Luisa
di
-Andreami-
genere
etero
La mia barista di fiducia è Luisa. Vado da lei quasi tutti i giorni a pranzo. Lei mi delizia con primi piatti, insalatone, panini e piadine. E da ieri qualcosa di più.
Lavoro in un piccolo paese della bassa. Un bar, un’edicola, un panificio, insomma uno di tutto. D’inverno poca gente in giro, d’estate anche meno.
Non essendo del paese vado a pranzo al bar quasi tutti i giorni e ormai con Luisa c’è un ottimo rapporto barista-cliente.
Luisa è una signora che ha da poco superato i cinquant’anni, cinquantuno per la precisione. È abbastanza alta e magra, ma con le curve al posto giusto. I capelli sono rossi, a volte a caschetto e a volte tirati indietro e legati a coda. Gli occhi azzurri sono vivaci dietro leggere lenti da miope su una grande montatura nera. Il viso, con qualche rughetta d’espressione, è punteggiato dalle lentiggini. In estate la sua pelle bianca prende un po’ di colore, ma non tanto. Quanto basta per vedere la differenza. Porta una quarta abbondante, ma sul suo fisico asciutto le tette sembrano ancora più grandi. Sono un po’ cadenti, come ho potuto constatare ieri. Ma sembrano ancora sode al punto giusto. E i capezzoli sono belli grandi e turgidi quando si eccita.
Da quanto ne so è divorziata da molti anni e non ha più trovato l’uomo giusto. Ha una figlia sui vent’anni che vive in un’altra città. Spesso al bar è oggetto di battutine piccanti da parte degli avventori. Battute a cui risponde sempre con ironia, anche se vi si legge un po’ di malinconia per una vita sessuale non proprio soddisfacente. Almeno così l’ho percepita io.
Dopo la nostra piccola avventura a tre di ieri, io, lei e una cliente, mi ha dato un velato appuntamento per oggi, alla chiusura pomeridiana del bar.
“Sai, alle due chiudo il bar che tanto non c’è nessuno in giro fino alle sei, però la porta dietro magari è aperta” mi ha detto ieri.
Non ho nemmeno dovuto pensarci più di tanto.
È il quattordici di agosto. Caldo. Appiccicoso.
Arrivo al locale verso le due e mezzo. Il cuore batte forte. Assaporo già mentalmente quanto mi sta per accadere. La porta d’ingresso principale è chiusa, come mi aveva detto. In estate non c’è un’anima in paese e sarebbe inutile tenere aperto. Alla sinistra dell’ingresso principale c’è un cancello che porta a un piccolo cortile interno su cui si apre la porta di servizio. Varco il cancello, cammino sul terreno polveroso seccato dal sole. Il caldo e l’eccitazione crescente mi fanno sudare. Ho la fronte imperlata che tento di asciugare con il fazzoletto. Mi avvicino alla porta e giro la maniglia. È aperta. Apro la porta e mi ritrovo in un corridoio un po’ buio, illuminato solo dalla luce che arriva dalla porta. L’ambiente è molto più fresco dell’esterno. Sulla sinistra casse di acqua minerale appoggiate a terra. Di fronte una porta socchiusa. Sulla destra delle scale.
“C’è nessuno?” domando.
“Sali, sono di sopra” sento Luisa che mi risponde.
Con il cuore che pulsa sempre più forte e si fa sentire fino alla gola comincio a salire. Sento il caldo del sangue che mi corre impazzito in tutto il corpo. Ho sempre avuto fantasie con donne mature e finalmente sono vicino a realizzarne una con la donna che saltuariamente da tre anni mi entra in testa in certi momenti di solitudine.
In cima alle scale si apre una stanzetta illuminata da due finestre sulla parete opposta alla scala. Le tende gialle filtrano una luce calda nell’ambiente. Sotto le due finestre un grande divano rosso. Sulla parete alla mia sinistra due porte chiuse. Sulla parete opposta un tavolo con tre sedie e una porta a soffietto, aperta.
“Sono in cucina, accomodati” la voce arriva dalla porta a soffietto.
“Grazie” e mi dirigo verso la porta, intravedo una piccola cucina.
Luisa appare sulla porta. Sprizza felicità dagli occhi, e un po’ di nervosismo dai muscoli tesi del viso. I capelli sono tirati indietro. Legati con uno chignon. Indossa una canotta rossa e una lunga gonna bianca. Noto subito che sotto la canottiera non indossa il reggiseno. Ai piedi sandali rossi con un piccolo tacco appuntito. Al collo una lunga collana di finte perle. Annodata a metà della lunghezza per tenerla un po’ più corta. La cosa mi eccita.
“Allora sei venuto a lavorare anche oggi?” mi chiede.
“Guarda, non me ne parlare, troppo lavoro… scherzo. Sono venuto solo perché ero curioso di vedere casa tua”
“Ah sì?”
“Sì, mi sono sempre chiesto dove abitino le bariste”
“Beh, ecco qua. Salotto, cucina, una camera da letto e bagno”
“Interessante” e le sorrido.
