I tormenti di nonna Marta (Parte tredicesima)

di
genere
incesti

Libera Traduzione

Mia figlia Agnese aveva ormai reso palese la sua relazione con la giovane amante Melania, una bella ed intrigante ragazza dai capelli rossi, con la quale ormai aveva deciso di convivere. Suo marito Giacomo, stranamente, non sembrava affatto turbato che una donna lo sostituisse nel letto coniugale, forse grazie anche alla metamorfosi che aveva subito dopo il mio arrivo a casa loro. Agnese sembrava felice per come stavano procedendo le cose del resto, era un passo che prima o poi avrebbe dovuto fare, ormai sarebbe stato inutile nascondere questo rapporto e questa sessualità per lei molto appagante. Ora però la cosa più difficile sarebbe stata spiegare la nuova situazione alle loro due figlie, ma ormai erano abbastanza grandi per capirla. La cosa che continuava a lasciarmi stupefatta era il comportamento di Giacomo, suo marito, sempre eccitato e, in quel momento, impaziente di unirsi a me per raggiungere i loro perversi vicini. Non so quale filtro d’amore gli avessero fatto bere, ma, sicuramente non era più lo stesso uomo, depresso e svogliato al mio arrivo, ora era pieno di energia, soprattutto quando si trattava di scopare. Fu proprio per questo motivo che accettai la sua proposta di passare la serata con i giovani della casa accanto. Rocco e Rosa erano una coppia molto libera e disinibita. Entrambi sulla trentina e molto carini. Lui era un bel moro con gli occhi chiari, e lei una bella biondina con il corpo perfetto. Dopo aver fatto la loro conoscenza e scambiato alcune parole in mattinata, devo dire che a prima vista li avevo trovati molto simpatici. Ancora non conoscevo la loro propensione ad una sessualità diversa ma non vedevo l’ora di scoprirlo. Mi incuriosiva anche scoprire come avevano convinto mio genero ad una depilazione totale del corpo e come avevano fatto a fargli scoprire tutte quelle fantasie. Del resto non vedevo l’ora di giocare con loro, avevo voglia di godere come una porca, avevo passato tutta la giornata ad occuparmi di mia figlia ed avevo la fica in fiamme. Dopo un rapido bacio di arrivederci a mia figlia e la sua compagna, guidata da Giacomo raggiungemmo la casa dei vicini. Quando la porta si aprì ci accolse Rosa. Addosso aveva solo una vestaglia molto carina con motivi orientali. Stretta da una cintura in vita, riusciva a plasmare il bellissimo corpo della biondina. Quando l’avevo conosciuta in mattinata, pensavo avesse poco seno ma, vista ora, rivelava una bella terza misura piena e soda. Senza troppe cerimonie, la ragazza mi abbracciò e mi diede un bacio sulle labbra prima di accompagnarci in salotto. Sicuramente Giacomo le aveva raccontato tutto della nostra recente relazione perché questa donna potesse prendersi subito queste libertà nei miei confronti. Immediatamente mi sentii a mio agio a casa loro. L’ambiente era molto zen, depurato dal superfluo, il bianco ed il legno predominavano nell’arredamento, con delle piante che miglioravano l’armonia del luogo. Rocco era disteso completamente nudo sul divano. Per salutarlo gli strinsi la mano un po’ imbarazzata. Mio genero invece si spogliò subito, senza neanche un saluto, si avvicinò a Rocco e cominciò ad accarezzarlo tra le cosce ed il culo. Notai che al padrone di casa le carezze di Giacomo fecero subito risvegliare la sua verga. Dopo qualche momento, quando era nel pieno del vigore, fui molto impressionata dal quel membro, non tanto per la lunghezza, più o meno nella normalità, ma dal diametro, decisamente importante. Era molto più grosso dell’uccello del mio nipotino già molto dotato di natura. Rosa mi offrì una tisana che accettai di buongrado e, nell’attesa, mi sedetti su una poltrona di fronte ai due uomini. Era curioso ma li trovavo molto eccitanti, prima non ci sarei riuscita a considerare tale lo spettacolo che mi stavano offendo bloccata com’ero dai miei pregiudizi sull’omosessualità maschile. Entrambi completamente depilati, avevano un’immagine efebica nonostante la loro maturità. Rosa tornò dalla cucina con due tazze fumanti e si sedette sul bracciolo della