Cronache di un cornuto- La fantasia.

di
genere
corna

Convivevano ormai da tanto tempo Giacomo e Chicca, lui era studente della facoltà di lettere e filosofia, lei invece era un’aspirante psicologa. Stavano insieme in una casa enorme per degli universitari entrambi erano ricchi e vivevano bene, non come gli altri. Studiavano di giorno e la sera placavano i loro animi con il sesso. Lei era una ragazza formosa, lui un ragazzo normale, snello, un intellettuale di sinistra con una segreta bisessualità che solo Chicca conosceva, d’altronde lei poteva capirlo datosi che anche a lei piacevano donne e uomini. Una mattina, come al solito, i due si recavano in facoltà quando furono fermati per strada da un ragazzo con accento straniero, era un vecchio conoscente di Giacomo un tipo in gamba che veniva dalla Romania.” Come ti butta?” esclamò il ragazzo con fare amichevole. Giacomo si chiese cosa stesse facendo e lui per tutta risposta fece capire ai due che era venuto a lavorare a Napoli come muratore in una ditta poi si presentò a Chicca. Mentre si parlava del più e del meno Giacomo sentì squillare il cellulare: era il gruppo di studenti del campus, aveva dimenticato un appuntamento, salutò Chicca con un bacio a stampo, una stretta di mano al giovane rumeno e andò via. Nel frattempo Ruberto, così si chiamava il giovane, resto a parlare con Chicca e lei lo fece fermare per un caffè lui allora le fece presente la sua difficile situazione economica le disse anche di voler chiedere dei soldi a Giacomo per pagare l’affitto visto che gli mancava poco del totale e la scadenza era imminente. Nel frattempo Chicca era davvero sorpresa dal giovane, non era particolarmente bello ma aveva una presenza possente, braccia forti e le aveva suscitato un non so che di sospetto nelle mutandine.”Così avresti bisogno di un po’ di soldi, in effetti, Giacomo è ricco ma i suoi genitori sono un po’ meno generosi nei suoi confronti ultimamente perché hanno avuto delle spese ma lui ti aiuterà di sicuro” dopo ciò il ragazzo si disse di essere contento di avere incontrato un amico di vecchia data come lui. Il giovane rumeno sentì squillare il cellulare e si alzò in piedi di fronte a Chicca ed esibì nel pantalone di tuta dell’Adidas usurato dai lavaggi un bel pacco, si tirò su i pantaloni tra una frase e l’altra e infine si diede una bella sistemata virile ai coglioni. La ragazza,mai sazia di pene, iniziò a far frullare nella testa strane idee fino a quando si alzò in piedi e prendendo il cellulare di Ruberto chiuse la chiamata e disse:”Vuoi guadagnare un po’ di soldi senza lavorare?” il giovane ribattè subito con accento straniero:”Di cosa si tratta?” a questo punto Chicca si avvicinò al suo orecchio e iniziò ad ansimare poi disse:”Vorrei proprio il tuo grosso cazzo rumeno nella fica”. Ruberto un po’ colpito rispose, avvicinandosi all’orecchio della fica italiana:”Dove vuoi, quando vuoi”. Così Chicca lo prese per mano e gli intimò di seguirla verso il suo appartamento impiegarono poco per salire data l’eccitazione di entrambi. Chicca aprì velocemente la porta e i due entrarono.”Quanto vuoi per una scopata?” disse Chicca che già teneva la mano nelle mutande “Quanto mi vuoi dare?” rispose il rumeno con fare superbo “Ti posso dare 100 euro se scopi con me ora ma ne avrai di più se torni a scoparmi quando te lo chiedo” e subito Ruberto: “Va bene, posso farlo, non è un problema, ma Giacomo?” e lei convinta lo imbeccò: ”Tu non preoccuparti ora pensa alla mia fica”. Chicca prese Ruberto per un braccio e lo portò in camera da letto gli si avvicinò e gli prese il pacco tra le mani:” Allora, lo sai usare? Mi sembra buono e grosso ma non significa che tu sia bravo ad usarlo”. Ruberto allora sfoderò la verga e, siccome non era circonciso, tirò fuori il glande con un colpo solo che era rosso fuoco e sembrava voler saltare via a momenti. Chicca si complimentò con lui e prese l’asta in mano, iniziò a contemplarlo e a sentirne l’odore. Poi diede un sonoro bacio sulla cappella e lo fagocitò, se lo fece arrivare fino alla gola, mentre il rumeno la vedeva strabuzzare gli occhi. “Godi eh, da quanto non fai un pompino a un cazzo così”, Chicca accelerava, era troppo presa dal cazzo che le scopava la bocca per rispondere ma dentro di lei sentiva di quanto in più era riempita la sua bocca rispetto ai momenti in cui spompinava Giacomo. Aveva la fica pregna di umore e iniziò a frugare nelle sue mutande per cercare il clitoride e darsi sollievo. Il cazzo le martellava la bocca e il rumeno continuava a dominarla:” Attenta il tuo cornuto potrebbe tornare ma sta tranquilla troverà quello che merita, una troia sfinita, e muovi le mani perché ti ho vista che ti stai facendo un ditalino, sporca troia”. Chicca si staccò dal cazzo ansimando e tutta sbavata, Ruberto le prese la coda e la spinse contro i suoi testicoli. L’odore delle palle sudate e depilate del rumeno gli salì fino al cervello, si stava facendo scopare da un vero maschio e si sentiva davvero dominata e umiliata perché aveva pagato per farsi trattare così. Prese le palle in bocca, continuando a segare quel grosso cazzo dal glande quasi purpureo, sotto i polpastrelli quasi poteva sentire le vene che pulsavano e lo irroravano da sangue, persino l’uretra sembrava pulsare sotto i suoi colpi di sega, mai era stata così