La Mammella
di
Tenkara
genere
poesie
Capita, a volte, che provi a cimentarmi con la poesia, o presunta (da me) tale.
Da anni custodisco gelosamente una copia del libro "foglie d'erba" di Walt Withman sulle cui pagine annoto i miei versi strampalati.. (nelle pagine bianche o, se corti, a lato del testo).
Solitamente riflettono il mio pessimismo e il mio essere un disadattato sociale (ne ho persino dedicata una all'estinzione del genere umano cui sono particolarmente affezionato), ma capita di scriverne di argomenti più leggeri e scherzosi.
Perché in fondo in fondo sono uno cui piace ridere e prendersi in giro, una volta rotto il muro che ho costruito negli anni verso il mondo esterno; credo addirittura sia l'aspetto di me che più facilmente viene sottolineato da chi mi circonda, da chi mi conosce bene, da quei pochi di cui amo circondarmi nelle rare occasioni conviviali che la frenesia moderna ci concede.
Proprio costoro dovrebbero sapere che ho, tra le altre, "la debolezza della mammella": un bel seno (ed il mio concetto di bello è in continua ed inarrestabile espansione) ai miei occhi ha un magnetismo cui fatico ad oppormi, il che, lavorando a contatto con la gente, capirete che ha creato più di una situazione di difficoltà.
Questa poesia la scrissi una paio d'anni fa, e sinceramente l'avevo rimossa salvo poi riscoprirla ieri, per caso, sfogliando il suddetto libro dopo diverso tempo.
Non pretendo che piaccia ovviamente, voglio solo portare un po' di leggerezza nel mondo di Tenkara, mondo che fino ad ora ho colorato per lo più di tinte forti ed oscure.
"LA MAMMELLA"
V'è niente di più bello da rimirar
d'un seno florido ed invitante
che rigoglioso s'erge dal petto
volgendo a se il mio sguardo pudico?
Amena dipendenza,
fulcro gravitazionale del mio io
e pomposa cornucopia di sessualità
a te abbandono i miei sensi.
Cullami di tua piena morbidezza,
carezzami di serico abbraccio
e con un ultimo sussulto
saziami di proibiti istanti.
Da anni custodisco gelosamente una copia del libro "foglie d'erba" di Walt Withman sulle cui pagine annoto i miei versi strampalati.. (nelle pagine bianche o, se corti, a lato del testo).
Solitamente riflettono il mio pessimismo e il mio essere un disadattato sociale (ne ho persino dedicata una all'estinzione del genere umano cui sono particolarmente affezionato), ma capita di scriverne di argomenti più leggeri e scherzosi.
Perché in fondo in fondo sono uno cui piace ridere e prendersi in giro, una volta rotto il muro che ho costruito negli anni verso il mondo esterno; credo addirittura sia l'aspetto di me che più facilmente viene sottolineato da chi mi circonda, da chi mi conosce bene, da quei pochi di cui amo circondarmi nelle rare occasioni conviviali che la frenesia moderna ci concede.
Proprio costoro dovrebbero sapere che ho, tra le altre, "la debolezza della mammella": un bel seno (ed il mio concetto di bello è in continua ed inarrestabile espansione) ai miei occhi ha un magnetismo cui fatico ad oppormi, il che, lavorando a contatto con la gente, capirete che ha creato più di una situazione di difficoltà.
Questa poesia la scrissi una paio d'anni fa, e sinceramente l'avevo rimossa salvo poi riscoprirla ieri, per caso, sfogliando il suddetto libro dopo diverso tempo.
Non pretendo che piaccia ovviamente, voglio solo portare un po' di leggerezza nel mondo di Tenkara, mondo che fino ad ora ho colorato per lo più di tinte forti ed oscure.
"LA MAMMELLA"
V'è niente di più bello da rimirar
d'un seno florido ed invitante
che rigoglioso s'erge dal petto
volgendo a se il mio sguardo pudico?
Amena dipendenza,
fulcro gravitazionale del mio io
e pomposa cornucopia di sessualità
a te abbandono i miei sensi.
Cullami di tua piena morbidezza,
carezzami di serico abbraccio
e con un ultimo sussulto
saziami di proibiti istanti.
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