I tormenti di nonna Marta (parte quattordicesima)
di
Marco Sala
genere
incesti
Libera traduzione
Al mio risveglio mi accorsi di essere da una parte del letto mentre alla sera mi ero addormentata tra Agnese e Melania. Durante il sonno mi ero talmente stretta alla piccola rossa che probabilmente l’avevo costretta a cambiare posto, o forse aveva voluto stare vicina ad Agnese per darsi del piacere reciproco. Tuttavia formavamo un bel groviglio di donne, tutte e tre con un gap generazionale di differenza. Mia figlia con la testa appoggiata al mio ventre, mentre Melania era abbracciata a lei molto languidamente. Mentre accarezzavo i capelli di mia figlia, la sua giovane amante, appoggiandosi ad un gomito, si sporse verso di me porgendomi le sua labbra per un bacio di buongiorno. Mi ricordai che purtroppo sarei dovuta partire in giornata, anche se non ricordavo l’ora precisa del volo. Un po’ in preda al panico chiesi a mia figlia: “A che ora devo partire?” “Abbiamo ancora diverse ore davanti a noi, non preoccuparti.” “Vorrei cominciare a preparare la valigia.” “Su aspetta ancora un attimo, mamma.” Mentre stavo per lasciare il letto, Agnese cominciò a succhiarmi il seno in modo così piacevole e naturale che ebbi la sensazione che mi venisse davvero la montata di latte. In quel momento, dopo aver bussato alla porta, Giacomo infilò la testa e ci chiese: “Volete la colazione a letto?” Senza attendere la risposta entrò in camera portandoci un vassoio con un sacco di cose invitanti. Caffè, thè, biscotti e del succo di arancia appena spremuto. La cosa più divertente era il suo abbigliamento, mio genero indossava solo un grembiule da cucina legato in vita, e sotto era nudo. Il suo corpo, dopo essersi fatto depilare a casa dei vicini, era liscio come quello di un bambino, tanto che mi faceva uno strano effetto vederlo così. Giacomo depose il vassoio al centro del letto sulle gambe della moglie. Essendo dalla mia parte del letto, mentre si sporgeva per appoggiare il vassoio, ne approfittai per infilare una mano sotto il grembiule ed accarezzarlo tra le cosce. Immediatamente si rialzò e allargò le gambe per permettermi di farlo più facilmente. Agnese e Melania non si preoccuparono assolutamente di nascondere le loro nudità e, mentre facevano colazione, si divertivano ad osservarmi mentre giocavo con Giacomo. Mia figlia poi era del tutto indifferente che accarezzassi il cazzo di suo marito. Giacomo mi lasciò fare tranquillamente ed il suo cazzo divenne duro creando un divertente rigonfiamento al grembiule. Lo avvicinai meglio a me cosi da slegargli la fettuccia che lo fermava in vita e voilà, apparve il suo sesso depilato e la mano della suocera che lo stava masturbando, il tutto davanti alla moglie e la sua giovane amichetta. Il cazzo duro di Giacomo era troppo allettante, avevo voglia di sentirlo dentro di me. Quando alzai il lenzuolo ed aprii le gambe, mio genero intuì subito le mie intenzioni e, sdraiatosi sopra di me, mi penetrò così velocemente che mi prese alla sprovvista. Wwwaaoo…. Era veramente in forma! Ci stava dando dentro alla grande il ragazzo, mi stava scopando veramente bene. Agnese e Melania, sedute al mio fianco con le gambe incrociate per stare più comode, osservavano lo spettacolo senza provare nessuna vergogna nel mostrare le fichette nude all’uomo che mi stava scopando. Il porcellone stava facendo il suo lavoro veramente bene, mi fece arrivare subito al massimo del piacere tanto che rischiai di svenire quando arrivai ad un dirompente orgasmo. Appena ripresi fiato gli mormorai all’orecchio. “Mamma mia, avevi proprio voglia stamattina.” “Sai come ti voglio bene mamma. Mi mancherai.” “E se tu passassi qualche giorno con la tua vera mamma? Può darsi che anche a lei farebbero piacere queste coccole.” “Non penso che a lei piacerebbero queste tenerezze da suo figlio.” “Forse a lei non piaceva un figlio piagnucolone e depresso. Ora sei forte e pieno di vita, e scopi proprio bene.” “Oh Marta, come sei gentile.” Giacomo ormai aveva capito la differenza tra me e sua madre, era un buon segno. Mentre parlavamo di sua madre, Giacomo era ancora dentro di me, sentivo il suo cazzo pulsare dentro la mia vagina e, mentre mi baciava teneramente sul collo, iniziò ancora a pomparmi lentamente. Agnese e Melania a quel punto si sdraiarono accanto a noi nella posizione del 69 ed iniziarono a leccarsi. La rossa era sotto, mia figlia sopra con il suo culetto alla portata della mia mano. Sempre facendomi scopare da mio genero, con la mano, salendo lungo la coscia di mia figlia, arrivai fino al suo buchino e lo penetrai senza difficoltà con il dito medio. Mentre si stava facendo leccare la patatina da Melania, Agnese era sodomizzata dalle dita della madre. La cosa si capiva che era molto apprezzata, infatti si spostò verso di me in modo che la penetrassi più profondamente. All’improvviso vidi Giacomo rialzarsi e girare la testa dietro. Capii che Agnese aveva momentaneamente smesso di leccare la sua amichetta per sditalinare a sua volta il culo del marito. Passata la prima sorpresa, Giacomo apprezzò molto le attenzioni che la moglie dava al suo buchino, tanto che sentii il suo cazzo, ancora dentro la mia fica, indurissi e gonfiarsi ulteriormente. Nonostante la posizione piuttosto scomoda Agnese, continuando a masturbare il culo del marito, riprese a leccare la sua amata rossa. Poco dopo sentii lo sfintere di mia figlia contrarsi attorno alle mie dita, erano gli spasmi che precedettero le urla del suo orgasmo. Il piacere della moglie stimolò il mio amante che anche lui esplose in un potente orgasmo inondando del suo succo la mia vagina. Rapidamente Giacomo uscì da me e subito si mise a leccare la mia fica madida di umori, assaporando allo stesso tempo il suo succo mentre colava dal mio sesso. Con dei gesti feci capire a Melania di venire a sedersi sul mio viso lei, con molto piacere accettò e, mentre Giacomo con molta dedizione mi leccava la fica, io facevo altrettanto e con grande gusto, alla bella rossa. Mentre le succhiavo il clitoride, le mie mani corsero lungo suo ventre bianco fino ai suoi seni sodi. Quando iniziai a pizzicargli i capezzoli iniziò a gemere di piacere, ed un flusso caldo di umori inondò il mio viso. Le mani di Agnese si unirono alle mie e, nonostante non riuscissi a vedere le due innamorate, potei intuire che si baciassero appassionatamente. Visto il nostro triangolo lesbico, Giacomo smise di leccarmi e lasciò silenziosamente la stanza. Dopo la sua bocca del mio clitoride si occuparono delle dita, senza