Bestiale 2
di
samas2
genere
tradimenti
Romolo, il gestore del piccolo supermercato, non faceva mistero della sua attrazione per Stefania. A dire il vero, lei presa com’era da tanti impegni, da principio non ci aveva fatto caso, ed era stato anzi suo marito Giancarlo, dopo una delle rarissime occasioni in cui l’aveva accompagnata in negozio, a farglielo notare.
“ Quel ceffo ti guarda in maniera inequivocabilmente oscena. Disgustoso.”
Da quel momento, lei non poteva non notare gli sguardi pieni di lascivia di quell’uomo accompagnati da frasi, magari appena accennate, che sempre meno lasciavano dubbi.
La vita di Stefania si svolgeva, in apparenza, perfetta: un legame sentimentale consolidato negli anni, una soddisfacente posizione professionale, tanti amici e un impegno sociale e politico dalla parte che lei riteneva essere quella giusta.
Suo marito, di dieci anni più grande di lei, un intellettuale progressista molto stimato, rivelava col tempo un interesse, sempre più pallido, verso gli aspetti sessuali del loro menage. Cercava di sublimare il suo drammatico calo della libido, e un giorno sentenziò: “Il nostro rapporto è superiore alla banalità puramente carnale ma si spinge oltre, si nutre di interessi culturali, profondi. Non siamo delle bestie come il negoziante qua sotto, che ha una visione fallica della realtà, fra noi, Stefania, c’è molto di più.”
Stefania, una bellissima cinquantenne dalle forme procaci, non la pensava certo così e ne soffriva, incapace di soddisfare un desiderio diventato bruciante, sempre più inappagato. La sua voglia contrastava con la sua resistenza a cedere a lusinghe erotiche, che pure non mancavano, legata a obblighi morali e sociali a cui si sentiva di dover sottostare, ma soprattutto per la consapevolezza di possedere una sorta di superiorità morale. Però, un anno fa a Praia mare…..(vedi “Bestiale”).
Quel venerdì pomeriggio, tornata molto stanca dal lavoro, pensò di farsi portare la spesa a domicilio e telefonò al vicino supermercato.
“ Romolo, le dispiacerebbe portarmi su la spesa, mi farebbe una gran cortesia. Tra l’altro, non posso contare sull’aiuto di mio marito che tornerà a notte inoltrata.”
“Dottoressa, lieto di venirle incontro; fra poco, alla chiusura le allungherò la spesa.”
“Se non è un disturbo…”
“Si figuri! Per lei questo e altro. A dopo.”
Già… Romolo.
Aveva detestato le sue attenzioni, rifiutando freddamente il suo rozzo e sordido corteggiamento, ma col tempo si era ammorbidita, finendo col divertirsi a controbattere brillantemente alle ambigue frasi dell’uomo. Romolo un 40enne segaligno, iperattivo, dalla battuta pronta, aveva una carica vitale potente, e il suo sguardo bruciante la intrigava
Stefania, sprofondò nella soffice poltrona, si liberò delle scarpe, aprì “La Repubblica”, ancora intonso, per una rapida occhiata, ma, ben presto, stanca e annoiata, lasciò cadere terra il giornale, chiuse gli occhi e si abbandonò ai suoi pensieri, senza un filo logico, lasciandosi trasportare passivamente. Scivolò in una sorta di piacevole dormiveglia, dove tutti i suoi cancelli inibitori si spalancarono: aveva voglia di un uomo che la spogliasse, baciasse, la leccasse tutta, strapazzasse le sue tette burrose, la possedesse, la brutalizzasse senza pietà; basta astrusi intellettualismi: voleva cazzo, e solo cazzo. La sua figa fremeva di essere violata da cane soda, pulsante, di sentire il fiotto caldo di sperma che la riempiva. Pensò a Romolo e lo vide come un perfetto, selvaggio animale erotico, superficiale, senza pensieri, né scrupoli: il suo sguardo spermatico la eccitava, la attraeva e lui diventava protagonista nelle sue ricorrenti fantasie.
“ Dai, spogliati. Fammelo vedere, scommetto che è durissimo,” sognava di dirgli.
