The Handyman (Cap 11) – L’appartamento 3C
di
Lizbeth Gea
genere
bondage
Era giunta la notte di Halloween. Il giorno prima avevo festeggiato il mio compleanno nell’appartamento di Andrea e Marina. Insieme a noi c’era pure Sabrina e potete solo immaginare come la cosa mi potesse aver fatto piacere. Ormai ero convinto di essere innamorato di lei e, fare sesso con lei era sempre un privilegio, anche con la presenta dei due sposini.
Comunque alle 23 del 31 dicembre qualcuno bussò alla mia porta. L’aprii e non ci trovai nessuno. Per terra c’era una busta. L’aprii e dentro c’era una lettera scritta a mano e una benda.
Vi riporto qui la lettera:
“Dopo aver letto sui giornali delle sue prestazioni, mi sono decisa di affittare l’appartamento 3C per un mese. Questa sera avrei il piacere della sua presenza. Visto che voglio l’anonimato le pregherei di indossare la benda dopo aver suonato il campanello. Se dovesse rifiutare le ricordo che da contratto ho i miei diritti, e lei non si può permettere di ledere le mie volontà. L’aspetto tra mezz’ora. Saluti Sfucj”.
Strano nome, sicuramente inventato. Dopo aver letto due volte il messaggio, fissai la benda nera di raso morbido. Devo dire che ne rimasi incuriosito e decisi di seguire le istruzioni alla lettera. Quindi mi recai al terzo piano, suonai il campanello, indossai la benda e rimasi in attesa.
La porta si aprii dopo circa un minuto e una mano mi afferrò. Sentii sussurrare – “Entra”.
Pensai subito che questa ragazza doveva essere tremendamente timida. Quanto mi sbagliai.
Senza usare il senso della vista tutto ti sembra diverso, non capisci esattamente cosa ti sta succedendo intorno. L’unica cosa che capii fu che questa misteriosa donna non era da sola. Ne ebbi la conferma quando quattro mani mi afferrarono da dietro e mi legarono i polsi dietro la schiena. In che razza di situazione mi ero ritrovato?.
“Cammina” – Era la stessa donna di prima, ma questa volta avevo riconosciuto qualcosa di famigliare nel suo tono.
Non vedendo dove andassi, camminavo con cautela. Ogni tanto sbattevo contro i mobili. Dopo un po’ mi sentii spingere e caddi a faccia in giù, per fortuna atterai su un letto, almeno immaginai.
Cercai di girarmi e rialzarmi in qualche modo, ma qualcuno mi teneva bloccato a letto. Mi ribellai e dalla bocca mi usci un disperato “Aiuto”.
Stavolta sentii un'altra voce camuffata con uno strano accento nordico – “Cerca di stare zitto in questi mesi ti sei divertito anche troppo” – ero sicuro che quella fosse la voce di Ulrike, la signora del primo piano. Mi prese per i capelli e mi tirò su con forza.
“Apri quel cazzo di bocca” – Ora ne ero certo la mia aguzzina aveva un nome preciso: Silvie.
Una specie di palla di gomma si introdusse nella mia bocca e un laccio si strinse intorno alla mia testa. Era cosi stretta che faticavo a respirare. Venni scagliato sul letto.
Le stessi mani mi presero le caviglie e me le legarono al letto. Cercai di svincolarmi dando dei calci potenti, ma fu tutto inutile ero immobilizzato.
All’improvviso sentii qualcosa di duro sbattere sul mio culo. L’impatto fu così forte che sobbolzai sul letto e iniziai a piangere. I miei urli vennero soffocati da quella che pensavo fosse una Ball Gag.
Immediamente mi giunse un’altra stilettata, stavolta accompagnata da un commento – “Stronzo”.
Questa volta quella che aveva parlato era Ulrike. La cosa mi sembrò ovvia, chi altro poteva procurarsi questi oggetti da Bondage. Sentivo il mio culo pulsare dal dolore. Sentii diversi sputi e il mio sedere si riempi di saliva, poi tre dita mi penetrarono. Queste mi volevano uccidere. Sentii una voce giovanile che si mise a ridere. Quindi le persone erano più di due.
“Cazzo” – questa volta la botta fu tremenda, come se la mano fosse diversa.
“Ora sentirai del male” – ormai Silvie non si nascondeva più. Una mano guandata mi penetrò con decisione, era la prima volta che qualcuno mi faceva un fisting e non era per niente piacevole, anzi il dolore fu allucinante. Stavo subendo una tortura. Mi domandai che cazzo avessi fatto di male, mi sembrava di aver rispettato tutti i termini del contratto, avevo commesso solo qualche errore. Forse avevo fatto incazzare la persona sbagliata. Come era entrata, la mano usci di botto emettendo uno schiocco. Sentii come se avessi il deretano spalancato. Una lingua morbida si insinuò dentro di me e mi leccò le pareti dell’ano doloranti. Smanì pure quella lingua, ora due mani me lo tenevano aperto. Qualcosa di duro mi penetrò. Avvertii la sensazione che pulsasse e si ingrossasse sempre di più una volta dentro di me. Era un pene vero. Ora questo chi era.
