Apriti culo
di
Lucciola fra le mani
genere
esibizionismo
É una domenica mattina come tante altre. Dalla luce che filtra dalle tapparelle il tempo fuori non deve essere dei migliori. Quale occasione più adatta per restare sotto alle coperte a 'sbigattare' ancora per un po'?...
Ma la mia vescica sembra non essere dello stesso avviso.
E c'è un motivo...
Ieri sera, al ristorante con delle colleghe di palestra, ho mangiato e bevuto più del dovuto.
Antipasti misti, un secondo di carne con contorno di verdure saltate e una bella fetta di crostata alla crema per non farmi mancare nulla.
Il tutto annaffiato con abbondanti libagioni di un rosso dei colli imolesi veramente gradevole.
Cerco di resistere contrastando lo stimolo accarezzandomi la vulva ma la situazione non migliora, anzi.
Decido perciò, anche se a malincuore, di alzarmi per andare in bagno.
Appena messi i piedi giù dal letto ho avuto la sgradevole sensazione di essere ingrassata di alcuni chili; evidente che anche la cena, e non solo il vino, avevano lasciato il segno.
Mi dirigo verso il bagno, comprimendomi con la mano il rigonfiamento del ventre quasi a volerlo far scomparire ma ottenendo come solo risultato, una sonora scorreggia. Ne rido, fermandomi nel corridoio e stavolta provando a spingere per saggiare la condizione dell'intestino. Un secondo vento, questa volta mi avvertì che c'era ben più che della sola aria in arrivo.
Mi schianto sul water sollevando la camicetta con l'indice e il medio mi slabbro la passera per dirigere il getto, socchiudo gli occhi sospirando, allentando la tensione perineale e finalmente un copioso scroscio paglierino gorgoglia giù per il water, mentre un ulteriore, lunghissimo peto rimbombava nella tazza.
Allargo le cosce piegandomi in avanti per godermi lo spettacolo, il getto potente e caldo sembrava non dovesse finire più.
Ammiro il mio corpo nudo mentre piscio, riflesso nello specchio a tutta parete che avevo fatto applicare proprio per questo scopo. Certo, è un po' difficile da tenere pulito, ma questa è un'altra storia.
Molti dei miei amici e amanti mi hanno chiesto spesso in tono malizioso il perché di uno specchio così grande.
Credo di essere sempre stata evasiva al riguardo. Se non lo capite...!
Eh sì, cari maschietti non solo voi siete dei segaioli sotto la doccia, conosco diverse donne, che come me, si divertono a giocare con la loro passerona umida godendo di come il getto d’acqua, possa delle volte sembrare la lingua di un uomo che si muove tra le nostre gambe aperte.
Penso che bene o male, tutti noi ci siamo masturbati in bagno. L’unica cosa che ci differenzia è la fantasia o il ricordo che ci fa eccitare.
L'ho già scritto che per me, le espletazioni dei bisogni corporali rappresentano un ulteriore fonte di eccitazione sessuale.
Beh. Strappo alcuni fogli di carta igienica tamponando le ultime stille di urina, mi sollevo passando il palmo di ambedue le mani a carezzarmi i glutei, percependone il piacere della rotondità.
Fu allora che il mio intestino cominciò a brontolare.
Col polpastrello del dito medio saggiai la tenuta dello sfintere. Premendo si schiuse come i petali di un fiore; sento la massa dura e compatta della mia cena che premeva, lì a pochi millimetri.
Ritraggo la mano e, impastata sotto l'unghia, una materia densa, quasi nera.
Sapevo che qualcosa di grosso stava "bollendo in pentola" e volevo gustarmi lo spettacolo, così spostai il mio deretano dal water al bidet da dove avrei goduto di una vista migliore.
Mi accoccolo in pizzo, piegandomi il più possibile in avanti, le tette schiacciate sulle cosce e protendendo il culo così da ricoprire totalmente la conca del bidet.
Mi guardo nello specchio ammirando la rotondità delle mie chiappe.