Desiderò essergli di fronte nuda e che lui disponesse a suo piacimento del suo corpo. Eroticamente cullata in quella crescente eccitazione, tenendo gli occhi chiusi e immedesimata in quello stato né onirico, né veglia, dimenava il bacino, strattonava le mutandine in modo da far penetrare la loro stretta parte anteriore nella sua fessura ardente. Il piacevole sfregamento prodotto, la spinse a inarcare il dorso per spingere in avanti il bacino consentendo alle mutandine di entrare ancor di più in profondità nella sua figa sempre più inzuppata.
“Ti voglio Romolo, scopami dovunque, sono tua, fai quello che desideri,” sussurrava, predatrice e preda a un tempo, travolta nel suo fantasmatico delirio ossessivo.
Stefania, abbandonata sulla poltrona, si dimenava; la testa rovesciata all’indietro lasciava il collo scoperto e lei avrebbe tanto voluto che la bocca di lui lo baciasse, lo mordesse; le sue mani stringevano i suoi bei seni con forza, le dita dei suoi piedi erano allargate e contratte nello spasmo di quel sommo godimento. Le sembrava tutto meravigliosamente realistico.
Ebbe come un sussulto, e riprese piena coscienza e controllo di sé; era sudata, respirava affannosamente, la sua figa, umida e gonfia di piacere, pulsava. I suoi capezzoli titillati vigorosamente dalle sue dita, erano dolorosamente gonfi. L’immagine del suo volto, riflesso allo specchio rivelava inequivocabilmente lo sconvolgimento dei suoi sentimenti, che l’aveva trasformata in una gatta in calore. Rise fra sé di quel quasi sogno, ritenendolo assurdo. Cercò di ricomporsi quando sentì il suono del campanello e rispose al citofono. “Si, chi è?”
“Dottoressa, sono Romolo le porto su la spesa.”
“Apro.”
Romolo salì le scale rapidamente, entrò salutando allegramente, posò il suo carico e rimase in attesa.
Stefania gli volse le spalle per prendere il denaro dalla borsa appoggiata sul tavolo del soggiorno e pagare il così il conto. Mentre si trovava così girata e frugava nella borsa cercando alcune monete intuì che stava per accadere qualcosa: avvertì la porta dell'ingresso che si chiudeva e immediatamente dopo, due forti mani che da dietro le afferravano, strizzandoli, i seni.
Accennò ad un “ Ma cosa…., no, fermo."
Ma era una resistenza simbolica. Era quello che desiderava e i fantasmi della sua psiche si stavano materializzando. Le mani di Romolo lavoravano freneticamente, alla ricerca di zip da abbassare, di bottoni e ganci da aprire e lei sentiva il suo corpo accendersi, la voglia le toglieva il respiro.
“Romolo, dammi ciò che voglio.”
In breve fu completamente nuda, china sul tavolo del soggiorno, con i voluminosi seni che schiacciati debordavano dalla linea esterna del torace, le sue gambe vennero allargate. Le dita di Romolo giocherellavano, si intingevano nella sua figa bagnatissima e imbevute di quei succhi erano portate alternativamente alle loro bocche. Stefania, non aveva mai gustato il suo sapore e ne fu inebriata. Ora lei aveva una disperata voglia di essere penetrata e d’improvviso il duro arnese di Romolo la penetrò superando in un balzo la resistenza dei suoi tessuti, peraltro molto ben lubrificati. Urlò di piacere, mentre l’azione del cazzo andava avanti inesorabile provocandole orgasmi ripetuti. L’uomo in procinto di eiaculare la pose in ginocchio davanti a sé, spruzzandola in viso, sulla bocca, sul collo e le tette con potenti schizzi del suo sperma bollente. Romolo si accomiatò molto soddisfatto. "Spero ci rivedremo, dottoressa."
Lei lo guardò sorridendo in maniera enigmatica. "Non é da escludersi. Ho ancora troppe cose da sperimentare, da esplorare."
