Inseguendo il limite

di
genere
tradimenti

Mi trovo al centro di una lussuosa stanza d’albergo osservata, valutata da tre uomini che mi circondano sorseggiando un drink e fumando in silenzio. Sento brividi di emozione. Come mi trovo in quella situazione che prelude a qualcosa di inedito, che se pure desiderata un po’ mi impaurisce?
Era accaduto la scorsa estate di tradire mio marito in Croazia, durante una vacanza, per la prima volta in vita mia. Da quel momento qualcosa si era insinuato dentro di me: una voglia di trasgredire insistente, invadente. Il mio perbenismo, la mia moralità erano andate in frantumi, come se la diga che frenava le mie pulsioni inconsce fosse crollata, ed io mi trovassi in balia di una tempesta di neuromediatori che da sposa fedele e madre premurosa, mi avessero mutato in una femmina vogliosa e incline al tradimento. E di storie, da allora ne avevo avute!
Con il gruppo di amiche (denominato successivamente “Dirty Circle”) che mi avevano incoraggiato e indotto alla mia prima esperienza fedifraga, ci ritrovavamo periodicamente a commentare le nostre avventure sessuali extra coniugali, e questa complicità rendeva ancora più eccitante il rivivere le esperienze erotiche sperimentate da ciascuna, e a progettarne sempre di ulteriori, sfidandoci in nuove imprese sempre più ardite e spregiudicate. Ma l’emozione di provare altro non si placava, volevamo stupirci a vicenda oltrepassando quello che poco prima sembrava un limite invalicabile.
Cominciò a farsi strada in me, l’idea di fare sesso a pagamento, a prostituirmi. Mi sentivo decisa ad affrontare incontri al buio, pur consapevole delle incognite e dei rischi che ne derivavano. Non desideravo però vivere questa esperienza sulla strada in balia di chiunque, ma la mia scelta era rivolta a qualcosa di più soft. D’altro canto, pensavo, che nonostante la mia avvenenza, i miei quasi 50 anni rendessero problematico il raggiungimento del mio scopo. Comunque iniziai a pianificare progetti, e attesi l’occasione giusta.
Nel grande albergo che mi ospitava in occasione di un’importante convention inerente la mia attività, avevo notato, in una zona marginale della hall, movimenti dal significato inequivocabile. Quella sera, i miei colleghi erano rientrati. Dovendo fermarmi per svolgere alcune incombenze l’indomani, finalmente libera da sguardi indiscreti, e sconosciuta per chi mi circondava, decisi di dare seguito al mio progetto. Ero trepidante, emozionata, ma curiosa e divertita di vendermi per denaro.
Non nutrivo eccessive speranze di successo nell’attirare clienti, data la concorrenza di giovani escort, ma in fondo perché non tentare? Entrai nella zona che avevo individuato, mi sedetti in posa un po' languida, mettendo in mostra il mio décolleté, accavallai le gambe ed iniziai a fare dangling: rimasi in attesa.
Con stupore, il contatto si stabilì rapidamente. Un distinto signore di mezz’età si presentò, mi invitò ad un tavolo appartato, delimitato da divani dove sedevano altri due uomini sui 40 anni, uno dei quali straniero, forse mediorientale. Un cameriere ci servì champagne ghiacciato.
Dopo brevi convenevoli e sorseggiando il vino dai calici, concordammo il prezzo per una notte di sesso a quattro. La tariffa su cui ci accordammo, era tutto consentito, era piuttosto generosa, al di là delle mie aspettative. Mi condussero a una stanza all’ultimo piano.
Ho accettato, ed eccomi qui.
Mi guardano per un po' e d’improvviso uno di loro esclama.
“Adesso spogliati, troia facci vedere la merce.”
Apostrofata così mi sento avvampare, quasi mi offendo, ma poi realizzo che ora sono una vera puttana.
“Guarda, fa la timida e arrossisce… Sembra quasi che lo faccia per la prima volta! Che commediante! Chissà invece quanti ne ha provati, eh?”
Ora sono nuda in mezzo a estranei, anche se felice di esibirmi, sono decisamente imbarazzata e impacciata. Anche gli uomini ora si spogliano.
