Consuetudini
di
fabrizio
genere
gay
Allungo una mano per accarezzargli la schiena, tornata fresca e asciutta dopo la congestione dell’orgasmo. Lui si solleva puntellandosi su un braccio, si sporge ad afferrare due sigarette, che accende tenendone una per sé e passandomi l'altra.
Mentre osservo il fumo che pigramente si dipana verso il soffitto, penso che ci sono consuetudini che ti imprigionano dentro alvei prefabbricati e che ti lasciano la sola libertà di scivolare lungo le linee di maggior pendenza; e altre che invece ti fanno sentire voluto bene e al sicuro, come lo sfrigolio di una pietanza o il tintinnio delle stoviglie a tavola.
Come al solito ci siamo trovati in strada, salutandoci formalmente come vecchie conoscenze; nell’androne di casa ci siamo baciai profondamente, lasciando che le nostre lingue giocassero intrecciate; nell’ascensore abbiamo cominciato a slacciarci a vicenda camicie e cinture, e appena varcata la soglie eravamo già nudi l'uno davanti all’altro. Ci siano eccitati reciprocamente con gli occhi e le mani, con la pelle e le mucose, poi io l’ho spinto verso il letto e lui si è disteso con le gambe leggermente divaricate, le braccia stese a croce e la testa incuneata tra i cuscini, chissà se per vergogna, pudore o imbarazzo. In fondo non siamo altro che amanti, e i fantasmi delle nostre altre vite non cessano di far sentire il loro alito solo perchè siamo stesi nudi a fare l’amore in questo letto.
Mi sono accoccolato fra le sue gambe, ho appoggiato il mio sesso fra le sue natiche e mi sono sporto a massaggiargli la schiena; mano a mano che la sua carne si rilassava e assumeva la consistenza della pasta lievitata io scendevo verso un’altra zona, passando dal trapezio al deltoide, e poi più giù al dorso e ai lombi. Quando gli ho accarezzato i fianchi, ormai pieni e morbidi, ho provato tutta la mia gratitudine e commozione per gli questi nostri tanti anni di complicità, di affetto, di sesso che ci siamo scambiati, mentre là fuori il tempo passava, il mondo cambiava, le persone invecchiavano mentre noi continuavamo a incularci fra queste lenzuola stropicciate.
Sotto questo sentimento ho sentito il mio sesso gonfiarsi, così sono entrato nella sua carne tiepida e morbida, infine mi sono steso su di lui, intrecciando le mie mani alle sue. Quando si è sentito pronto, ha avvinghiato le sue caviglie alle mie ed io ho cominciato a muovermi dentro di lui, dapprimia lentamente, poi più velocemente fino alla frenesia finale. Poi, quando sono venuto, sono rimasto dentro, unendo i nostri respiri affannosi, fino a che mi sono sgonfiato e gli sono sgusciato fuori.
Mentre un’ultima nuvola di fumo si sfilaccia, so già cosa succederà ora: si inginocchierà fra le mie gambe, isserà le ginocchia sulle sue spalle e appoggerà il suo sesso sulla mia carne; porterà le mie mani ai suoi capezzoli e le sue ai miei; mentre l’eccitazione tornerà a salire, con delicatezza e lentezza si farà strada dentro di me, e poi comincerà a spingere e ritrarsi con sempre maggiore fluidità. Verso la fine staccherà una mano dai miei capezzoli e mi masturberà, sincronizzando spinte e movimenti così da farli culminare all’unisono. Infine si accascerà ed io gli accarezzerò il collo mentre il suo respiro andrà pian piano normalizzandosi.
Poi sarà subito ora di rivestirci e lasciarci, salutandoci in strada come vecchie conoscenze un po’ formali, in attesa che il desiderio di sfrigolio e di tintinnio ci riporti, come consuetudine, fra queste lenzuola stropicciate.
Mentre osservo il fumo che pigramente si dipana verso il soffitto, penso che ci sono consuetudini che ti imprigionano dentro alvei prefabbricati e che ti lasciano la sola libertà di scivolare lungo le linee di maggior pendenza; e altre che invece ti fanno sentire voluto bene e al sicuro, come lo sfrigolio di una pietanza o il tintinnio delle stoviglie a tavola.
Come al solito ci siamo trovati in strada, salutandoci formalmente come vecchie conoscenze; nell’androne di casa ci siamo baciai profondamente, lasciando che le nostre lingue giocassero intrecciate; nell’ascensore abbiamo cominciato a slacciarci a vicenda camicie e cinture, e appena varcata la soglie eravamo già nudi l'uno davanti all’altro. Ci siano eccitati reciprocamente con gli occhi e le mani, con la pelle e le mucose, poi io l’ho spinto verso il letto e lui si è disteso con le gambe leggermente divaricate, le braccia stese a croce e la testa incuneata tra i cuscini, chissà se per vergogna, pudore o imbarazzo. In fondo non siamo altro che amanti, e i fantasmi delle nostre altre vite non cessano di far sentire il loro alito solo perchè siamo stesi nudi a fare l’amore in questo letto.
Mi sono accoccolato fra le sue gambe, ho appoggiato il mio sesso fra le sue natiche e mi sono sporto a massaggiargli la schiena; mano a mano che la sua carne si rilassava e assumeva la consistenza della pasta lievitata io scendevo verso un’altra zona, passando dal trapezio al deltoide, e poi più giù al dorso e ai lombi. Quando gli ho accarezzato i fianchi, ormai pieni e morbidi, ho provato tutta la mia gratitudine e commozione per gli questi nostri tanti anni di complicità, di affetto, di sesso che ci siamo scambiati, mentre là fuori il tempo passava, il mondo cambiava, le persone invecchiavano mentre noi continuavamo a incularci fra queste lenzuola stropicciate.
Sotto questo sentimento ho sentito il mio sesso gonfiarsi, così sono entrato nella sua carne tiepida e morbida, infine mi sono steso su di lui, intrecciando le mie mani alle sue. Quando si è sentito pronto, ha avvinghiato le sue caviglie alle mie ed io ho cominciato a muovermi dentro di lui, dapprimia lentamente, poi più velocemente fino alla frenesia finale. Poi, quando sono venuto, sono rimasto dentro, unendo i nostri respiri affannosi, fino a che mi sono sgonfiato e gli sono sgusciato fuori.
Mentre un’ultima nuvola di fumo si sfilaccia, so già cosa succederà ora: si inginocchierà fra le mie gambe, isserà le ginocchia sulle sue spalle e appoggerà il suo sesso sulla mia carne; porterà le mie mani ai suoi capezzoli e le sue ai miei; mentre l’eccitazione tornerà a salire, con delicatezza e lentezza si farà strada dentro di me, e poi comincerà a spingere e ritrarsi con sempre maggiore fluidità. Verso la fine staccherà una mano dai miei capezzoli e mi masturberà, sincronizzando spinte e movimenti così da farli culminare all’unisono. Infine si accascerà ed io gli accarezzerò il collo mentre il suo respiro andrà pian piano normalizzandosi.
Poi sarà subito ora di rivestirci e lasciarci, salutandoci in strada come vecchie conoscenze un po’ formali, in attesa che il desiderio di sfrigolio e di tintinnio ci riporti, come consuetudine, fra queste lenzuola stropicciate.
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