Da quanto non godeva così? Il confronto con suo marito risultò impietoso. Immaginò con malizioso piacere che suo marito e i suoi amici potessero assistere a quella scena; Giancarlo avrebbe commentato schifato: " Qualcosa di disgustosamente bestiale!"
Lei lo avrebbe corretto: " Non bestiale, carnale."
“ Quel ceffo ti guarda in maniera inequivocabilmente oscena. Disgustoso.”
Da quel momento, lei non poteva non notare gli sguardi pieni di lascivia di quell’uomo accompagnati da frasi, magari appena accennate, che sempre meno lasciavano dubbi.
La vita di Stefania si svolgeva, in apparenza, perfetta: un legame sentimentale consolidato negli anni, una soddisfacente posizione professionale, tanti amici e un impegno sociale e politico dalla parte che lei riteneva essere quella giusta.
Suo marito, di dieci anni più grande di lei, un intellettuale progressista molto stimato, rivelava col tempo un interesse, sempre più pallido, verso gli aspetti sessuali del loro menage. Cercava di sublimare il suo drammatico calo della libido, e un giorno sentenziò: “Il nostro rapporto è superiore alla banalità puramente carnale ma si spinge oltre, si nutre di interessi culturali, profondi. Non siamo delle bestie come il negoziante qua sotto, che ha una visione fallica della realtà, fra noi, Stefania, c’è molto di più.”
Stefania, una bellissima cinquantenne dalle forme procaci, non la pensava certo così e ne soffriva, incapace di soddisfare un desiderio diventato bruciante, sempre più inappagato. La sua voglia contrastava con la sua resistenza a cedere a lusinghe erotiche, che pure non mancavano, legata a obblighi morali e sociali a cui si sentiva di dover sottostare, ma soprattutto per la consapevolezza di possedere una sorta di superiorità morale. Però, un anno fa a Praia mare…..(vedi “Bestiale”).
Quel venerdì pomeriggio, tornata molto stanca dal lavoro, pensò di farsi portare la spesa a domicilio e telefonò al vicino supermercato.
“ Romolo, le dispiacerebbe portarmi su la spesa, mi farebbe una gran cortesia. Tra l’altro, non posso contare sull’aiuto di mio marito che tornerà a notte inoltrata.”
“Dottoressa, lieto di venirle incontro; fra poco, alla chiusura le allungherò la spesa.”
“Se non è un disturbo…”
“Si figuri! Per lei questo e altro. A dopo.”
Già… Romolo.
Aveva detestato le sue attenzioni, rifiutando freddamente il suo rozzo e sordido corteggiamento, ma col tempo si era ammorbidita, finendo col divertirsi a controbattere brillantemente alle ambigue frasi dell’uomo. Romolo un 40enne segaligno, iperattivo, dalla battuta pronta, aveva una carica vitale potente, e il suo sguardo bruciante la intrigava
Stefania, sprofondò nella soffice poltrona, si liberò delle scarpe, aprì “La Repubblica”, ancora intonso, per una rapida occhiata, ma, ben presto, stanca e annoiata, lasciò cadere terra il giornale, chiuse gli occhi e si abbandonò ai suoi pensieri, senza un filo logico, lasciandosi trasportare passivamente. Scivolò in una sorta di piacevole dormiveglia, dove tutti i suoi cancelli inibitori si spalancarono: aveva voglia di un uomo che la spogliasse, baciasse, la leccasse tutta, strapazzasse le sue tette burrose, la possedesse, la brutalizzasse senza pietà; basta astrusi intellettualismi: voleva cazzo, e solo cazzo. La sua figa fremeva di essere violata da cane soda, pulsante, di sentire il fiotto caldo di sperma che la riempiva. Pensò a Romolo e lo vide come un perfetto, selvaggio animale erotico, superficiale, senza pensieri, né scrupoli: il suo sguardo spermatico la eccitava, la attraeva e lui diventava protagonista nelle sue ricorrenti fantasie.
“ Dai, spogliati. Fammelo vedere, scommetto che è durissimo,” sognava di dirgli.
