Se decriptando un file

di
genere
tradimenti


Qualche giorno fa ho trovato un file secretato, sul tablet di mia moglie che lei aveva lasciato a casa. A caso, tentai di indovinare la password fra le tante che lei usava, e con un po’ di intuizione e fortuna, trovai la soluzione. Non sono geloso, ma quanto lessi, mi creò un sommovimento interiore incredibile. Ma andiamo con ordine. Ecco quanto trovai riportato nel file, che copiai rapidamente su una mia cartella, ovviamente con password, per riguardarla con attenzione.

Diario-
Mi stava capitando un contrattempo irritante, per questo pomeriggio. L’idraulico interpellato per riparazioni urgenti, aveva spostato l’appuntamento e, proprio quel giorno, Daniele aveva un impegno che lo avrebbe occupato per tutto il tempo. Toccava quindi a me. Sono di malumore. Termino il lavoro in anticipo spostando alcuni appuntamenti e mi dirigo verso casa. E’ una giornata splendida, calda che ti invoglia ad andare al mare. Sono appena entrata in casa che suonano alla porta. E’ l’idraulico, Thomas Ghezzi, puntualissimo: un giovane uomo, ben piazzato, piacevole di aspetto.
Appena mi vede non nasconde la sua meraviglia e ammirazione. Indosso un vestitino verde che mi valorizza, e dei sandali in pendant. Fa un largo sorriso ed esclama soddisfatto: “Mi aspettavo di trovare suo marito, ma ci ho decisamente guadagnato nel cambio”. Sorrido a mia volta al complimento un po’ grezzo. ” Lui aveva un impegno, e così è toccato a me.”
Gli elenco i lavori da svolgere e, mentre lui inizia, completo alcune mail e telefonate di lavoro. Vado a chiedere a Thomas, che sta lavorando nello scantinato, se gradisce un caffè.
“No, no grazie, sono a posto così”.
Iniziamo a conversare del più e del meno, e lui si rivela un tipo ruspante, rustico ma simpatico.
…..“Vede, tutte “ste robe” di adesso non le capisco. I vegani, i vegetariani son proprio matti; a me piace mangiare di tutto, braciole, salsiccia… e “così andare”, anche la verdura, si capisce, ma non solo. Come si fa ad accontentarsi di succhiare un sedano”. Argomenta con passione e condisce i suoi discorsi con delle buffe espressioni che mi strappano il riso, tanto sono esilaranti.
Il tipo ha un suo fascino primitivo.
….“Poi la storia degli omosessuali, i finocchi, dai. Quelli non li capisco proprio, son brave persone, ne conosco alcuni, ma le fighe, le donne (si corregge), insomma, “mi” fanno impazzire. Non mi stancano mai. Mi piace tutto di loro, le tette, il culo, i loro odori e quella loro cosina è la roba più bella che ci sia… Quando prendo una femmina, tutti i miei sensi devono essere coinvolti e godere: la vista, il tatto, il gusto e l’odorato. Nel mio lavoro incontro tante donne, alcune disponibili altre no, ma tutte hanno qualcosa di buono. Ho una esperienza notevole ormai, ma mica tutti i giorni si incontra una bella donna, di classe come lei”. Un nuovo apprezzamento. Da come mi guarda, e dalla piega inequivocabile che stanno prendendo i discorsi, è evidente che sta saggiando il terreno, per capire se può affondare i colpi oppure battere in ritirata. Lo lascio lì, nel limbo, per ora. Riattacca. “Mi scusi, sa, signora, ma non capita sempre di incontrare una persona fine come lei, e io non ci sono abituato. Mi scusi se son stato zotico. Sono uno alla buona, e dico le cose così come mi vengono in mente. Certo è, e non mi pento di aver detto, che lei è veramente affascinante. Io, modestamente di donne me ne intendo”. Rido e lo rassicuro: “Sei un ragazzo simpaticissimo, non hai nulla da scusarti, ma credo che tu preferisca qualcuna più giovane di me”. Scuote la testa e mi fissa, con sguardo sensuale, e sospira. La situazione mi diverte e son curiosa di vederne gli sviluppi. Il lavoro da svolgere in questo momento non è la sua principale preoccupazione, si vede. Non resiste e sbotta: “Il verde le dona moltissimo. Quei sandaletti poi, sono proprio sexy. Credo che suo marito sia molto fortunato.” “Ma perché?” Faccio l’ingenua. “Come perché, lei è proprio super.” “Esagerato! Comunque ti lascio lavorare in pace. Te lo richiedo, posso offrirti qualcosa, che so, una bibita fresca?”
Mi fa un cenno di diniego, e poi mi radiografa dalla testa ai piedi, spogliandomi con lo sguardo. ”Anzi, lei ce l’ha una cosa che potrebbe offrirmi e che mi renderebbe felice. Ma ho capito che non si conclude nulla, non c’è nulla da fare”. Sono lusingata per gli apprezzamenti, anche se grevi, ma incerta sul da farsi.