“Dai sediamoci” e mi indica il divano. Io mi metto da una parte, lei dall’altra, girati un po’ l’uno verso l’altra.
“Vuoi qualcosa da bere o vuoi fare il tour della casa?”
“Cosa mi offri?”
“Sono una barista, se vuoi qualcosa da bere la devi pagare poi”
La guardo tra il perplesso e l’offeso.
“Scherzo! Cosa preferisci? Ho talmente tanta roba che sembra un bar, sta casa” e ridiamo insieme.
“Un caffè va benissimo”
“E caffè sia, ho già la moca pronta”
Si alza. Con lo sguardo la seguo e cerco di capire se oltre al reggiseno si sia dimenticata anche le mutandine. Ma la gonna ampia mi impedisce di scoprirlo. Accende il fuoco sotto la moca e torna da me.
“Musica?” mi chiede.
“Ma sì, dai” magari serve a rendere l’atmosfera un po’ meno tesa.
Fa partire un cd di musica groove. Molto eccitante. L’atmosfera si fa intrigante.
“Allora cosa ne pensi di quello che è successo ieri?” mi chiede.
“Una cosa strana, non me lo sarei mai aspettato, nemmeno nelle mie fantasie” le rispondo.
“Ti chiedo scusa se ho fatto la guardona, non so cosa mi sia successo”
“Ma figurati, mi sembra che sia piaciuta a tutti e tre la situazione che si è creata”
“Già” guarda verso la cucina, è imbarazzata. “Il caffè” e si alza.
Mi alzo anche io e la seguo. Mi fermo sulla porta della cucina e la guardo mentre spegne il fornello e inizia a versare il caffè nelle tazzine.
Non resisto e mi metto dietro di lei abbracciandola intorno alla vita. La prendo alla sprovvista e un po’ di caffè cade sul ripiano.
“Ti devo confessare una cosa” le sussurro nell’orecchio.
“A volte mi masturbo immaginandomi con te” e arrossisco, non lo vedo, ma lo sento. E sento anche il cazzo crescere, contro le natiche di Luisa.
Lei non dice nulla, ma si accorge della mia eccitazione. Spinge il culo verso il mio bacino. Il ghiaccio si è rotto.
Gira la testa e le nostre labbra si sfiorano. Gli occhi si parlano.
“Baciami” sussurra.
E ci baciamo. La sua lingua bussa alla porta della mia. Socchiudo le labbra e le nostre lingue cominciano a giocare, a rincorrersi. Le punte si sfiorano e vanno a cercarsi nella bocca dell’altro. È un lungo bacio. Luisa si libera dalla mia presa, si gira verso di me, mi mette le braccia al collo e torna a baciarmi. Con passione.
Le mie mani corrono lungo i suoi fianchi e arrivate alle natiche la sollevano. Lei apre le gambe e le incrocia dietro la mia schiena. Esco dalla cucina e crolliamo sul divano, sempre abbracciati. Continuiamo a baciarci.
Stacco la mia bocca dalla sua e comincio a baciarla sul collo, lentamente. Intanto con la mano le abbasso le spalline e metto a nudo il seno destro. Grande, sodo e con il capezzolo turgido. Con la mano lo massaggio piano. Le dita cercano il capezzolo e lo titillano delicatamente. Non resisto e lo mordicchio. Lei ha uno spasmo.
“Piano” mi fa lei.
“Non ho resistito” le sorrido.
“Aspetta allora”
Mi fa alzare, si alza anche lei. Mi prende per mano.
“Vieni”
Apre una delle porte chiuse. È la sua camera da letto. Piccola, con un grande letto matrimoniale. Di quelli di una volta, alto. Il copriletto di cotone giallo. La luce è fioca, la finestra ha gli scuri accostati. Ma dopo pochi secondi gli occhi si abituano alla penombra. In un angolo una poltrona di pelle. Sui comodini pile di libri. Davanti al letto un armadio a specchio. Entra per prima e sempre tenendomi per mano mi accompagna nella sua alcova.
Quando siamo ai piedi del letto si gira verso di me.
“Spogliami, dai”
Mi avvicino, le prendo la canotta dal bordo inferiore e la sfilo dalla testa. Il seno florido è uno spettacolo da vedere. I capezzoli eccitati mi indicano, mi vogliono. La collana di perle fa bella mostra di sé in mezzo alle tettone.
Luisa prende la mia maglietta e me la solleva sfilandomela. Intanto riesco a togliermi le scarpe.
Prendo la gonna dalla cintura e comincio ad abbassarla piano. Stupore. Non indossa mutandine. La fica è coperta da una leggera peluria rossiccia. Ben curata. Le piccole labbra spuntano eccitate dalla fessura. L’eccitazione sale. Faccio cadere la gonna a terra. È davanti a me, nuda con addosso solo una collana di perle e un paio di sandali.
