The Handyman (cap. 3) – Ulrike Herrin
di
Lizbeth Gea
genere
dominazione
Tutto quello che ho raccontato fino ad esso, è stata solo una grande premessa. Il giorno dopo quella “prima volta” iniziai a lavorare sul serio nel condominio. E le prime settimane, sono sincero, sono rimasto al quanto deluso. Si pensavo di dover scopare tutti i giorni, e vedendo i condomini, con alcuni l’avrei fatto volentieri.
L’unica con cui facevo sesso era la mia dolce MJ. La stavo, diciamo, aiutando a sbloccarsi e ogni volta lei diventava sempre più intraprendente. Fino a concedermi il culo.
Avevo iniziato a fare amicizia con le due gemelline, impossibile non amarle. Mi confidavano tutte le loro porcherie. Avevo fatto amicizia con la personal trainer Antonella, aveva notato la mia pancia. Ovviamente avevo fatto amicizia con Andrea, parlando ovviamente di sport. E una sera mi ha lanciato una frecciatina del tipo: “piaceresti molto a mia moglie Marina”.
Gli altri mi salutavano a stento e soprattutto quelli del terzo piano non li vedevo mai, come se avessero un ingresso privato.
La svolta del mio lavoro, capitò per caso una mattina, quando persi il pacco della signora Ulrike Herrin. A quanto sembra, era una cosa importante. E non so come, forse distratto da una delle gemelline, lo persi. Poi ho scoperto solo in seguito che l’avevano rubato loro, solo per dispetto.
Ora bisogna dire che la signora Ulrike, era una donna riservata, con il classico accento tedesco, che ora non ripeterò per non sembrare ridicolo, ma se gli andava storto qualcosa, andava su tutte le furie. E quel giorno credetimi per me fu tremendo. Quasi decisi di lasciare il lavoro.
Successe tutto un lunedi mattina di aprile. E già era il 1 aprile. Era arrivato un piccolo pacco per la signora. Ma in quel momento lavorava. Come sempre firmai la nota al corriere, e misi il pacco nella casella postale dell’appartamento 1A. All’improvviso arrivarono le due gemelline, iniziando a stuzzicarmi come sempre.
“Quando vieni a trovarci” disse Fifi
“Sai la dolcissima MJ ci ha detto come sei messo sotto, siamo curiose di vederlo” questa invece era Titi.
Queste due monelle francesine di nome, Jophine ovviamente fifi (la nostra Pippi per intenderci), e Thifhanie, ne consegue Titi (monella o se preferisci tette).
Le guardo “come al solito avete voglia di scherzare”
Titi me lo prende in mano “E chi scherza, ricordati che tu devi fare quello che diciamo noi”
Detto questo si avviò verso l’interno dell’appartamento e mi fece cenno di seguirla.
Mentre entravo in casa sentii urlare Fifi “non preoccuparti tesoro, per un po’ ci penso io alla guardiola”. Mai avrei pensato che se ne approffittasse per rubare il pacco della signora del primo piano.
Appena il tempo di entrare in sala che la piccola stronzetta mi dice di togliermi i pantaloni. Lo so, lo so tutti avrebbero obbedito immediatamente, ma mi sentivo usato. Purtroppo non potevo fare altrimenti e mi tolsi sia i pantaloni sia le mutande e rimasi li a cazzo moscio.
“Uhnn Interessante” e subito me lo afferrò “ora si che è bello duro, come è fortunata MJ”
Poi inizio un lungo e insaziabile pompino. Riusciva a ingoiarlo tutto. Con un dito mi stimolava il buco del culo, facendo leggeri cerchi. In meno di un minuto gli esplosi in faccia.
“Bene bene, come test non c’è male. Un giorno ti invitiamo a casa nostra e ci farai divertire” poi mentre se ne stava per andare “mi raccomando salutami la signora Ulriche”.
Sul momento non capii esattamente, cosa mi volesse dire, ma lo scoprii da li a qualche ora.
La signora Herrin arrivò puntale come un orologio svizzero, lo so era tedesca, alle 18. E mi chiese con molta gentilezza se fosse arrivato un pacco. Ovviamente le risposi di si. Iniziai a cercarlo. Ma dove cazzo era finito.
Tornai mesto da lei e le dissi la verità.
Con uno sguardo inferocito, mi diede uno schiaffo “con me queste cose non dovono succedere, hai capito?”
Insicuro su cosa rispondere le feci un cenno con la testa.
“Ora sentimi bene caro, voglio che entro le 20 me lo porti nel mio appartamento. Altrimenti ne pagherai le conseguenze.” Girò sui suoi tacchi e se ne andò.
Lo cercai per tutta la sera, ma quel dannato pacco non veniva fuori. Quindi non mi rimaneva altro che andare dalla signora a portagli le mie scuse, promettendole di risarcirla.
Suonai alla sua porta e subito arrivo la prima sorpresa. Prima sono sicuro che volete sapere come era fisicamente Ulrike. Che posso dire. Era lo stereotipo della signora tedesca matura. Capelli biondi fino a metà schiena, pelle bianchissima, occhi azzurri, tettone infinite, degli addominali da fare invidia a qualsiasi palestrato e un culo di marmo. Chissa quanti squat faceva al giorno.