mia poltrona. Sorseggiammo lentamente il nostro infuso godendoci lo spettacolo delle carezze ed i baci scambiati dai due uomini. La tisana aveva un retrogusto strano, mai sentito, che comunque non mi dispiacque. Quando mi chinai ad appoggiare la tazza vuota sul tavolino, sentii la mano di Rosa accarezzarmi tutta la spina dorsale. Sorpresa mi girai verso di lei, ed in risposta mi indirizzò un chiaro sorriso complice. La trovai bellissima e, quando si chinò verso di me per baciarmi, la lascia fare anzi, la tirai verso di me per abbracciarla teneramente. Non so cosa avesse messo in quella tisana ma l’effetto fu immediato, mi sentii subito euforica. Senza sapere come, mi ritrovai a petto nudo, con questa donna inginocchiata tra le mie gambe nell’atto di succhiarmi i capezzoli in un modo tale che subito mi abbandonai a lei. Distesa sulla poltrona con la testa indietro e gli occhi chiusi la lascia fare. Non avevo bisogno di dire niente, sembrava anticipasse i miei desideri. Sentivo delle lunghe vampate di calore salirmi dal ventre, soprattutto quando qualcosa di caldo e duro mi sfiorava la guancia. Aprii gli occhi e vidi che era Rocco che mi accarezzava il viso con il suo cazzo duro. Giacomo era dall’altra parte della poltrona, ed anche lui con il cazzo duro all’altezza della mia faccia. Come un’affamata aprii il più possibile la bocca per infilarci la grossa cappella di Rocco e subito iniziai a succhiare con avidità e frenesia. Dall’altra parte con la mano libera, iniziai ad accarezzare il culo di mio genero, passando poi al basso ventre fino ad arrivare al suo cazzo che iniziai a masturbare senza smettere di pompare il padrone di casa. Il mio corpo ebbe un brivido quando la bocca di Rosa comincio a leccare la mia fichetta. Non mi ero neanche accorta che mi aveva tolto i vestiti tanto mi sentivo in bilico fuori dal tempo, mi sentivo galleggiare nella beatitudine dell’oceano del piacere. La biondina poteva mangiare a suo piacimento la mia micia, mentre io stavo succhiando con avidità il cazzo di suo marito e masturbando quello di mio genero. Ansiosa di bilanciare il piacere dei due uomini, mi infilai in bocca il più possibile quello di Giacomo, impugnando e masturbando quello di Rocco. Dopo qualche minuto di tale lavoro, Il bel moro mi fece alzare dalla poltrona e mi fece stendere sul tappeto, mi aprì le gambe e si stese su di me per penetrarmi. Girando la testa di lato vidi Rosa in ginocchio alla pecorina, con Giacomo dietro pronto, a sua volta, per penetrarla. Tutto mi sembrava così naturale, tanto che mi accorsi che con quel bel giovanotto che mi stava aprendo le gambe e penetrando, non avevo scambiato che tre parole di saluto. Wwaaoo… come ce l’aveva grosso! Come era bello sentirsi aprire la fica così. Non prestai molta attenzione a ciò che accadeva vicino a me, avevo però l’impressione che mio genero e Rosa non avessero l’intenzione di avere un rapporto intenso, ma piuttosto di mantenere una eccitazione reciproca. Il mio dotato amante, esplorava la mia carne con delicatezza, sembrava lo facesse non tanto per un suo piacere ma per soddisfare me. Era molto attento alle mie reazioni, cercava il ritmo e la profondità migliore per darmi piacere. Dimenticai subito chi ero e dove ero, e mi lasciai scivolare in uno stato di estasi assoluta. Si, quel ragazzo mi fece salire al settimo cielo molto velocemente, non so quanto tempo passò, so solo che il mio dotato amante mi fece arrivare al nirvana in men che non si dica. Penso di aver urlato per l’intenso orgasmo, non lo so, i miei ricordi erano offuscati dal piacere. Senza uscire da me, sempre uniti l’uno all’altra, rotolammo sul tappeto e mi ritrovai sopra di lui. Ancora senza fiato per l’orgasmo appena avuto, vidi Giacomo uscire da Rosa, avvicinarsi a me ed infilare con delicatezza ma con determinazione, il suo cazzo nel mio culetto. Con due uccelli dentro di me l’effetto fu prodigioso. Prima non pensavo fosse possibile, solo ora mi accorgevo che la cosa era talmente sublime che dovrebbe essere obbligatorio per le donne provare la doppia penetrazione. Le sensazioni non si moltiplicavano