Luisa mi slaccia la cintura. Sbottona i pantaloni, lentamente. Me li fa scivolare via. La mia eccitazione è ora evidente. Infila i pollici ai lati dei boxer e facendo attenzione li abbassa. Si piega sulle gambe per sfilarmeli dai piedi. Alza lo sguardo e si ritrova il mio cazzo eccitato davanti alla faccia. Mi guarda. Si tiene in equilibrio prendendomi le gambe. Mi bacia l’asta, lentamente, guardandomi negli occhi. Infine apre la bocca e se lo infila dentro, scapellandolo con le labbra.
Il sangue circola impazzito, non sa se andare al cazzo o al cervello.
Tenendosi aggrappata alle mie gambe per non perdere l’equilibrio Luisa continua nel suo gioco di succhiare. E succhia bene. Poi si stacca. Si rialza.
Mi prende per mano e si siede sul letto. Poi si corica e mi trascina verso di lei. Mi piego in avanti e la bacio. Prima sulla bocca, poi sul collo, sul seno, sui capezzoli, sulla pancia. Arrivo al pube. Le grandi labbra gonfie di eccitazione aperte a mostrarmi le piccole labbra. Bacio il monte di Venere. Con due dita schiudo lo scrigno dorato e con la lingua cerco e trovo il clitoride. Lo titillo con la lingua, poi lo prendo il bocca e lo succhio delicatamente. Le piccole labbra sono carnose e richiedono le mie attenzioni. Prima succhio da una parte, poi dall’altra. Alzo gli occhi e vedo Luisa strizzarsi i capezzoli. La testa all’indietro. Si sta gustando il trattamento. Gli umori cominciano a bagnare copiosamente la fica. La lingua decide che vuole penetrarla e così fa. Diversi colpi che portano Luisa a gemere sempre più forte. Sta venendo.
“Sì, continua, non ti fermare ora”
Continuo a scoparla. Vedo la sua mano che si avvicina a me, ma si ferma al clito. Lo massaggia sempre più forte mentre io gioco nel suo buchetto.
“Mmmmm, sìììììì”
Viene, inarca la schiena, spinge il bacino verso la mia bocca e io lecco tutti i suoi umori. Aspri, dolci, appiccicosi.
Mi stacco da quel gioco e mi stendo di fianco a lei sul letto. Si gira per guardarmi. Le sorrido. Ci baciamo. So di lei. Con la mano torno al suo pube e lo massaggio piano.
Luisa mi spinge via e mi fa stendere sulla schiena. Il cazzo svettante.
“Ed ora a noi” mi minaccia sorridendo.
Si mette in ginocchio di fianco a me e prende in mano il mio arnese. Lo massaggia su e giù. Poi si piega in avanti e lo fa sparire in bocca. Due, cinque, dieci succhiate. Si porta una mano alla fica. La passa sui suoi umori e poi la usa per massaggiarmi il cazzo. Lo lascia andare. A gattoni si avvicina a me e mi bacia. Sa di me. Mentre mi bacia mi scavalca con una gamba e si siede su di me. Si mette dritta con la schiena, cerca il cazzo con la mano e se lo infila nella fica. Prima appoggiandolo piano, poi facendolo scivolare dentro veloce. Ho un brivido. La sua fica è capiente, da donna matura. Il mio cazzo non ha difficoltà a scivolarci dentro. Una bella sensazione. La guardo seduta su di me. Il viso è sereno, la collana di perle sbrilluccica come le gocce di sudore sul suo seno da cinquantenne. Le labbra della fica abbracciano completamente il mio cazzo.
Facendo leva sulle gambe e appoggiandosi con le mani sul materasso si muove in su e in giù veloce, poi piano, poi ancora veloce. Le sue tette mi sfiorano il petto. Mi vengono i brividi. Ogni tanto si ferma. Si raddrizza e con il bacino compie rotazioni lente. E ricomincia a saltare su di me.
Giro la testa e mi vedo specchiato nell’armadio con Luisa che mi scopa. Si gira anche lei e ci scambiano uno sguardo attraverso lo specchio. Mentre guardo l’immagine riflessa vedo che con una mano si apre le chiappe e trovato il buchetto vi infila un dito. Scivola dentro senza trovare resistenza. La situazione si apre a nuove esperienze.
“Dammi il culo” le sussurro mentre con la testa sta sfiorando la mia.
Annuisce.
Smette di cavalcare e si sfila il cazzo.
“Stai comodo”
Si alza, apre il cassetto del comodino e ne estrae un olio per la pelle.
Si siede di fianco a me. Apre le gambe e si versa l’olio sul ventre. Con una mano se lo spalma sulla fica e poi giù fino al culo. Mi guarda mentre si massaggia il culo con l’olio. Lo sguardo è da vera porca. In due giorni ho conosciuto Luisa sotto un’ottica tutta nuova.
Torno a guardarla nell’intimità. La pelle è lucida, i fini peletti rossi brillano nella penombra. Luisa all’improvviso si infila due dita nel culo. Il mio cazzo diventa, se possibile, ancora più duro. Mi guarda e sorride. È contenta di avermi stupito.