Prima vi ho accennato alla prima sorpresa. Era il suo abbigliamento. Sembrava che si fosse preparata per una festa a tema sul nazismo. Per iniziare alle gambe indossava degli stivali nero lucidi, alti fino alla coscia con una zip posteriore, tacco 15 cm e 4,5 di platò. La suola era d’acciaio. Sopra aveva un cappotto di pelle nero, anche questo con la zip, che le arrivava ai piedi. Sotto il cappotto, come scoprii dopo, portava un corsetto con zip centrale e lacci laterali, una gonna larga fetish, sempre nera, che le arrivava appena sotto la passera. Per completare tutto, sotto il corpetto, portava una camica bianca, di un materiale a me sconosciuto. Era allacciata fino al collo con dei bottoni di ferro.
Per ultimare il look portava degli occhiali con montatura spessa e una coda di cavallo. Devo dire che mi fece sia paura che eccitare. Nel pavimento notai delle mutandine di pizzo, erano li come scenografia. Ne ero certo.
Ora proverò a fare una cosa diversa. Dopo averla conosciuta bene cercherò di interpretare i suoi pensieri. Come se fosse una sfida alla pari. E come vedrete ha vinto lei e alla grande. Per semplificare indicherò i suoi pensieri.
Pensiero – Ecco finalmente lo sfigato è arrivato -
“Allora hai trovato il mio pacco, era una cosa importantissima”
Balbettando “Le chiedo scusa non so cosa è successo, ero sicuro di averlo messo nella sua casella di posta”
Tiro fuori il portafoglio “Mi permetta di risarcirla”
Pensiero – Questo crede davvero di cavarsela così –
“Entra coglione”
“Mi scusi cosa ha detto”
“Ti ho detto di entrare se non hai capito bene”
Pensiero – Ora gli faccio capire chi comanda –
Entrai titubante. Per la prima volta vidi la sua casa. Mi era vietato di entrare, e capii subito il perché.
I muri erano tutti completamente neri. Le finestre erano coperte da tendoni, anch’essi neri.
Sulla sinistra c’era una croce di sant’andrea, che non prometteva nulla di buono. Al centro c’era un divano di pelle rossa e una poltrona sempre di pelle rossa con dei lacci. Mentre sulla sinistra c’era una panca da palestra, ma con delle staffe da ginecologo.
“Benvenuto nel mio ufficio” mi voltai ed era in piedi con in mano un frustino da cavallerizza.
“Quindi non hai trovato il mio pacco”
“Mi scusi ancora, non so che dire. Gli lo ricompro”
“Sai qui non è questione di ricomprare nulla. E’ solo questione di rispetto.” E dando una frustata all’aria “E’ tu non ne hai riserbato per me. E io lo esigo.”
Cercai una via di fuga, ma la porta era esattamente dietro di lei.
Puntandomi il frustino verso il viso “hai letto tutte le regole del nostro condominio”
“Si, ma…”
“Nessun ma.. Regalo numero uno. Tu devi fare esattemente quello che ti dicono i condomini, altrimenti rischi una causa civile. Quindi mettiti a 4 zampe”.
“Non sia ridicola, questo non fa parte delle mie mansioni” mai risposta fu più errata. Mi arrivo in piena faccia una frustata che mi lasciò un segno sulla guancia destra.
“ora da bravo non fartelo ripetere, mettiti a 4 zampe”.
La sera stessa della mia prima volta con MJ, lessi e rilessi attentamente il mio contratto. Per ogni rifiuto rischiavo 1000 euro di ammenda. Pur non sapendo finchè tutto questo fosse legale. Mi misi a 4 zampe in attesa di una sua reazione.
Pensiero – Finalmente il deficiente ha capito chi comanda -
Quindi voltandosi, la signora si è recata verso la cassettiera posizionata accanto alla porta e prese una sorta di quinzaglio. Si avvicinò a me. Mise un suo tacco sulla mia madre destra, io urlai. E senza curarsi di me mi allacciò il collare attorno il mio collo. Strinse la cinghia piu che potè e tiro la catena.
“ora lurida merda leccami gli stivali”
Mi vergogno un po’, mi misi a piangere e cercai di resistere il piu possibile. La sua forza era incredibile, e con un forte strattone al quinzaglio mi fece arrivare il viso ai suoi piedi. Poi dopo avermi messo il piede destro sulla faccia.
“Che sei una femminuccia?, che ti metti a piangere?. FORSE NON HAI CAPITO LECCA I MIEI STIVALI”
Tirai fuori la lingua e come un cagnolino, leccai lo stivale sinistro. Mentre il destro era impegnato a spingermi ancora piu a terra.
“Bravo il mio cagnolino”
Poi lentamento si aprì il cappotto, lo gettò sul divano. Ora nonostante la situazione devo confessare che era tremendamenti sexy e le sue tettone erano incredibili.
