Il punto magico dell'eccitazione
di
samas2
genere
etero
Tranquilli, non mi riferisco al favoloso, inafferrabile, mitico punto G.
E’ un’altra storia.
Anni fa, si favoleggiava, tra noi colleghi agopuntori, di una piccola zona misteriosa che punta e stimolata, avrebbe indotto nelle pazienti, pulsioni erotiche irrefrenabili, le cui conseguenze erano tanto facilmente immaginabili quanto per noi gravide di sviluppi esaltanti. Che questo punto fosse posto lungo il decorso di un classico meridiano, o si trattasse di una localizzazione extra, straordinaria appunto, nessuno poteva affermarlo con certezza, ma era materia di appassionate dissertazioni. Era assodato poi che, chi avesse individuato, scoperto l’ambito tesoro, ben si sarebbe guardato di comunicarlo al mondo, ma avrebbe custodito gelosamente il segreto. Sta di fatto che a quel tempo l’agopuntura era diventata una passione che affiancava il mio lavoro di ospedaliero e mi appoggiavo a un piccolo, ma ben strutturato poliambulatorio. Quella sera l’ultimo mio appuntamento era fissato oltre il normale orario di apertura del centro medico.
Giuliana , un tesoro di infermiera, molto materna, si affacciò, nel mio ambulatorio, dopo aver bussato.
- Dottore, si è fatto tardi, devo proprio andare. Per l’ultima paziente, che attende fuori, non posso fermarmi, mi spiace.
- Non preoccuparti Giuli; tranquilla, chiudo io l’ambulatorio. Non lascerò, come spesso capita, le luci accese.
- Buona serata e, a presto.
Mi guardò con un’espressione beffarda e ammiccante: non ne capivo la ragione e il mio sguardo interrogativo lo espresse chiaramente. Giuliana sorrise maliziosamente e uscì.
Ben presto capii. La paziente entrando mi colpì con la forza di un diretto: una bellissima signora di 40 anni. Il suo era un sex appeal prorompente ma che esibiva inconsapevolmente. Si presentò in modo educatamente distaccato, formale e mantenne tale atteggiamento anche durante la visita.
Si accomodò sul lettino indossando solo un intimo bianco e senza far trapelare la minima emozione. Iniziai la terapia, sforzandomi di sfoggiare l’atteggiamento più professionale possibile e senza farmi distrarre da quelle grazie, sia pur pudicamente, esibite. L’ambiente in cui ci trovavamo era molto accogliente: luce soffusa da lampade sapientemente collocate, temperatura calda e confortevole, musica d’ambiente rilassante e nell’aria profumi d’oli aromatici. Posizionavo gli aghi seguendo un criterio terapeutico prestabilito, ma mi accorsi che, malauguratamente, un ago non era collocato nel punto esatto in cui avrei voluto.
Avvertii sulle mie dita un brivido trasmesso dalla mia paziente. Temendo fosse conseguenza di una reazione dolorosa le rivolsi lo sguardo: il suo volto era visibilmente eccitato ed ella mi fissava con occhi ardenti, avendo completamente abbandonato il riserbo che fino a quel punto l’aveva contraddistinta.
- Dottore, non so cosa mi stia succedendo, ma lei…. tu, ora mi devi dare quello che voglio. Ho il fuoco dentro che è divampato all’improvviso e mi brucia.
- Ma, signora…
Rapidamente la mia decisione, il mio tetragono comportamento correttamente deontologico, si dissolse come neve al sole. Lei afferrò e guidò fra le sue cosce la mia mano che immediatamente affermò il proprio possesso sul quel sesso palpitante. Percepii attraverso gli slip il soffice ed elastico boschetto pubico e immediatamente la calda umidità che inzuppava il tessuto di cotone. Rimanendo sdraiata la mia paziente si slacciò il reggiseno liberando così due favolose tette; sollevò il bacino consentendomi di sfilarle agevolmente le mutandine bagnate e odorose. Rompendo ogni indugio, immersi il mio volto in quella che considero la fessura più mirabile dell’universo; la mia lingua e le mie labbra si intinsero deliziandosi di quel nettare. Mi spogliai a mia volta e afferrandole il culo tornito, la trassi verso il bordo del letto, appoggiai le sue gambe sulle mie spalle e rimanendo in piedi, iniziai a penetrare la donna che già molto eccitata gemeva e si dimenava. Fu bellissimo sentirla raggiungere più volte l’orgasmo e riempirla del mio liquido seminale mentre lei urlava ed io ero scosso da intensi brividi di godimento.
Quando la mia splendida paziente si accomiatò, rimasi a lungo in ambulatorio in uno stato di beata eccitazione. Avevo trovato il punto magico? Non avevo certezze in quella nebbia dorata di beatitudine, che avvolgendomi rendeva confuso il ricordo.
Altre volte mi capitò di individuare quel punto meraviglioso con successive, conseguenti profferte amorose e molto di più, da parte di ragazze e belle signore. Purtroppo la localizzazione avveniva in maniera assolutamente stocastica, senza una regola precisa e solo saltuariamente era riproducibile.