Con la mano unta mi afferra il cazzo e lo massaggia. Dalla cappella giù fino alle palle. Poi senza darmi tregua si rimette a cavalcioni dandomi la schiena. Le sue natiche un po’ cadenti e morbide fanno bella mostra di sé davanti a me. Vedo la sua mano che si infila tra le cosce. Afferra il mio cazzo. Lo punta al culo e vi si appoggia piano. Sento un po’ di resistenza, ma l’olio e la sua esperienza fanno scivolare il cazzo dentro il culo in pochi attimi. Si muove piano, ma dopo poco comincia ad accelerare. Avanti e indietro. Sento il suono delle sue dita che sguazzano nella fica. Si sta facendo una doppia penetrazione da sola. Pochi colpi e viene nuovamente.
“Sì, cazzo, sììììììì… mmmmmm… aaaaaah… sìììììì!”
Non resisto oltre.
“Sto-oh per veni-ih-re” mi esce un suono strozzato per avvertirla.
“Sìììì, daiiii” e continua a muoversi avanti e indietro sempre più veloce.
Vengo. Sento il primo forte schizzo che parte. Nel suo culo. Sento la pelle d’oca fino alla punta dei capelli. Inarco la schiena. Le gambe sbattono tra di loro. Che spettacolo. Il cuore a mille.
Luisa non si ferma completamente, ma si muove lenta, in attesa che l’erezione scompaia.
Si rialza e si sfila il mio arnese. Un po’ di sperma mi sporca il bacino. Altro sporca il copriletto. Si mette una mano per evitare di fare ulteriori danni. Con un bacio mi succhia via la sborra dalla pancia. Ingoia. Mi si avvicina e mi dà un bacio innocente.
“Scusa, scappo in bagno” mi dice sorridendo “ma torno, eh”
Sento l’acqua del lavandino che scorre. Mi alzo e mi affaccio alla porta del bagno.
“Disturbo? Posso spiarti?”
“Vieni, stupido”
È seduta sul water, si sta asciugando le mani.
“Pissing?” le chiedo.
“Cosa?” mi fa lei.
“Non conosci il pissing?”
“No che non lo conosco. Ho una certa età io, queste cose moderne non le conosco”
Mi metto a ridere. Sento il rumore della sua pipì.
“Se facevi quello che stai facendo su di me avresti fatto pissing”
“Noooo, dai. È pisciarsi uno sull’altro?”
Annuisco.
“Che porco che sei. Non l’avrei mai detto! Al bar sei sempre così tranquillo”
“Vuoi provare?”
“Ma l’ho appena fatta”
La guardo e alzo un sopracciglio.
“Mmm. Mi hai presa nel giorno giusto. Cosa devo fare?”
“Stai ferma e apri bene le gambe”
Ubbidiente allarga le gambe stando seduta sulla tazza.
Mi avvicino a lei. Prendo l’uccello in mano e lo punto sul suo petto. Mi concentro, non è facile fare pipì contro qualcun altro. Il primo schizzetto le bagna il ventre. Poi parte la vera e propria pisciata. Dirigo il getto contro le sue tette, poi la pancia e infine il pube. Lei prima guarda lo schizzo che la colpisce, poi mi guarda con gli occhioni azzurri attraverso le lenti degli occhiali.
“È calda, direi piacevole”
Finisco, ma non faccio in tempo a sgocciolare bene che Luisa mi afferra il cazzo. Lo porta alla bocca. Con la punta della lingua titilla il frenulo. Poi lo lecca più decisa. Sento che sta tornando l’erezione.
“Mi piacciono i maschietti giovani. Hanno fantasia e si può sempre fare il bis”
“Solo il bis?”
Ride. E lo mette tutto in bocca. Succhia come se non scopasse da tempo.
Intanto con l’altra mano vedo che si tocca il corpo partendo dalle tette per finire sul pube. Comincia a masturbarsi piano. Pochi attimi e il cazzo è di nuovo turgido e pronto per lei.
“Passami l’asciugamani”
Glielo do e si asciuga alla meglio dalla mia pisciatina.
Appena finisce la faccio girare. Le alzo un piede sul bidet e da dietro punto il cazzo sulla sua fica. Lei spinge il bacino verso il mio. È spalancata e in un attimo mi ritrovo a scoparla. Si appoggia con le mani al muro. La testa bassa tra le braccia. La tengo per le tette e mentre affondo i colpi le strizzo i capezzoli.
“Aaaah” mugugna.
Vado sempre più veloce. La fica si bagna sempre di più. Sento i suoi umori che mi colano sulle palle.
“Ti piace così eh?”
“Sì molto. Se continui vengo un’altra volta”
Nonostante la concitazione della scopata e la musica di sottofondo vengo distratto da un rumore. Mi volto verso la porta aperta del bagno. Nella stanza adiacente c’è una ragazza che ci guarda.
Mi fermo.