per due, ma per mille. Mentre i due uomini erano impegnati a darmi piacere, Rosa avvicinandosi a me, mi prese per i capelli e, alzatomi la testa, offrì il suo seno alle mie labbra. Già non riuscivo a respirare per il ritmo impostomi dai miei amanti ora, con i capezzoli di Rosa da succhiare, ero completamente in apnea. Tutti e tre stavano abusando di me, ero la loro bambola, un oggetto sessuale, ma in quel momento navigavo nell’estasi più totale. Mi piaceva essere la loro schiava ed apprezzavo questa sottomissione. Come avevano fatto ad indovinarlo? Non è nelle mie abitudini sessuali questa pratica. Notai che Giacomo stava intensificando il ritmo delle sue spinte, segno che era pronto a sborrarmi nel culo. Dopo un ultimo colpo di reni unito ad un rantolo di piacere ed a uno schizzo caldo dentro di me, Rosa lo fece allontanare e, tirandomi per i capelli fece uscire suo marito dalla mia vagina. Mi fece inginocchiare a fianco del marito con ancora il cazzo gocciolante dei miei umori poi con tono autoritario mi disse: “ Allora vecchia zoccola, la vuoi ancora un’altra dose di cazzo?” “Oh, si.. ancora.” “Allora adesso Rocco ti farà provare la goduria di avere un bastone della sua misura in culo.” Sempre tenendomi per i capelli mi schiacciò il viso contro il materasso lasciandomi con il culo all’aria alla mercé di tutti. Uno schiaffo risuonò nella stanza, Rosa aveva iniziato a sculacciarmi. Mi piaceva la sensazione che stavo provando, anche se il dolore cresceva sempre più. Quando ormai le mie chiappe erano rosse come un pomodoro lei si rivolse al marito e gli disse: “Su, ora tocca a te. Vai e spacca il culo a questa zoccola.” Mi stavo rendendo conto che tra gli schiaffi e ciò che mi avrebbe fatto Rocco non sarei riuscita a sedermi per una settimana ma infoiata urlai: “Oh si, inculami più forte che puoi.”
Ero completamente esausta e senza forze dopo la tremenda scopata con questi due uomini. Giacomo mi aveva inculata in modo magistrale, obiettivamente ha imparato bene come usare il suo attrezzo. Il mio buco del culo non si era ancora chiuso dopo che mi aveva riempito della sua sborra, che ero caduta preda dei vicini di casa di mia figlia. Rosa mi aveva sculacciata e insultata, mentre Rocco mi aveva spaccato il culo una seconda volta. Ed a me tutto ciò era piaciuto. Come avranno fatto ad indovinare che era quello che desideravo di più in quel momento? Per capire meglio ciò che mi era successo domandai alla misteriosa ed intrigante bionda: “Cosa c’era in quella tisana? Mi avete drogata?” “No, non è una droga, almeno non è classificata così..?” “Si, ma comunque ha avuto un effetto terribile su di me.” “Sei tu che sei molto ricettiva.” “Allora, che cos’è questo filtro magico che mi avete dato?” Rosa esitò un attimo, quindi guardo con tono interrogativo il marito. Questi rispose con un leggero segno di assenso. Allora Rosa Rispose: “E’ una pianta con delle virtù che possono definirsi, per così dire, afrodisiache.” “E che pianta è? Vado subito a comprarne un po’..” “No, non è in vendita, è una pianta sconosciuta dai laboratori farmaceutici ed ancor più dal pubblico.” “Ma da dove viene allora? Come faccio a trovarla?” “Se prometti di mantenere il segreto te lo diremo.” “Si.. Si.. Prometto su ciò che ho di più prezioso.” “Vedi, mio nonno era uno a cui piaceva viaggiare. Per questo motivo ha alternato la sua professione di medico con quella del viaggiatore-esploratore. In uno dei suoi viaggi fuori dai soliti itinerari turistici, sempre portando con se i suoi strumenti chirurgici e le sue medicine salvavita, si ritrovò nel bel mezzo dell’Amazzonia dove si imbatté una sconosciuta etnia di indios. Fu catturato ed il suo destino sembrava segnato. Mentre era prigioniero, un giovane della tribù iniziò a contorcersi dai dolori addominali lui, grazie a gesti e alle poche parole che l’interprete conosceva, fece loro capire che nel suo paese era uno “stregone” e che avrebbe potuto aiutare il ragazzo. Lo visitò e scoprì che una appendicite acuta. Improvvisando una sala operatoria, fece l’intervento e salvò la vita al ragazzo. Con questo gesto non solo