Il mugnaio
di
Mitana
genere
prime esperienze
Era tradizione una volta all`anno, all`inizio dell`estate quando il sole cominciava a scaldare l`aria e si provava piacere a stare coi piedi nell`acqua corrente di un fiume, era tradizione dicevo caricare un asino con tutti gli indumenti le coperte le lenzuola le tovaglie ed andare a fare il bucato al fiume. E ci andavano anche le famiglie che avevano la lavatrice in casa, perche`, sostenevano, che lavare nell`acqua corrente e sciorinare al sole vicino al fiume dava ai tessuti un profumo particolare. Io credo che era una specie di sentirsi liberi anche perche` le donne curve a sbattere i panni sulle grandi pietre piatte indossavano praticamente solo delle vestaglie a brandelli dalle cui aperture si intravedevano parti dei loro corpi quali seni opulenti o triangoli pubici coi peli che schizzavcano rabbiosi ed incolti dai buchi. Mia madre con Maria ed Eleonora spingeva davanti a se l`asino carico di panni sporchi intanto che mi raccomandava di non allontanarmi per la eventuale presenza di serpi sul sentiero. Il fiume distava tre km da casa e bisognava attraversare un bosco in discesa. Arrivati al fiume, ogni donna scelse la sua pietra quindi accatasto` nei pressi i propri panni. Mia madre, ma anche le altre due amiche, indosso` una vestaglia tutta logora e dalle cui aperture straripavano i seni opulenti e la giuntura delle cosce con relativi peli ricci. A me fece indossare una maglietta a brandelli che dopo un po` lasciai tra le spine ed un paio di pantaloncini di qualche anno prima e che praticamente faceva fatica a contenere il pistolino e le palline relative. Mentre le donne gridavano per parlarsi superando il rumore dell`acqua io andai in cerca di lucertole. A mezzogiorno mangiammo la colazione a sacco e le donne ridevano contente del lavoro fatto mentre sciorinavano sui cespugli e le spine il bucato. Poi si sedettero all`ombra delle betulle a raccontare le loro cose mentre io andai a giocare sotto i sedili di pietra del mulino abbandonato. All`epoca avevo meno di dieci anni e la mia occupazione primaria era quella di studiare il corpo ed in particolar modo il pistolino che quando lo toccavo si gonfiava e mi sembrava che volesse staccarsi da me e schizzare via. Gia` in mattinata lo avevo smanettato un paio di volte e mi ero rifugiato sotto il tavolo di pietra sul quale un tempo avevano bivaccato i clienti del mulino ormai chiuso. Si era anche rotta la zip per cui ero praticamente nudo ed appena il pistolino diventava duro eccolo che schizzava fuori dalle braghe. Mi piaceva il mio cazzettino coll`asta dritta e la capocchietta viola. Mi piaceva ammirare il foro in cima e dal quale non vedevo l`ora far schizzare il seme. Sapevo benissimo a cosa servisse quel bastone che cresceva tra le cosce ed il liquido che avevo visto tante volte zampillare quando mamma si accoppiava coi vari amanti. Non ricordo quale fosse il piacere, quale fosse il modo di godere so che dopo aver smanettato provavo una certa rilassatezza che durava alcune ore per tornare ad inturgidire il cazzo e smanettare di nuovo. Appena potevo mi nascondevo da qualche parte e mi dedicavo a quello che allora era il mio piacere preferito. Ero seduto sotto il tavolo di pietra , aperto le cosce avevo visto apparire la capocchietta col suo buco in centro. Guardai il mio cazzo e mi sembro` che fosse piu` grosso del giorno prima ed anche piu` lungo. Sapevo benissimo che era piu` una speranza che una realta`. Volevo che venisse grosso come quello dello zio e lungo come quello del ciabattino vicino casa e mi pareva di vederlo ingrossare giorno per giorno. Lo presi in mano lo soppesai seguii il disegno dell`uretra che nella parte inferiore era delineata tastai le palline dure e ferme nella loro borsa e quando infilai la punta dell`indice nel buco del culo mi parve che il cazzo fosse piu` duro. Avevo gia` provato a sodomizzarmi con una matita ed un`altra volta colla penna stilografica e mi era parso di provare uno strano piacere che mi faceva tremare le gambe. Una volta mamma si e` arrabbiata collo zio perche` si era accorta che con la scusa di carezzarmi stava cercando di incularmi con un dito. Era successo solo qualche mese prima e quel giorno volli provare a fottermi come aveva cercato di fare lo zio. La posizione era scomoda ed a fatica riuscii ad infilare per intero il dito indice dopo averlo inumidito colla saliva. Sentivo un certo solletico e le gambe diventate molli. Provai in tutti i modi ad infilarne anche un altro ma proprio non ci riuscii. La posizione era troppo scomoda. Appoggiai la schiena alla pietra che reggeva il tavolo e, chiusi gli occhi, presi a spugnettarmi con gesti lenti per assaporare la gioia del fregamento. Provai ancora a fottermi col dito ma preferii rimandare ad altra data e cercare qualcosa di piu` adatto e di piu` comodo, come il manico della scopa. Durante le mie fantasie erotiche rivedevo mia madre accoppiarsi in cucina coi vari amanti e mi chiedevo chi provasse piu` piacere, lei penetrata o chi la penetrava? Ero li tutto intento al mio gioco quando sentii un respiro affannoso ed aprendo gli occhi mi venne un colpo quando