Più mani scorrono sulla superficie del mio corpo, mi palpeggiano, dita accarezzano la peluria fra le mie cosce, sollevano le piccole labbra, cercano i miei umidi e tiepidi anfratti, li penetrano, si intingono delle secrezioni che iniziano a scorrere abbondanti. Rivoli di sudore scorrono sulla mia pelle. Comincio a gemere, molto eccitata per quello che mi aspetta.
“Ehi puttana, non essere passiva, non sei stata assoldata per questo, datti da fare.” Non son certo gentili, ma hanno pagato e mi trattano per la mercenaria che, in effetti, sono. Sono decisamente intrigata.
Un cazzo mi entra in bocca e lo sento lievitare, lo lecco e succhio sapientemente. Gli altri cazzi gareggiano per prenderne il posto. Sono gettata su di un letto.
”Allarga le gambe.” Cominciano a penetrarmi, mentre un pene è sempre dentro la mia bocca che lo lavora con perizia. Dita afferrano e affondano nelle mie grosse e morbide tette, dai capezzoli duri ed eretti.
Si alternano a chiavarmi e a farsi spompinare; sono brava e li sto soddisfacendo.
Mentre sto scopando posizionata sopra a uno degli amanti, e questo mi immobilizza con le sue braccia la schiena, due mani afferrano e sollevano il mio bacino e allargano il mio solco gluteo.
Mi insalivano il buchetto e vengo aperta e penetrata. Se penso che a mio marito non ho mai consentito un rapporto anale… Ogni mio orifizio è utilizzato, io stessa mi sento un animale da monta, una cavità da colmare. Un calore mi invade il ventre, brividi di piacere mi percorrono, dimeno il mio bacino. Godo. Gli uomini sono si stanno decisamente divertendo. Finalmente cominciano a esplodere: il pene scosso da brividi dentro la mia bocca, me la riempie di sperma caldo, che in parte ingoio e in parte mi scende a rivoletti sul collo e le mammelle. Anche i due membri che ho dentro la figa e il culo riversano nelle mie viscere il loro cremoso liquido. Giaciamo, riposandoci un po’, nudi sul letto; il mio corpo è ricoperto di sperma ormai disseccato. Mi sento sporca ma soddisfatta delle mie prestazioni. Ma non è ancora tutto.
Il mediorientale, mentre gli altri sono stanchi, non è ancora pago: mi guarda con occhi ardenti, mi ordina: “ Stenditi sul letto e allarga le gambe, con te puttana non ho ancora finito.”
I suoi sodali, ridendo, lo incitano: “ Mohammed, accidenti che energia hai!”
Si getta su di me e riprende con il suo bel membro dalla grossa cappella priva di prepuzio, a penetrarmi con grande impeto tenendomi immobilizzate le braccia sopra la mia testa, e nel frattempo mi succhia e mordicchia i capezzoli. I nostri pubi vengono ritmicamente a contatto violentemente. E’ bellissimo chiavare, esibendosi davanti a un pubblico divertito ed eccitato; sono una cagna in calore e mi dimeno, sudo, gemo, ansimo, mentre la muscolatura della mia figa si stringe sul suo cazzo. Raggiungo un ulteriore orgasmo e lancio un grido liberatorio, poco prima che le mie viscere ricevano un’ulteriore razione di liquido maschile.
Torno infine nella mia stanza riassalita da un certo imbarazzo, ora che la fase di eccitazione è passata: mi precipito a fare una doccia calda. Mi riaccendo mentre, sotto il getto di acqua calda, con le dita detergo la mia figa e il culo dai residui di sperma ivi contenuti; strofino il mio clitoride fino a esplodere in un ulteriore orgasmo.
Ripenso alle parole dell’uomo che mi aveva ingaggiato: “Cecilia, sei una professionista anomala. Si vedeva che partecipavi, che godevi veramente. Non fingevi. Sei stata molto, molto eccitante. I miei ospiti sono stati entusiasti dell’esperienza. Sei brava, potremmo rivederci ancora”.
Sono felice: avrò un bell’argomento da raccontare al Dirty Circle, ci sarà da divertirsi.
Ma subito si affaccia alla mia mente una domanda: “Quale sarà il prossimo limite da superare?”










di
scritto il
2016-11-15
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