che io capissi bene a chi appartenessero. Probabilmente era mia figlia colei intenta a giocare con il mio bottoncino. A quel punto non so se io o Melania raggiungemmo l’orgasmo per prima, ma sicuramente le nostre grida di piacere riempirono la stanza all’unisono. Dopo questo doppio orgasmo mattutino mi prese una fame da lupo, Agnese prese il vassoio appoggiato precedentemente sul comodino e me lo porse. Mentre facevo colazione, Melania ne approfittò per andare in bagno. Rimaste sole allora mia figlia mi disse: “Mi dispiace averti lasciata sola in questi giorni, ma Melania mi mancava tantissimo.” “Non preoccuparti, ciò mi ha permesso di scoparmi tuo marito e giocare con i vicini, anzi sai che ti dico? Spero che un giorno tu e Melania possiate giocarci anche voi, sono molto affascinanti e perversi.” Mentre mi degustavo una brioches freschissima e fragrante, tra un morso e l’altro, gli raccontai in due parole l’esperienza che avevo avuto con loro, omettendo volontariamente di evocare la Spezia, pianta capace di intensificare all’ennesima potenza le capacità relazionali. Gli raccontai dei loro diversi modi di fare l’amore, delle impressionanti dimensioni del sesso di Rocco e della attitudine di Rosa come Mistress. Allora Agnese mi rispose: “Lo sai mamma, ormai i cazzi veri non mi interessano più, io sono molto felice con Melania e voglio esserle fedele.” “Ciò ti fa onore figlia mia, ma se posso darti un consiglio goditi la vita e i suoi piaceri. Io ho scoperto tutto ciò alla mia età dopo aver dedicato tutto il mio tempo a tuo padre che mi ha ricambiato scopando le mie figlie e le loro amiche.” “Lo so mamma, è una vecchia storia, perdonami.” “Non preoccuparti amore, solo da poco ho capito che non era colpa vostra. Ora voglio solo la tua felicità. Hai già qualche idea per festeggiare la tua unione ufficiale con Melania?” “Non lo so ancora. Prima dovrei parlarne con le ragazze, poi vorrei separarmi legalmente da Giacomo. Ci sono ancora molte cose che dovrei fare prima di pensare a me e a Melania.” “Tuo marito non ti farà storie, è ansioso di tornare dalla madre.” “Perché insisti così tanto con fatto che voglia tornare dalla madre? Non potrebbe prendere un appartamento da queste parti, vicino alle sue figlie?” “Tuo marito vuole diventare l’amante di sua madre. Ormai ha gli argomenti giusti per farlo.” “Ahhh.. Non conoscevo questa sua ambizione.” “Io credo che questa mia visita gli sia stata rivelatrice e salutare.” “Si, è vero. Da quando sei qui tu, tutto è cambiato tra me e lui, ma non me ne pento. Giacomo è felice come non l’ho mai visto prima. Accetta di buon grado la nostra separazione ed ha un atteggiamento impeccabile nei confronti di Melania ed io. Sarei persino disposta ad ospitarlo ancora per un po’.” “Qualcosa mi dice che preferirebbe restare con sua madre per trombarsela giorno e notte.” “Ma mamma! Come parli, non ti riconosco più.” “Come qualcuna che si è emancipata da una vita piatta e triste e ormai non ha più nessuna remora di sorta. Ops.. come è tardi! E’ ora che mi faccia una doccia e cominci a preparare le mie cose.” “Si, ma dove è finita Melania?” Melania era in bagno e, ormai nuda, si stava preparando per entrare in doccia. Ci accolse con un radioso sorriso quando, entrambe nude, io e mie figlia entrammo in bagno. I momenti che seguirono si rivelarono pregni di voluttà e sensualità femminile per lo scambio di carezze che ci facemmo sotto la doccia. Agnese, in uno slancio di passione, mi spinse contro le piastrelle e mi baciò focosamente appoggiando la sua gamba tra le mie. Melania ci abbracciò entrambe e volle partecipare anche lei al bacio. Baciarsi in tre non è decisamente facile tanto che fummo preda di un riso nervoso. Anche se la doccia già aveva bagnato i nostri volti, posso essere certa di aver visto delle lacrime sul volto di Agnese e di Melania. Anche io, al pensiero che avrei dovuto lasciarle tra poche ore, iniziai a piangere e singhiozzare a mia volta. Dopo alcuni minuti di questa malinconia decidemmo che era il momento di scuoterci e pensare ad altro. Dopo essermi rivestita, mentre mi stavo truccando, Melania passandomi a fianco mi baciò teneramente su una spalla. Trovai questo suo piccolo gesto d’affetto molto commovente. Più tardi, una volta che la mia valigia fu pronta, Agnese chiese a mio genero di aiutarmi a caricarla sulla macchina parcheggiata nel cortiletto dietro la casa. Giacomo, che dopo aver tolto il grembiule non si era più rivestito, prese la mia valigia e, così com’era e senza nessun imbarazzo, scese completamente nudo in giardino portando la mia valigia. Decisamente sorpresa, non potei comunque non apprezzare il suo culetto mentre si chinava a sistemare la valigia nel baule. Ebbi un sussulto quando sentii la voce di Rocco esclamare: “Non muoverti Giacomo, rimani così come sei che arrivo subito.” Quasi come se non aspettasse altro, Giacomo rispose: “Oh, sii… vieni subito, ti aspetto.” Rocco con un balzo salto il recinto che delimitava le due case, ci salutò velocemente con un sorriso di circostanza e raggiunse la sua preda. Prima ancora di rispondere al suo saluto iniziai a sentire i mugolii di piacere di mio genero intento a farsi trapanare dal grosso cazzo del vicino. Senza nessuna vergogna, piegato nel cofano della macchina, offriva lo spettacolo del suo culo violato agli occhi della moglie, della suocera e della bella Melania. Nonostante in un primo momento mia figlia rimase sorpresa di vedere il marito in quella situazione, successivamente la cosa la intrigò e ci intrigò, tanto che ci avvicinammo per godere al meglio lo spettacolo. Rocco, afferrato Giacomo per i fianchi, stava scatenando tutto il suo furore nel culo dilatato di mio genero. Lo spettacolo era surreale. Io ero incantata nell’ammirare quel cazzo impressionante entrare ed uscire, mentre mia figlia consolava il marito e lo esortava a lasciarsi andare al piacere di quel momento. Melania invece, abbracciando da dietro Agnese, le accarezzava allegramente il seno. Dopo che Rocco ebbe goduto, Giacomo si inginocchiò davanti al suo “padrone” e avidamente gli pulì la cappella leccandogli le ultime gocce di succo. Mentre un lungo filo di sborra gli colava lungo le gambe, Giacomo con molta cura chiuse la patta e sistemò i pantaloni a Rocco. Quest’ultimo, avvicinandosi all’orecchio mi sussurrò: “Rosa vuole vederti prima che tu vada.” “Ahimè non ho molto tempo, come vedi sono in partenza.” “Solo pochi minuti, seguimi.” Intrigata da questo curioso invito, lasciai la mia allegra famigliola e lo seguii.
