La Famiglia SpA - 3/5
di
fabrizio
genere
etero
Qualche giorno dopo mi chiama l’arpia: la Famiglia, cioè, il Consiglio ha approvato il mio progetto, quando posso passare a firmare? A quell’ora troverò solo lei, la Dottoressa ha un inderogabile impegno. Ma suoni, suoni, io ci sarò.
Suono; sento lo schiocco dell’apertura automatica.
Venga, venga, è tutto pronto, dice la sua voce proveniente dal salottino.
Capelli rossi menopausa. Un ciuffetto di peli grigi. Il contratto che tiene in braccio nasconde solo parzialmente i seni avvizziti.
Sorriso di porcellana. Non si preoccupi, sono la fiduciaria della Dottoressa; e come dice sempre lei, qui siamo in Famiglia; e come in tutte le famiglie, ciò che è di uno è di tutti, dice.
Si siede sul divano. Allarga le gambe. Mi fa inginocchiare davanti a lei.
Incorreggibile, ho solo il tempo di pensare che la sua figa sembra proprio una prugna avvizzita; e che questa pallina non l’ho proprio vista arrivare.
Poi l’arpia mi afferra la nuca e mi spinge contro il suo sesso.
Alla fine, la firma del contratto si è risolta piacevolmente. Dopo pochi colpi di lingua le labbra avvizzite si sono gonfiate, rosee, e il clitorite è emerso fra la peluria grigia.
Dentiera di porcellana è dannatamente determinata ad avere ciò che le spetta, e ad averlo nel modo che le pare; con il suo porgersi mi guida nella esplorazione della sua vulva, che ben presto non ha più segreti: forma, umori, profondità.
Il suo sommesso respiro, piccole variazioni su un ronfare di base, mi rilassa, ho sempre diffidato della sguaiatezza e dell’esibizionismo.
Inaspettata donna navigata, quando viene - un respiro più profondo, una leggera apnea, un distendersi del tono muscolare - penso che a dispetto dell’età, questa donna possiede una qualità che le vorrei succhiare assieme al sesso: quello di guidare senza accelerare, del godere senza ansimare, del venire senza uluare. In poche parole, del farsi accondiscendere prima ancora di desiderare. Nel lavoro come nel sesso.
Mi ribalta sulla schiena e mi sale a cavalcioni; mi blocca le spalle con le mani; le caviglie con le caviglie e si penetra profondamente.
La sua vagina prensile mi afferra saldamente, e accompagnata dal movimento del bacino mi masturba lentamente, senza mai svariare dalla penetrazione alla eiaculazione. Lo stesso ritmo, la stessa profondità, le stesse rotazioni.
Le vengo dentro. Mi guarda, mi sorride, e si allontana gocciolando sperma dalla vagina.
A me resta in mano un contratto firmato e la convinzione che nelle Famiglie, oltre a quelle rivelate, esistono sempre ulteriori verità in attesa di essere svelate oppure di essere chiamati, come segno di fedeltà, a conservarle nell'ombra.
Suono; sento lo schiocco dell’apertura automatica.
Venga, venga, è tutto pronto, dice la sua voce proveniente dal salottino.
Capelli rossi menopausa. Un ciuffetto di peli grigi. Il contratto che tiene in braccio nasconde solo parzialmente i seni avvizziti.
Sorriso di porcellana. Non si preoccupi, sono la fiduciaria della Dottoressa; e come dice sempre lei, qui siamo in Famiglia; e come in tutte le famiglie, ciò che è di uno è di tutti, dice.
Si siede sul divano. Allarga le gambe. Mi fa inginocchiare davanti a lei.
Incorreggibile, ho solo il tempo di pensare che la sua figa sembra proprio una prugna avvizzita; e che questa pallina non l’ho proprio vista arrivare.
Poi l’arpia mi afferra la nuca e mi spinge contro il suo sesso.
Alla fine, la firma del contratto si è risolta piacevolmente. Dopo pochi colpi di lingua le labbra avvizzite si sono gonfiate, rosee, e il clitorite è emerso fra la peluria grigia.
Dentiera di porcellana è dannatamente determinata ad avere ciò che le spetta, e ad averlo nel modo che le pare; con il suo porgersi mi guida nella esplorazione della sua vulva, che ben presto non ha più segreti: forma, umori, profondità.
Il suo sommesso respiro, piccole variazioni su un ronfare di base, mi rilassa, ho sempre diffidato della sguaiatezza e dell’esibizionismo.
Inaspettata donna navigata, quando viene - un respiro più profondo, una leggera apnea, un distendersi del tono muscolare - penso che a dispetto dell’età, questa donna possiede una qualità che le vorrei succhiare assieme al sesso: quello di guidare senza accelerare, del godere senza ansimare, del venire senza uluare. In poche parole, del farsi accondiscendere prima ancora di desiderare. Nel lavoro come nel sesso.
Mi ribalta sulla schiena e mi sale a cavalcioni; mi blocca le spalle con le mani; le caviglie con le caviglie e si penetra profondamente.
La sua vagina prensile mi afferra saldamente, e accompagnata dal movimento del bacino mi masturba lentamente, senza mai svariare dalla penetrazione alla eiaculazione. Lo stesso ritmo, la stessa profondità, le stesse rotazioni.
Le vengo dentro. Mi guarda, mi sorride, e si allontana gocciolando sperma dalla vagina.
A me resta in mano un contratto firmato e la convinzione che nelle Famiglie, oltre a quelle rivelate, esistono sempre ulteriori verità in attesa di essere svelate oppure di essere chiamati, come segno di fedeltà, a conservarle nell'ombra.
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