Sbadata
di
Lucrezia
genere
esibizionismo
Oggi è sabato e come mi capita oramai da qualche anno, di sabato non lavoro e posso poltrire un po' di più a letto.
Se faccio un bilancio di me stessa, poltrire è ciò che amo di più e quindi me ne resto volentieri stesa qui sul lettone.
Guardo Giovanna che si veste per andare al lavoro, la guardo e lascivamente la tocco allungando un piede, ma lei sorride e non coglie, so che ha fretta, ma io no e voglio un bacio.
Bene sono sola, mi alzo e mi trascino in bagno, poi in cucina alla ricerca dell'agognata droga mattutina, ma non c'è! Diamine, sempre di fretta ed ora sono senza caffè, che faccio, come faccio?
Va bene, mi faccio una rapida doccia, indosso uno scamiciato di origine bancarella cinese sul corpo nudo, inforco le infradito che uso al mare, occhiali se no non ci vedo un tubo e prendo portafogli e chiavi, andiamo.
In strada non ho voglia di bici, sono le nove e mezza e già fa caldino, meglio camminare, va bene che sono praticamente nuda e con i capelli ancora bagnati, ma di sudare non mi va, mi incammino verso il bar più vicino, mezzo chilometro mannaggia.
Arrivo un po' trafelata, mi ci è voluto un buon quarto d'ora di passeggiata e l'abito non proprio di cotone mi si è un po' attaccato addosso, mi da una sensazione di disagio, ma sono al bar, mi siedo fuori sotto un ombrellone; Marina mi chiede cosa desidero, un latte macchiato gigante ed una brioche vuota grazie.
Mentre attendo mi godo un refolo di vento, poi noto abbandonato su una sedia il "Messaggero Veneto", mi allungo e lo prendo, oggi mi sento proprio in vacanza, lo sfoglio veloce e vado alla pagina dei morti, do un'occhiata e non vedo nessuno che conosco, bene, poi la politica nazionale e locale, no, non voglio rovinarmi questa giornata, lo poggio, arriva la colazione.
Mi godo la mattinata, il venticello che si è alzato mi passa da sotto il vestito rinfrescandomi, vedo i capezzoli tirare la stoffa, non sono eccitata è solo una reazione alla sensazione di fresco benessere, passo così una buona mezz'ora dondolandomi un poco sulla sedia, ora sono un po' eccitata.
Mi alzo, vado a pagare, il vestito si è attaccato al corpo, lo lascio così, vedo gli avventori che mi guardano, che guardino pure, che sognino, che si godano il paesaggio, pago e Marina mi dice che sembro nuda.
Sapesse! Invece sorrido e mi scosto la veste dal corpo, si era proprio attaccata bene, dovevo avere le chiappe in bella evidenza.
Mi avvio verso casa più contenta di quando ero arrivata, ho uno scopo, eccitare ed eccitarmi, soprattutto l'ultima, controllo se ho tutto con me, portafogli, chiavi.
Cazzo le chiavi, nella fretta ho preso quelle della macchina, e la macchina ce l'ha Giovanna, ed ora che faccio? Lei termina alle 16 e ora saranno si e no le 10 di mattina.
Faccio veloce un rapido check delle mie possibilità: bighellonare praticamente nuda per la città fino alle quattro del pomeriggio, prospettiva interessante proposta più che altro dalla parte perversa della mia mente, ma non praticabile dato che mi stuferei presto; andare a casa dei miei a prendere il doppione delle chiavi, possibile ma non mi va che mia madre scopra che esco nuda per la città o mi "tacâ un boton, che no finìs plui".
Mi rimane l'unica opzione praticabile, suggerita più che altro dalla mia mente perversa, arrivare con l'autobus al supermercato e chiedere le chiavi a Giovanna; si è una buona idea.
Cammino verso la fermata e non sono più sola, le auto passano e una mi suona il clacson, d'istinto porto la mano dietro per staccare la stoffa dal sedere, ma non è attaccata, anzi il vestito si gonfia anche un po', magari sono solo bella.
Arrivo alla fermata e ci sono due vecchietti, uno deve andare in posta, lo capisco dalla busta dell'Enel che tiene in mano; i due mi guardano, mi scrutano, io faccio finta di nulla, ma mentalmente annoto.
Arriva l'autobus e saliamo, io mi appresto a salire per prima per farmi guardare, sul bus resto in piedi vicino all'autista, guardo disinteressata la strada, in realtà mi sto proprio divertendo, è l'ora della mezza età, signori e signore di una certa età che vanno in centro o a qualche mercato o chissà magari solo a zonzo, l'autobus e mezzo pieno ed io ora mi tengo con tutte e due le mani sul corridoio, una mano sulla barra e l'altra sulla spalliera di un sedile, il sole mi attraversa, e anche se il vestito è blu notte, immagino che la mia figura si noti e bene, mi sto eccitando, vedo il mio seno alzarsi al ritmo del respiro, si decisamente questa la sensazione che mi piace.