In compagnia di Rocco, il vicino di casa di mia figlia, raggiunsi la sua abitazione dove ci aspettava Rosa, sua moglie. Al mio arrivo mi venne incontro e, abbracciandomi in vita, mi baciò teneramente dicendomi: “Oh Marta, come sono felice di rivederti.” “Anche io, ma scusami ho molta fretta, mia figlia mi deve accompagnare all’aeroporto.” “Non preoccuparti tesoro, non voglio trattenerti un secondo in più del necessario. Prima che tu parta, Rocco ed io, abbiamo deciso di farti un regalo.” “Oh, che gentili. Ma come mai? Ci conosciamo da così poco.” “Si lo so, ma per noi è stato facile grazie alla Spezia, vedere come la tua aura è pura, per questo abbiamo fiducia in te. Per favore accetta questo regalo. Mettilo in valigia e non aprirlo finché tu non sarai arrivata a casa.” Rocco mi tese il pacchetto, più o meno delle dimensioni di un libro, confezionato con una bella carta e legato con un bel nastro d’oro. Presi il regalo e subito mi accorsi che era molto più leggero di quello che poteva essere un libro. Li ringraziai e li baciai stringendoli forte al mio petto. Ero commossa dall’atteggiamento di quelle persone, le conoscevo appena ed erano così premurose nei miei confronti. Poi Rosa aggiunse: “Un’altra piccola cosa, Marta.” “Si, dimmi pure.” “Seguimi nel salone.” Questa donna, che poteva essere stata mia figlia, mi affascinava e mi soggiogava. La seguii senza parlare, mentre da dietro ammiravo la sua perfetta siluette. Appena giunta nel salone prese un flacone pieno della famosa Spezia. Usando un cucchiaino ne posò un poco sul dorso della mano, quindi, prendendone un poco con l’indice ed il pollice, inspirò un poco di quel polline blu. Ripetei i suoi gesti e l’effetto fu istantaneo. Dopo una piccola vampata di calore, mi girai verso di lei e vidi il suo viso come avvolto da un alone rosa pallido. Divertita dal vedermi così stupita, scoppiò in una divertita risatina. Anche se già mi avevano parlato delle virtù e delle proprietà della Spezia, ancora ero sorpresa di costatarne personalmente gli effetti. Rosa subito mi spiegò una cosa: “Più è chiara l’aura che vedi e più ti puoi fidare della persona. Mentre più è rossa, più è alto il desiderio e l’interesse.” Quindi mi regalò il flacone pieno di quel polline con le sfumature blu che poco prima avevamo inspirato. Restai sbalordita di come Rosa si fidasse così tanto di me, per tutta risposta ricevetti un ardente bacio che quasi mi tolse la voglia di ripartire verso casa mia. Vedendo la mia reazione, mi motivò esortandomi ad andare e gratificandomi con uno schiaffo sulle chiappe che mi emozionò, ovviamente perché era il suo modo di dirmi addio. Raggiunsi velocemente mia figlia e misi il regalo in valigia, resistendo fortemente alla tentazione di aprirlo. Vidi che Giacomo, finalmente, si era rimesso i pantaloncini. Mio genero, dopo aver chiuso il bagagliaio della macchina, mi guardò con aria triste. Grazie all’effetto della Spezia, potei vedere attorno a lui un alone arancione, e a volte rosato, m’indicava che, nonostante avesse appena goduto sotto il colpi del cazzo del vicino, sarebbe stato pronto a ricominciare con me, ed anche subito, ma purtroppo ormai non avevamo più tempo per farlo. Gli diedi un lungo abbraccio e mi feci promettere di giacere con sua madre il prima possibile e di onorarla come merita. Melania, la giovane amante di mia figlia, volle a tutti i costi accompagnarmi anche lei all’aeroporto, la cosa mi fece molto piacere. Al terminal, fu con molta emozione che salutai mia figlia e la sua compagna ed, essendo anche loro addolorate per la mia partenza, l’addio fu bagnato dalle copiose lacrime che scendevano lungo le nostre gote. La grande folla nella hall dell’aeroporto era uno scintillio di colori e ciò mi aiutò a distrarmi un poco. Durante il mio passaggio tra i sistemi di sicurezza, notai che non ero indifferente ad uno degli addetti che, dopo avermi guardato velocemente in faccia, mi scrutò dalla testa ai piedi, e non sicuramente per obblighi professionali. L’aereo era quasi vuoto, mi fu assegnata l’ultima fila e, nonostante i numerosi posti vuoti, dovetti sedermi a fianco di un’altra persona. Mi spiegarono più tardi che per una questione di bilanciamento dei pesi, i passeggeri dovevano essere disposti su tutta la lunghezza dell’aeromobile. Il mio vicino di sedile era un ragazzo giovane, ancora con il viso pieno di acne. Quando mi sedetti vicino a lui, alzò il naso dal libro che stava leggendo e notai, grazie alla sua aurea, un fugace interesse per la mia persona. Agnese mi aveva consigliato di mettere il mio bagaglio nella stiva, quindi avevo con me solo la borsa. Quando aprii le gambe per far scivolare la borsa sotto il sedile, il mio ginocchio toccò sensualmente il suo, tanto che provai desiderio di lasciarlo a contatto il più possibile. Non capii il perché, decisamente devo dire che non mi mancano cazzi giovani da succhiare. Mi voltai verso il ragazzo cercando di scusarmi per il fortuito contatto e curiosamente notai che il suo sguardo si era tuffato nel mio décolleté pronto ad ammirare i pizzi che ornavano il mio reggiseno. Gli sorrisi teneramente e lui, capito di essere stato colto in flagrante, arrossì per la vergogna. Prima del decollo dell’aereo, purtroppo mi vergogno a dirlo, ero molto impaurita, mentre il mio vicino calmo e tranquillo, faceva finta di leggere, ma mi accorsi che il suo sguardo preferiva accarezzare il mio ginocchio e le mie cosce piuttosto che il suo libro. Capendo che lo stavo osservando, girò la testa verso di me arrossendo nuovamente in viso e, contemporaneamente, anche la sua aura divenne di un rosato più intenso. Sicuramente questo giovane era infatuato da me, e non poco. Ciò cadeva a fagiolo, anche io mi sentivo piuttosto eccitata. Quando l’aereo rullò e si alzò in volo, la mia mano strinse la sua per qualche secondo tanto che lui non sapeva cosa fare, se spostarsi o assecondarmi. Tremando di paura balbettai qualcosa: “Mi scusi giovanotto, sono desolata per averla infastidita.” “No.. no.. non si preoccupi.” “Sa, non prendo l’aereo molto spesso. La prego di scusarmi ancora.” Il giovanotto ritornò a leggere il suo libro o meglio, ricominciò a guardarmi il ginocchio e le cosce. Mi rilassai quando l’aereo raggiunse la sua altitudine di crociera, tanto che decisi di leggere una rivista che avevo acquistato prima in aeroporto. Chinandomi per prendere il giornale dalla borsa, mi girai verso di lui mostrandogli meglio il mio décolleté ed alzando ulteriormente la gonna. Il mio ginocchio era ormai ad un centimetro dal suo. Il suo respiro accelerò ed il suo libro era in balia delle sue mani tremanti. Non osava entrare in contatto con me. Allora posai il mio gomito sul bracciolo ed il mio braccio toccò il suo. Lo vidi sussultare. Il contatto inizialmente era molto discreto, poi il giovane divenne sempre più audace premendo il suo braccio contro il mio. Anziché toglierlo, risposi con dei movimenti rotatori del gomito contro il suo facendogli capire che approvavo l’iniziativa. Spinsi anche il mio ginocchio verso il suo accompagnando il movimento con un nuovo mio riposizionamento sul sedile in modo che il suo gomito toccasse il mio seno. In quel momento mi venne voglia di rivivere il momento in cui, il mio nipotino, una sera al cinema, avevo preso l’iniziativa di accarezzarmi il seno nel buio, fatto che aveva dato inizio alla mia nuova vita. Il mio vicino era senza fiato dall’emozione, ma si capiva che apprezzava molto il fatto che io sfregassi il mio seno sul suo