Desiderò essergli di fronte nuda e che lui disponesse a suo piacimento del suo corpo. Eroticamente cullata in quella crescente eccitazione, tenendo gli occhi chiusi e immedesimata in quello stato né onirico, né veglia, dimenava il bacino, strattonava le mutandine in modo da far penetrare la loro stretta parte anteriore nella sua fessura ardente. Il piacevole sfregamento prodotto, la spinse a inarcare il dorso per spingere in avanti il bacino consentendo alle mutandine di entrare ancor di più in profondità nella sua figa sempre più inzuppata.
“Ti voglio Romolo, scopami dovunque, sono tua, fai quello che desideri,” sussurrava, predatrice e preda a un tempo, travolta nel suo fantasmatico delirio ossessivo.
Stefania, abbandonata sulla poltrona, si dimenava; la testa rovesciata all’indietro lasciava il collo scoperto e lei avrebbe tanto voluto che la bocca di lui lo baciasse, lo mordesse; le sue mani stringevano i suoi bei seni con forza, le dita dei suoi piedi erano allargate e contratte nello spasmo di quel sommo godimento. Le sembrava tutto meravigliosamente realistico.
Ebbe come un sussulto, e riprese piena coscienza e controllo di sé; era sudata, respirava affannosamente, la sua figa, umida e gonfia di piacere, pulsava. I suoi capezzoli titillati vigorosamente dalle sue dita, erano dolorosamente gonfi. L’immagine del suo volto, riflesso allo specchio rivelava inequivocabilmente lo sconvolgimento dei suoi sentimenti, che l’aveva trasformata in una gatta in calore. Rise fra sé di quel quasi sogno, ritenendolo assurdo. Cercò di ricomporsi quando sentì il suono del campanello e rispose al citofono. “Si, chi è?”
“Dottoressa, sono Romolo le porto su la spesa.”
“Apro.”
Romolo salì le scale rapidamente, entrò salutando allegramente, posò il suo carico e rimase in attesa.
Stefania gli volse le spalle per prendere il denaro dalla borsa appoggiata sul tavolo del soggiorno e pagare il così il conto. Mentre si trovava così girata e frugava nella borsa cercando alcune monete intuì che stava per accadere qualcosa: avvertì la porta dell'ingresso che si chiudeva e immediatamente dopo, due forti mani che da dietro le afferravano, strizzandoli, i seni.
Accennò ad un “ Ma cosa…., no, fermo."
Ma era una resistenza simbolica. Era quello che desiderava e i fantasmi della sua psiche si stavano materializzando. Le mani di Romolo lavoravano freneticamente, alla ricerca di zip da abbassare, di bottoni e ganci da aprire e lei sentiva il suo corpo accendersi, la voglia le toglieva il respiro.
“Romolo, dammi ciò che voglio.”
In breve fu completamente nuda, china sul tavolo del soggiorno, con i voluminosi seni che schiacciati debordavano dalla linea esterna del torace, le sue gambe vennero allargate. Le dita di Romolo giocherellavano, si intingevano nella sua figa bagnatissima e imbevute di quei succhi erano portate alternativamente alle loro bocche. Stefania, non aveva mai gustato il suo sapore e ne fu inebriata. Ora lei aveva una disperata voglia di essere penetrata e d’improvviso il duro arnese di Romolo la penetrò superando in un balzo la resistenza dei suoi tessuti, peraltro molto ben lubrificati. Urlò di piacere, mentre l’azione del cazzo andava avanti inesorabile provocandole orgasmi ripetuti. L’uomo in procinto di eiaculare la pose in ginocchio davanti a sé, spruzzandola in viso, sulla bocca, sul collo e le tette con potenti schizzi del suo sperma bollente. Romolo si accomiatò molto soddisfatto. "Spero ci rivedremo, dottoressa."
Lei lo guardò sorridendo in maniera enigmatica. "Non é da escludersi. Ho ancora troppe cose da sperimentare, da esplorare."
Da quanto non godeva così? Il confronto con suo marito risultò impietoso. Immaginò con malizioso piacere che suo marito e i suoi amici potessero assistere a quella scena; Giancarlo avrebbe commentato schifato: " Qualcosa di disgustosamente bestiale!"
Lei lo avrebbe corretto: " Non bestiale, carnale."
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