Pensiero – Ora è giusto che sta merda si faccià perdonare e faccia godere la sua padrona –
Sempre tramite il quinzaglio, mi fece alzare la stesta, mi sputo in faccia.
“Bene signorino ora accontenta la tua signora e fammi godere con la tua lingua”
Devo dire che quello, nonostante tutto, era un ordine che eseguii volentieri. E men che non si dica mi infilai sotto il suo gonnellino e iniziai a leccare la sua passera esperta (perché sono un signore la definisco così)
A quanto pare la mia lingua le dava piacere, iniziò a gemere e a tirarmi i capelli con forza.
Pensiero – Allora questo stronzo sa fare qualcosa –
“Bene, bene vedo che con i preliminari sei bravo, ma ora iniziamo a giocare sul serio”
Pensiero – Ora questo stronzo imparerà cosa sia il rispetto –
“Vediamo un po’ smidollato con quale giocattolo, puoi far divertire la tua signora”
SI guardò in giro.
“La croce di sant’andrea è troppo pure per te, per stavolta voglio andarci piano” e poi riflettendo ancora un secondo “su ho deciso, coglioncello alzanti in piedi”
Poi precendomi verso la panca. “Su non fare storie sdriati qua, ma prima spogliati nudo”
Ormai ero alla sua mercè, dovevo solo aspettare che tutto quello finisse. Mi spogliai, mi sdraiai su quel coso, in attesa delle sue mosse.
Mi passo il frustino sul corpo, poi diete dei colpi secchi al mio uccello. Ovviamente mi misi a bestemmiare.
Pensiero – Questo bastardello non sa cosa gli aspetta ora –
Piano piano legò tutte le cinture della panca. Per prime fu la volta di quelle delle braccia, quanto cazzo strinse sta puttana, poi quelle del busto. Poi indicando con il frustino le staffe.
“Su da bravo, non farti pregare, infila le tue gambe qui”
“Ma cosa cazzo mi vuole fare”
“Sempre a protestare, non rompere i coglioni, metti le gambe qui”
Obbedii subito, appogiai le gambe a quelle cose fredde metalliche. Ne consegui che avevo le gambe nettamente spalancate, appunto come se dovessi partorire, ma io non ho la figa.
Tirandomi i capelli si avvicinò alle mie orecchie e mi sussurrò “La padrona di casa mi ha accennato che ti piace il cazzo in culo”
Non parlai, ma feci solo un gesto con la testa.
“Gut, ora fammi pensare” e andò verso il solito cassettone.
Pensiero – Chissà che misura serve a sto frocetto, il 17, il 19, il 21 o il 23. –
Si girò verso di me e afferrò l’oggetto nel cassetto. Lo indossò e si volse verso di me con un sorriso beffardo.
Indossava lo strap on più largo che avessi mai visto.
“Mi sleghi subito, lei è pazza”
“Quindi frocetto non ti piace il mio cazzo”
“No lei è completamente folle”
E con tutta la forza, cercai di liberarmi. Ovviamente era impossibile
“La prego le do tutti i soldi che ho. Diventerò il suo schiavo.”
“Tu guarda, mi sembra che tu sia gia il mio schiavo, la tua voce mi ha stancato”
Sempre dal suo cassetto magico, estrasse il tape americano. Ne tagliò un pezzo.
“Ora mia caro ti faro stare zitto io”
E mi appiccicò il nastro sulla bocca. Era cosi aderente che facevo fatica a respirare. E iniziai a inalare l’aria dal naso a fatica.
“finalmente ora stai zitto” e mi sputò in pieno viso.
Poi mentre il suo cazzo enorme si strusciava sul mio viso, si leccò le dita e me ne sbattò tre nel culo.
“A però, vedo che sei molto largo. Silvy aveva ragione allora”
Rideva e mi penetrava con il culo con le sue dita.
“Lo sai che sei una lurida frocetta, guarda il tuo cazzo non mente”
Aveva ragione. Senza controllo mi era partita un erezione. Lei mi morse la cappella, ma quando cazzo faceva male.
“Vedo che l’hai bello duro, ma sai cosa e veramente duro” si prese il cazzo in mano. Si mise davanti a me. Sputò sul buco del culo. Poi inizio a penetrarmi.
Quanto cavolo era grosso. Mi sentivo tutto aperto. E vero che ogni tanto avevo avuto esperienze bisex. Ma giuro, mai nella mia vita, avevo preso in corpo una cosa simile.
La cosa che più mi fece più impressione, fu il suo volto. Non avevo mai visto un viso così, nello stesso tempo, sia cattivo sia eccitato.
Piu mi scopava, piu io mi eccitavo. Probabilmente la signora sapeva fare il suo lavoro. E nello stesso tempo aveva letteralmente le palle nella sua mano destra.
“Vedi troietta mi stai facendo sudare” E si tolse la camicia sotto il corpetto. Le sue tette rimasero strizzate in quella tortura mediovale, ma si intravedevano i suoi capezzoli e questo mi fece eccitare ancora di più.
Pensiero – Altro che punizione questo stronzo se la sta godendo –
Tolse il cazzo dal mio culo.
