Il lato oscuro
di
Tenkara
genere
masturbazione
Ricordo come fosse ora quel momento, nonostante siano passati ahimè diversi anni.
Lavoravo a Milano nell'ufficio acquisti di una multinazionale americana e la mia capa di allora (persona temuta da tutti ma per quanto mi riguarda eccezionale, come non ne ho più incontrate) mi disse che ero troppo "perfetto" per essere vero e che avrebbe prima o poi scoperto quale fosse il mio lato oscuro, poiché dovevo per forza averne uno che bilanciasse l'immagine d'insieme.
Quelle parole mi colpirono molto, certamente per l'apprezzamento, ma soprattutto perché avevano colto nel segno, per la prima volta si faceva cenno al contenuto del vaso di Pandora della mia vera natura... ce l'avevo (ed ho tutt'ora) un lato oscuro, eccome; perché vedi, mia cara E., il sorriso timido col quale il poco più che ventenne di allora ti rispose nascondeva in realtà il pensiero di tutte le volte che ho immaginato di sbatterti su quella scrivania stracolma di carte, sollevando quelle minigonne stravaganti in contrasto sia con la tua età (allora alla soglia dei cinquant'anni) che con l'aura di sergente di ferro che ti circondava, strusciando lentamente la mia cappella gonfia e pulsante sulle tue grandi labbra già fradice, risalendo lungo il perineo ed arrivando al tuo ano che immaginavo bramoso d'attenzioni, facendoti desiderare il momento in cui io e solo io avrei deciso di penetrarti con un colpo deciso rispondendo finalmente alla tua voglia di essere riempita.
Per non parlare di tutte le volte che facendoti compagnia sul terrazzino all'ottavo piano dell'edificio che ci ospitava mentre consumavi nervosamente le tue amate sigarette ti ho immaginato carponi a succhiarmi l'uccello, in un prolungato momento di piacere oscenamente esposto alla vista di chiunque fosse nei paraggi.
Non si tratta di mere pulsioni sessuali fini a se stesse, beninteso.
Amo l'erotismo in ogni sua forma e declinazione e mi piace vedere la realtà con le sue lenti, immaginare i pensieri e le voglie delle persone, frugare nel sottobosco, laddove difficilmente arriva la luce del sole, bloccata dalla fronde del perbenismo e della quotidianità.
È un'ossessione giornaliera, ho sempre fame, voglia, anche nei giorni in cui la mia fedele emicrania mi degna della sua ingombrante compagnia, non riesco a fermare i pensieri, gli ormoni, l'eccitazione; basta poco perché la voglia di masturbarmi prenda il sopravvento.. Solitamente le dò sfogo sotto la doccia, in modo lento e calcolato lascio che le mie mani avvolgano il mio cazzo una dopo l'altra, quasi mi stessi mungendo, perché voglio sentirlo crescere fino ad ergersi arrogante nel pieno dell'erezione... Libero la cappella per bene quasi ad ammirarla e provando un brivido ogni volta che ne sfioro la base.. Il ritmo sale solo quando sento l'orgasmo arrivare, dopo diversi minuti, a seconda del tempo che ho a disposizione, fino al esplodere in calda sperma sul vetro o sulle piastrelle... Sperma che poi l'acqua occulta al bigotto sguardo altrui.. Immagino che l'omino con la barba bianca nel mio cervello ormai si sia rassegnato rinunciando a qualsiasi forma di controllo.
Adoro in particolare tutto ciò che riguarda l'aspetto psicologico, il gioco delle parti, la sfida, il brivido, un'occhiata, un cenno, una parola detta o persino non detta; amo provocare ed essere provocato, amo il senso di controllo che si ha sulle persone un secondo prima di accorgersi di aver perso il proprio.
Come la sera al teatro, cara G., con quella voglia matta che ci accompagnò durante tutto lo spettacolo e le tue mani così insistenti nel cercare ed afferrare il mio cazzo in quell'ambiente così austero e serio con l'unica copertura data dal mio cappotto frettolosamente appoggiato sulle gambe, o le mie dita così ben lubrificate dal tuo nettare e voluttuosamente leccate fingendo davvero di seguire ciò che gli attori stavano facendo sul palco, mentre il mio unico pensiero era tuffarmi con la lingua direttamente alla fonte.
Ed a casa tua, subito dopo, quando prima di dare finalmente sfogo alle nostre più becere voglie ti appoggiasti al muro che separava camera tua da quella del tuo inconsapevole fratello e senza mai perdere il contatto con i miei occhi lasciasti che le tue mani liberassero i tuoi meravigliosi seni costretti tutta sera dietro a quella camicetta bianca e quei capezzoli così gonfi e promettenti, per poi raggiungere l'orlo della gonna grigia e sollevarla con studiata lentezza fino alle mutandine in pizzo nero per concederti qualche attimo sola con te stessa, visione mai dimenticata che tutt'ora ritorna vivida e forte.
