mentre facevo la doccia?"
Chiude la rivista e mi guarda:
"Lo so che ti è piaciuto, sii sincera! E sai perché?
Ti dirò che a volte mi trattengo per giorni e quando decido di liberarmi per me è come avere un orgasmo, è come giocare con un dildo ficcato nel culo...tu ieri questo l'hai capito e ti ha coinvolto!"
La sua spudoratezza non finiva mai di stupirmi, forse sono anche arrossita, ma queste sconcezze me la rendevano sempre più desiderabile. Mi si riaccendeva di nuovo la voglia di lei!
Certo è che mi sono ben guardata dal replicare e così, caduto il discorso, abbiamo ripreso le rispettive occupazioni.

Ma la goccia, è proprio il caso di dirlo, stava per far traboccare il vaso.
Ad un certo punto ripone il settimanale nella borsa, si solleva a sedere sul lettino verso di me e si mette ad osservarmi finché non attira la mia attenzione; noto che con lo sguardo indica qualcosa, un punto; anch'io lo seguo e...
il bianco del costume si sta scurendo pian piano proprio lì sul monte di venere.
Gocce d'oro stillano dal bordo dello sdraio e si perdono nella sabbia rovente.
Ora i nostri occhi s'incontrano, lei si passa voluttuosamente la lingua sulle labbra bisbigliando:
"È pura libidine! Vedrai che piacerà anche a te."
Ho la fica che è diventata una fornace, mi allungo e le infilo una mano sotto le cosce, la palpo gustandomi quel calore liquido che dal costume fuoriesce lentamente, a filo.
Sono sull'orlo di un'eccitazione orgasmica, anche se tutto ciò non ha alcun senso, ma mi riprendo.
Ritraggo la mano ormai grondante e le accarezzo il viso indugiando con le dita nella sua bocca,
mentre con la lingua continua a tergere ogni centimetro della mia mano.
"Su! Daria! Voglio tornare a casa."

Facciamo sù la nostra roba in fretta.
L'auto parcheggiata è un forno e il caldo esalta l'afrore del suo costume bagnato.
Pochi minuti e siamo a destinazione.
Le scale fatte di corsa, la ricerca concitata delle chiavi sono il preludio di una foga erotica incontrollabile.
Entrate, gettiamo a terra le rispettive borse.
Come in un copione già scritto, lei si butta sul divano gambe al cielo, aperte.
Il suo tono è imperioso:
"Forza, troia adesso leccami!"
M'inginocchio.
Anche attraverso il tessuto la spacca della sua vulva, si staglia nitida e ammiccante;
scosto l'intralcio del costume e immediato un getto violento di urina bollente m'inonda il viso.
Sputo, è salatissima ma le sue mani mi artigliano la nuca e stampano le mie labbra su quella sapida pesca matura; mentre incessante il flusso dorato mi riempie la bocca colando dalle tette giù giù fino alle cosce.
Ho la gola che pizzica. Ho bisogno di bere acqua, ma Daria mi sollecita a continuare.
Ora è il mio turno.
Appoggio un piede sullo schienale del divano così da avere la sua faccia tra le mie gambe. Non scosto neppure lo slip.
La mia vescica non mi concede proroghe e, senza rimorsi....
Il rivolo filtrato e copioso si riversa nella gola della mia amica tracimando lungo il collo a inzuppargli completamente il costume che, divenuto trasparente mette in risalto l'areola scura dei seni e i capezzoli dritti.
Tossisce ma continua a ingollare ogni fiotto proveniente da quella che ormai da oltre un minuto non è più la mia fica bensì una traboccante fontana.
Siamo fradice non solo di sudore.
Daria esausta, stravaccata sul divano si massaggia pigramente la pelle bagnata;
io ubriaca di urina mi dirigo contenta in bagno, verso la doccia; contenta perché mai avrei pensato che una cosa del genere potesse essere tanto eccitante, e con una donna poi...

Dopo qualche minuto anche lei mi raggiunge intrufolandosi nel minuscolo box doccia, siamo a contatto, le faccio spazio.
I suoi capezzoli turgidi disegnano, sfregando sulla mia pelle, scritte improbabili ma mi eccitano da morire.
La sua pipì non ha spento i miei bollori anzi...ora le mie labbra si attaccano come ventose a quei grossi seni, li succhio come una forsennata, la bacio in gola mentre le passo le mani fra i capelli bagnati. Lei abbandonata, reclina il capo sospirando; retrocedo, uscendo dalla doccia; ora al suo interno c'è più spazio e Daria si china in avanti mostrandomi oscenamente il suo culo: tempio pagano della lussuria; un volume perfetto sovrastante l'umido solco di accesso per il paradiso.
Tutto il mio viso sprofonda in quel canyon.
Le mie mani cercano di forzare la resistenza delle superbe chiappe.
Come dotata di vita propria la mia lingua si protende a succhiare travasando sul palato i succhi asprigni che sempre più abbondanti imperlano la rosea fessura.
Siamo le sacerdotesse di un rito primordiale; la mordo, la lecco in ambedue i pertugi, gusto la sua linfa mentre impazzita con una mano continuo a masturbarmi; il mio viso è infiammato dall'orgasmo e imbrattato da scarabocchi cremosi.
Daria come invasata sculetta aggrappata al maniglione della doccia.

Finché, preceduto da un tremore incontrollato inizia a salire il suo orgasmo:
"Ooh! La tua lingua sii! Che meraviglia, continua. Così, ancora! Troia. Brava leccami bevi la mia sborra, la senti? Ti vengo in bocca maiala! Ecco. Lecca! Ecco, ecco. Ooh Siii! Vengo! Aaah!!"

Poi il silenzio, rotto solo dall'ansimare del nostro concitato respiro.
Daria, immobile sotto la doccia scrosciante rimane aggrappata al maniglione, incapace di riprendersi.
Mi tergo il viso imbrattato e con un pugno di salviette tampono gli umori che ancora bagnano la mia fica.
Poi, avvolgendomi nell'accappatoio:
"Preparo qualcosa da mettere sotto i denti. Ok? Tu fai con comodo."
Per fortuna abbiamo acquistato porzioni già pronte, solo da riscaldare, non ho una gran voglia di cucinare.

L'osservo mentre mangia di gusto, l'appetito non le manca e continuo a chiedermi come sia riuscita a stregarmi in questo modo.
Non rinnego la mia eterosessualità ma con Daria sto toccando vette di piacere inesplorate, mai raggiunte neanche con Wassim.
È un po' come fare all'amore con se stessi, masturbarsi in un altro corpo di donna. Pazzesco!
Credo che mi sarà difficile rinunciare a lei...Ma poi, perché, chi lo ha detto che debba rinunciarvi?








scritto il
2014-09-28
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