braccio. Egli aprì un poco le gambe e, dal bozzo sui pantaloni, capii subito che era eccitato. Le nostre gambe erano ormai in pieno contatto l’una contro l’altra. Il suo libro cadde sul pavimento, mentre la mia rivista non l’avevo neppur aperta. Molto discretamente feci scivolare la mia mano tra le sue cosce e con la punta delle dita cominciai ad accarezzarlo salendo lentamente verso il suo cavallo ed in particolare fino alle palle. Mentre le nostre braccia si incrociavano, lui si riposizionò sul sedile in modo di mettere una mano tra le mie cosce e alla fine si lasciò andare. Rimanemmo in quella posizione per poco tempo, infatti subito dovemmo riprendere una postura conveniente in quanto sopraggiunse l’hostess con il carrello delle bevande. Solo i nostri piedi rimasero in contatto tra di loro, cosa che permise alla nostra respirazione di ritornale normale. L’hostess guardò preoccupata il viso del mio vicino rosso come un peperone, questi la rassicurò dicendole che era solo calore, cosa che in un certo senso era vera. Il ragazzo abbassò i nostri tavolini e rialzò il bracciolo che ci divideva per poter fare uno spuntino con ciò che l’hostess ci aveva offerto. Mentre la giovane donna si stava allontanando, ci scambiammo un sorriso complice e gli sussurrai all’orecchio: “ Puoi ancora toccarmi se vuoi..” Questo giovane, così timido all’inizio, divenne intraprendente molto velocemente. Fece scivolare la sua mano sul mio seno ed iniziò a palparmelo, anche se in modo piuttosto goffo, quindi iniziò a stringermi i capezzoli che si indurirono sotto le sue dita. Questa sensazione fu molto piacevole tanto che le mie mutandine iniziarono a bagnarsi progressivamente. Mi sbottonai la camicetta e mi girai verso di lui con uno sguardo quasi supplicante. Ciò che mi pareva strano è che ormai non facevo più attenzione al suo viso pieno di acne, anzi mi sembrava bello come un arcangelo. Non lo vedevo più come un ragazzo ma come un uomo che mi desiderava. Volevo sentire le sue mani sulla pelle del mio seno, ci girammo uno di fronte all’altra e le sue mani entrarono in azione. Mentre con una mi palpava il seno, l’altra la infilava sotto la gonna. Allargai le gambe per favorire l’operazione tanto che sentii le sue dita arrivare fino al bordo delle mie autoreggenti. Al massimo dell’eccitazione volevo da lui un bacio. Siccome stava esitando, gli passai un braccio intorno al collo e lo tirai a me per insegnargli come baciare una donna. Il ragazzo capì subito come usare la lingua, e ben presto la sua eccitazione era pari alla mia. Il nostro bacio durò moltissimo, prima di accorgerci di essere bloccati in una posizione molto scomoda, tra un sedile e l’altro. L’hostess ripassò per chiederci se volessimo ancora qualcosa, senza consultaci entrambi chiedemmo un nuovo drink che bevemmo in solo sorso, avevamo la bocca completamente secca, quindi restituimmo il bicchiere e rialzammo il tavolino. Appena la giovane donna si allontanò, gli sbottonai la patta e gli slaccia la cintura facendogli scendere i pantaloni fino sotto i glutei. Mi apparve subito un cazzo duro e palpitante. Mi chinai verso di lui e cominciai con una mano a palpagli le palle mentre inizia a succhiare quel cazzo duro con frenesia. Il ragazzo cercò di palparmi un po’ il seno, poi si abbandonò finché, spingendomi la testa verso il suo cazzo, esplose il suo seme nel profondo della mia gola. Deglutii tutto il suo succo e gli leccai anche le ultime gocce prima di aiutarlo a sistemare i pantaloni. Dopo essermi ripulita le labbra con la lingua, lo guardai con tenerezza e, alzata la gonna fino alla vita, mi girai verso di lui mostrandogli il mio lato B. Vedendo la sua indecisione, afferrai la sua mano e la posai tra le mie chiappe. Ancora esitante, no mollai la mano finché lui non cominciò a ravanare tra le mie cosce. Volevo essere sditalinata, anzi lo voleva il mio ano. Anche se in quella posizione non poteva inserirmi che due falangi, la cosa mi faceva piacere, soprattutto quando con l’altra mano mi palpeggiava il seno. La mia posizione non era piuttosto scomoda, ma quel verginello si rivelò molto abile nel sodomizzarmi con il dito. Lo succhiò quindi me lo infilò correttamente, poi lo tolse e di nuovo dentro e così via. Mi scostò le mutandine che un po’ lo limitavano quindi, dopo una bella insalivata, via nel culo fino in fondo. Accidenti come era eccitante! Non so se la Spezia che avevo annusato prima di partire, per simpatia, avesse fatto effetto anche su di lui, ma sembrava indovinare tutto ciò che volevo in ogni momento. Gli sussurrai: “Oh.. si amore, scopami il culo.. si mi piace.” Mentre mi scopava il culo con le dita, mi avvicinai a lui per cercare di palpargli il cazzo nuovamente duro che si palesava con un bozzo sui pantaloni. Sarà stata la situazione proibita, oppure la posizione in quello spazio stretto e incongruo, che stimolò i miei sensi e che mi obbligo ad uno sforzo sovrumano per non gridare quando sentii l’orgasmo crescere in me. Dopo aver riprese fiato ed essermi ricomposta gli dissi: “Wwaaoo.. sei stato proprio bravo.” “Grazie, ma era per me la prima volta.” “Bene, allora prometti di essere un ottimo amante in futuro.” “Grazie signora, ma posso..” “Si dimmi.” “Posso farle una foto?” “Si qualsiasi foto tu voglia, ma non il viso.” Il ragazzo, del quale non conoscevo neanche il nome, mi fece delle foto da tutte le angolazioni, poi devo dire che ci misi anche del mio. Lui restò in contemplazione a filmare quando mi alzai la gonna e, dopo aver tolto le mutandine gli mostrai la mia micia in tutto il suo splendore. Lo stesso quando, aprendo davanti a lui la camicetta per estrarre dal reggiseno le mie tette, immortalò quel momento. Dopo poco fummo costretti a riprendere un atteggiamento adeguato in quanto il pilota avvertiva che avevamo iniziato la discesa. Il ragazzo mi mostrò le foto e le riprese che aveva fatto, decisamente eccitanti, sembravo una porno star. Poco prima di indossare la cintura di sicurezza gli dissi: “Ti voglio fare un regalo, in modo che tu possa pensare a me quando ti masturbi.” “Cosa signora?” “Ti voglio regalare le mie mutandine. Ti va bene?” “Oh.. si.. signora.” Suppongo sia stato il miglio regalo della sua vita, le mie mutandine ancora umide e profumate dei miei umori. Mi sorprese quando, come ringraziamento, si chinò verso di me per baciarmi con tutta la foga della sua giovane età. La hostess che venne verso di noi per verificare se eravamo adeguatamente legati in vista dell’atterraggio, rimase sorpresa nel vedermi affettuosamente mano nella mano con quel giovane mentre ci scambiavamo dei teneri sguardi. Poco dopo l’atterraggio, il mio vicino mi chiese gentilmente il numero di telefono, quando gli risposi che la nostra avventura non avrebbe avuto un seguito, rimase un poco accigliato e demoralizzato. Dentro di me mi dicevo che comunque i viaggi in aereo sono fatti su misura per me, sia all’andata che al ritorno ero riuscita a fare dei gradevoli incontri. Appena scesi dall’aereo, io e il mio fortunato vicino, andammo ognuno per la nostra strada senza neanche degnarci di uno sguardo. Senza che me ne accorgessi la Spezia aveva finito il suo effetto, l’aura della gente intorno a me era diventata soffusa, quasi invisibile. Dopo aver ritirato il mio bagaglio mi diressi verso l’uscita e subito intravidi la mia figlia maggiore, Virginia. La cosa che mi sorprese era di vederla insieme ad una bella donna bionda che riconobbi, era Sabina, la mamma di Leonardo, ma cosa ci facevano insieme?