Eh sì perché come non bastasse, amo l'autoerotismo femminile, così distante da quello maschile, così interiore, intenso, così variegato nelle sue mille sfumature, nei suoi profumi, nelle sue sensazioni, quali e quanti sapori sapete imbandire su una sola tavola; ne sono persino invidioso, benché bramoso, costantemente affamato; mi piace soffermarmi a pensare come questa o quella donna incontrate di sfuggita per strada o in un luogo pubblico possano essere nel loro intimo, nel godere di loro stesse, se hanno coscienza di quanto il loro corpo sia strumento di piacere e mezzo per raggiungerlo. Mi piace quando una donna rende esplicita la sua eccitazione, mi piace la complicità che la rivelazione comporta, il mettersi alla mercé dell'interlocutore, senza difese ma con coraggio, orgoglio, con piena femminilità.
Ricordo la scena di un film olandese dei primi anni novanta, La donna indecente di Ben Verbong (film che conservo fedelmente nel mio hard disk assieme ad altre tre o quattro pellicole) nella quale la protagonista racconta ad un uomo appena conosciuto un sogno fatto, generando una carica erotica incredibile pur senza che si scorga nulla.
Quindi sì, il lato oscuro ce l'ho ed è preponderante sul resto, lotta ogni giorno per venire alla luce nonostante la mia immagine pubblica sia del tutto anonima, il classico bravo 'ragazzo' educato e rispettoso, con un discreto lavoro, una famiglia, una vita normale e forse banale, e nonostante secondo i dettami del miglior contrappasso Dantesco l'amore mi abbia "fregato" portandomi in dote una persona splendida, ma distante anni luce da qualsiasi espressione della propria e dell'altrui sessualità.
Come già scritto in un precedente racconto solo una persona è riuscita ad aprire il succitato vaso di Pandora, dando voce ad ogni mia più recondita fantasia e facendomene schiavo e carnefice finale.
Perdonate lo sfogo cari lettori, ogni tanto al lato oscuro devo dare visibilità, devo dargli nutrimento tutti i giorni prima che lui, come succederà, divori me
Lavoravo a Milano nell'ufficio acquisti di una multinazionale americana e la mia capa di allora (persona temuta da tutti ma per quanto mi riguarda eccezionale, come non ne ho più incontrate) mi disse che ero troppo "perfetto" per essere vero e che avrebbe prima o poi scoperto quale fosse il mio lato oscuro, poiché dovevo per forza averne uno che bilanciasse l'immagine d'insieme.
Quelle parole mi colpirono molto, certamente per l'apprezzamento, ma soprattutto perché avevano colto nel segno, per la prima volta si faceva cenno al contenuto del vaso di Pandora della mia vera natura... ce l'avevo (ed ho tutt'ora) un lato oscuro, eccome; perché vedi, mia cara E., il sorriso timido col quale il poco più che ventenne di allora ti rispose nascondeva in realtà il pensiero di tutte le volte che ho immaginato di sbatterti su quella scrivania stracolma di carte, sollevando quelle minigonne stravaganti in contrasto sia con la tua età (allora alla soglia dei cinquant'anni) che con l'aura di sergente di ferro che ti circondava, strusciando lentamente la mia cappella gonfia e pulsante sulle tue grandi labbra già fradice, risalendo lungo il perineo ed arrivando al tuo ano che immaginavo bramoso d'attenzioni, facendoti desiderare il momento in cui io e solo io avrei deciso di penetrarti con un colpo deciso rispondendo finalmente alla tua voglia di essere riempita.
Per non parlare di tutte le volte che facendoti compagnia sul terrazzino all'ottavo piano dell'edificio che ci ospitava mentre consumavi nervosamente le tue amate sigarette ti ho immaginato carponi a succhiarmi l'uccello, in un prolungato momento di piacere oscenamente esposto alla vista di chiunque fosse nei paraggi.
Non si tratta di mere pulsioni sessuali fini a se stesse, beninteso.
Amo l'erotismo in ogni sua forma e declinazione e mi piace vedere la realtà con le sue lenti, immaginare i pensieri e le voglie delle persone, frugare nel sottobosco, laddove difficilmente arriva la luce del sole, bloccata dalla fronde del perbenismo e della quotidianità.
