Racconto a puntate pt.1
di
Aletheia
genere
etero
Alla reception, nella lucida hall del palazzo tutto marmo e metallo in cui dovevo sostenere il colloquio, una segretaria con un vitino da vespa e le labbra dipinte di rosso, mi ha annunciato a qualcuno all'altro capo del telefono.
"Mi scusi, signore, sono Maria. È arrivata la signorina Aletheia, per il colloquio delle 15:30... Sì, va bene. Arrivederci."
Dopo avermi fatto compilare una cartellina piena di fogli con i miei dati, attitudini e competenze, mi ha fatto accomodare ad uno dei divanetti sulla sinistra, spiegandomi che la prima fase dell'incontro sarebbe avvenuta lì.
Ero molto agitata: pur avendo fatto mille colloqui, quello era il primo per un lavoro che volevo davvero, per cui avevo studiato tanto... Continuavo a lisciarmi in modo ossessivo il vestitino sulle ginocchia.
I demoni dell'insicurezza stavano facendo un ottimo lavoro: mi sentivo completamente inadeguata, continuavo a fare inutili e illogici confronti tra me e la segretaria.
Ottimo modo per caricarsi in vista del colloquio!
Un uomo sulla quarantina, alto, asciutto e dal portamento sicuro, in completo e cravatta dal pattern complicato, mi ha strappato ai miei pensieri.
"Buonasera Signorina Aletheia, sono Leonardo e oggi farà il colloquio con me..."
Ha dato un'occhiata alla cartellina e il suo sorriso, spontaneo e naturale, gli ha fatto spuntare qualche ruga attorno agli occhi.
Ho cercato di fare mente locale per capire cosa potevo aver scritto di spiritoso, ma la mia memoria a breve termine era andata tutta a farsi fottere.
"Lei potrebbe essere mia figlia... E se ci dessimo del tu?"
Non mi sembrava tanto vecchio da avere una figlia della mia età, ma ho accettato volentieri di spezzare il ghiaccio in questo modo.
"Allora Aletheia, parlami un po' di te..."
Ed io, che di solito attacco con un discorso preparato e personalizzato in base al posto di lavoro, ho fatto tabula rasa e ho improvvisato.
"Va bene, mi piaci come persona.
Possiamo procedere con la seconda fase del colloquio.
Spostiamoci nel mio ufficio per la prova di lingua..."
"Mi scusi, signore, sono Maria. È arrivata la signorina Aletheia, per il colloquio delle 15:30... Sì, va bene. Arrivederci."
Dopo avermi fatto compilare una cartellina piena di fogli con i miei dati, attitudini e competenze, mi ha fatto accomodare ad uno dei divanetti sulla sinistra, spiegandomi che la prima fase dell'incontro sarebbe avvenuta lì.
Ero molto agitata: pur avendo fatto mille colloqui, quello era il primo per un lavoro che volevo davvero, per cui avevo studiato tanto... Continuavo a lisciarmi in modo ossessivo il vestitino sulle ginocchia.
I demoni dell'insicurezza stavano facendo un ottimo lavoro: mi sentivo completamente inadeguata, continuavo a fare inutili e illogici confronti tra me e la segretaria.
Ottimo modo per caricarsi in vista del colloquio!
Un uomo sulla quarantina, alto, asciutto e dal portamento sicuro, in completo e cravatta dal pattern complicato, mi ha strappato ai miei pensieri.
"Buonasera Signorina Aletheia, sono Leonardo e oggi farà il colloquio con me..."
Ha dato un'occhiata alla cartellina e il suo sorriso, spontaneo e naturale, gli ha fatto spuntare qualche ruga attorno agli occhi.
Ho cercato di fare mente locale per capire cosa potevo aver scritto di spiritoso, ma la mia memoria a breve termine era andata tutta a farsi fottere.
"Lei potrebbe essere mia figlia... E se ci dessimo del tu?"
Non mi sembrava tanto vecchio da avere una figlia della mia età, ma ho accettato volentieri di spezzare il ghiaccio in questo modo.
"Allora Aletheia, parlami un po' di te..."
Ed io, che di solito attacco con un discorso preparato e personalizzato in base al posto di lavoro, ho fatto tabula rasa e ho improvvisato.
"Va bene, mi piaci come persona.
Possiamo procedere con la seconda fase del colloquio.
Spostiamoci nel mio ufficio per la prova di lingua..."
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