Al mio risveglio mi accorsi di essere da una parte del letto mentre alla sera mi ero addormentata tra Agnese e Melania. Durante il sonno mi ero talmente stretta alla piccola rossa che probabilmente l’avevo costretta a cambiare posto, o forse aveva voluto stare vicina ad Agnese per darsi del piacere reciproco. Tuttavia formavamo un bel groviglio di donne, tutte e tre con un gap generazionale di differenza. Mia figlia con la testa appoggiata al mio ventre, mentre Melania era abbracciata a lei molto languidamente. Mentre accarezzavo i capelli di mia figlia, la sua giovane amante, appoggiandosi ad un gomito, si sporse verso di me porgendomi le sua labbra per un bacio di buongiorno. Mi ricordai che purtroppo sarei dovuta partire in giornata, anche se non ricordavo l’ora precisa del volo. Un po’ in preda al panico chiesi a mia figlia: “A che ora devo partire?” “Abbiamo ancora diverse ore davanti a noi, non preoccuparti.” “Vorrei cominciare a preparare la valigia.” “Su aspetta ancora un attimo, mamma.” Mentre stavo per lasciare il letto, Agnese cominciò a succhiarmi il seno in modo così piacevole e naturale che ebbi la sensazione che mi venisse davvero la montata di latte. In quel momento, dopo aver bussato alla porta, Giacomo infilò la testa e ci chiese: “Volete la colazione a letto?” Senza attendere la risposta entrò in camera portandoci un vassoio con un sacco di cose invitanti. Caffè, thè, biscotti e del succo di arancia appena spremuto. La cosa più divertente era il suo abbigliamento, mio genero indossava solo un grembiule da cucina legato in vita, e sotto era nudo. Il suo corpo, dopo essersi fatto depilare a casa dei vicini, era liscio come quello di un bambino, tanto che mi faceva uno strano effetto vederlo così. Giacomo depose il vassoio al centro del letto sulle gambe della moglie. Essendo dalla mia parte del letto, mentre si sporgeva per appoggiare il vassoio, ne approfittai per infilare una mano sotto il grembiule ed accarezzarlo tra le cosce. Immediatamente si rialzò e allargò le gambe per permettermi di farlo più facilmente. Agnese e Melania non si preoccuparono assolutamente di nascondere le loro nudità e, mentre facevano colazione, si divertivano ad osservarmi mentre giocavo con Giacomo. Mia figlia poi era del tutto indifferente che accarezzassi il cazzo di suo marito. Giacomo mi lasciò fare tranquillamente ed il suo cazzo divenne duro creando un divertente rigonfiamento al grembiule. Lo avvicinai meglio a me cosi da slegargli la fettuccia che lo fermava in vita e voilà, apparve il suo sesso depilato e la mano della suocera che lo stava masturbando, il tutto davanti alla moglie e la sua giovane amichetta. Il cazzo duro di Giacomo era troppo allettante, avevo voglia di sentirlo dentro di me. Quando alzai il lenzuolo ed aprii le gambe, mio genero intuì subito le mie intenzioni e, sdraiatosi sopra di me, mi penetrò così velocemente che mi prese alla sprovvista. Wwwaaoo…. Era veramente in forma! Ci stava dando dentro alla grande il ragazzo, mi stava scopando veramente bene. Agnese e Melania, sedute al mio fianco con le gambe incrociate per stare più comode, osservavano lo spettacolo senza provare nessuna vergogna nel mostrare le fichette nude all’uomo che mi stava scopando. Il porcellone stava facendo il suo lavoro veramente bene, mi fece arrivare subito al massimo del piacere tanto che rischiai di svenire quando arrivai ad un dirompente orgasmo. Appena ripresi fiato gli mormorai all’orecchio. “Mamma mia, avevi proprio voglia stamattina.” “Sai come ti voglio bene mamma. Mi mancherai.” “E se tu passassi qualche giorno con la tua vera mamma? Può darsi che anche a lei farebbero piacere queste coccole.” “Non penso che a lei piacerebbero queste tenerezze da suo figlio.” “Forse a lei non piaceva un figlio piagnucolone e depresso. Ora sei forte e pieno di vita, e scopi proprio bene.” “Oh Marta, come sei gentile.” Giacomo ormai aveva capito la differenza tra me e sua madre, era un buon segno. Mentre parlavamo di sua madre, Giacomo era ancora dentro di me, sentivo il suo cazzo pulsare dentro la mia vagina e, mentre mi baciava teneramente sul collo, iniziò ancora a pomparmi lentamente. Agnese e Melania a quel punto si sdraiarono accanto a noi nella posizione del 69 ed iniziarono a leccarsi. La rossa era sotto, mia figlia sopra con il suo culetto alla portata della mia mano. Sempre facendomi scopare da mio genero, con la mano, salendo lungo la coscia di mia figlia, arrivai fino al suo buchino e lo penetrai senza difficoltà con il dito medio. Mentre si stava facendo leccare la patatina da Melania, Agnese era sodomizzata dalle dita della madre. La cosa si capiva che era molto apprezzata, infatti si spostò verso di me in modo che la penetrassi più profondamente. All’improvviso vidi Giacomo rialzarsi e girare la testa dietro. Capii che Agnese aveva momentaneamente smesso di leccare la sua amichetta per sditalinare a sua volta il culo del marito. Passata la prima sorpresa, Giacomo apprezzò molto le attenzioni che la moglie dava al suo buchino, tanto che sentii il suo cazzo, ancora dentro la mia fica, indurissi e gonfiarsi ulteriormente. Nonostante la posizione piuttosto scomoda Agnese, continuando a masturbare il culo del marito, riprese a leccare la sua amata rossa. Poco dopo sentii lo sfintere di mia figlia contrarsi attorno alle mie dita, erano gli spasmi che precedettero le urla del suo orgasmo. Il piacere della moglie stimolò il mio amante che anche lui esplose in un potente orgasmo inondando del suo succo la mia vagina. Rapidamente Giacomo uscì da me e subito si mise a leccare la mia fica madida di umori, assaporando allo stesso tempo il suo succo mentre colava dal mio sesso. Con dei gesti feci capire a Melania di venire a sedersi sul mio viso lei, con molto piacere accettò e, mentre Giacomo con molta dedizione mi leccava la fica, io facevo altrettanto e con grande gusto, alla bella rossa. Mentre le succhiavo il clitoride, le mie mani corsero lungo suo ventre bianco fino ai suoi seni sodi. Quando iniziai a pizzicargli i capezzoli iniziò a gemere di piacere, ed un flusso caldo di umori inondò il mio viso. Le mani di Agnese si unirono alle mie e, nonostante non riuscissi a vedere le due innamorate, potei intuire che si baciassero appassionatamente. Visto il nostro triangolo lesbico, Giacomo smise di leccarmi e lasciò silenziosamente la stanza. Dopo la sua bocca del mio clitoride si occuparono delle dita, senza che io capissi bene a chi appartenessero. Probabilmente