"Non azzardarti a venire" 2 parte

di
genere
etero

In quel momento mi spinse in ginocchio e si slacciò i pantaloni. Solo allora mi permise di guardare il suo cazzo. Era grande, gonfio, diretto verso il mio viso. Mi schiaffeggiò con piccoli colpetti della sua asta eretta. Il glande era umido. Me lo passò sulle labbra.
“Apri la bocca”.
Obbedii. Lo leccai piano, partendo dallo scroto, assaggiando un testicolo dopo l'altro e risalendo poi verso l'alto. Mi soffermai sulla punta caldissima, sul frenulo. Passai la lingua molto velocemente e poi lo accolsi nella cavità della mia bocca, cercando di produrre più saliva possibile.
Quando sentii le sue ginocchia irrigidirsi e vibrare mi fermai. Lui si sottrasse di colpo, si chinò verso di me, mi sputò sul viso e mi tirò uno schiaffo.
Mi fece alzare di scatto e riprese a toccarmi, questa volta servendosi di due dita per esplorare il mio interno.
Si frugò nelle tasche dei jeans, con impazienza. Ne trasse un preservativo, lo scartò con i denti. Lo indossò senza staccarsi da me.
“Ti concedo dieci colpi e basta”.
Si fece strada tra le mie gambe in un solo movimento, spingendomi contro la colonna.
Iniziò, esasperante come sempre.
Uno, e la spinta fu piena, scorrevole e profonda.
Due, e spinse ancora più a fondo.
Tre, ed accelerò di poco. Le spinte successive furono sempre più veloci.
“Conta a voce alta”, mi intimò.
Ne mancavano due.
“Ti prego, dimmi che posso venire”, lo supplicai.
Mi accarezzò una guancia.
“No”.
Al decimo colpo si sfilò.
Lo vidi inginocchiarsi.
“Apri le gambe”.
Inaspettatamente iniziò a leccarmi con appetito. Prima passò la lingua sul monte di venere, poi ai lati dell'inguine, per poi affondarla sulle piccole labbra, facendola scorrere sempre con più intensità.
Si accompagnò con le dita in una perfetta sincronizzazione di piacere.
Non pensavo fosse possibile raggiungere un tale limite di sopportazione. Era inumano.
Si rialzò e mi baciò. Aveva la barba che colava. “Così puoi assaggiarti anche tu”.
Mi guardò. “Sei pronta? Ora ti darò il permesso di venire”.
Annui, esausta, impazzita.
Mi scostò di poco le cosce con una mano, e poi con la stessa, a palmo aperto, iniziò a torturarmi con dei piccoli schiaffetti diretti verso il clitoride.
Aumentò la velocità, e finalmente me lo permise. “Vieni, vieni!”.
L'orgasmo arrivò, pieno, con una potenza incontrollata.
Nel mentre, Gaetano mi inserì nuovamente due dita e spinse forte mantenendosi all'interno per sentire tutte le mie contrazioni.
Mi accasciai sulle gambe scivolando contro la colonna. Quando riaprii gli occhi mi trovai il suo cazzo davanti al viso. Si stava toccando con foga. Con le dita mi aprì la bocca a forza.
Lo vedi sussultare, perdersi, fino a spruzzare il suo liquido bianco sulla mia lingua, emettendo suoni di piacere dalla gola.
Gli rimaneva solo un filo di voce. “Manda giù”.
scritto il
2018-05-05
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