Sesso d'estate. La notte, mångata.

di
genere
etero

Facendo oscillare il mio peso sulle gambe posteriori della sedia metallica osservo dalla reception, dietro i mei vissuti Wayfarer che celano il mio sguardo distaccato e indolente, il va e vieni degli ospiti. Nel loro muoversi mi appaiono tutti uguali, ma interessanti e importanti perché la loro essenza sembra risiedere nel solo fatto che io li guardi: una volta usciti dalla mia vista mi dà l’idea che possano dissolversi per la loro inconsistenza.
L’estate sta volgendo al termine trasportandosi via le passioni ardenti ed effimere, il caldo, il sole a picco che quasi non lascia alcuna scia d’ombra, e una sorta di stolida, smemorata, spensieratezza tipica delle vacanze.
Sempre più sovente mi apparto, a osservare, incorniciato dal verde degli ulivi, l’azzurro del mare oppure, alzando lo sguardo, le nuvole soffici che il variare della posizione del sole colora delicatamente di innumerevoli sfumature, impreziosendole di profondità e tridimensionalità.
Per me l’estate è già finita da un pezzo!
Al termine dell’università era iniziata, in maniera esaltante, la stagione nel residence dove prestavo la mia opera, “indefessa e insostituibile” come bofonchiava ironicamente zio Mario.
- Che lavoratore! Sempre a pensare alla f… -
Rideva complice e compiaciuto, in fondo.
- Ma lascialo stare, è giovane e così bello!
Lo rimproverava la zia, un’opulenta bellezza cinquantenne che mi adora: sono il figlio maschio che non ha mai avuto, e che è stata una terribile tentazione per tutta l’estate.
- Cosa avete capito, perversi?
La realtà è che con la sua squisita cucina ha rischiato seriamente di attentare alla linea del mio fisico appositamente scolpito per l’estate.
Comunque cuccavo, eccome se cuccavo! Fanciulle, giovani spose in cerca dell’illecito, milfone conturbanti…
Con gli altri ragazzi, impegnati nella stagione estiva, avevamo perfino organizzato una gara con tanto di prove esibite (video, file audio) delle nostre imprese. E chi era il primo della graduatoria? Ovviamente, io.
Poi all’improvviso un bel mattino come tanti altri, ma inaspettato ed eccezionale grazie a lei, era arrivata Giulia.
Mi trovavo sotto il bancone della reception per collegare alcuni fili elettrici,
quando vidi avanzare due piedini, graziosissimi: la pelle luminosa, collo perfettamente arcuato con le delicate dita dalle unghie molto curate. Li avevo a pochi centimetri dal mio naso e il desiderio di baciarli era fortissimo: ne ero letteralmente ammaliato. La voce con cui la proprietaria dei piedini si rivolse allo zio era un armonioso cinguettio. Ero in adorazione, inebetito.
- Luca che fai, stai dormendo là sotto? Su, veloce, accompagna la signora al bungalow. -
Zio Mario mi sollecitava, riportandomi alla realtà.
Vidi una brunetta deliziosa, mia coetanea o giù di lì, dalla flessuosa figura. Bellissima.
Non fu una presentazione di me lusinghiera: rimasi a bocca aperta con un’espressione da pesce lesso quando potei vederla per intero.
Mi ripresi subito scoccandole il più smagliante dei miei sorrisi, la specialità della casa. Mi guardò e subito abbassò gli occhi, col viso che le si imporporava. Quella nota di timidezza mi conquistò definitivamente.
Il suo uomo, un ricco e imbecille bellimbusto (brutta, l’invidia, vero?), sembrava considerarla un amore ancillare. Con noi del residence, poi, era arrogante e pieno di sé. Meglio così: mi toglieva ogni residuo scrupolo a cornificarlo.
Sfruttando gli interessi del suo uomo, che spesso la lasciava sola, cominciò il mio corteggiamento sapiente, discreto ma instancabile.
Cercai di dare il meglio di me: mi piaceva proprio la sua sensualità velata dalla timidezza e dal pudore, dalla sua delicatezza di modi, dai suoi sguardi offuscati di malinconia, forse persi a inseguire un sogno. Le schermaglie, le mie allusioni e i suoi rossori e….. poi soprattutto era una gran figa e la volevo.
Il tempo stringeva, si avvicinava la fine della vacanza di Giulia e di concreto, nulla.
Finalmente una sera passandomi accanto, di soppiatto mi sussurrò:
- Domani pomeriggio sarò sola, lui va a fare una battuta di pesca.
La vampa del pomeriggio invitava tutti alla siesta pomeridiana; raggiunsi il bungalow di Giulia camminando in un residence totalmente deserto e bussai sommessamente.
La porta si aprì e la sua mano mi trascinò all’interno, via dalla luce abbagliante, nella piacevole penombra interna. Dalle stecche delle persiane di una finestra lame di luce si allungavano verso il centro della stanza. Giulia indossava una vestaglietta e null’altro. La guardai ammirato e pieno di desiderio.