“Poverino è tutto rosso”
Infilò la sua lingua dentro, e con la mano mi masturbo l’uccello. Lo ammetto stavo per venire. Ma lei da esperta se ne accorse. E mi schiaffeggiò l’uccello. Riprese a incularmi.
“Non ti azzardare di venire con me, non te lo acconsento”
Mi tolse il cazzo. Per fortuna stavo soffrendo da matti. Mi strappo dalla bocca il nastro. Mi leccò le labbra.
“Dai non essere arrabbiato, so che ti stai divertendo” e indicò il mio uccello.
“Ora è giusto che mi diverta pure io”
Mi liberò dalla panca.
“Alzati in piedi. Troietta”
Lo feci con difficoltà. I suoi colpi mi avevano fatto effetto. Poi dimostrando una parte di dolcezza mi bacio.
“Non preoccuparti, abbiamo quasi finito”
Riprese la sua parte. Presa in mano la catena mi condusse verso la poltrona.
Pensiero – Ora voglio farmi quel cazzone –
“Siediti lì, puttanella. Sarò gentile non ti legherò ne i polsi, ne le caviglie.”
Mi sentii quasi sollevato e mi sedetti. Si mise in ginocchio. Lo trovai quasi assurdo. Una donna come lei che si inginocchiava davanti a un uomo. Mi mise due dita nel culo. Poi iniziò a pompinare il mio cazzo che era tornato moscietto.
Mamma mia che lingua che aveva. Come cavolo la muoveva. Il mio cazzo non ci mise nulla a tornare duro. E d’istinto le accarezzai i capelli. Come mi è venuto in mente!!!
Si alzò di scatto.
“Ma chi cazzo ti ha detto che puoi toccarmi. Sono io che comando” e subito mi diede una ginocchiata nella palle..
“Porco Dioooo!!” sono stato davvero un cretino.
Si slacciò il corpetto. Facendo uscire le sue tette sode ed enormi.
“Hai capito ora che comando io, ora palpale e leccamele”
Senza fiatare, le afferrai e gli leccai i capezzoli. Mentre lei mi segava il cazzo, bene attenta a non esagerare.
“Bene ora sei pronto”
Si alzò il gonnellino e si sedette sopra di me.
“Ora mentecatto fammi godere”
Prese il mio cazzo con la mano destra. Se lo infilò nella figa e inizio a cavalcarmi follemente. Per la prima volta mi sentivo alla pari con lei.
Senza dirle nulla le infilai la lingua in gola e lei la accettò subito. Nessun rimprovero. Solo due dita nel culo. Era fissata. Inarcò la schiena e mi urlo “MORDIMI SUBITO LE TETTEEE”
Pensiero – Cazzo Silvy aveva ragione sto imbecille mi sta facendo godere, troverò una scusa e lo inviterò più spesso –
Si girò mostrandomi la schiena.
“Non ti azzardare e mettermelo nel culo”
Mica ero cosi scemo. Gia mi aveva dato una ginocchiata nei coglioni per una mano, se la inculavo sicuramente mi avrebbe ucciso. Poi la vidi appoggiare le mani al muro.
“Allora coglione, la mamma ti deve insegnare cosa devi fare?”
Punto sull’orgoglio. Gli strappai la gonnellina, avevo scoperto che i bottoni erano sul lato destro. E iniziai a penetrarla e con un moto di coraggio “ora voglio sentire te urlare, puttana”
“hai capito il coglionazzo, allora sfondami”
Subito mi misi dietro e mi presi la libertà di schiaffeggiarle il culo, dentro di me immaginai che le piacesse.
E infilai il mio cazzo duro.. e spinsi.. Dio come era bagnata.
“Cosi ti sembra di farmi godere, datti da fare”
Mi aveva preso sul vivo e iniziai a spingere come se la violentassi. Cosi tanto che il cazzo mi faceva male.
“E’ così che si scopa smidollato, sono una donna non una suora”
Mi prese le mani e se le mise sulle tette..
“Ora me le devi graffiare, stringere”
Obbeii subito. E appena stavo per venire. Si scansò in un attimo e si mise a ridere.
“Pensi davvero che ti permetto di sborrare per merito mio. Sbrigati raccogli la tua roba e vattene. E sia chiaro entro domani mattina voglio il mio pacchetto”
Mi revistii ancora con il cazzo duro. Prima di chiudere la porta la vidi sdraiarsi sul suo divano e infilarsi il suo cazzo enorme nella figa.
Pensiero – Quanto cavolo mi ha fatto godere quello smidollato, ma non potevo assolutamente farlo venire. E assolutamente non potevo avere un orgasmo grazie a lui sarebbe stato umiliante –
In quanto a me, appena uscii dal suo appartamento mi afferrai il cazzo dolorante. Mi segai sul pianerottolo con le mutandine che le avevo rubato, senza farmi scoprire. E ci iaculai dentro. E le lasciai sulla sua maniglia della porta. Una piccola vendetta dovevo prendermela. Poi scoprii che nello stesso momento lei squirtò in modo impressionante. Appena tornato nel appartemento trovai il pacchetto della signora con sopra un biglietto con scritto:
“Spero che Ulrike ti ha fatto divertire” Firmato Fifi.