Sì cari ragazzi, mi piaccio! Sono orgogliosamente esibizionista e assolutamente compiaciuta di questa parte del mio corpo; è il mio pezzo forte. Nonostante gli anni conserva una struttura solida e ben fatta, grazie anche al lavoro in palestra. È il sogno proibito dei miei uomini che apprezzano soprattutto l'elasticità del suo buchino che all'occorrenza si trasforma in voragine per accogliere attrezzi di ogni misura e che riesce a cagare stronzi grossi come clave senza fiatare, come spero possa essere in questo caso.
Mi assesto ancheggiando e do il via alla battaglia concentrando una pressione fortissima sul buco del culo.
Chinata in avanti, con la testa sulle cosce, vedevo riflesso il mio volto con i lineamenti alterati dallo sforzo.
Grugnisco, mentre le mani mi divaricano le natiche e i polpastrelli stimolano lo sfintere per aiutarlo ad aprirsi.
Spingo come una forsennata e, insomma, centimetro dopo centimetro un tarello scuro e appuntito fece capolino quando io stavo quasi per soffocare.
Percepisco il buco assurdamente dilatato. Era come avere ancora il cazzo dì Amadou nelle budella.
Prendo fiato per godermi questo momento, sollevandomi mi giro verso lo specchio accarezzando quel cilindro brunastro che spunta alieno tra le mie chiappe. È enorme! Riesco a malapena a circondarlo tra l'indice e il pollice.
Mi domando quanto ce ne sia ancora dentro di me.
Ingrifata ricomincio a spingere, ma cazzo se è duro!
Sento il buchino che brucia, spingo con tutte le mie forze ma niente; poi finalmente il tappo duro e asciutto si tramuta in uno stronzo più morbido, lucido e appiccicoso.
Ne assecondo l'uscita sollevando il culo man mano che questo cala per evitare che torcendosi si rompa anzitempo.
Mi bilancio sporgendomi in avanti e poggiando le mani sulle cosce per contrastare il peso del deretano.
Modulando l'evacuazione accresco il piacere; ormai ne avevo già espulso una ventina di centimetri e continuava a uscire, in modo silenzioso, cento per cento merda, dura e sana.
Una voluttuosa libidine mi pervade.
Mi stringo un seno torcendomi il capezzolo; il grande calore che mi avvolge lo sfintere s'irradia alla figa mentre con la mano libera iniziai a masturbarmi.
Ed ecco infine che, con un sonoro squizzo la parte terminale più morbida e calda si staccò adagiandosi fumante nel suo letto di ceramica.
Ora la mia pancia è vuota e nel bidet giace un unico grosso stronzo lungo quanto il mio avambraccio.
Lo rimiro orgogliosa per alcuni minuti, lo sollevo delicatamente con tutt'e due le mani calandolo nel cesso.
Dovetti spezzarlo con lo scopino perché sparisse del tutto nel gorgoglìo dello sciacquone.
Quando sono super eccitata e svergognatamente porca come ora mi concedo una doccia bollente.
Mi metto a pecora e mi penetro con la calda doccetta cilindrica (anch'essa acquistata apposta) facendola scivolare tra le umide labbra della mia pataccona.
Il suo zampillo è afrodisiaco. Dovreste provarlo.
In più la cosa bella è che non 'viene' mai e quindi ci posso giocare tutto il tempo che voglio.
La forma smussata è tale che, come sto facendo adesso, entrando mi apre il buco del culo mentre lo zampillo mi solletica lavandomi le budella.
È un vero peccato che non ci sia qualcuno qui, con me adesso, lo farei morire.
Agli uomini eccita molto tutto questo perché quando mi sento in calore e molto troia, come adesso,
riesco a fare dei pompini divini, gustando il loro seme come fosse nettare degli dei contenuto in un calice d’oro.
Bisogna avere fantasia e non starsene li a masturbarsi solamente per raggiungere un’orgasmo.