“No, dai non farmi questo. Scopami, dai”
Non avendo risposta si gira verso la porta anche lei.
“Oh cazzo! Carla!”
continua...
Lavoro in un piccolo paese della bassa. Un bar, un’edicola, un panificio, insomma uno di tutto. D’inverno poca gente in giro, d’estate anche meno.
Non essendo del paese vado a pranzo al bar quasi tutti i giorni e ormai con Luisa c’è un ottimo rapporto barista-cliente.
Luisa è una signora che ha da poco superato i cinquant’anni, cinquantuno per la precisione. È abbastanza alta e magra, ma con le curve al posto giusto. I capelli sono rossi, a volte a caschetto e a volte tirati indietro e legati a coda. Gli occhi azzurri sono vivaci dietro leggere lenti da miope su una grande montatura nera. Il viso, con qualche rughetta d’espressione, è punteggiato dalle lentiggini. In estate la sua pelle bianca prende un po’ di colore, ma non tanto. Quanto basta per vedere la differenza. Porta una quarta abbondante, ma sul suo fisico asciutto le tette sembrano ancora più grandi. Sono un po’ cadenti, come ho potuto constatare ieri. Ma sembrano ancora sode al punto giusto. E i capezzoli sono belli grandi e turgidi quando si eccita.
Da quanto ne so è divorziata da molti anni e non ha più trovato l’uomo giusto. Ha una figlia sui vent’anni che vive in un’altra città. Spesso al bar è oggetto di battutine piccanti da parte degli avventori. Battute a cui risponde sempre con ironia, anche se vi si legge un po’ di malinconia per una vita sessuale non proprio soddisfacente. Almeno così l’ho percepita io.
Dopo la nostra piccola avventura a tre di ieri, io, lei e una cliente, mi ha dato un velato appuntamento per oggi, alla chiusura pomeridiana del bar.
“Sai, alle due chiudo il bar che tanto non c’è nessuno in giro fino alle sei, però la porta dietro magari è aperta” mi ha detto ieri.
Non ho nemmeno dovuto pensarci più di tanto.
È il quattordici di agosto. Caldo. Appiccicoso.
Arrivo al locale verso le due e mezzo. Il cuore batte forte. Assaporo già mentalmente quanto mi sta per accadere. La porta d’ingresso principale è chiusa, come mi aveva detto. In estate non c’è un’anima in paese e sarebbe inutile tenere aperto. Alla sinistra dell’ingresso principale c’è un cancello che porta a un piccolo cortile interno su cui si apre la porta di servizio. Varco il cancello, cammino sul terreno polveroso seccato dal sole. Il caldo e l’eccitazione crescente mi fanno sudare. Ho la fronte imperlata che tento di asciugare con il fazzoletto. Mi avvicino alla porta e giro la maniglia. È aperta. Apro la porta e mi ritrovo in un corridoio un po’ buio, illuminato solo dalla luce che arriva dalla porta. L’ambiente è molto più fresco dell’esterno. Sulla sinistra casse di acqua minerale appoggiate a terra. Di fronte una porta socchiusa. Sulla destra delle scale.
“C’è nessuno?” domando.
“Sali, sono di sopra” sento Luisa che mi risponde.
Con il cuore che pulsa sempre più forte e si fa sentire fino alla gola comincio a salire. Sento il caldo del sangue che mi corre impazzito in tutto il corpo. Ho sempre avuto fantasie con donne mature e finalmente sono vicino a realizzarne una con la donna che saltuariamente da tre anni mi entra in testa in certi momenti di solitudine.
In cima alle scale si apre una stanzetta illuminata da due finestre sulla parete opposta alla scala. Le tende gialle filtrano una luce calda nell’ambiente. Sotto le due finestre un grande divano rosso. Sulla parete alla mia sinistra due porte chiuse. Sulla parete opposta un tavolo con tre sedie e una porta a soffietto, aperta.
“Sono in cucina, accomodati” la voce arriva dalla porta a soffietto.
“Grazie” e mi dirigo verso la porta, intravedo una piccola cucina.
Luisa appare sulla porta. Sprizza felicità dagli occhi, e un po’ di nervosismo dai muscoli tesi del viso. I capelli sono tirati indietro. Legati con uno chignon. Indossa una canotta rossa e una lunga gonna bianca. Noto subito che sotto la canottiera non indossa il reggiseno. Ai piedi sandali rossi con un piccolo tacco appuntito. Al collo una lunga collana di finte perle. Annodata a metà della lunghezza per tenerla un po’ più corta. La cosa mi eccita.
“Allora sei venuto a lavorare anche oggi?” mi chiede.
“Guarda, non me ne parlare, troppo lavoro… scherzo. Sono venuto solo perché ero curioso di vedere casa tua”
“Ah sì?”
“Sì, mi sono sempre chiesto dove abitino le bariste”
“Beh, ecco qua. Salotto, cucina, una camera da letto e bagno”
“Interessante” e le sorrido.