Mi sa che a quelle due gemelle devo dire due parole.
L’unica con cui facevo sesso era la mia dolce MJ. La stavo, diciamo, aiutando a sbloccarsi e ogni volta lei diventava sempre più intraprendente. Fino a concedermi il culo.
Avevo iniziato a fare amicizia con le due gemelline, impossibile non amarle. Mi confidavano tutte le loro porcherie. Avevo fatto amicizia con la personal trainer Antonella, aveva notato la mia pancia. Ovviamente avevo fatto amicizia con Andrea, parlando ovviamente di sport. E una sera mi ha lanciato una frecciatina del tipo: “piaceresti molto a mia moglie Marina”.
Gli altri mi salutavano a stento e soprattutto quelli del terzo piano non li vedevo mai, come se avessero un ingresso privato.
La svolta del mio lavoro, capitò per caso una mattina, quando persi il pacco della signora Ulrike Herrin. A quanto sembra, era una cosa importante. E non so come, forse distratto da una delle gemelline, lo persi. Poi ho scoperto solo in seguito che l’avevano rubato loro, solo per dispetto.
Ora bisogna dire che la signora Ulrike, era una donna riservata, con il classico accento tedesco, che ora non ripeterò per non sembrare ridicolo, ma se gli andava storto qualcosa, andava su tutte le furie. E quel giorno credetimi per me fu tremendo. Quasi decisi di lasciare il lavoro.
Successe tutto un lunedi mattina di aprile. E già era il 1 aprile. Era arrivato un piccolo pacco per la signora. Ma in quel momento lavorava. Come sempre firmai la nota al corriere, e misi il pacco nella casella postale dell’appartamento 1A. All’improvviso arrivarono le due gemelline, iniziando a stuzzicarmi come sempre.
“Quando vieni a trovarci” disse Fifi
“Sai la dolcissima MJ ci ha detto come sei messo sotto, siamo curiose di vederlo” questa invece era Titi.
Queste due monelle francesine di nome, Jophine ovviamente fifi (la nostra Pippi per intenderci), e Thifhanie, ne consegue Titi (monella o se preferisci tette).
Le guardo “come al solito avete voglia di scherzare”
Titi me lo prende in mano “E chi scherza, ricordati che tu devi fare quello che diciamo noi”
Detto questo si avviò verso l’interno dell’appartamento e mi fece cenno di seguirla.
Mentre entravo in casa sentii urlare Fifi “non preoccuparti tesoro, per un po’ ci penso io alla guardiola”. Mai avrei pensato che se ne approffittasse per rubare il pacco della signora del primo piano.
Appena il tempo di entrare in sala che la piccola stronzetta mi dice di togliermi i pantaloni. Lo so, lo so tutti avrebbero obbedito immediatamente, ma mi sentivo usato. Purtroppo non potevo fare altrimenti e mi tolsi sia i pantaloni sia le mutande e rimasi li a cazzo moscio.
“Uhnn Interessante” e subito me lo afferrò “ora si che è bello duro, come è fortunata MJ”
Poi inizio un lungo e insaziabile pompino. Riusciva a ingoiarlo tutto. Con un dito mi stimolava il buco del culo, facendo leggeri cerchi. In meno di un minuto gli esplosi in faccia.
“Bene bene, come test non c’è male. Un giorno ti invitiamo a casa nostra e ci farai divertire” poi mentre se ne stava per andare “mi raccomando salutami la signora Ulriche”.
Sul momento non capii esattamente, cosa mi volesse dire, ma lo scoprii da li a qualche ora.
La signora Herrin arrivò puntale come un orologio svizzero, lo so era tedesca, alle 18. E mi chiese con molta gentilezza se fosse arrivato un pacco. Ovviamente le risposi di si. Iniziai a cercarlo. Ma dove cazzo era finito.
Tornai mesto da lei e le dissi la verità.
Con uno sguardo inferocito, mi diede uno schiaffo “con me queste cose non dovono succedere, hai capito?”
Insicuro su cosa rispondere le feci un cenno con la testa.
“Ora sentimi bene caro, voglio che entro le 20 me lo porti nel mio appartamento. Altrimenti ne pagherai le conseguenze.” Girò sui suoi tacchi e se ne andò.
Lo cercai per tutta la sera, ma quel dannato pacco non veniva fuori. Quindi non mi rimaneva altro che andare dalla signora a portagli le mie scuse, promettendole di risarcirla.
Suonai alla sua porta e subito arrivo la prima sorpresa. Prima sono sicuro che volete sapere come era fisicamente Ulrike. Che posso dire. Era lo stereotipo della signora tedesca matura. Capelli biondi fino a metà schiena, pelle bianchissima, occhi azzurri, tettone infinite, degli addominali da fare invidia a qualsiasi palestrato e un culo di marmo. Chissa quanti squat faceva al giorno.