Il viaggio dura una ventina di minuti poi arrivo nel piazzale davanti al centro commerciale, qui fa davvero caldo, sono quasi le undici, vado a cercare la mia bella.
La trovo in pausa, che fortuna; mi guarda sorpresa, l'avevo edotta del fatto che ero uscita di casa senza le chiavi, non come ero vestita, ci conosciamo troppo bene e sa che sotto l'abito sono nuda, d'altronde si capisce subito che c'è qualcosa che non va, il seno si vede bene, la stoffa lo disegna perfettamente, il resto è immaginazione.
Ci guardiamo, lei mi fa dondolare le chiavi davanti al naso e ride, poi comincia a camminare e io dietro, so dove vuole andare ma sto al gioco.
Le dico di darmi le chiavi, ma lei ride e scappa, inizia a correre e io dietro, ma non posso raggiungerla ho ai piedi le infradito, le tolgo e corro a piedi nudi dentro il centro commerciale, tutti ci guardano, sembriamo due ragazzine, arriviamo all'ascensore, ci intrufoliamo dentro e parte un bacio folle, andiamo su, la terzo piano, nel bagno del personale, li mi tolgo il vestito e sono nuda, lascio in terra tutto, vestito, ciabatte, portafogli e mi appoggio al muro, lei mi viene davanti, si accuccia e mi lecca la figa madida di umori e sudore.
Cazzo penso, non ne potevo più, ne avevo proprio bisogno, un altro poco e mi masturbavo da sola.
Ansimo e il mio corpo vibra, poi si tende e infine si rilassa in un orgasmo cercato da troppo tempo, vengo guardandola negli occhi che mi sorridono, poi lei si rialza, ci baciamo di nuovo mentre le alzo la gonna sul culo.
Le metto le mani sulle mutandine, gliele voglio sfilare ma lei si stacca da me, mi dice che è tardi e che deve andare, poi fa una cosa, si toglie gli slip e me li porge, io li annuso c'è lei li dentro e così me li infilo, mi stanno un po' strette, ma va bene così.
Mi rivesto in fretta, prendo le mie cose, le chiavi giuste e inforcate le infradito usciamo mano nella mano.
Ci salutiamo sull'ascensore, questa sera a casa saranno faville, ma ora mi resta solo di prendere un autobus dove potrei anche ripetere l'esperienza dell'andata, perché no?
Lù
Se faccio un bilancio di me stessa, poltrire è ciò che amo di più e quindi me ne resto volentieri stesa qui sul lettone.
Guardo Giovanna che si veste per andare al lavoro, la guardo e lascivamente la tocco allungando un piede, ma lei sorride e non coglie, so che ha fretta, ma io no e voglio un bacio.
Bene sono sola, mi alzo e mi trascino in bagno, poi in cucina alla ricerca dell'agognata droga mattutina, ma non c'è! Diamine, sempre di fretta ed ora sono senza caffè, che faccio, come faccio?
Va bene, mi faccio una rapida doccia, indosso uno scamiciato di origine bancarella cinese sul corpo nudo, inforco le infradito che uso al mare, occhiali se no non ci vedo un tubo e prendo portafogli e chiavi, andiamo.
In strada non ho voglia di bici, sono le nove e mezza e già fa caldino, meglio camminare, va bene che sono praticamente nuda e con i capelli ancora bagnati, ma di sudare non mi va, mi incammino verso il bar più vicino, mezzo chilometro mannaggia.
Arrivo un po' trafelata, mi ci è voluto un buon quarto d'ora di passeggiata e l'abito non proprio di cotone mi si è un po' attaccato addosso, mi da una sensazione di disagio, ma sono al bar, mi siedo fuori sotto un ombrellone; Marina mi chiede cosa desidero, un latte macchiato gigante ed una brioche vuota grazie.
Mentre attendo mi godo un refolo di vento, poi noto abbandonato su una sedia il "Messaggero Veneto", mi allungo e lo prendo, oggi mi sento proprio in vacanza, lo sfoglio veloce e vado alla pagina dei morti, do un'occhiata e non vedo nessuno che conosco, bene, poi la politica nazionale e locale, no, non voglio rovinarmi questa giornata, lo poggio, arriva la colazione.
Mi godo la mattinata, il venticello che si è alzato mi passa da sotto il vestito rinfrescandomi, vedo i capezzoli tirare la stoffa, non sono eccitata è solo una reazione alla sensazione di fresco benessere, passo così una buona mezz'ora dondolandomi un poco sulla sedia, ora sono un po' eccitata.
Mi alzo, vado a pagare, il vestito si è attaccato al corpo, lo lascio così, vedo gli avventori che mi guardano, che guardino pure, che sognino, che si godano il paesaggio, pago e Marina mi dice che sembro nuda.