vidi il corpo di un uomo che mi sovrastava. Per un attimo mi spaventai anche se lo vedevo sorridere con tutti i suoi denti. Erano i suoi occhi a spaventarmi e quando abbassai lo sguardo vidi spuntare dalla brachetta aperta la capocchia dura di un grosso cazzo che lui cercava di strizzare per contenere l`erezione. - A chi appartieni? Mi aveva chiesto chi fossero i miei genitori. E quando le dissi il nome di mamma disse che la conosceva. E che aveva conosciuto anche il mio povero papa` prima che venisse meno. Quando lo informai che pooco lontano c`era mia madre a fare il bucato mi invito` in casa per chiacchierare piu` tranquilli. Anzi, mi propose di visitare il vecchio mulino. Si accorse del mio imbarazzo, il cazzo ormai moscio restava nudo per i pantaloni rotti. - Ah, non ti preoccupare, tra uomini, guarda, anche io stavo giocando...sai mia moglie e` morta da tre anni...ed io...non mi resta che giocare da solo...vieni... Teneva una mano poggiata sul cazzo per nasconderlo ad eventuali passanti e lo seguii in casa. Varcato il grande portone che cadeva a pezzi entrammo in uno stanzone dove riposava ormai inutile un insieme di cinghie di pulegge di macine e di tubi di latta coperti completamente di polvere e ragnatele. Era stato il suo impero fino a qualche decennio prima. Mi descrisse per sommi capi come aveva funzionato tutto quel marchingegno dentro cui si versava il grano e ne usciva farina. Mi accompagno` ad una scala di legno e siccome mancavano i primi due gradini mi isso`sollevandomi sotto le braccia perche` andassi sopra a vedere il cratere dentro cui veniva versato il grano. Prima di poggiare i piedi sul piolo sentii il calore del suo cazzo e la durezza contro le cosce e le sue mani prima di lasciarmi scesero a carezzarmi il petto e massaggiarmi i coglioni. Volsi lo sguardo verso di lui e mi accorsi che stava scapocchiando un enorme cazzo e mentre mi fissava lasciava scivolare ai piedi i pantaloni per restare nudo. Non era mica la prima volta che vedevo un cazzo ritto ma era la prima che questa erezione fosse provocata da me. Ne fui lusingato benche` il volto mi si infiammasse per la vergogna e perche` non sapevo come reagire. Una lampadina polverosa illuminava il cratere del mulino e da lassu` vedevo brillare la pelle tesa della capocchia del mio amico. Ne fui affascinato. D`altronde avevo visto sempre mia madre godere quando le si presentava un cazzo teso. - Bravo, hai visto che roba?...vieni qua adesso...ti faro` vedere un`altra cosa... La testa pelata con pochi capelli bianchi come bianchi erano i peli del petto e quelli attorno al cazzo che teneva colle due mani e piegava la schiena spingendo in avanti il bacino perche` il cazzo apparisse piu` grosso di quello che era in realta`. Scesi volgendogli la schiena ma appena fui all`altezza adatta mi fece girare e prese in bocca il mio pistolino e lo succhio` fino a farlo indurire. Le gambe molli il volto in fiamme e quando mi chiese se mi piaceva non seppi cosa rispondere. Mi fece accovacciare sulla scala e mentre succhiava il pistolino e le palle mi infilo` un dito nel culo e mi fece gridare perche` era dotato di dita enormi, da lavoratore. Mi sentivo strano impalato sul grosso dito e qualdo lo abbassava lo seguivo perche` non lo tirasse fuori. Il dolore era scemato e mi pareva di volare col dito nel culo. Mi ero accorto che anche il mio cazzo era piu` duro del solito e mi pareva la continuazione di quel dito che mi teneva tappato l`ano. - Ti piace, eh , porcello?...Me ne ero accorto che ti piace...degno figlio di tua madre...eh eh eh...Non sapevo cosa volesse dire ma ci rimasi male quando estrasse il dito dal culo e mi fece abbassare perche` gli succhiassi la grossa nerchia. Mamma mia, non mi stava im bocca e lui sbuffava mentre cercava di mettere dentro la grossa cappella. Era una nerchia veramente grossa anche se non era rigida come il mio pistolino. - Succhia, porco d`un porco, succhia....orcozio, succhia `sto cazzo di cazzo. Io facevo del mio meglio perche` volevo farlo contento, d`altronde era un mio amico e mi aveva fatto piacere sentirmi il suo dito nel culo. Si arrabbiava quando la capocchia usciva dalla bocca. Dava dei colpi potenti e sentivo i coglioni battermi contro il mento. Finalmente il cazzo divento` piu` duro e quando mi schizzo` in gola mi manco` il fiato lasciandomi paonazzo e stranito. Lo sperma denso e caldo era salato e cremoso. Mi chiuse la bocca colla mano aperta perche` lo ingoiassi quindi mi ordino` di ripulirgli asta e cappella colla lingua. Il cazzo gli pendeva tra le palle gonfie e mi parve di capire che un tempo era stato un signor cazzo grosso e potente. Volle ancora chiavarmi in bocca ma ogni volta scivolava fuori e per la mia maldestrezza e perche` non era abbastanza rigido. Mi porto` in casa al piano superiore dove mi offri` una bevanda che sorseggiai seduto sulle sue cosce mentre cercava di fottermi nel culo senza riuscirci. Mi penetro` ancora col solito dito e noto` anche lui che cosi impalato mi veniva un cazzo duro come mai. Peccato che al momento non godevo ancora perche` avrebbe voluto bere il mio seme.
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