Prima vi ho accennato alla prima sorpresa. Era il suo abbigliamento. Sembrava che si fosse preparata per una festa a tema sul nazismo. Per iniziare alle gambe indossava degli stivali nero lucidi, alti fino alla coscia con una zip posteriore, tacco 15 cm e 4,5 di platò. La suola era d’acciaio. Sopra aveva un cappotto di pelle nero, anche questo con la zip, che le arrivava ai piedi. Sotto il cappotto, come scoprii dopo, portava un corsetto con zip centrale e lacci laterali, una gonna larga fetish, sempre nera, che le arrivava appena sotto la passera. Per completare tutto, sotto il corpetto, portava una camica bianca, di un materiale a me sconosciuto. Era allacciata fino al collo con dei bottoni di ferro.
Per ultimare il look portava degli occhiali con montatura spessa e una coda di cavallo. Devo dire che mi fece sia paura che eccitare. Nel pavimento notai delle mutandine di pizzo, erano li come scenografia. Ne ero certo.
Ora proverò a fare una cosa diversa. Dopo averla conosciuta bene cercherò di interpretare i suoi pensieri. Come se fosse una sfida alla pari. E come vedrete ha vinto lei e alla grande. Per semplificare indicherò i suoi pensieri.
Pensiero – Ecco finalmente lo sfigato è arrivato -
“Allora hai trovato il mio pacco, era una cosa importantissima”
Balbettando “Le chiedo scusa non so cosa è successo, ero sicuro di averlo messo nella sua casella di posta”
Tiro fuori il portafoglio “Mi permetta di risarcirla”
Pensiero – Questo crede davvero di cavarsela così –
“Entra coglione”
“Mi scusi cosa ha detto”
“Ti ho detto di entrare se non hai capito bene”
Pensiero – Ora gli faccio capire chi comanda –
Entrai titubante. Per la prima volta vidi la sua casa. Mi era vietato di entrare, e capii subito il perché.
I muri erano tutti completamente neri. Le finestre erano coperte da tendoni, anch’essi neri.
Sulla sinistra c’era una croce di sant’andrea, che non prometteva nulla di buono. Al centro c’era un divano di pelle rossa e una poltrona sempre di pelle rossa con dei lacci. Mentre sulla sinistra c’era una panca da palestra, ma con delle staffe da ginecologo.
“Benvenuto nel mio ufficio” mi voltai ed era in piedi con in mano un frustino da cavallerizza.
“Quindi non hai trovato il mio pacco”
“Mi scusi ancora, non so che dire. Gli lo ricompro”
“Sai qui non è questione di ricomprare nulla. E’ solo questione di rispetto.” E dando una frustata all’aria “E’ tu non ne hai riserbato per me. E io lo esigo.”
Cercai una via di fuga, ma la porta era esattamente dietro di lei.
Puntandomi il frustino verso il viso “hai letto tutte le regole del nostro condominio”
“Si, ma…”
“Nessun ma.. Regalo numero uno. Tu devi fare esattemente quello che ti dicono i condomini, altrimenti rischi una causa civile. Quindi mettiti a 4 zampe”.
“Non sia ridicola, questo non fa parte delle mie mansioni” mai risposta fu più errata. Mi arrivo in piena faccia una frustata che mi lasciò un segno sulla guancia destra.
“ora da bravo non fartelo ripetere, mettiti a 4 zampe”.
La sera stessa della mia prima volta con MJ, lessi e rilessi attentamente il mio contratto. Per ogni rifiuto rischiavo 1000 euro di ammenda. Pur non sapendo finchè tutto questo fosse legale. Mi misi a 4 zampe in attesa di una sua reazione.
Pensiero – Finalmente il deficiente ha capito chi comanda -
Quindi voltandosi, la signora si è recata verso la cassettiera posizionata accanto alla porta e prese una sorta di quinzaglio. Si avvicinò a me. Mise un suo tacco sulla mia madre destra, io urlai. E senza curarsi di me mi allacciò il collare attorno il mio collo. Strinse la cinghia piu che potè e tiro la catena.
“ora lurida merda leccami gli stivali”
Mi vergogno un po’, mi misi a piangere e cercai di resistere il piu possibile. La sua forza era incredibile, e con un forte strattone al quinzaglio mi fece arrivare il viso ai suoi piedi. Poi dopo avermi messo il piede destro sulla faccia.
“Che sei una femminuccia?, che ti metti a piangere?. FORSE NON HAI CAPITO LECCA I MIEI STIVALI”
Tirai fuori la lingua e come un cagnolino, leccai lo stivale sinistro. Mentre il destro era impegnato a spingermi ancora piu a terra.
“Bravo il mio cagnolino”
Poi lentamento si aprì il cappotto, lo gettò sul divano. Ora nonostante la situazione devo confessare che era tremendamenti sexy e le sue tettone erano incredibili.
Pensiero – Ora è giusto che sta merda si faccià perdonare e faccia godere la sua padrona –
Sempre tramite il quinzaglio, mi fece alzare la stesta, mi sputo in faccia.