era mia figlia colei intenta a giocare con il mio bottoncino. A quel punto non so se io o Melania raggiungemmo l’orgasmo per prima, ma sicuramente le nostre grida di piacere riempirono la stanza all’unisono. Dopo questo doppio orgasmo mattutino mi prese una fame da lupo, Agnese prese il vassoio appoggiato precedentemente sul comodino e me lo porse. Mentre facevo colazione, Melania ne approfittò per andare in bagno. Rimaste sole allora mia figlia mi disse: “Mi dispiace averti lasciata sola in questi giorni, ma Melania mi mancava tantissimo.” “Non preoccuparti, ciò mi ha permesso di scoparmi tuo marito e giocare con i vicini, anzi sai che ti dico? Spero che un giorno tu e Melania possiate giocarci anche voi, sono molto affascinanti e perversi.” Mentre mi degustavo una brioches freschissima e fragrante, tra un morso e l’altro, gli raccontai in due parole l’esperienza che avevo avuto con loro, omettendo volontariamente di evocare la Spezia, pianta capace di intensificare all’ennesima potenza le capacità relazionali. Gli raccontai dei loro diversi modi di fare l’amore, delle impressionanti dimensioni del sesso di Rocco e della attitudine di Rosa come Mistress. Allora Agnese mi rispose: “Lo sai mamma, ormai i cazzi veri non mi interessano più, io sono molto felice con Melania e voglio esserle fedele.” “Ciò ti fa onore figlia mia, ma se posso darti un consiglio goditi la vita e i suoi piaceri. Io ho scoperto tutto ciò alla mia età dopo aver dedicato tutto il mio tempo a tuo padre che mi ha ricambiato scopando le mie figlie e le loro amiche.” “Lo so mamma, è una vecchia storia, perdonami.” “Non preoccuparti amore, solo da poco ho capito che non era colpa vostra. Ora voglio solo la tua felicità. Hai già qualche idea per festeggiare la tua unione ufficiale con Melania?” “Non lo so ancora. Prima dovrei parlarne con le ragazze, poi vorrei separarmi legalmente da Giacomo. Ci sono ancora molte cose che dovrei fare prima di pensare a me e a Melania.” “Tuo marito non ti farà storie, è ansioso di tornare dalla madre.” “Perché insisti così tanto con fatto che voglia tornare dalla madre? Non potrebbe prendere un appartamento da queste parti, vicino alle sue figlie?” “Tuo marito vuole diventare l’amante di sua madre. Ormai ha gli argomenti giusti per farlo.” “Ahhh.. Non conoscevo questa sua ambizione.” “Io credo che questa mia visita gli sia stata rivelatrice e salutare.” “Si, è vero. Da quando sei qui tu, tutto è cambiato tra me e lui, ma non me ne pento. Giacomo è felice come non l’ho mai visto prima. Accetta di buon grado la nostra separazione ed ha un atteggiamento impeccabile nei confronti di Melania ed io. Sarei persino disposta ad ospitarlo ancora per un po’.” “Qualcosa mi dice che preferirebbe restare con sua madre per trombarsela giorno e notte.” “Ma mamma! Come parli, non ti riconosco più.” “Come qualcuna che si è emancipata da una vita piatta e triste e ormai non ha più nessuna remora di sorta. Ops.. come è tardi! E’ ora che mi faccia una doccia e cominci a preparare le mie cose.” “Si, ma dove è finita Melania?” Melania era in bagno e, ormai nuda, si stava preparando per entrare in doccia. Ci accolse con un radioso sorriso quando, entrambe nude, io e mie figlia entrammo in bagno. I momenti che seguirono si rivelarono pregni di voluttà e sensualità femminile per lo scambio di carezze che ci facemmo sotto la doccia. Agnese, in uno slancio di passione, mi spinse contro le piastrelle e mi baciò focosamente appoggiando la sua gamba tra le mie. Melania ci abbracciò entrambe e volle partecipare anche lei al bacio. Baciarsi in tre non è decisamente facile tanto che fummo preda di un riso nervoso. Anche se la doccia già aveva bagnato i nostri volti, posso essere certa di aver visto delle lacrime sul volto di Agnese e di Melania. Anche io, al pensiero che avrei dovuto lasciarle tra poche ore, iniziai a piangere e singhiozzare a mia volta. Dopo alcuni minuti di questa malinconia decidemmo che era il momento di scuoterci e pensare ad altro. Dopo essermi rivestita, mentre mi stavo truccando, Melania passandomi a fianco mi baciò teneramente su una spalla. Trovai questo suo piccolo gesto d’affetto molto commovente. Più tardi, una volta che la mia valigia fu pronta, Agnese chiese a mio genero di aiutarmi a caricarla sulla macchina parcheggiata nel cortiletto dietro la casa. Giacomo, che dopo aver tolto il grembiule non si era più rivestito, prese la mia valigia e, così com’era e senza nessun imbarazzo, scese completamente nudo in giardino portando la mia valigia. Decisamente sorpresa, non potei comunque non apprezzare il suo culetto mentre si chinava a sistemare la valigia nel baule. Ebbi un sussulto quando sentii la voce di Rocco esclamare: “Non muoverti Giacomo, rimani così come sei che arrivo subito.” Quasi come se non aspettasse altro, Giacomo rispose: “Oh, sii… vieni subito, ti aspetto.” Rocco con un balzo salto il recinto che delimitava le due case, ci salutò velocemente con un sorriso di circostanza e raggiunse la sua preda. Prima ancora di rispondere al suo saluto iniziai a sentire i mugolii di piacere di mio genero intento a farsi trapanare dal grosso cazzo del vicino. Senza nessuna vergogna, piegato nel cofano della macchina, offriva lo spettacolo del suo culo violato agli occhi della moglie, della suocera e della bella Melania. Nonostante in un primo momento mia figlia rimase sorpresa di vedere il marito in quella situazione, successivamente la cosa la intrigò e ci intrigò, tanto che ci avvicinammo per godere al meglio lo spettacolo. Rocco, afferrato Giacomo per i fianchi, stava scatenando tutto il suo furore nel culo dilatato di mio genero. Lo spettacolo era surreale. Io ero incantata nell’ammirare quel cazzo impressionante entrare ed uscire, mentre mia figlia consolava il marito e lo esortava a lasciarsi andare al piacere di quel momento. Melania invece, abbracciando da dietro Agnese, le accarezzava allegramente il seno. Dopo che Rocco ebbe goduto, Giacomo si inginocchiò davanti al suo “padrone” e avidamente gli pulì la cappella leccandogli le ultime gocce di succo. Mentre un lungo filo di sborra gli colava lungo le gambe, Giacomo con molta cura chiuse la patta e sistemò i pantaloni a Rocco. Quest’ultimo, avvicinandosi all’orecchio mi sussurrò: “Rosa vuole vederti prima che tu vada.” “Ahimè non ho molto tempo, come vedi sono in partenza.” “Solo pochi minuti, seguimi.” Intrigata da questo curioso invito, lasciai la mia allegra famigliola e lo seguii.