Sapesse! Invece sorrido e mi scosto la veste dal corpo, si era proprio attaccata bene, dovevo avere le chiappe in bella evidenza.
Mi avvio verso casa più contenta di quando ero arrivata, ho uno scopo, eccitare ed eccitarmi, soprattutto l'ultima, controllo se ho tutto con me, portafogli, chiavi.
Cazzo le chiavi, nella fretta ho preso quelle della macchina, e la macchina ce l'ha Giovanna, ed ora che faccio? Lei termina alle 16 e ora saranno si e no le 10 di mattina.
Faccio veloce un rapido check delle mie possibilità: bighellonare praticamente nuda per la città fino alle quattro del pomeriggio, prospettiva interessante proposta più che altro dalla parte perversa della mia mente, ma non praticabile dato che mi stuferei presto; andare a casa dei miei a prendere il doppione delle chiavi, possibile ma non mi va che mia madre scopra che esco nuda per la città o mi "tacâ un boton, che no finìs plui".
Mi rimane l'unica opzione praticabile, suggerita più che altro dalla mia mente perversa, arrivare con l'autobus al supermercato e chiedere le chiavi a Giovanna; si è una buona idea.
Cammino verso la fermata e non sono più sola, le auto passano e una mi suona il clacson, d'istinto porto la mano dietro per staccare la stoffa dal sedere, ma non è attaccata, anzi il vestito si gonfia anche un po', magari sono solo bella.
Arrivo alla fermata e ci sono due vecchietti, uno deve andare in posta, lo capisco dalla busta dell'Enel che tiene in mano; i due mi guardano, mi scrutano, io faccio finta di nulla, ma mentalmente annoto.
Arriva l'autobus e saliamo, io mi appresto a salire per prima per farmi guardare, sul bus resto in piedi vicino all'autista, guardo disinteressata la strada, in realtà mi sto proprio divertendo, è l'ora della mezza età, signori e signore di una certa età che vanno in centro o a qualche mercato o chissà magari solo a zonzo, l'autobus e mezzo pieno ed io ora mi tengo con tutte e due le mani sul corridoio, una mano sulla barra e l'altra sulla spalliera di un sedile, il sole mi attraversa, e anche se il vestito è blu notte, immagino che la mia figura si noti e bene, mi sto eccitando, vedo il mio seno alzarsi al ritmo del respiro, si decisamente questa la sensazione che mi piace.
Il viaggio dura una ventina di minuti poi arrivo nel piazzale davanti al centro commerciale, qui fa davvero caldo, sono quasi le undici, vado a cercare la mia bella.
La trovo in pausa, che fortuna; mi guarda sorpresa, l'avevo edotta del fatto che ero uscita di casa senza le chiavi, non come ero vestita, ci conosciamo troppo bene e sa che sotto l'abito sono nuda, d'altronde si capisce subito che c'è qualcosa che non va, il seno si vede bene, la stoffa lo disegna perfettamente, il resto è immaginazione.
Ci guardiamo, lei mi fa dondolare le chiavi davanti al naso e ride, poi comincia a camminare e io dietro, so dove vuole andare ma sto al gioco.
Le dico di darmi le chiavi, ma lei ride e scappa, inizia a correre e io dietro, ma non posso raggiungerla ho ai piedi le infradito, le tolgo e corro a piedi nudi dentro il centro commerciale, tutti ci guardano, sembriamo due ragazzine, arriviamo all'ascensore, ci intrufoliamo dentro e parte un bacio folle, andiamo su, la terzo piano, nel bagno del personale, li mi tolgo il vestito e sono nuda, lascio in terra tutto, vestito, ciabatte, portafogli e mi appoggio al muro, lei mi viene davanti, si accuccia e mi lecca la figa madida di umori e sudore.
Cazzo penso, non ne potevo più, ne avevo proprio bisogno, un altro poco e mi masturbavo da sola.
Ansimo e il mio corpo vibra, poi si tende e infine si rilassa in un orgasmo cercato da troppo tempo, vengo guardandola negli occhi che mi sorridono, poi lei si rialza, ci baciamo di nuovo mentre le alzo la gonna sul culo.
Le metto le mani sulle mutandine, gliele voglio sfilare ma lei si stacca da me, mi dice che è tardi e che deve andare, poi fa una cosa, si toglie gli slip e me li porge, io li annuso c'è lei li dentro e così me li infilo, mi stanno un po' strette, ma va bene così.
Mi rivesto in fretta, prendo le mie cose, le chiavi giuste e inforcate le infradito usciamo mano nella mano.
Ci salutiamo sull'ascensore, questa sera a casa saranno faville, ma ora mi resta solo di prendere un autobus dove potrei anche ripetere l'esperienza dell'andata, perché no?
Lù
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Masturbazioni più che altro mentaliracconto sucessivo
Carmela
Commenti dei lettori al racconto erotico