“Bene signorino ora accontenta la tua signora e fammi godere con la tua lingua”
Devo dire che quello, nonostante tutto, era un ordine che eseguii volentieri. E men che non si dica mi infilai sotto il suo gonnellino e iniziai a leccare la sua passera esperta (perché sono un signore la definisco così)
A quanto pare la mia lingua le dava piacere, iniziò a gemere e a tirarmi i capelli con forza.
Pensiero – Allora questo stronzo sa fare qualcosa –
“Bene, bene vedo che con i preliminari sei bravo, ma ora iniziamo a giocare sul serio”
Pensiero – Ora questo stronzo imparerà cosa sia il rispetto –
“Vediamo un po’ smidollato con quale giocattolo, puoi far divertire la tua signora”
SI guardò in giro.
“La croce di sant’andrea è troppo pure per te, per stavolta voglio andarci piano” e poi riflettendo ancora un secondo “su ho deciso, coglioncello alzanti in piedi”
Poi precendomi verso la panca. “Su non fare storie sdriati qua, ma prima spogliati nudo”
Ormai ero alla sua mercè, dovevo solo aspettare che tutto quello finisse. Mi spogliai, mi sdraiai su quel coso, in attesa delle sue mosse.
Mi passo il frustino sul corpo, poi diete dei colpi secchi al mio uccello. Ovviamente mi misi a bestemmiare.
Pensiero – Questo bastardello non sa cosa gli aspetta ora –
Piano piano legò tutte le cinture della panca. Per prime fu la volta di quelle delle braccia, quanto cazzo strinse sta puttana, poi quelle del busto. Poi indicando con il frustino le staffe.
“Su da bravo, non farti pregare, infila le tue gambe qui”
“Ma cosa cazzo mi vuole fare”
“Sempre a protestare, non rompere i coglioni, metti le gambe qui”
Obbedii subito, appogiai le gambe a quelle cose fredde metalliche. Ne consegui che avevo le gambe nettamente spalancate, appunto come se dovessi partorire, ma io non ho la figa.
Tirandomi i capelli si avvicinò alle mie orecchie e mi sussurrò “La padrona di casa mi ha accennato che ti piace il cazzo in culo”
Non parlai, ma feci solo un gesto con la testa.
“Gut, ora fammi pensare” e andò verso il solito cassettone.
Pensiero – Chissà che misura serve a sto frocetto, il 17, il 19, il 21 o il 23. –
Si girò verso di me e afferrò l’oggetto nel cassetto. Lo indossò e si volse verso di me con un sorriso beffardo.
Indossava lo strap on più largo che avessi mai visto.
“Mi sleghi subito, lei è pazza”
“Quindi frocetto non ti piace il mio cazzo”
“No lei è completamente folle”
E con tutta la forza, cercai di liberarmi. Ovviamente era impossibile
“La prego le do tutti i soldi che ho. Diventerò il suo schiavo.”
“Tu guarda, mi sembra che tu sia gia il mio schiavo, la tua voce mi ha stancato”
Sempre dal suo cassetto magico, estrasse il tape americano. Ne tagliò un pezzo.
“Ora mia caro ti faro stare zitto io”
E mi appiccicò il nastro sulla bocca. Era cosi aderente che facevo fatica a respirare. E iniziai a inalare l’aria dal naso a fatica.
“finalmente ora stai zitto” e mi sputò in pieno viso.
Poi mentre il suo cazzo enorme si strusciava sul mio viso, si leccò le dita e me ne sbattò tre nel culo.
“A però, vedo che sei molto largo. Silvy aveva ragione allora”
Rideva e mi penetrava con il culo con le sue dita.
“Lo sai che sei una lurida frocetta, guarda il tuo cazzo non mente”
Aveva ragione. Senza controllo mi era partita un erezione. Lei mi morse la cappella, ma quando cazzo faceva male.
“Vedo che l’hai bello duro, ma sai cosa e veramente duro” si prese il cazzo in mano. Si mise davanti a me. Sputò sul buco del culo. Poi inizio a penetrarmi.
Quanto cavolo era grosso. Mi sentivo tutto aperto. E vero che ogni tanto avevo avuto esperienze bisex. Ma giuro, mai nella mia vita, avevo preso in corpo una cosa simile.
La cosa che più mi fece più impressione, fu il suo volto. Non avevo mai visto un viso così, nello stesso tempo, sia cattivo sia eccitato.
Piu mi scopava, piu io mi eccitavo. Probabilmente la signora sapeva fare il suo lavoro. E nello stesso tempo aveva letteralmente le palle nella sua mano destra.
“Vedi troietta mi stai facendo sudare” E si tolse la camicia sotto il corpetto. Le sue tette rimasero strizzate in quella tortura mediovale, ma si intravedevano i suoi capezzoli e questo mi fece eccitare ancora di più.
Pensiero – Altro che punizione questo stronzo se la sta godendo –
Tolse il cazzo dal mio culo.
“Poverino è tutto rosso”
Infilò la sua lingua dentro, e con la mano mi masturbo l’uccello. Lo ammetto stavo per venire. Ma lei da esperta se ne accorse. E mi schiaffeggiò l’uccello. Riprese a incularmi.