Non è solo la destinazione che deve eccitare, ma anche il tragitto, che grazie a questi giochetti
non è mai noioso e mi aiuta a rilassarmi meglio, senza pensare di dover far godere qualcuno e senza avere paura di contrarre qualche malattia per colpa di qualche sfigato.
Ma la mia vescica sembra non essere dello stesso avviso.
E c'è un motivo...
Ieri sera, al ristorante con delle colleghe di palestra, ho mangiato e bevuto più del dovuto.
Antipasti misti, un secondo di carne con contorno di verdure saltate e una bella fetta di crostata alla crema per non farmi mancare nulla.
Il tutto annaffiato con abbondanti libagioni di un rosso dei colli imolesi veramente gradevole.
Cerco di resistere contrastando lo stimolo accarezzandomi la vulva ma la situazione non migliora, anzi.
Decido perciò, anche se a malincuore, di alzarmi per andare in bagno.
Appena messi i piedi giù dal letto ho avuto la sgradevole sensazione di essere ingrassata di alcuni chili; evidente che anche la cena, e non solo il vino, avevano lasciato il segno.
Mi dirigo verso il bagno, comprimendomi con la mano il rigonfiamento del ventre quasi a volerlo far scomparire ma ottenendo come solo risultato, una sonora scorreggia. Ne rido, fermandomi nel corridoio e stavolta provando a spingere per saggiare la condizione dell'intestino. Un secondo vento, questa volta mi avvertì che c'era ben più che della sola aria in arrivo.
Mi schianto sul water sollevando la camicetta con l'indice e il medio mi slabbro la passera per dirigere il getto, socchiudo gli occhi sospirando, allentando la tensione perineale e finalmente un copioso scroscio paglierino gorgoglia giù per il water, mentre un ulteriore, lunghissimo peto rimbombava nella tazza.
Allargo le cosce piegandomi in avanti per godermi lo spettacolo, il getto potente e caldo sembrava non dovesse finire più.
Ammiro il mio corpo nudo mentre piscio, riflesso nello specchio a tutta parete che avevo fatto applicare proprio per questo scopo. Certo, è un po' difficile da tenere pulito, ma questa è un'altra storia.
Molti dei miei amici e amanti mi hanno chiesto spesso in tono malizioso il perché di uno specchio così grande.
Credo di essere sempre stata evasiva al riguardo. Se non lo capite...!
Eh sì, cari maschietti non solo voi siete dei segaioli sotto la doccia, conosco diverse donne, che come me, si divertono a giocare con la loro passerona umida godendo di come il getto d’acqua, possa delle volte sembrare la lingua di un uomo che si muove tra le nostre gambe aperte.
Penso che bene o male, tutti noi ci siamo masturbati in bagno. L’unica cosa che ci differenzia è la fantasia o il ricordo che ci fa eccitare.
L'ho già scritto che per me, le espletazioni dei bisogni corporali rappresentano un ulteriore fonte di eccitazione sessuale.
Beh. Strappo alcuni fogli di carta igienica tamponando le ultime stille di urina, mi sollevo passando il palmo di ambedue le mani a carezzarmi i glutei, percependone il piacere della rotondità.
Fu allora che il mio intestino cominciò a brontolare.
Col polpastrello del dito medio saggiai la tenuta dello sfintere. Premendo si schiuse come i petali di un fiore; sento la massa dura e compatta della mia cena che premeva, lì a pochi millimetri.
Ritraggo la mano e, impastata sotto l'unghia, una materia densa, quasi nera.
Sapevo che qualcosa di grosso stava "bollendo in pentola" e volevo gustarmi lo spettacolo, così spostai il mio deretano dal water al bidet da dove avrei goduto di una vista migliore.
Mi accoccolo in pizzo, piegandomi il più possibile in avanti, le tette schiacciate sulle cosce e protendendo il culo così da ricoprire totalmente la conca del bidet.
Mi guardo nello specchio ammirando la rotondità delle mie chiappe.