“Dai sediamoci” e mi indica il divano. Io mi metto da una parte, lei dall’altra, girati un po’ l’uno verso l’altra.
“Vuoi qualcosa da bere o vuoi fare il tour della casa?”
“Cosa mi offri?”
“Sono una barista, se vuoi qualcosa da bere la devi pagare poi”
La guardo tra il perplesso e l’offeso.
“Scherzo! Cosa preferisci? Ho talmente tanta roba che sembra un bar, sta casa” e ridiamo insieme.
“Un caffè va benissimo”
“E caffè sia, ho già la moca pronta”
Si alza. Con lo sguardo la seguo e cerco di capire se oltre al reggiseno si sia dimenticata anche le mutandine. Ma la gonna ampia mi impedisce di scoprirlo. Accende il fuoco sotto la moca e torna da me.
“Musica?” mi chiede.
“Ma sì, dai” magari serve a rendere l’atmosfera un po’ meno tesa.
Fa partire un cd di musica groove. Molto eccitante. L’atmosfera si fa intrigante.
“Allora cosa ne pensi di quello che è successo ieri?” mi chiede.
“Una cosa strana, non me lo sarei mai aspettato, nemmeno nelle mie fantasie” le rispondo.
“Ti chiedo scusa se ho fatto la guardona, non so cosa mi sia successo”
“Ma figurati, mi sembra che sia piaciuta a tutti e tre la situazione che si è creata”
“Già” guarda verso la cucina, è imbarazzata. “Il caffè” e si alza.
Mi alzo anche io e la seguo. Mi fermo sulla porta della cucina e la guardo mentre spegne il fornello e inizia a versare il caffè nelle tazzine.
Non resisto e mi metto dietro di lei abbracciandola intorno alla vita. La prendo alla sprovvista e un po’ di caffè cade sul ripiano.
“Ti devo confessare una cosa” le sussurro nell’orecchio.
“A volte mi masturbo immaginandomi con te” e arrossisco, non lo vedo, ma lo sento. E sento anche il cazzo crescere, contro le natiche di Luisa.
Lei non dice nulla, ma si accorge della mia eccitazione. Spinge il culo verso il mio bacino. Il ghiaccio si è rotto.
Gira la testa e le nostre labbra si sfiorano. Gli occhi si parlano.
“Baciami” sussurra.
E ci baciamo. La sua lingua bussa alla porta della mia. Socchiudo le labbra e le nostre lingue cominciano a giocare, a rincorrersi. Le punte si sfiorano e vanno a cercarsi nella bocca dell’altro. È un lungo bacio. Luisa si libera dalla mia presa, si gira verso di me, mi mette le braccia al collo e torna a baciarmi. Con passione.
Le mie mani corrono lungo i suoi fianchi e arrivate alle natiche la sollevano. Lei apre le gambe e le incrocia dietro la mia schiena. Esco dalla cucina e crolliamo sul divano, sempre abbracciati. Continuiamo a baciarci.
Stacco la mia bocca dalla sua e comincio a baciarla sul collo, lentamente. Intanto con la mano le abbasso le spalline e metto a nudo il seno destro. Grande, sodo e con il capezzolo turgido. Con la mano lo massaggio piano. Le dita cercano il capezzolo e lo titillano delicatamente. Non resisto e lo mordicchio. Lei ha uno spasmo.
“Piano” mi fa lei.
“Non ho resistito” le sorrido.
“Aspetta allora”
Mi fa alzare, si alza anche lei. Mi prende per mano.
“Vieni”
Apre una delle porte chiuse. È la sua camera da letto. Piccola, con un grande letto matrimoniale. Di quelli di una volta, alto. Il copriletto di cotone giallo. La luce è fioca, la finestra ha gli scuri accostati. Ma dopo pochi secondi gli occhi si abituano alla penombra. In un angolo una poltrona di pelle. Sui comodini pile di libri. Davanti al letto un armadio a specchio. Entra per prima e sempre tenendomi per mano mi accompagna nella sua alcova.
Quando siamo ai piedi del letto si gira verso di me.
“Spogliami, dai”
Mi avvicino, le prendo la canotta dal bordo inferiore e la sfilo dalla testa. Il seno florido è uno spettacolo da vedere. I capezzoli eccitati mi indicano, mi vogliono. La collana di perle fa bella mostra di sé in mezzo alle tettone.
Luisa prende la mia maglietta e me la solleva sfilandomela. Intanto riesco a togliermi le scarpe.
Prendo la gonna dalla cintura e comincio ad abbassarla piano. Stupore. Non indossa mutandine. La fica è coperta da una leggera peluria rossiccia. Ben curata. Le piccole labbra spuntano eccitate dalla fessura. L’eccitazione sale. Faccio cadere la gonna a terra. È davanti a me, nuda con addosso solo una collana di perle e un paio di sandali.