Ma la cosa strana è che tutto ciò accadeva quando ero più giovane. Adesso non so perché, passati gli anni, non succede più.
E’ un’altra storia.
Anni fa, si favoleggiava, tra noi colleghi agopuntori, di una piccola zona misteriosa che punta e stimolata, avrebbe indotto nelle pazienti, pulsioni erotiche irrefrenabili, le cui conseguenze erano tanto facilmente immaginabili quanto per noi gravide di sviluppi esaltanti. Che questo punto fosse posto lungo il decorso di un classico meridiano, o si trattasse di una localizzazione extra, straordinaria appunto, nessuno poteva affermarlo con certezza, ma era materia di appassionate dissertazioni. Era assodato poi che, chi avesse individuato, scoperto l’ambito tesoro, ben si sarebbe guardato di comunicarlo al mondo, ma avrebbe custodito gelosamente il segreto. Sta di fatto che a quel tempo l’agopuntura era diventata una passione che affiancava il mio lavoro di ospedaliero e mi appoggiavo a un piccolo, ma ben strutturato poliambulatorio. Quella sera l’ultimo mio appuntamento era fissato oltre il normale orario di apertura del centro medico.
Giuliana , un tesoro di infermiera, molto materna, si affacciò, nel mio ambulatorio, dopo aver bussato.
- Dottore, si è fatto tardi, devo proprio andare. Per l’ultima paziente, che attende fuori, non posso fermarmi, mi spiace.
- Non preoccuparti Giuli; tranquilla, chiudo io l’ambulatorio. Non lascerò, come spesso capita, le luci accese.
- Buona serata e, a presto.
Mi guardò con un’espressione beffarda e ammiccante: non ne capivo la ragione e il mio sguardo interrogativo lo espresse chiaramente. Giuliana sorrise maliziosamente e uscì.
Ben presto capii. La paziente entrando mi colpì con la forza di un diretto: una bellissima signora di 40 anni. Il suo era un sex appeal prorompente ma che esibiva inconsapevolmente. Si presentò in modo educatamente distaccato, formale e mantenne tale atteggiamento anche durante la visita.
Si accomodò sul lettino indossando solo un intimo bianco e senza far trapelare la minima emozione. Iniziai la terapia, sforzandomi di sfoggiare l’atteggiamento più professionale possibile e senza farmi distrarre da quelle grazie, sia pur pudicamente, esibite. L’ambiente in cui ci trovavamo era molto accogliente: luce soffusa da lampade sapientemente collocate, temperatura calda e confortevole, musica d’ambiente rilassante e nell’aria profumi d’oli aromatici. Posizionavo gli aghi seguendo un criterio terapeutico prestabilito, ma mi accorsi che, malauguratamente, un ago non era collocato nel punto esatto in cui avrei voluto.
Avvertii sulle mie dita un brivido trasmesso dalla mia paziente. Temendo fosse conseguenza di una reazione dolorosa le rivolsi lo sguardo: il suo volto era visibilmente eccitato ed ella mi fissava con occhi ardenti, avendo completamente abbandonato il riserbo che fino a quel punto l’aveva contraddistinta.
- Dottore, non so cosa mi stia succedendo, ma lei…. tu, ora mi devi dare quello che voglio. Ho il fuoco dentro che è divampato all’improvviso e mi brucia.
- Ma, signora…
Rapidamente la mia decisione, il mio tetragono comportamento correttamente deontologico, si dissolse come neve al sole. Lei afferrò e guidò fra le sue cosce la mia mano che immediatamente affermò il proprio possesso sul quel sesso palpitante. Percepii attraverso gli slip il soffice ed elastico boschetto pubico e immediatamente la calda umidità che inzuppava il tessuto di cotone. Rimanendo sdraiata la mia paziente si slacciò il reggiseno liberando così due favolose tette; sollevò il bacino consentendomi di sfilarle agevolmente le mutandine bagnate e odorose. Rompendo ogni indugio, immersi il mio volto in quella che considero la fessura più mirabile dell’universo; la mia lingua e le mie labbra si intinsero deliziandosi di quel nettare. Mi spogliai a mia volta e afferrandole il culo tornito, la trassi verso il bordo del letto, appoggiai le sue gambe sulle mie spalle e rimanendo in piedi, iniziai a penetrare la donna che già molto eccitata gemeva e si dimenava. Fu bellissimo sentirla raggiungere più volte l’orgasmo e riempirla del mio liquido seminale mentre lei urlava ed io ero scosso da intensi brividi di godimento.
Quando la mia splendida paziente si accomiatò, rimasi a lungo in ambulatorio in uno stato di beata eccitazione. Avevo trovato il punto magico? Non avevo certezze in quella nebbia dorata di beatitudine, che avvolgendomi rendeva confuso il ricordo.
Altre volte mi capitò di individuare quel punto meraviglioso con successive, conseguenti profferte amorose e molto di più, da parte di ragazze e belle signore. Purtroppo la localizzazione avveniva in maniera assolutamente stocastica, senza una regola precisa e solo saltuariamente era riproducibile.
Ma la cosa strana è che tutto ciò accadeva quando ero più giovane. Adesso non so perché, passati gli anni, non succede più.
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