In compagnia di Rocco, il vicino di casa di mia figlia, raggiunsi la sua abitazione dove ci aspettava Rosa, sua moglie. Al mio arrivo mi venne incontro e, abbracciandomi in vita, mi baciò teneramente dicendomi: “Oh Marta, come sono felice di rivederti.” “Anche io, ma scusami ho molta fretta, mia figlia mi deve accompagnare all’aeroporto.” “Non preoccuparti tesoro, non voglio trattenerti un secondo in più del necessario. Prima che tu parta, Rocco ed io, abbiamo deciso di farti un regalo.” “Oh, che gentili. Ma come mai? Ci conosciamo da così poco.” “Si lo so, ma per noi è stato facile grazie alla Spezia, vedere come la tua aura è pura, per questo abbiamo fiducia in te. Per favore accetta questo regalo. Mettilo in valigia e non aprirlo finché tu non sarai arrivata a casa.” Rocco mi tese il pacchetto, più o meno delle dimensioni di un libro, confezionato con una bella carta e legato con un bel nastro d’oro. Presi il regalo e subito mi accorsi che era molto più leggero di quello che poteva essere un libro. Li ringraziai e li baciai stringendoli forte al mio petto. Ero commossa dall’atteggiamento di quelle persone, le conoscevo appena ed erano così premurose nei miei confronti. Poi Rosa aggiunse: “Un’altra piccola cosa, Marta.” “Si, dimmi pure.” “Seguimi nel salone.” Questa donna, che poteva essere stata mia figlia, mi affascinava e mi soggiogava. La seguii senza parlare, mentre da dietro ammiravo la sua perfetta siluette. Appena giunta nel salone prese un flacone pieno della famosa Spezia. Usando un cucchiaino ne posò un poco sul dorso della mano, quindi, prendendone un poco con l’indice ed il pollice, inspirò un poco di quel polline blu. Ripetei i suoi gesti e l’effetto fu istantaneo. Dopo una piccola vampata di calore, mi girai verso di lei e vidi il suo viso come avvolto da un alone rosa pallido. Divertita dal vedermi così stupita, scoppiò in una divertita risatina. Anche se già mi avevano parlato delle virtù e delle proprietà della Spezia, ancora ero sorpresa di costatarne personalmente gli effetti. Rosa subito mi spiegò una cosa: “Più è chiara l’aura che vedi e più ti puoi fidare della persona. Mentre più è rossa, più è alto il desiderio e l’interesse.” Quindi mi regalò il flacone pieno di quel polline con le sfumature blu che poco prima avevamo inspirato. Restai sbalordita di come Rosa si fidasse così tanto di me, per tutta risposta ricevetti un ardente bacio che quasi mi tolse la voglia di ripartire verso casa mia. Vedendo la mia reazione, mi motivò esortandomi ad andare e gratificandomi con uno schiaffo sulle chiappe che mi emozionò, ovviamente perché era il suo modo di dirmi addio. Raggiunsi velocemente mia figlia e misi il regalo in valigia, resistendo fortemente alla tentazione di aprirlo. Vidi che Giacomo, finalmente, si era rimesso i pantaloncini. Mio genero, dopo aver chiuso il bagagliaio della macchina, mi guardò con aria triste. Grazie all’effetto della Spezia, potei vedere attorno a lui un alone arancione, e a volte rosato, m’indicava che, nonostante avesse appena goduto sotto il colpi del cazzo del vicino, sarebbe stato pronto a ricominciare con me, ed anche subito, ma purtroppo ormai non avevamo più tempo per farlo. Gli diedi un lungo abbraccio e mi feci promettere di giacere con sua madre il prima possibile e di onorarla come merita. Melania, la giovane amante di mia figlia, volle a tutti i costi accompagnarmi anche lei all’aeroporto, la cosa mi fece molto piacere. Al terminal, fu con molta emozione che salutai mia figlia e la sua compagna ed, essendo anche loro addolorate per la mia partenza, l’addio fu bagnato dalle copiose lacrime che scendevano lungo le nostre gote. La grande folla nella hall dell’aeroporto era uno scintillio di colori e ciò mi aiutò a distrarmi un poco. Durante il mio passaggio tra i sistemi di sicurezza, notai che non ero indifferente ad uno degli addetti che, dopo avermi guardato velocemente in faccia, mi scrutò dalla testa ai piedi, e non sicuramente per obblighi professionali. L’aereo era quasi vuoto, mi fu assegnata l’ultima fila e, nonostante i numerosi posti vuoti, dovetti sedermi a fianco di un’altra persona. Mi spiegarono più tardi che per una questione di bilanciamento dei pesi, i passeggeri dovevano essere disposti su tutta la lunghezza dell’aeromobile. Il mio vicino di sedile era un ragazzo giovane, ancora con il viso pieno di acne. Quando mi sedetti vicino a lui, alzò il naso dal libro che stava leggendo e notai, grazie alla sua aurea, un fugace interesse per la mia persona. Agnese mi aveva consigliato di mettere il mio bagaglio nella stiva, quindi avevo con me solo la borsa. Quando aprii le gambe per far scivolare la borsa sotto il sedile, il mio ginocchio toccò sensualmente il suo, tanto che provai desiderio di lasciarlo a contatto il più possibile. Non capii il perché, decisamente devo dire che non mi mancano cazzi giovani da succhiare. Mi voltai verso il ragazzo cercando di scusarmi per il fortuito contatto e curiosamente notai che il suo sguardo si era tuffato nel mio décolleté pronto ad ammirare i pizzi che ornavano il mio reggiseno. Gli sorrisi teneramente e lui, capito di essere stato colto in flagrante, arrossì per la vergogna. Prima del decollo dell’aereo, purtroppo mi vergogno a dirlo, ero molto impaurita, mentre il mio vicino calmo e tranquillo, faceva finta di leggere, ma mi accorsi che il suo sguardo preferiva accarezzare il mio ginocchio e le mie cosce piuttosto che il suo libro. Capendo che lo stavo osservando, girò la testa verso di me arrossendo nuovamente in viso e, contemporaneamente, anche la sua aura divenne di un rosato più intenso. Sicuramente questo giovane era infatuato da me, e non poco. Ciò cadeva a fagiolo, anche io mi sentivo piuttosto eccitata. Quando l’aereo rullò e si alzò in volo, la mia mano strinse la sua per qualche secondo tanto che lui non sapeva cosa fare, se spostarsi o assecondarmi. Tremando di paura balbettai qualcosa: “Mi scusi giovanotto, sono desolata per averla infastidita.” “No.. no.. non si preoccupi.” “Sa, non prendo l’aereo molto spesso. La prego di scusarmi ancora.” Il giovanotto ritornò a leggere il suo libro o meglio, ricominciò a guardarmi il ginocchio e le cosce. Mi rilassai quando l’aereo raggiunse la sua altitudine di crociera, tanto che decisi di leggere una rivista che avevo acquistato prima in aeroporto. Chinandomi per prendere il giornale dalla borsa, mi girai verso di lui mostrandogli meglio il mio décolleté ed alzando ulteriormente la gonna. Il mio ginocchio era ormai ad un centimetro dal suo. Il suo respiro accelerò ed il suo libro era in balia delle sue mani tremanti. Non osava entrare in contatto con me. Allora posai il mio gomito sul bracciolo ed il mio braccio toccò il suo. Lo vidi sussultare. Il contatto inizialmente era molto discreto, poi il giovane divenne sempre più audace premendo il suo braccio contro il mio. Anziché toglierlo, risposi con dei movimenti rotatori del gomito contro il suo facendogli capire che approvavo l’iniziativa. Spinsi anche il mio ginocchio verso il suo accompagnando il movimento con un nuovo mio riposizionamento sul sedile in modo che il suo gomito toccasse il mio seno. In quel momento mi venne voglia di rivivere il momento in cui, il mio nipotino, una sera al cinema, avevo preso l’iniziativa di accarezzarmi il seno nel buio, fatto che aveva dato inizio alla mia nuova vita. Il mio vicino era senza fiato dall’emozione, ma si capiva che apprezzava molto il fatto che io sfregassi il mio seno sul suo braccio. Egli aprì un poco