Oltre il tramonto (parte 2)

di
genere
sentimentali

Mentre la segretaria della scuola di ballo sorrideva al cameriere, io le guardavo il reggiseno in pizzo nero emergere dalla camicetta bianca aperta sul davanti. Non era il classico push up pieno di ferretti, imbottiture e diabolici ganci. Era un capo di lingerie sensuale ed elegante, al punto da vestire le sue forme in maniera naturale e femminile. Un'arma di seduzione ostentata. Così come gli occhi azzurro intenso e i capelli neri, avvolti in una coda di cavallo lenta e arricciata nella parte inferiore.

– Ora che mi hai offerto l'aperitivo – mi dice la ragazza, guardandomi negli occhi – mi puoi finalmente rivelare il tuo nome!

Il locale, a pochi isolati dal Lungotevere, è pieno di gente del mondo della televisione e dello spettacolo. Un genere di clientela che, dopo la partita al circolo di tennis o la riunione ai piani alti di qualche multinazionale, viene qui a dimenticare le tensioni della giornata. In attesa del giusto cocktail, è tutto un fiorire di commenti, pettegolezzi, flirt e allusioni.
– Puoi chiamarmi Pifferaio – le rispondo gentilmente, per ricomporre lo scazzo avvenuto poco prima al desk della segreteria.
– Che razza di nome è, Pifferaio? È il tuo nick quando giochi a paintball con gli amichetti?

Ci vuole pazienza, penso con atteggiamento zen, per domare una coattella con i muscoli da pilates e la sfrontatezza di una Miley Cyrus del Pigneto. Nel complesso la ragazza si salva, ma solo perché (complice il pizzo del reggiseno e la minigonna che le fascia due belle gambe toniche) il quadro generale risulta erotico e stimolante.
– Saltiamo questa cosa dei nomi veri... Ti va se ti chiamo Miley?
– Come quella che prima ammiccava ai bambini e adesso si fotte donne e uomini, postando capezzoli su Instagram?

Il nome affibbiatole evidentemente funziona. La saputella si sente nella parte e inizia a sorridere, aspirando il mojito dalla mia cannuccia. La sua spalla si struscia sul mio gomito, apre la bocca e poi la richiude, come incerta se rivelarmi un segreto.
– So delle cose interessanti su di lui – mi dice strizzando l'occhio in maniera sghemba.
– Parliamo del bell'uomo che stava con la studentessa?
– Proprio lui, ho notato come ti sta simpatico.
– E cosa sapresti di così importante su di lui?

Miley guarda la cover a lamine argentate del suo smartphone. D'un tratto lo Huawei si mette a lampeggiare. Lei legge il messaggio su WhatsApp e punta lo sguardo verso l'ingresso.
– Scusami cinque minuti, devo vedere una persona.

Si alza e fa un cenno d'intesa a un ragazzo appena entrato col casco sotto braccio e il ciuffo pariolino spettinato. Il moccioso la segue con uno sguardo da diciottenne allupato: è evidente che abbia scoperto da poco l'uso adulto delle mammelle femminili. Entrambi si dirigono al cospetto di un signore sui sessanta, probabilmente il padrone del locale. Quest'ultimo li fa entrare in una stanza nel backstage. Dice qualcosa nell'orecchio a un cameriere ed entra anche lui, chiudendosi la porta alle spalle.

Nel frattempo ricevo un messaggio da Madame L. "Sto arrivando" mi scrive la mistress più quotata di tutta Roma nord. È un brivido. Immagino con divertimento la combo delle due donne: un frenetico incontro di stili che potrebbero generare risultati sconvolgenti.

Mentre cerco di insinuare la cannuccia fra i cubetti di ghiaccio rimasti in fondo al bicchiere, sento la testa girare più del solito. Fa caldo, la gente chiacchiera, la musica sembra più alta di quando siamo entrati. Tocco il mio membro sotto il tavolo come per annunciargli serate divertenti. Ma l'immagine della studentessa vestita da tanguera, intravista in palestra mentre usciva col suo partner, continua a ossessionarmi.
– Ehi Piffero, allora non te ne sei andato... Mi vuoi proprio scopare, stasera!
– Puoi contarci Hannah Montana. Non prima però di avermi spoilerato i segreti dell'uomo muscoloso.
– Ha appena comprato le mie mutandine di pizzo nero.

Il cubetto mi resta tra la gola e l'esofago. La guardo incerto, come per confermare di aver capito bene le nove parole appena pronunciate.
– In che senso ha "comprato" le tue mutandine?
– Hai visto quel ragazzo che è entrato nel retro con me?
– Sì l'ho visto. Spero per te che sia almeno diciottenne...
– Ne ha diciannove. E quattordici di cazzo.
– Bene! Si entra nel vivo della questione, vedo. E che c'entra la sua mazza con le tue mutandine?
– Ti mancano i fondamentali, VEDO – dice lei, rifacendomi il verso.
– E cosa c'entra il bel tanguero muscoloso?
– Lui, come un buon sessanta per cento degli uomini etero che frequentano la nostra scuola di danza, acquista mutandine usate!

Guardo il cameriere che si è palesato alle sue spalle. Ne incrocio lo sguardo per intuire quanto possa aver carpito della nostra amabile conversazione.
– Tranquillo – mi dice la moretta – lui è Fabietto. È dei nostri. Ed è anche gay. Vero, tesorino?