Considerando tutti gli elementi, è palese che ormai Thomas si è spinto molto avanti. Sta a me farlo avanzare o stopparlo. Non so decidermi fra un gusto per la trasgressione, e un sano buon senso, e chiuderla qui. Mi appresto a salire le scale, quando uno dei tacchi scivola e sto per cadere: “Oddio” penso “Stavolta mi rompo la la caviglia!”.
Due braccia possenti mi sorreggono e mi salvano dalla possibile frattura. Una delle mani posizionata all’attaccatura del mio seno ne approfitta, per un apparentemente casuale, palpata esplorativa.
“Tutto bene, bella signora?” “Grazie a te, si. Mi hai evitato una probabile frattura al piede”. "Faccia vedere, me ne intendo sa? Giocando a calcio tante volte..” Mi toglie la scarpa e il mio piede scompare dentro quella manona d’acciaio che, se solo volesse, potrebbe stritolarlo, ma sa essere delicatissima e calda. Accosta il mio piede al suo volto. Protesto: “Per favore no, non i piedi.”. Ride. ”Il loro odore incrementa il loro fascino e me lo annusa aspirandone voluttuosamente l’effluvio, sostenendone le proprietà afrodisiache, e affermando che non saperlo apprezzare fa perdere molto. Non vuole che faccia le scale. “Tranquillo, è tutto ok”. “ No, la porto su io, è un piacere”
Insiste, e mi solleva agevolmente fra le sue braccia muscolose, trasportandomi fino in camera. I nostri volti sono vicini. Comunque mi sembra giusto premiare Thomas per il guaio che mi ha evitato: chiudo gli occhi e dischiudo allusivamente le labbra: è un invito. Non aspetta altro. Mi bacia e con la lingua oltrepassa le mia labbra, l’arcata dentaria e cerca la mia lingua e duella con essa. E’ sul mio collo; il contatto con quelle labbra mi genera brividi. Anche se mi sta piacendo, ci ripenso, vorrei fermarmi, ma arrestare un treno in corsa, è un’impresa impossibile!
Le sue mani si muovono velocemente e con perizia mi sfilano l’abito e rimango in lingerie. Cerco di resistere. “Dai, non è bello, sei più giovane di me, e poi sono sposata”. In tutta risposta: “Guarda che razza di figa sei, quanto ben di Dio!” Il reggipetto vola via e i miei bei seni, ora liberi, si muovono, ondeggiando morbidamente; sono preda delle sue mani che li palpano, li strizzano. “Queste son belle tette, naturali, non quelle di plastica che trovi in giro adesso”. I capezzoli sembrano schizzare via tanto son turgidi. Le natiche vengono afferrate saldamente e piacevolmente in quelle morse. Ormai è tutto deciso, impossibile tornare indietro, ma non mi sento a posto, a mio agio. “Permettimi di fare almeno un bidet”. “ Te lo faccio io il bidet” e dopo avermi sfilato gli slip, mi allarga le gambe e comincia con la lingua a spennellarmi, fra le mie cosce bollenti, la figa bagnatissima e odorosa. “Chi non sa apprezzare questa roba non è un maschio, ma una mezza sega”. Basta ripensamenti, adesso che sono in ballo, voglio divertirmi e mi abbandono completamente. La sua lingua è famelica e lecca tutto coscienziosamente, gustando i sapori e l’essenza di quel nettare. Non trascura il bottoncino clitorideo, facendomi esplodere di piacere.” E’ bellissimo, sei bravo!”. Ora tocca a me. Gli tiro fuori il cazzo decisamente sovradimensionato. Glielo accarezzo e palpeggio. “Ooh, complimenti, che magnifico esemplare, sei proprio ben dotato!” S’inorgoglisce al complimento. Inizio a leccargli lo scroto e stuzzicarlo con la lingua. Sostengo dolcemente i due testicoli e con l’altra mano, alternativamente stringo e rilascio il pene. Finalmente la mia bocca corre per tutta la lunghezza dell’asta e la mia lingua lecca tutte le sue superfici. Il glande è scoperto e in attesa, ma prima di prenderlo nella mia bocca, continuo a leccare l’asta. Infine con movimenti di risucchio lo faccio scendere verso la gola e quindi risalire. Continuo, apprezzando le dimensioni ulteriormente lievitate, e la consistenza durissima. Non lo faccio venire perché c’è ancora tanto da divertirsi. “Cazzo, sei un’artista, è un bocchino imperiale; così non me lo aveva mai fatto nessuna.” Il suo cazzo, ora al massimo dell’erezione, è sontuoso e lo voglio dentro me. Voglio fortemente quella carne fresca
“Adesso chiavami, fammi vedere quanto vali, maschione,”. Solleticato nel suo amor proprio spinge con decisione il suo grosso membro, duro come un sasso dentro di me. Fortunatamente la mia figa è umida e ben lubrificata, e così il voluminoso cazzo scivola abbastanza agevolmente fra le pareti vaginali che, dilatate, si contraggono, lo avvolgono aumentando il piacere mio e suo. Mi prende selvaggiamente, variando le posizioni, concludendo con una penetrazione da dietro, da dominatore. Sono rullata, sto per raggiungere un orgasmo. “Dai sbattimi forte, con quel bell’uccello duro, non fermarti.” Non posso urlare per via dei vicini, ma gemo e ansimo. “Posso venirti dentro?” Sussurra premuroso. “Vai tranquillo, procedi che sto venendo anch’io, godo, oh, oh.” Thomas mi segue a ruota con la sua estasi, eiaculando dentro la mia figa una grossa quantità di liquido cremoso, caldo, lanciando mugolii di piacere e soddisfazione. Ci riprendiamo dalle fatiche amorose rimanendo sul letto. Dalla mia vagina il liquido del piacere del mio amante fuoriesce a rivoletti: me lo porto alle labbra e lecco le mie dita. Thomas mi guarda con occhi che brillano. Mi alzo, lo prendo per mano e lui mi segue, non certo recalcitrante, in bagno.