eccitata. “Sfondami ti prego, aprimi la fica, non ne posso più” a queste parole neanche lo stallone rumeno seppe resistere: la prese, la buttò sul letto e le calò le mutande:” Guarda che puttanone che sei, questa fica cola, ma non ti hanno mai scopata così eh, quello è proprio uno stronzo ma cos’ha al posto del cazzo? Ora ci penso io a sistemarti la fica, te la faccio cantare”. Ruberto si sputò sulla mano e di potenza le assestò come uno schiaffo sulla fica, lasciandole la saliva, Chicca provò a toccarla in cerca di sollievo ma lui le assestò un colpo tra il buco del culo e la fica:“Stai ferma troia qui comando io, lurida cagna, tu devi essere trattata così, perché quella checca non ti fa godere come farò io, tu fino ad ora hai scopato con un frocio succhiacazzi, io invece di cazzi non ne succhio”. Chicca godeva davvero, Giacomo non l’aveva mai posseduta in quel modo, non ne aveva l’indole, quando gli aveva chiesto cose del genere aveva recitato male la parte del dominatore che non gli apparteneva. Ruberto invece era un vero maschio dominatore, la stava trattando da troia e lei si sentiva troia. Chicca lo stava guardando mentre lui con quel suo bel ghigno si teneva il cazzo in mano pronto per aprirle la fica. Sentiva che l’umore la stava colando fino al buco del culo non aveva mai avuto la fica così bagnata da tempo, forse solo al suo primo ditalino era in quelle condizioni. Ruberto le afferrò i capezzoli delle tette già turgidi, poi una sensazione indescrivibile le assalì il corpo e le fece contrarre i muscoli. “Che cazzo, è troppo così, godo troppo” furono queste le parole di Chicca quando il giovane rumeno le riempì la fica con una botta secca. Tanto che il dolore dei capezzoli stritolati dalle sue grosse mani, passò in secondo piano. Ebbe appena la forza di alzare un po’ il collo e di vedersi mentre veniva scopata, era in paradiso. Vedeva il cazzo che le apriva la fica e gemeva, lui continuava ad insultarla. “Non mi ha mai scopata, hai ragione, è un frocio succhiacazzi, e presto succhierà anche il tuo. Scopami, fallo fino a sfinirmi, questo non è un cazzo, è un martello. Non fermarti che godo troppo”. Ruberto continuava ad aprirla, le mise un dito in bocca e mentre lei gemeva disse godendo:” Succhialo, pensa al cazzo di quel frocio, forse però il mio dito ti sembrerà più grosso del suo cazzetto, brava su ciuccialo”. Senza riflettere molto il rumeno glielo sfilò dalla bocca, estrasse il cazzo dalla fica e le infilò il dito dritto nel culo, senza alcuna attenzione ma solo con la forza e il desiderio di trattarla come una prostituta. Chicca lo sentì quel dolore, il dito non era molto ben lubrificato e lei non era affatto pronta a riceverlo ma il presto passò in secondo piano: “Fai quello che cazzo vuoi di me ma non ti fermare, continua a scoparmi, ti supplico, ecco…te la apro di nuovo, vai su…voglio quel cazzo, ne ho bisogno”. Il rumeno la mise di fianco e le infilò di nuovo il cazzo nella fica, le ordinò ti mantenere una gamba in aria cosicché lui potesse infilarle il dito nel culo. Chicca godeva e voleva essere completamente alla sua mercé, era una sensazione nuova, mai un uomo l’aveva fatta sentire così. Era esattamente come voleva sentirsi quando Giacomo sotto sua richiesta doveva fingere di maltrattarla per farla venire. Il forte e possente cazzo di Ruberto la stava aprendo ad un mondo nuovo in cui ognuno aveva trovato il suo posto, non vedeva l’ora che Giacomo tornasse per proporgli il tutto, temeva la sua reazione ma era pronta a correre il rischio se lui non avesse accettato, sarebbe scappata col rumeno: “Ancora, ti prego, tutto dentro, sono una troia”. Mentre tutti questi pensieri le affollavano la testa e il suo stallone continuava a scoparla nella fica si rese conto ormai che il culo iniziava a funzionare, si era allargato e accoglieva il dito del suo amante. Iniziò a percepire una sensazione forte allo stomaco, iniziò a tremare, capovolse gli occhi e un urlo profondo le accompagnò l’orgasmo. La mano le finì di fretta sulla fica, fu l’unico gesto controllato del suo corpo mentre veniva e sospirava per il piacere. Ruberto davanti a quell’estasi non poté restare indifferente, sentì l’asta del cazzo riempirsi di sborra e fece appena in tempo ad estrarla ma le venne comunque sulla fica e fiotti di sborra calda la ricoprirono. Chicca inerme lo guardava e continuava e sentire spasmi di piacere accompagnati alla calda sborra del rumeno, era esausta ma aveva goduto come non mai. “Hai la fica piena di sborra, è come se ti avessero scopato venti uomini” fu questa la reazione di Ruberto che col cazzo che colava si fermò a guardarle la fica. “Vieni qua, su, portami il cazzo qui”, per la prima volta Ruberto prese ordini in quella scopata e porse la verga sborrata a Chicca che la ripulì e le stampò un bacio.” E adesso meritate anche voi un bacio, per quanta sborra calda avete buttato sulla mia fica” disse mentre diede un’ultima ciucciata alle palle dello stallone.

Cadde con un sonoro tonfo la borsa da studio di Giacomo, non l’avevano sentito rientrare e sulla soglia della camera da letto puntava gli occhi fissi e sbarrati sulla fica di Chicca…
scritto il
2018-04-08
6 . 4 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

La mora e la bionda- Parte2
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.