Luisa mi slaccia la cintura. Sbottona i pantaloni, lentamente. Me li fa scivolare via. La mia eccitazione è ora evidente. Infila i pollici ai lati dei boxer e facendo attenzione li abbassa. Si piega sulle gambe per sfilarmeli dai piedi. Alza lo sguardo e si ritrova il mio cazzo eccitato davanti alla faccia. Mi guarda. Si tiene in equilibrio prendendomi le gambe. Mi bacia l’asta, lentamente, guardandomi negli occhi. Infine apre la bocca e se lo infila dentro, scapellandolo con le labbra.
Il sangue circola impazzito, non sa se andare al cazzo o al cervello.
Tenendosi aggrappata alle mie gambe per non perdere l’equilibrio Luisa continua nel suo gioco di succhiare. E succhia bene. Poi si stacca. Si rialza.
Mi prende per mano e si siede sul letto. Poi si corica e mi trascina verso di lei. Mi piego in avanti e la bacio. Prima sulla bocca, poi sul collo, sul seno, sui capezzoli, sulla pancia. Arrivo al pube. Le grandi labbra gonfie di eccitazione aperte a mostrarmi le piccole labbra. Bacio il monte di Venere. Con due dita schiudo lo scrigno dorato e con la lingua cerco e trovo il clitoride. Lo titillo con la lingua, poi lo prendo il bocca e lo succhio delicatamente. Le piccole labbra sono carnose e richiedono le mie attenzioni. Prima succhio da una parte, poi dall’altra. Alzo gli occhi e vedo Luisa strizzarsi i capezzoli. La testa all’indietro. Si sta gustando il trattamento. Gli umori cominciano a bagnare copiosamente la fica. La lingua decide che vuole penetrarla e così fa. Diversi colpi che portano Luisa a gemere sempre più forte. Sta venendo.
“Sì, continua, non ti fermare ora”
Continuo a scoparla. Vedo la sua mano che si avvicina a me, ma si ferma al clito. Lo massaggia sempre più forte mentre io gioco nel suo buchetto.
“Mmmmm, sìììììì”
Viene, inarca la schiena, spinge il bacino verso la mia bocca e io lecco tutti i suoi umori. Aspri, dolci, appiccicosi.
Mi stacco da quel gioco e mi stendo di fianco a lei sul letto. Si gira per guardarmi. Le sorrido. Ci baciamo. So di lei. Con la mano torno al suo pube e lo massaggio piano.
Luisa mi spinge via e mi fa stendere sulla schiena. Il cazzo svettante.
“Ed ora a noi” mi minaccia sorridendo.
Si mette in ginocchio di fianco a me e prende in mano il mio arnese. Lo massaggia su e giù. Poi si piega in avanti e lo fa sparire in bocca. Due, cinque, dieci succhiate. Si porta una mano alla fica. La passa sui suoi umori e poi la usa per massaggiarmi il cazzo. Lo lascia andare. A gattoni si avvicina a me e mi bacia. Sa di me. Mentre mi bacia mi scavalca con una gamba e si siede su di me. Si mette dritta con la schiena, cerca il cazzo con la mano e se lo infila nella fica. Prima appoggiandolo piano, poi facendolo scivolare dentro veloce. Ho un brivido. La sua fica è capiente, da donna matura. Il mio cazzo non ha difficoltà a scivolarci dentro. Una bella sensazione. La guardo seduta su di me. Il viso è sereno, la collana di perle sbrilluccica come le gocce di sudore sul suo seno da cinquantenne. Le labbra della fica abbracciano completamente il mio cazzo.
Facendo leva sulle gambe e appoggiandosi con le mani sul materasso si muove in su e in giù veloce, poi piano, poi ancora veloce. Le sue tette mi sfiorano il petto. Mi vengono i brividi. Ogni tanto si ferma. Si raddrizza e con il bacino compie rotazioni lente. E ricomincia a saltare su di me.
Giro la testa e mi vedo specchiato nell’armadio con Luisa che mi scopa. Si gira anche lei e ci scambiano uno sguardo attraverso lo specchio. Mentre guardo l’immagine riflessa vedo che con una mano si apre le chiappe e trovato il buchetto vi infila un dito. Scivola dentro senza trovare resistenza. La situazione si apre a nuove esperienze.
“Dammi il culo” le sussurro mentre con la testa sta sfiorando la mia.
Annuisce.
Smette di cavalcare e si sfila il cazzo.
“Stai comodo”
Si alza, apre il cassetto del comodino e ne estrae un olio per la pelle.
Si siede di fianco a me. Apre le gambe e si versa l’olio sul ventre. Con una mano se lo spalma sulla fica e poi giù fino al culo. Mi guarda mentre si massaggia il culo con l’olio. Lo sguardo è da vera porca. In due giorni ho conosciuto Luisa sotto un’ottica tutta nuova.
Torno a guardarla nell’intimità. La pelle è lucida, i fini peletti rossi brillano nella penombra. Luisa all’improvviso si infila due dita nel culo. Il mio cazzo diventa, se possibile, ancora più duro. Mi guarda e sorride. È contenta di avermi stupito.