Silvie si avvicinò al mio orecchio sinistro e mi disse – “Ora farai felice il nostro amico”.
Mentre quel uomo misterioso mi penestrava con forza, sentivo dei piedi accarezzarmi il viso, la schiena, il culo. Udii ancora una volta quella risata giovanile, stavolta era molto più vicina, immaginai che fosse la dolce MJ. Una crema calda innondò il mio culo, il tipo aveva avuto un orgasmo dentro di me. Due lingue mi pulirono quello sperma. Mi liberarono, mi girarono, ebbi l’impulso di scappare, ma ben quattro persone mi tenevano bloccato. Mi sdraiarono sulla schiena.
Una mano mi prese il braccio destro, un’altra mi prese quella sinistra. Stavolta mi legarono con delle ruvide corde. Le strinsero così forte ai polsi che non sentivo il sangue scorrere nelle mani. Ora ero legato allo schienale del letto, probabilmente l’avevano già predisposte in anticipo. Compirono gli stessi gesti con le gambe. Mi sentivo come in un’antica tortura mediovale. Mi introdussero nell’ano qualcosa di metallico, probabilmente un plug. Qualcosa di piumato mi attraversò il corpo, come scoprii in seguito era il frustino preferito di Ulrike. Mi frustò il cazzo più volte, ormai avevo finito le lacrime.
“Lo sai che sei una bella puttana” – Giuro che sta stronza di Silvie me la pagherà.
Qualcuno mi prese le palle in mano. Ebbi una strana sensazione di freddo intorno ai testicoli. Quella sensazione passò alla cappella. Mi stavano mettendo uno strano oggetto di metallo. Sentii un suono simile a un lucchetto che si chiudeva. Mi avevano fatto indossare un cazzo di cintura di castità maschile. Era così stretta che un’erezione era praticamente impossibile, in caso sarebbe stata pure dolorosa. Mi tolserò il bavaglio – “Liberatemi bastarde”.
Silvie disse le seguenti parole – “Ora cucciola tocca a te”.
Qualcuno salì sul letto, i suoi movimenti erano leggeri. Alcune gocce caddero sulla mia faccia e alcune raggiunsero la mia bocca. Aveva un sapore salmastro con un tocco di fruttoso. Qualcosa di umido si appoggiò sulle mie labbra. Riconobbi la forma e l’odore di una passera. Istintivamente la leccai. Poteva essere chiunque, ma io scommisi su MJ. Ogni tanto sentivo dei piccoli gemiti. Mi prese la testa tra le mani e me la spinse verso di lei.
Ogni tanto sentivo degli strani rumori, qualcosa che io definirei vintage.
Mentre leccavo, sentivo il mio pene premere contro quella gabbia d’acciaio. Voleva uscire. Voleva far vedere la sua erezione. Invece no, sentivo solo un dolore allucinante ai testicoli.
Non poter scopare quella dolcezza, era peggio addirittura delle torture subite fino ad ora.
La ragazza continuava ad agitarsi sulla mia bocca. La mia lingua si insinuava dentro le sue labbra. Improvvisamente fui immerso da una cascata. Aveva squirtato.
“Grazie amore” – Si era proprio Mary Jane.
Mi baciò, scese del letto e smanì.
Mi tolserò la cintura di castità. Appena libero il mio cazzo scattò sull’attenti e una mano me lo afferrò – “Vedo coglione che ti stai divertendo, ora”.
Il cazzo in erezione mi faceva sentire, ancora di più, il plug premere sulla prostata. Ogni tanto tiravo le corde in modo di liberarmi, ma era letteralmenete impossibile. La mano di Silvie me lo strinse forte e un’altra mi afferrò i coglioni.
“Appena mi libero vi violento, lo giuro” – In quel momento lo pensavo davvero.
“Tu non farai un bel niente, altrimenti diremo che hai violentato una minorenne”
“Lurida bastarda”
La mano che mi teneva i coglioni, me li lasciò – “Ora è il mio turno”.
Era la giornalista, ma non se era andata. Qualcun altro salì sul letto, probabilmente era lei. La mia capa continuava a tenermi il cazzo con la mano, poi sentii qualcosa di caldo e umido avvolgerlo.
“Piccolo bastardo, non sai quante ne ho passate per la tua bravata. Il mio uomo mi ha lasciata, stavamo per sposarci”.