- Spogliati.
Esitò. Nondimeno, arrossendo, ubbidì, spogliandosi della vestaglietta e del suo pudore rivelandosi nel suo completo splendore.
- Forse stiamo sbagliando - con un filo di voce. Mail brillio dei suoi occhi mi diceva altro.
L’abbracciai e avvertii il brivido della sua pelle; la adagiai sul letto ed iniziai a spogliarmi a mia volta. Già attiva la funzione “memo vocali”, appoggiai l’iphone in zona favorevole per la registrazione e le fui accanto. Il suo sguardo imbarazzato e timoroso la faceva apparire vulnerabile, ma ancor più desiderabile.
- Ti prego Luca, no, fermati.
Mi dedicai ai suoi capezzoli succhiandone uno e tormentando l’altro con una mano; i miei baci e le mie dita si fecero sempre più audaci nel percorrere il suo corpo fin nei suoi più segreti recessi e la sentii cedere, vinta dall’eccitazione e aprirsi tutta per ricevere più profondamente le mie esplorazioni. Tutti i miei sensi erano concentrati su Giulia. Dalle sue labbra gemiti e sospiri e, quando il piacere che provava divenne quasi insopportabile, urlò il mio nome, poi:
- Vieni dentro di me, amore, non fermarti, per favore.-
I miei affondi si susseguirono bollenti, intensi fino al raggiungimento del culmine del piacere.
- Non sono mai stata così felice, amore.
Giacemmo accanto in silenzio, stanchi e appagati: Giulia appoggiandosi sul gomito, scostandomi i riccioli neri che mi ricadevano sulla fronte mi accarezzava e mi baciava e …. ancora quella parola:
- Amore.
Ci rivestimmo.
- Domattina partiamo presto.
- Giulia, lasciami il tuo numero
- È inutile, lo sai.
Non riuscivo a parlare, mi sentivo sottosopra.
Ero al bar, la sera, pronto per il trionfo: la preda ambita era stata conquistata. Ma qualcosa strideva, non quadrava. Quella parola che per ben tre volte aveva pronunciato, mi bruciava dentro.
- Allora Luca, come è andata con la tua splendida brunetta; tu non sbagli un colpo, eh? Dai, raccontaci che siamo tutt’orecchi.
I loro occhi brillavano nell’attesa della narrazione, di regola, corredata da una prova tangibile. Il mio file audio, contenuto nell’iphone, avrebbe sancito la mia gloria, la mia superiorità indiscussa sul gruppo.
Scossi la testa sconsolato.
- Niente ragazzi, ho ricevuto un due di picche, che legnata! -
Ci fu un’esplosione di urla e di risate di scherno.
- È la caduta di un mito.
La fine del mio primato, rimosso dal piedistallo.
Tornato a casa, sentendomi un verme, cancellai il file audio del mio smartphone, mi spinsi fra gli ulivi, nella notte stellata, a riflettere.
L’estate volge al termine, ma per me, dicevo, è finita da un pezzo: da quando Giulia se ne è andata.
Ho sperato, desiderato, sognato, di rincontrarla; la vedo come in filigrana dipinta ovunque, la mia zona limbica custodisce come un tesoro inestimabile il suo profumo. Baratterei tutto per averla, anche solo per un istante, fra le mie braccia.
Non frequento più il bar degli amici, non corteggio le ragazze e le signore, aspetto ormai solo di tornare a casa. Lavoro e basta, gli zii mi guardano perplessi e preoccupati. Domani finalmente partirò.
Stanotte la brezza soffia profumata, c’è una quiete e una luce che seduce. La spiaggia deserta è immersa nel silenzio, le luci e le voci del residence giungono qui, appena accennate. Straordinaria, brilla una strada sul mare, che la luna ha tracciato sulla distesa liquida, scura e calma: “mångata”, come mi aveva insegnato anni fa, una ragazza svedese.
“Night swimming deserves a quiet night.”
Mi è sempre piaciuto farlo fin da ragazzo *, ed eccomi in acqua. Nuoto nella scia luminosa, le bracciate fluide mi allontanano dalla riva, l’acqua fresca scivola, mi coccola avvolgendomi, rassicurante come un liquido amniotico.
Mi fermo e mi volgo, per istinto: sulla riva si staglia una silhouette femminile, illuminata dai raggi argentei. Ritorno verso riva nuotando, volando, a farfalla per
rimanere agganciato con gli occhi a quella visione; dove l’acqua raggiunge i miei fianchi mi alzo in piedi; fisso la figura femminile che entra in acqua vestita e mi raggiunge.
- Giulia, sei tornata?
- Si, per te.
- Sarà per sempre?
Mentre la stringo come non avevo abbracciato mai nessuno in vita mia e la bacio, la brezza notturna sui nostri corpi, spira confidente.

* “Bagno di notte”

https://www.youtube.com/watch?v=O-YHU6BwPR0
di
scritto il
2018-11-18
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