Finiamo insieme sotto la doccia. Thomas: ”Così verifichiamo se funziona bene l’impianto”. Sotto i getti caldi, le carezze, e i baci, ci riaccendiamo. Gioca voluttuosamente con le mie burrose tette, rese scivolose dall’acqua frammista a bagnoschiuma, si diverte a esplorare ogni anfratto del mio corpo. La sua verga si innalza nuovamente maestosa.
“Sembra che funzioni egregiamente,” esclamo allegramente. Non ci facciamo sfuggire la ghiotta occasione. “Ce la fai a farne un’altra, o sei stanco?” Mi diverto a provocarlo. “Ehi gallinella, per chi mi prendi? Adesso ti sfondo.” Lo guardo maliziosa. C’è tempo per un’altra magnifica chiavata, stavolta in posizione eretta. Mi impalo su quel cazzo insaziabile: del resto, io pure lo sono. Un altro fantastico orgasmo! Stavolta non riesco a trattenere qualche gridolino, che lo eccita ulteriormente. A conclusione prendo in bocca il suo glande stillante sperma che degusto, deglutisco per la soddisfazione del mio toro. “Anche l’ingoio, mi vuoi far morire di gusto; sei stratosferica!”

Sono proprio appagata. Se non altro il tempo perso per il lavoro, è stato ricompensato con gli interessi. Mentre ci risistemiamo in bagno, Thomas entrato ormai in confidenza e abbandonato definitivamente il lei, mi osserva compiaciuto: “Sei una gran bella figa, Alice, e ci sai veramente fare. Il sesso che abbiamo fatto oggi lo metto al primo posto nella mia personale classifica. Ribadisco che tuo marito è un uomo fortunato, potendoti avere sempre. Mi raccomando, se ci sono lavori da fare, chiamami, ma quando ci sei solo tu. Vengo anche i giorni festivi, se necessario, e ti farò un bel servizio.” “Certo che lo so, fornisci delle belle prestazioni. Sei bravo, penso sarai il mio idraulico personale.”
Finito il lavoro se ne va fischiettando felice e orgoglioso per la preda di cui si era impadronito, diversa dal cliché usuale delle sue conquiste, e di cui potrà vantarsi con gli amici al bar. Immagino: “ Che figa che mi è capitata fra le mani, ragazzi! Una splendida cinquantenne, morbida, calda, raffinata, che ci sa fare veramente, una roba veramente non comune”. Adesso vi racconto….”.
Mi ha fatto anche un buon prezzo. “Forse ha detratto le mie prestazioni dal conto finale,” ironizzo fra me e me. Sistemo il letto, cambiando le lenzuola bagnate dei nostri umori, faccio scorrere l’aria nella stanza che ancora profuma di sesso. Ora che tutto è a posto mi rilasso soddisfatta. Proporrò a Daniele di andar fuori a mangiare una pizza; non ne ho voglia di preparare da mangiare. Dolcemente ripercorro in sequenza le fasi esaltanti di questo pomeriggio, seduta in poltrona con gli occhi chiusi.
Più tardi, Daniele si scusa per avermi lasciato l’incombenza dell’idraulico, e per avermi creato disagi sul lavoro.
“Beh, è stato un piccolo sacrificio ma bisognava pur farlo ed io non ho negato la mia disponibilità, come è giusto che sia. “L’idraulico? Bene, mi sembra ci sappia molto fare, anche se ho preferito controllarlo molto da vicino. E’ stato addirittura carino. Mi ha anche fatto un ottimo sconto, che tu, strutturalmente, non avresti potuto ottenere, non ci sarebbe stata materia. Nel complesso, mi ha molto soddisfatta e se avessimo bisogno ancora, lo richiameremo. Sarà in ogni caso meglio, che sia presente io”.
Daniele mi guarda un po’ sospettoso, ma, pur perspicace, non ha gli elementi per cogliere il doppio senso, che enigmaticamente esprimo, e non dice nulla. E così usciamo incontro a un tramonto che infuoca l’orizzonte, avvolti in una brezza straordinariamente dolce. -
di
scritto il
2015-12-19
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