Sì cari ragazzi, mi piaccio! Sono orgogliosamente esibizionista e assolutamente compiaciuta di questa parte del mio corpo; è il mio pezzo forte. Nonostante gli anni conserva una struttura solida e ben fatta, grazie anche al lavoro in palestra. È il sogno proibito dei miei uomini che apprezzano soprattutto l'elasticità del suo buchino che all'occorrenza si trasforma in voragine per accogliere attrezzi di ogni misura e che riesce a cagare stronzi grossi come clave senza fiatare, come spero possa essere in questo caso.
Mi assesto ancheggiando e do il via alla battaglia concentrando una pressione fortissima sul buco del culo.
Chinata in avanti, con la testa sulle cosce, vedevo riflesso il mio volto con i lineamenti alterati dallo sforzo.
Grugnisco, mentre le mani mi divaricano le natiche e i polpastrelli stimolano lo sfintere per aiutarlo ad aprirsi.
Spingo come una forsennata e, insomma, centimetro dopo centimetro un tarello scuro e appuntito fece capolino quando io stavo quasi per soffocare.
Percepisco il buco assurdamente dilatato. Era come avere ancora il cazzo dì Amadou nelle budella.
Prendo fiato per godermi questo momento, sollevandomi mi giro verso lo specchio accarezzando quel cilindro brunastro che spunta alieno tra le mie chiappe. È enorme! Riesco a malapena a circondarlo tra l'indice e il pollice.
Mi domando quanto ce ne sia ancora dentro di me.
Ingrifata ricomincio a spingere, ma cazzo se è duro!
Sento il buchino che brucia, spingo con tutte le mie forze ma niente; poi finalmente il tappo duro e asciutto si tramuta in uno stronzo più morbido, lucido e appiccicoso.
Ne assecondo l'uscita sollevando il culo man mano che questo cala per evitare che torcendosi si rompa anzitempo.
Mi bilancio sporgendomi in avanti e poggiando le mani sulle cosce per contrastare il peso del deretano.
Modulando l'evacuazione accresco il piacere; ormai ne avevo già espulso una ventina di centimetri e continuava a uscire, in modo silenzioso, cento per cento merda, dura e sana.
Una voluttuosa libidine mi pervade.
Mi stringo un seno torcendomi il capezzolo; il grande calore che mi avvolge lo sfintere s'irradia alla figa mentre con la mano libera iniziai a masturbarmi.
Ed ecco infine che, con un sonoro squizzo la parte terminale più morbida e calda si staccò adagiandosi fumante nel suo letto di ceramica.
Ora la mia pancia è vuota e nel bidet giace un unico grosso stronzo lungo quanto il mio avambraccio.
Lo rimiro orgogliosa per alcuni minuti, lo sollevo delicatamente con tutt'e due le mani calandolo nel cesso.
Dovetti spezzarlo con lo scopino perché sparisse del tutto nel gorgoglìo dello sciacquone.
Quando sono super eccitata e svergognatamente porca come ora mi concedo una doccia bollente.
Mi metto a pecora e mi penetro con la calda doccetta cilindrica (anch'essa acquistata apposta) facendola scivolare tra le umide labbra della mia pataccona.
Il suo zampillo è afrodisiaco. Dovreste provarlo.
In più la cosa bella è che non 'viene' mai e quindi ci posso giocare tutto il tempo che voglio.
La forma smussata è tale che, come sto facendo adesso, entrando mi apre il buco del culo mentre lo zampillo mi solletica lavandomi le budella.
È un vero peccato che non ci sia qualcuno qui, con me adesso, lo farei morire.
Agli uomini eccita molto tutto questo perché quando mi sento in calore e molto troia, come adesso,
riesco a fare dei pompini divini, gustando il loro seme come fosse nettare degli dei contenuto in un calice d’oro.
Bisogna avere fantasia e non starsene li a masturbarsi solamente per raggiungere un’orgasmo.
Non è solo la destinazione che deve eccitare, ma anche il tragitto, che grazie a questi giochetti
non è mai noioso e mi aiuta a rilassarmi meglio, senza pensare di dover far godere qualcuno e senza avere paura di contrarre qualche malattia per colpa di qualche sfigato.
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