Fabietto annuisce e poi mi guarda per capire se sono complice o vittima di questa pazza scatenata. Si segna al volo altri due Aperol Spritz, poi ruota su se stesso e si allontana sculettando verso le cucine.
– E di chi sarebbero le mutandine... usate?
– Mie, ad esempio. E di almeno un'altra decina di ragazze della palestra. Si chiama marketplace. L'ho detto che ti mancano i fondamentali.
– Quindi c'è un giro di feticisti che si abbevera ai vostri umori?
– Bravo chicco, vedo che stai entrando nel mood. Il diciottenne pariolino appena uscito è uno dei miei corrieri preferiti.
– Preferito nel senso che corre meglio degli altri?
– Preferito perché per consegnare le mutandine ai clienti che aspettano negli spogliatoi non vuole soldi. Solo cambio merce.
– Solo "cambio merce"..?!?
– Sì è così. Lui si prende le mie mutandine appena tolte, le infila in una bustina di plastica trasparente sotto vuoto, acchiappa il motorino e va in palestra a consegnarle.
– E il cambio merce?
– Ogni volta un pompino con ingoio.
– E il vecchio sta a guardare mentre effettui il cambio merce.
– E il vecchio sta a guardare. E in cambio mi presta l'ufficio riservato.

Resto assorto per qualche interminabile secondo. L'immagine della studentessa vestita da tanguera si dissolve come un castello di carte spazzato via da una dolce folata di maestrale. È inutile accanirsi su di lui, è già pieno di guai che prima o dopo esploderanno. È inutile impuntarsi su di lei, è avvitata mani e piedi da una situazione vorticosa. Da cui può uscirne sola, e con le proprie forze.
– So che ti stai chiedendo se ho rimesso su delle altre mutandine – sussurra come un usignolo Miley "Cazzus". In realtà non ci avevo pensato, ma è forse l'unico appiglio per non scivolare nella depressione di una serata nata storta.
– Vuoi la verità? Stavo pensando invece se ti eri sciacquata la bocca dopo il frullato di sborra.
– Wow Pifferaio, giochi il carico da undici allora... Perché non senti direttamente con la tua lingua biforcuta?

La segretaria della scuola di danza si avvicina con i suoi occhi azzurro intensi e la coda di cavallo ancora più allentata. Mi guarda per un paio di secondi e poi infila le sue labbra all'interno delle mie. Riaprendosi un varco nel quale insinuare la lingua triforcuta.
– Ora sì che mi sono sciacquata – dice fiera, dopo essersi avvitata nella mia bocca per almeno una decina di secondi – com'era il sapore di toy boy pariolino?
– Non saprei dirti, dovrei provare a miscelarlo con qualcosa di più denso.

Ora tocca a me giocare, sapendo che lei non aspettava altro. Mi guardo intorno più per istinto riflesso, la gente continua a bere e sghignazzare. Fabietto è sullo sfondo che gesticola come una matta insieme a tre ragazze divertite. Mi accosto lateralmente fra i cuscini della panca fino a toccarle i fianchi. Poi mi giro restando seduto e faccio scivolare la mano sotto la minigonna.
– Bravo, Pifferaio. Gioca un po' al piccolo esploratore... eeeehhi...

Con leggero ed esperto movimento la zoccoletta allarga un po' le cosce, rimaste nascoste sotto un'improvvisata tovaglietta. Miley emette calore, sempre più intenso man mano che le mie dita si avvicinano.
– Chissà se in questo locale fanno il caffè con la cremina... – le sibilo all'orecchio.

Lei mi offre la sua figa spostando il bacino a piccoli colpi impercettibili. I liquidi aumentano in proporzione alla temperatura. Il repertorio di gesti presuntuosi è lì lì per sciogliersi come neve al sole.
– Vedo con piacere che avete iniziato senza di me!

Madame L. è avvolta in un'inusuale tubino castigato. Nero come gli stivali che le inguainano le cosce. Ci guarda sorridendo, poi entra nel ruolo sbattendo le ciglia e alzando il mento all'indirizzo della bella smutandata nel bosco.
– È lei la tanguera che dobbiamo calpestare?
– N... no Madame L., lei è la segretaria della scuola di danza che conosce un sacco di cose interessanti... La studentessa invece di cui volevo parlarti è svanita come un sogno del mattino che non riesci ad afferrare. Certi amori finiscono ancor prima di nascere.
– Che filosofo, signor Piff. Vedo che sta illustrando le sue teorie a un pubblico selezionato.

La giovane Miley, che nel frattempo ha richiuso le cosce, si sporge in avanti con un certo nervosismo.
– Io comunque sono Benedetta.
– Questo lo vedremo – scandisce seria Madame L. inforcando il mio aperitivo appena arrivato.

Guardo con finto stupore la splendida mistress, cercando di tranquillizzare la giovane che finalmente ha un nome. Lei trema leggermente, forse per una coda di orgasmo non riuscito. O forse perché gli occhi di ghiaccio di Madame L. si sono nel frattempo piantati in direzione del suo reggiseno di pizzo. Madido di sudore e di aspettative. Quantomeno incerte.

[CONTINUA / 2]
scritto il
2019-02-27
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