È un'ossessione giornaliera, ho sempre fame, voglia, anche nei giorni in cui la mia fedele emicrania mi degna della sua ingombrante compagnia, non riesco a fermare i pensieri, gli ormoni, l'eccitazione; basta poco perché la voglia di masturbarmi prenda il sopravvento.. Solitamente le dò sfogo sotto la doccia, in modo lento e calcolato lascio che le mie mani avvolgano il mio cazzo una dopo l'altra, quasi mi stessi mungendo, perché voglio sentirlo crescere fino ad ergersi arrogante nel pieno dell'erezione... Libero la cappella per bene quasi ad ammirarla e provando un brivido ogni volta che ne sfioro la base.. Il ritmo sale solo quando sento l'orgasmo arrivare, dopo diversi minuti, a seconda del tempo che ho a disposizione, fino al esplodere in calda sperma sul vetro o sulle piastrelle... Sperma che poi l'acqua occulta al bigotto sguardo altrui.. Immagino che l'omino con la barba bianca nel mio cervello ormai si sia rassegnato rinunciando a qualsiasi forma di controllo.
Adoro in particolare tutto ciò che riguarda l'aspetto psicologico, il gioco delle parti, la sfida, il brivido, un'occhiata, un cenno, una parola detta o persino non detta; amo provocare ed essere provocato, amo il senso di controllo che si ha sulle persone un secondo prima di accorgersi di aver perso il proprio.
Come la sera al teatro, cara G., con quella voglia matta che ci accompagnò durante tutto lo spettacolo e le tue mani così insistenti nel cercare ed afferrare il mio cazzo in quell'ambiente così austero e serio con l'unica copertura data dal mio cappotto frettolosamente appoggiato sulle gambe, o le mie dita così ben lubrificate dal tuo nettare e voluttuosamente leccate fingendo davvero di seguire ciò che gli attori stavano facendo sul palco, mentre il mio unico pensiero era tuffarmi con la lingua direttamente alla fonte.
Ed a casa tua, subito dopo, quando prima di dare finalmente sfogo alle nostre più becere voglie ti appoggiasti al muro che separava camera tua da quella del tuo inconsapevole fratello e senza mai perdere il contatto con i miei occhi lasciasti che le tue mani liberassero i tuoi meravigliosi seni costretti tutta sera dietro a quella camicetta bianca e quei capezzoli così gonfi e promettenti, per poi raggiungere l'orlo della gonna grigia e sollevarla con studiata lentezza fino alle mutandine in pizzo nero per concederti qualche attimo sola con te stessa, visione mai dimenticata che tutt'ora ritorna vivida e forte.
Eh sì perché come non bastasse, amo l'autoerotismo femminile, così distante da quello maschile, così interiore, intenso, così variegato nelle sue mille sfumature, nei suoi profumi, nelle sue sensazioni, quali e quanti sapori sapete imbandire su una sola tavola; ne sono persino invidioso, benché bramoso, costantemente affamato; mi piace soffermarmi a pensare come questa o quella donna incontrate di sfuggita per strada o in un luogo pubblico possano essere nel loro intimo, nel godere di loro stesse, se hanno coscienza di quanto il loro corpo sia strumento di piacere e mezzo per raggiungerlo. Mi piace quando una donna rende esplicita la sua eccitazione, mi piace la complicità che la rivelazione comporta, il mettersi alla mercé dell'interlocutore, senza difese ma con coraggio, orgoglio, con piena femminilità.
Ricordo la scena di un film olandese dei primi anni novanta, La donna indecente di Ben Verbong (film che conservo fedelmente nel mio hard disk assieme ad altre tre o quattro pellicole) nella quale la protagonista racconta ad un uomo appena conosciuto un sogno fatto, generando una carica erotica incredibile pur senza che si scorga nulla.
Quindi sì, il lato oscuro ce l'ho ed è preponderante sul resto, lotta ogni giorno per venire alla luce nonostante la mia immagine pubblica sia del tutto anonima, il classico bravo 'ragazzo' educato e rispettoso, con un discreto lavoro, una famiglia, una vita normale e forse banale, e nonostante secondo i dettami del miglior contrappasso Dantesco l'amore mi abbia "fregato" portandomi in dote una persona splendida, ma distante anni luce da qualsiasi espressione della propria e dell'altrui sessualità.
Come già scritto in un precedente racconto solo una persona è riuscita ad aprire il succitato vaso di Pandora, dando voce ad ogni mia più recondita fantasia e facendomene schiavo e carnefice finale.
Perdonate lo sfogo cari lettori, ogni tanto al lato oscuro devo dare visibilità, devo dargli nutrimento tutti i giorni prima che lui, come succederà, divori me
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