“Non ti azzardare di venire con me, non te lo acconsento”
Mi tolse il cazzo. Per fortuna stavo soffrendo da matti. Mi strappo dalla bocca il nastro. Mi leccò le labbra.
“Dai non essere arrabbiato, so che ti stai divertendo” e indicò il mio uccello.
“Ora è giusto che mi diverta pure io”
Mi liberò dalla panca.
“Alzati in piedi. Troietta”
Lo feci con difficoltà. I suoi colpi mi avevano fatto effetto. Poi dimostrando una parte di dolcezza mi bacio.
“Non preoccuparti, abbiamo quasi finito”
Riprese la sua parte. Presa in mano la catena mi condusse verso la poltrona.
Pensiero – Ora voglio farmi quel cazzone –
“Siediti lì, puttanella. Sarò gentile non ti legherò ne i polsi, ne le caviglie.”
Mi sentii quasi sollevato e mi sedetti. Si mise in ginocchio. Lo trovai quasi assurdo. Una donna come lei che si inginocchiava davanti a un uomo. Mi mise due dita nel culo. Poi iniziò a pompinare il mio cazzo che era tornato moscietto.
Mamma mia che lingua che aveva. Come cavolo la muoveva. Il mio cazzo non ci mise nulla a tornare duro. E d’istinto le accarezzai i capelli. Come mi è venuto in mente!!!
Si alzò di scatto.
“Ma chi cazzo ti ha detto che puoi toccarmi. Sono io che comando” e subito mi diede una ginocchiata nella palle..
“Porco Dioooo!!” sono stato davvero un cretino.
Si slacciò il corpetto. Facendo uscire le sue tette sode ed enormi.
“Hai capito ora che comando io, ora palpale e leccamele”
Senza fiatare, le afferrai e gli leccai i capezzoli. Mentre lei mi segava il cazzo, bene attenta a non esagerare.
“Bene ora sei pronto”
Si alzò il gonnellino e si sedette sopra di me.
“Ora mentecatto fammi godere”
Prese il mio cazzo con la mano destra. Se lo infilò nella figa e inizio a cavalcarmi follemente. Per la prima volta mi sentivo alla pari con lei.
Senza dirle nulla le infilai la lingua in gola e lei la accettò subito. Nessun rimprovero. Solo due dita nel culo. Era fissata. Inarcò la schiena e mi urlo “MORDIMI SUBITO LE TETTEEE”
Pensiero – Cazzo Silvy aveva ragione sto imbecille mi sta facendo godere, troverò una scusa e lo inviterò più spesso –
Si girò mostrandomi la schiena.
“Non ti azzardare e mettermelo nel culo”
Mica ero cosi scemo. Gia mi aveva dato una ginocchiata nei coglioni per una mano, se la inculavo sicuramente mi avrebbe ucciso. Poi la vidi appoggiare le mani al muro.
“Allora coglione, la mamma ti deve insegnare cosa devi fare?”
Punto sull’orgoglio. Gli strappai la gonnellina, avevo scoperto che i bottoni erano sul lato destro. E iniziai a penetrarla e con un moto di coraggio “ora voglio sentire te urlare, puttana”
“hai capito il coglionazzo, allora sfondami”
Subito mi misi dietro e mi presi la libertà di schiaffeggiarle il culo, dentro di me immaginai che le piacesse.
E infilai il mio cazzo duro.. e spinsi.. Dio come era bagnata.
“Cosi ti sembra di farmi godere, datti da fare”
Mi aveva preso sul vivo e iniziai a spingere come se la violentassi. Cosi tanto che il cazzo mi faceva male.
“E’ così che si scopa smidollato, sono una donna non una suora”
Mi prese le mani e se le mise sulle tette..
“Ora me le devi graffiare, stringere”
Obbeii subito. E appena stavo per venire. Si scansò in un attimo e si mise a ridere.
“Pensi davvero che ti permetto di sborrare per merito mio. Sbrigati raccogli la tua roba e vattene. E sia chiaro entro domani mattina voglio il mio pacchetto”
Mi revistii ancora con il cazzo duro. Prima di chiudere la porta la vidi sdraiarsi sul suo divano e infilarsi il suo cazzo enorme nella figa.
Pensiero – Quanto cavolo mi ha fatto godere quello smidollato, ma non potevo assolutamente farlo venire. E assolutamente non potevo avere un orgasmo grazie a lui sarebbe stato umiliante –
In quanto a me, appena uscii dal suo appartamento mi afferrai il cazzo dolorante. Mi segai sul pianerottolo con le mutandine che le avevo rubato, senza farmi scoprire. E ci iaculai dentro. E le lasciai sulla sua maniglia della porta. Una piccola vendetta dovevo prendermela. Poi scoprii che nello stesso momento lei squirtò in modo impressionante. Appena tornato nel appartemento trovai il pacchetto della signora con sopra un biglietto con scritto:
“Spero che Ulrike ti ha fatto divertire” Firmato Fifi.
Mi sa che a quelle due gemelle devo dire due parole.
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