Aspetto

di
genere
gay

Mi sono spogliata dagli indumenti quotidiani.
Mi sono lavata, deodorata, anche leggermente depilata.
Mi sono rivestita, capi indossati per essere sfilati.
Ed ora sono in piedi, davanti a Lui.

Lo sguardo basso. Sento il suo respiro.
La valutazione di un animale.
Aspetto il suo esame.
Gli occhi, se abbastanza limpidi.
La bocca, se abbastanza accogliente.
I capezzoli, se abbastanza sensibili.
Dietro, se abbastanza larga. O stretta.
Sento il suo respiro. Tengo lo sguardo basso.
Aspetto.

Occhi
Mi sono spogliato dagli indumenti acri di adolescenza.
Mi sono lavato sommariamente.
Mi sono rivestito con quanto stirato da mamma.
Ed ora sono seduto, al suo fianco.
Voglio intorbidire la limpidezza dei tuoi occhi, dice.
Resto seduto. Lui si alza. Si slaccia. Si sbottona. Lo libera. E me lo spinge in bocca.
Pienezza. Gusto. Diverso dal mio.
Ma buono. Maturo.
Forse vecchio, come tutti attorno a me.
L’inesperta frenesia nel soddisfarlo.
I suoi occhi nei miei.
Mi rilasso.
Cerco il ritmo.
Arrivano le spinte. Il movimento del bacino. Il moto coordinato.
I miei occhi, spalancati. I suoi, socchiusi.
Pulsazioni. Contazioni. Singulti.
Il fiotto in bocca. In gola. Scende.
Lo pulisco. Lo asciugo. Lo ricompongo.
I suoi occhi, velati. I miei, ancora limpidi.

Bocca
Ancora una volta mi sono spogliata.
Lavata, deodorata, anche leggermente depilata.
E rivestita di quei capi che servono solo per essere sfilati.
Ed ora sono in piedi, davanti a lui.
Sento il suo respiro. Tengo lo sguardo basso.
Mi appoggia una mano sulla spalla. Una leggera pressione.
Capisco.
Mi inginocchio. Lo libero.
Un bel pene.
Nè grosso nè piccolo.
Nè lungo. Nè corto.
Qualche venuzza in rilievo.
Non circonciso. Scorro la pelle.
Libero il glande.
Bello. Roseo. Pieno.
Comincio dai testicoli.
Poi la base.
Risalgo fino al frenulo e ridiscendo.
Lui è pronto. Io no.
Scorro ancora la superficie.
Sento le labbra gonfiarsi.
Sto bene. Mi piace.
Le appoggio al glande.
Lui è pronto. Io sono pronta.
Lo umetto. Lo risucchio.
Scivola dentro.
Mi piace. Sto bene.
Sento le sue pulsazioni fra le labbra.
Sento le mie pulsazioni fra le dita.
Sento il suo fiotto schizzarmi in gola.
Sento il mio fiotto schizzare e perdersi.
Mi pulisco. Lo pulisco.
Lo bacio con le labbra che sanno di sperma.
Si lecca le labbra e mi sorride.

Capezzoli
Mi sono tenuta addosso gli indumenti di uso quotidiano.
Odoro di sudore della giornata.
Ed ora sono in piedi, davanti a lui.
Una vecchia checca. La pancia gonfia. Il minuscolo pene. Il buco avvezzo. Ormai avvizzo.
Puzza di sudore, di piedi. Di urina di gatto. DI vecchiaia dalla madre, nella stanza a fianco.
Una sfida. Fino al mio limite. E oltre.
Mi sfila la maglietta. Prende a lavorarmi i capezzoli. Uno con la mano, uno con la bocca.
Sincronia. Sinergia. Brividi. Estinzione del mondo delle stelle delle galassie dell’universo.
Bocca. Mano. Capezzoli.
Crinale. Fra piacere e dolore.
Intensità. Fra piacere e dolore.
Lividi. Fra piacere e dolore.
Lacerazione. Fino al piacere e al dolore.
Eiaculazione. Piacevole. Dolorosa.

Dietro (Caviglie)
Mi sono spogliata dagli indumenti quotidiani.
Mi sono lavata, deodorata, anche leggermente depilata.
Mi sono rivestita con altri capi consueti, che mi sono sfilata da sola.
Perché lui i finocchi non li tocca. Se non col cazzo.
Però lo sto spogliando. Perché dai finocchi si fa toccare.
Ti scoccia se mi metto qualcosa di femminile?, chiedo.
Per mostrarmi più donna. Per farlo sentire più uomo.
Come ti pare, per me è uguale, risponde. Idiota.
Calze velate, nere. Scarpe col tacco, nere.
Prona. Mi offro.
Così indifferente che con movimento unico mi dilata. Mi penetra. Mi scopa. Mi gode.
Lo lascio riposare. Lo rianimo.
Mi gira sulla schiena. Mi afferra le caviglie.
Dita intrecciate al cinghietto delle scarpe. Mi eccitano.
Caldo al ventre.
Sono qui solo per questa immagine. Per quella stretta.
Caldo al ventre.
Mi divarica. Mi penetra nuovamente.
Caldo al ventre
Mi stringe le caviglie. Dio, non smettere di stringermi.
Inculami, e stringimi.
Scopami, e stringimi.
Godimi, e stringimi.
Svieni in me, e continua stringermi.
Un lungo, piacevole coito.
Non vengo, ma godo.
Godo delle sue mani strette alla mie caviglie.
Godo del mio caldo al ventre.
Viene, con un gemito prolungato.
E’ ancora eccitato.
Mi gira sulla pancia.
Entra nuovamente.
Perdo la vista delle sue mani. Perdo la sua stretta. Perdo le caviglie.
Perchè? Non mi sta più piacendo.
Perchè? Non mi stai più piacendo.
Perchè? Non riesco a sentirti.
Non sento nulla.
Niente vista. Niente caldo. Niente stretta.
Lui non si ferma.
Non riesce a venire. Non riesce a smettere.
Mi schiaffeggia le natiche.
Mi tira i capelli. Arcuandomi all’indietro.
Si aggrappa alle spalle.
Ai fianchi.
Al collo.
Non riesce a venire. Non riesce a smettere.
Finalmente. Con un guaito. Acuto. Agonico.
Crolla. Si addormenta. Russa.
Sangue, mio. Sperma, suo.
Scendono tiepidi lungo le cosce.
Inzuppano le calze velate, nere.
Si mescolano alle mie lacrime.
Mi rannicchio.
Pudore.
Nascondo le caviglie.
Sangue, sperma, lacrime gocciolano sulle scarpe col tacco. Nere.

Mi sono spogliata dagli indumenti quotidiani.
Mi sono lavata, deodorata, anche leggermente depilata.
Mi sono rivestita, capi indossati per essere sfilati.
Ed ora sono in piedi, davanti a Lui.
Sento il suo respiro. Tengo lo sguardo basso.
Aspetto.
scritto il
2018-11-11
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