Con la mano unta mi afferra il cazzo e lo massaggia. Dalla cappella giù fino alle palle. Poi senza darmi tregua si rimette a cavalcioni dandomi la schiena. Le sue natiche un po’ cadenti e morbide fanno bella mostra di sé davanti a me. Vedo la sua mano che si infila tra le cosce. Afferra il mio cazzo. Lo punta al culo e vi si appoggia piano. Sento un po’ di resistenza, ma l’olio e la sua esperienza fanno scivolare il cazzo dentro il culo in pochi attimi. Si muove piano, ma dopo poco comincia ad accelerare. Avanti e indietro. Sento il suono delle sue dita che sguazzano nella fica. Si sta facendo una doppia penetrazione da sola. Pochi colpi e viene nuovamente.
“Sì, cazzo, sììììììì… mmmmmm… aaaaaah… sìììììì!”
Non resisto oltre.
“Sto-oh per veni-ih-re” mi esce un suono strozzato per avvertirla.
“Sìììì, daiiii” e continua a muoversi avanti e indietro sempre più veloce.
Vengo. Sento il primo forte schizzo che parte. Nel suo culo. Sento la pelle d’oca fino alla punta dei capelli. Inarco la schiena. Le gambe sbattono tra di loro. Che spettacolo. Il cuore a mille.
Luisa non si ferma completamente, ma si muove lenta, in attesa che l’erezione scompaia.
Si rialza e si sfila il mio arnese. Un po’ di sperma mi sporca il bacino. Altro sporca il copriletto. Si mette una mano per evitare di fare ulteriori danni. Con un bacio mi succhia via la sborra dalla pancia. Ingoia. Mi si avvicina e mi dà un bacio innocente.
“Scusa, scappo in bagno” mi dice sorridendo “ma torno, eh”
Sento l’acqua del lavandino che scorre. Mi alzo e mi affaccio alla porta del bagno.
“Disturbo? Posso spiarti?”
“Vieni, stupido”
È seduta sul water, si sta asciugando le mani.
“Pissing?” le chiedo.
“Cosa?” mi fa lei.
“Non conosci il pissing?”
“No che non lo conosco. Ho una certa età io, queste cose moderne non le conosco”
Mi metto a ridere. Sento il rumore della sua pipì.
“Se facevi quello che stai facendo su di me avresti fatto pissing”
“Noooo, dai. È pisciarsi uno sull’altro?”
Annuisco.
“Che porco che sei. Non l’avrei mai detto! Al bar sei sempre così tranquillo”
“Vuoi provare?”
“Ma l’ho appena fatta”
La guardo e alzo un sopracciglio.
“Mmm. Mi hai presa nel giorno giusto. Cosa devo fare?”
“Stai ferma e apri bene le gambe”
Ubbidiente allarga le gambe stando seduta sulla tazza.
Mi avvicino a lei. Prendo l’uccello in mano e lo punto sul suo petto. Mi concentro, non è facile fare pipì contro qualcun altro. Il primo schizzetto le bagna il ventre. Poi parte la vera e propria pisciata. Dirigo il getto contro le sue tette, poi la pancia e infine il pube. Lei prima guarda lo schizzo che la colpisce, poi mi guarda con gli occhioni azzurri attraverso le lenti degli occhiali.
“È calda, direi piacevole”
Finisco, ma non faccio in tempo a sgocciolare bene che Luisa mi afferra il cazzo. Lo porta alla bocca. Con la punta della lingua titilla il frenulo. Poi lo lecca più decisa. Sento che sta tornando l’erezione.
“Mi piacciono i maschietti giovani. Hanno fantasia e si può sempre fare il bis”
“Solo il bis?”
Ride. E lo mette tutto in bocca. Succhia come se non scopasse da tempo.
Intanto con l’altra mano vedo che si tocca il corpo partendo dalle tette per finire sul pube. Comincia a masturbarsi piano. Pochi attimi e il cazzo è di nuovo turgido e pronto per lei.
“Passami l’asciugamani”
Glielo do e si asciuga alla meglio dalla mia pisciatina.
Appena finisce la faccio girare. Le alzo un piede sul bidet e da dietro punto il cazzo sulla sua fica. Lei spinge il bacino verso il mio. È spalancata e in un attimo mi ritrovo a scoparla. Si appoggia con le mani al muro. La testa bassa tra le braccia. La tengo per le tette e mentre affondo i colpi le strizzo i capezzoli.
“Aaaah” mugugna.
Vado sempre più veloce. La fica si bagna sempre di più. Sento i suoi umori che mi colano sulle palle.
“Ti piace così eh?”
“Sì molto. Se continui vengo un’altra volta”
Nonostante la concitazione della scopata e la musica di sottofondo vengo distratto da un rumore. Mi volto verso la porta aperta del bagno. Nella stanza adiacente c’è una ragazza che ci guarda.
Mi fermo.
“No, dai non farmi questo. Scopami, dai”
Non avendo risposta si gira verso la porta anche lei.
“Oh cazzo! Carla!”
continua...
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