le gambe e, dal bozzo sui pantaloni, capii subito che era eccitato. Le nostre gambe erano ormai in pieno contatto l’una contro l’altra. Il suo libro cadde sul pavimento, mentre la mia rivista non l’avevo neppur aperta. Molto discretamente feci scivolare la mia mano tra le sue cosce e con la punta delle dita cominciai ad accarezzarlo salendo lentamente verso il suo cavallo ed in particolare fino alle palle. Mentre le nostre braccia si incrociavano, lui si riposizionò sul sedile in modo di mettere una mano tra le mie cosce e alla fine si lasciò andare. Rimanemmo in quella posizione per poco tempo, infatti subito dovemmo riprendere una postura conveniente in quanto sopraggiunse l’hostess con il carrello delle bevande. Solo i nostri piedi rimasero in contatto tra di loro, cosa che permise alla nostra respirazione di ritornale normale. L’hostess guardò preoccupata il viso del mio vicino rosso come un peperone, questi la rassicurò dicendole che era solo calore, cosa che in un certo senso era vera. Il ragazzo abbassò i nostri tavolini e rialzò il bracciolo che ci divideva per poter fare uno spuntino con ciò che l’hostess ci aveva offerto. Mentre la giovane donna si stava allontanando, ci scambiammo un sorriso complice e gli sussurrai all’orecchio: “ Puoi ancora toccarmi se vuoi..” Questo giovane, così timido all’inizio, divenne intraprendente molto velocemente. Fece scivolare la sua mano sul mio seno ed iniziò a palparmelo, anche se in modo piuttosto goffo, quindi iniziò a stringermi i capezzoli che si indurirono sotto le sue dita. Questa sensazione fu molto piacevole tanto che le mie mutandine iniziarono a bagnarsi progressivamente. Mi sbottonai la camicetta e mi girai verso di lui con uno sguardo quasi supplicante. Ciò che mi pareva strano è che ormai non facevo più attenzione al suo viso pieno di acne, anzi mi sembrava bello come un arcangelo. Non lo vedevo più come un ragazzo ma come un uomo che mi desiderava. Volevo sentire le sue mani sulla pelle del mio seno, ci girammo uno di fronte all’altra e le sue mani entrarono in azione. Mentre con una mi palpava il seno, l’altra la infilava sotto la gonna. Allargai le gambe per favorire l’operazione tanto che sentii le sue dita arrivare fino al bordo delle mie autoreggenti. Al massimo dell’eccitazione volevo da lui un bacio. Siccome stava esitando, gli passai un braccio intorno al collo e lo tirai a me per insegnargli come baciare una donna. Il ragazzo capì subito come usare la lingua, e ben presto la sua eccitazione era pari alla mia. Il nostro bacio durò moltissimo, prima di accorgerci di essere bloccati in una posizione molto scomoda, tra un sedile e l’altro. L’hostess ripassò per chiederci se volessimo ancora qualcosa, senza consultaci entrambi chiedemmo un nuovo drink che bevemmo in solo sorso, avevamo la bocca completamente secca, quindi restituimmo il bicchiere e rialzammo il tavolino. Appena la giovane donna si allontanò, gli sbottonai la patta e gli slaccia la cintura facendogli scendere i pantaloni fino sotto i glutei. Mi apparve subito un cazzo duro e palpitante. Mi chinai verso di lui e cominciai con una mano a palpagli le palle mentre inizia a succhiare quel cazzo duro con frenesia. Il ragazzo cercò di palparmi un po’ il seno, poi si abbandonò finché, spingendomi la testa verso il suo cazzo, esplose il suo seme nel profondo della mia gola. Deglutii tutto il suo succo e gli leccai anche le ultime gocce prima di aiutarlo a sistemare i pantaloni. Dopo essermi ripulita le labbra con la lingua, lo guardai con tenerezza e, alzata la gonna fino alla vita, mi girai verso di lui mostrandogli il mio lato B. Vedendo la sua indecisione, afferrai la sua mano e la posai tra le mie chiappe. Ancora esitante, no mollai la mano finché lui non cominciò a ravanare tra le mie cosce. Volevo essere sditalinata, anzi lo voleva il mio ano. Anche se in quella posizione non poteva inserirmi che due falangi, la cosa mi faceva piacere, soprattutto quando con l’altra mano mi palpeggiava il seno. La mia posizione non era piuttosto scomoda, ma quel verginello si rivelò molto abile nel sodomizzarmi con il dito. Lo succhiò quindi me lo infilò correttamente, poi lo tolse e di nuovo dentro e così via. Mi scostò le mutandine che un po’ lo limitavano quindi, dopo una bella insalivata, via nel culo fino in fondo. Accidenti come era eccitante! Non so se la Spezia che avevo annusato prima di partire, per simpatia, avesse fatto effetto anche su di lui, ma sembrava indovinare tutto ciò che volevo in ogni momento. Gli sussurrai: “Oh.. si amore, scopami il culo.. si mi piace.” Mentre mi scopava il culo con le dita, mi avvicinai a lui per cercare di palpargli il cazzo nuovamente duro che si palesava con un bozzo sui pantaloni. Sarà stata la situazione proibita, oppure la posizione in quello spazio stretto e incongruo, che stimolò i miei sensi e che mi obbligo ad uno sforzo sovrumano per non gridare quando sentii l’orgasmo crescere in me. Dopo aver riprese fiato ed essermi ricomposta gli dissi: “Wwaaoo.. sei stato proprio bravo.” “Grazie, ma era per me la prima volta.” “Bene, allora prometti di essere un ottimo amante in futuro.” “Grazie signora, ma posso..” “Si dimmi.” “Posso farle una foto?” “Si qualsiasi foto tu voglia, ma non il viso.” Il ragazzo, del quale non conoscevo neanche il nome, mi fece delle foto da tutte le angolazioni, poi devo dire che ci misi anche del mio. Lui restò in contemplazione a filmare quando mi alzai la gonna e, dopo aver tolto le mutandine gli mostrai la mia micia in tutto il suo splendore. Lo stesso quando, aprendo davanti a lui la camicetta per estrarre dal reggiseno le mie tette, immortalò quel momento. Dopo poco fummo costretti a riprendere un atteggiamento adeguato in quanto il pilota avvertiva che avevamo iniziato la discesa. Il ragazzo mi mostrò le foto e le riprese che aveva fatto, decisamente eccitanti, sembravo una porno star. Poco prima di indossare la cintura di sicurezza gli dissi: “Ti voglio fare un regalo, in modo che tu possa pensare a me quando ti masturbi.” “Cosa signora?” “Ti voglio regalare le mie mutandine. Ti va bene?” “Oh.. si.. signora.” Suppongo sia stato il miglio regalo della sua vita, le mie mutandine ancora umide e profumate dei miei umori. Mi sorprese quando, come ringraziamento, si chinò verso di me per baciarmi con tutta la foga della sua giovane età. La hostess che venne verso di noi per verificare se eravamo adeguatamente legati in vista dell’atterraggio, rimase sorpresa nel vedermi affettuosamente mano nella mano con quel giovane mentre ci scambiavamo dei teneri sguardi. Poco dopo l’atterraggio, il mio vicino mi chiese gentilmente il numero di telefono, quando gli risposi che la nostra avventura non avrebbe avuto un seguito, rimase un poco accigliato e demoralizzato. Dentro di me mi dicevo che comunque i viaggi in aereo sono fatti su misura per me, sia all’andata che al ritorno ero riuscita a fare dei gradevoli incontri. Appena scesi dall’aereo, io e il mio fortunato vicino, andammo ognuno per la nostra strada senza neanche degnarci di uno sguardo. Senza che me ne accorgessi la Spezia aveva finito il suo effetto, l’aura della gente intorno a me era diventata soffusa, quasi invisibile. Dopo aver ritirato il mio bagaglio mi diressi verso l’uscita e subito intravidi la mia figlia maggiore, Virginia. La cosa che mi sorprese era di vederla insieme ad una bella donna bionda che riconobbi, era Sabina, la mamma di Leonardo, ma cosa ci facevano insieme?
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