salvò la vita al ragazzo ma anche a se stesso. Rimase molto legato a questa tribù tanto che, non raccontando a nessuno del suo incontro, ritornò a trovarli più volte, e con il ragazzo li unì in una sorta di legame di sangue. Il ragazzo crescendo divenne lui stesso una specie di guaritore o di stregone nel villaggio.” “Ma fu questo stregone a scoprire le virtù di questa pianta?” “No, era usata tradizionalmente durante le cerimonie sulla fertilità e, come regalo per la loro fratellanza, gli offrì un sacco dei semi di questa pianta.” “Ma perché tuo nonno non ha sfruttato questa scoperta? Avrebbe potuto fare fortuna.” “Molto semplicemente per l’onore ed il rispetto che provava per queste persone. Non voleva che la cosa diventasse conosciuta al mondo, aveva capito che poteva essere la fine di questa tribù se case farmaceutiche o speculatori finanziari avessero messo le mani su questa pianta. Mio nonno poi morì “misteriosamente” in uno dei viaggi successivi mentre si opponeva con forza alla deforestazione dell’Amazzonia. Fu quasi per caso che io e Rocco scoprimmo un baule in soffitta che conteneva tutte le cose del nonno, i suoi taccuini con gli appunti ed il famoso sacco di semi. Pesino i miei genitori non lo sapevano.” “Ma allora perché avete rivelato queste informazioni a me e a Giacomo?” “Questa pianta ha numero virtù, oltre all’infuso di foglie che ha questo effetto afrodisiaco e liberatorio per la mente, il polline del fiore se inalato, a contatto con le mucose, ha un effetto immediato. Permette un’apertura mentale sotto forma di un’empatia esacerbata, una simbiosi con l’altra persona. Tu e Giacomo esprimete un assoluto bisogno di amore e sesso. Per noi è stavo facile ed immediato vederlo, questo polline permette di visualizzare l’onestà dell’altra persona, quasi di indovinarne i pensieri.” “Rosa, è incredibile quello che mi stai raccontando.” “Hai notato come ora tuo genero è felice? Hai notato come Rocco si è eccitato quando ti ha vista? Hai notato come hai palesato il desiderio che io ti colpissi? Bene, questi erano tutti effetti di questa pianta.” “Sono letteralmente senza parole, ma come si chiama questa pianta?” “Ha un nome decisamente impronunciabile, è stato Rocco a decidere di chiamarla semplicemente “la Spezia” in riferimento al famoso romanzo poi anche film di fantascienza “Dune”, non so se l’hai mai visto.” “No, ma vorrei far crescere questa pianta in casa mia.” Rosa non mi rispose e mi allungo la mano per aiutarmi ad alzarmi, gesto che apprezzai tanto ero esausta, ma non mi lasciò la mano, mi attirò a lei per baciarmi. La sua lingua elettrizzò la mia e, mentre ci baciavamo, fece scivolare la sua mano tra le mie gambe. Poche carezze al punto giusto ed ebbi un orgasmo istantaneo. Ero senza respiro, ma continuai a baciarla mentre lei mi toccava in modo prodigioso. Quando ci staccammo ero ansimante e spossata, tanto che Giacomo dovette sostenermi per evitare che crollassi a terra. I nostri vicini ci sorrisero amabilmente e, seppur a malincuore, era il momento di prendere congedo da loro. Appena tornati alla casa di mia figlia, capimmo dai rumori e dalle voci che Agnese e Melania erano in piena azione nel loro letto matrimoniale. Suo marito non sembrava imbarazzato nel sentire la moglie divertirsi con l’altra donna e, come avevano concordato, preferì dormire con me, nel mio letto. Dopo essermi fatta la toilette serale, pronta a coricarmi, Giacomo mi venne vicino e mi sussurrò all’orecchio: “Mamma, non ti andrebbe di masturbarmi il buco del culo con le dita?” Giacomo mi aveva chiamata “mamma” di nuovo, era segno che voleva fantasticare sulla sua la vera madre. Allora gli risposi quasi in tono di sfida: “Se mi pulisci il culo con la lingua ti scoperò con le dita come nessuno ha mai fatto.” “Oh si mamma, lascia che ti lecchi.” Tolto il lenzuolo, gli salii a cavalcioni schiacciandogli il mio culo sul suo viso fino quasi a soffocarlo. La situazione sembrava piacergli perché, mentre iniziava a leccare per pulirmi il culo, il suo cazzo era già teso al massimo. Alla tentazione offertami da questo cazzo duro e ritto non potei decisamente resistere. Lo presi in mano e comincia a masturbarlo lentamente per poi chinarmi su di lui e prenderlo in bocca. Mio genero non poteva parlare, ma quando aprì le gambe ed alzò il bacino l’invito fu chiaro, capii che era giunto il momento. Mi alzai e lo feci girare prono e, senza troppe cerimonie, mi leccai il dito medio e glielo infilai nel buco del culo. Lo penetrai senza grosse difficoltà, ormai la strada era aperta, ma emise comunque un grido, forse per la sorpresa. Gli piaceva sentirsi pompare dalle mie dita, piano piano si posizionò in ginocchio con la testa sul cuscino offrendomi al meglio il suo culo affinché potessi penetrarlo meglio e più profondamente. Avevo capito dove voleva arrivare, aiutandomi con del lubrificante sempre pronto nel cassetto del comodino, iniziai ad infilare un secondo dito, il che lo fece vibrare dalla felicità, e quindi un terzo, iniziando a pomparlo sempre più energicamente. Un gemito di soddisfazione e piacere mi fece capire che stavo percorrendo la strada giusta, poi un suo sguardo implorante mi fece capire che dovevo andare più a fondo. Unii a cuneo tutte le dita e riuscii ad infilare la mano intera nel suo ano ormai super dilatato. Mi ricordo quando la mia perversa nipotina Cristina lo aveva fatto a sua madre, mia figlia Virginia, e quanto era rimasta turbata per essere stata penetrata in quel modo profondo. Avevo tutta la mano nel culo di mio genero, le mie dita cercavano di massaggiargli la prostata per dargli ulteriore piacere. Giacomo non poté fare a meno di urlare la sua felicità mentre lo stavo sodomizzando così profondamente. “Ahh.. si mamma, che bello. Più forte per favore.” Urlò così forte che finì per allertare le ragazze che vennero a vedere cosa stesse succedendo. Aperta la porta non poterono che fermarsi e godersi lo spettacolo. Agnese vedendo il marito sodomizzato fu, inaspettatamente, presa da una voglia strana, saltò sul letto e si mise a cavalcioni del collo del marito, rischiando di farlo soffocare contro il cuscino, per poi masturbarsi il clitoride sfregando il bacino sulla sua nuca. Melania nel frattempo, avvicinandosi a me, iniziò ad accarezzarmi i seni. Mi girai verso di lei e le nostre bocche si unirono in un profondo bacio, tanto sensuale che mi fermai nell’abusare del culo di mio genero. Nonostante fosse bloccato in quella posizione dalla moglie, mio genero con un grugnito mi ricordò il mio dovere, con dispiacere mi separai dalla bocca carnosa della bella rossa. Ero rimasta un poco turbata dal bacio di Melania tanto che lei, accortasi della situazione, si mise a ridere ricominciando ad accarezzarmi il seno e tutto il corpo, mentre mia figlia, giunta al culmine della masturbazione, stava avendo un orgasmo. Io pensai di far scivolare la mano libera per afferrare il cazzo di mio genero ma mi accorsi che il porcello aveva sborrato sul lenzuolo senza nessuna manipolazione. Tolsi la mano dal suo buco del culo di Giacomo facendo il tipico rumore della bottiglia quando si stappa. Ci alzammo tutti e tre e mia figlia mi volò in braccia stringendomi forte. “Oh mamma, come ti voglio bene. Sei formidabile.” “Anche tu amore, luce dei miei occhi, ti voglio un bene dell’anima.” In un istante, approfittando del fatto che eravamo abbracciate, mia figlia mi diede un profondo bacio intrecciando la sua lingua con la mia. Durò pochi secondi ma fu la cosa che più apprezzai in quel momento. Il povero Giacomo, spossato e sdraiato sul lenzuolo intriso della sua sborra e dei suoi umori, si addormento istantaneamente. Non avendo più un posto dove andare a dormire, mia figlia mi prese per mano e mi invito nella sua stanza. Dopo essermi lavata bene le mani le raggiunsi, Melania e mia figlia mi avevano riservato il posto centrale. Si distesero ai mie fianchi ed iniziarono a coccolarmi con baci e carezze su tutto il corpo. Lo fecero con una delicatezza e tenerezza infinita, cosa che apprezzai dopo una giornata così estenuante. Mi rilassai e mi addormentai senza pensare che il giorno dopo sarei dovuta ripartire.
scritto il
2019-04-13
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