“Strano a me è sembrato che ti sei divertita” – Mi arrivò uno schiaffo in piena faccia.
Non capii da dove provenisse, ma immaginai che fosse stata Miriam.
Il mio cazzo dolorante era dentro di lei, mi stava cavalcando con decisione. Immaginai le sue tette ballare. Immaginai pure Silvie che le leccasse le tette.
“Tutto sommato, con il senno del poi, mi hai portato fortuna. Grazie a quella pubblicità, mi hanno offerto contratti importanti” – Mi infilò due dita in bocca – “Ora desidero un figlio e tu me lo regalerai”.
Forse avevo capito male – “Vienimi dentro” – No, non avevo capito male.
Percepii il suo corpo che si chinava verso di me - “Non preoccuparti stronzo, lo manterrà da sola” – Mi baciò – “Tu non dovrai fare nulla”.
I suoi capezzoli si strusciano a ritmo sulle mie labbra, poi mi copri il volto con il suo seno. Cercai di resistere il più possibile, trattenni il più possibile lo sperma all’interno delle mie palle. Resistei ben poco, il mio sperma compì il suo dovere, riempendo la sua vagina.
Lei non si fermò, continuò a scoparmi finchè crollo addosso al mio corpo e mi sussurrò – “Grazie”.
Strano in quella situazione la gentilezza mi sembrò fuori luogo.
Improvvisamente la stanza si fece silenziosa. Non sentivo nessun rumore, nessun respriro. Tutto intorno a me fu silenzio – “C’è qualcuno” – Non rispose nessuno – “Ehi liberatemi”.
Ero rimasto da solo e ancora legato. Cercai in mille modi di liberarmi, ma il sonno prevalse. Prima di addormentarmi promisi a me stesso di licenziarmi il giorno dopo.
Al risveglio sentii qualcosa che mi bagnava la faccia. Capii che mi avevano tolto la benda e liberato. Sopra di me c’era Silvie che mi aveva scambiato per una latrina.
“Ora hai capito chi comanda in questo condominio”
La scostai con così tanta forza, che per poco non la feci cadere per terra.
“Basta io mi licenzio”
“Tu cosa vorresti fare?”
“Hai capito bene mi licenzio, pagherò tutte le penali e le conseguenze”
“Interessante, ma dimmi come si chiama la tua amichetta?”
“Chi intendi?”
“Come chi, la ragazza adottata da Andrea e Marina, certo Sabrina” – aveva un sorriso irritante.
“Lasciala fuori da questo discorso” – Ero irritato.
“Sai stronzetto, è stata lei a prendere il tuo posto quando ti ho licenziato. Era convinta che tu saresti tornato prima o poi”.
Questo mi sorprese molto.
“Quindi se vuoi andartene, fai pure. In quel periodo ti ha sostituito alla perfezione”.
Capii al volo cosa voleva dirmi. Non potevo fare una cosa del genere al mio amore.
“Brutta stronza, ok rimango, ma giurò che un giorno mi vendicherò”
“Che parolone, ora vedi di vestirti e tornare di sotto. Il tuo orario di lavoro è già iniziato da mezz’ora.”
Come al solito obbedii e tornai alla mia solita routine.
Comunque alle 23 del 31 dicembre qualcuno bussò alla mia porta. L’aprii e non ci trovai nessuno. Per terra c’era una busta. L’aprii e dentro c’era una lettera scritta a mano e una benda.
Vi riporto qui la lettera:
“Dopo aver letto sui giornali delle sue prestazioni, mi sono decisa di affittare l’appartamento 3C per un mese. Questa sera avrei il piacere della sua presenza. Visto che voglio l’anonimato le pregherei di indossare la benda dopo aver suonato il campanello. Se dovesse rifiutare le ricordo che da contratto ho i miei diritti, e lei non si può permettere di ledere le mie volontà. L’aspetto tra mezz’ora. Saluti Sfucj”.
Strano nome, sicuramente inventato. Dopo aver letto due volte il messaggio, fissai la benda nera di raso morbido. Devo dire che ne rimasi incuriosito e decisi di seguire le istruzioni alla lettera. Quindi mi recai al terzo piano, suonai il campanello, indossai la benda e rimasi in attesa.
La porta si aprii dopo circa un minuto e una mano mi afferrò. Sentii sussurrare – “Entra”.
Pensai subito che questa ragazza doveva essere tremendamente timida. Quanto mi sbagliai.
Senza usare il senso della vista tutto ti sembra diverso, non capisci esattamente cosa ti sta succedendo intorno. L’unica cosa che capii fu che questa misteriosa donna non era da sola. Ne ebbi la conferma quando quattro mani mi afferrarono da dietro e mi legarono i polsi dietro la schiena. In che razza di situazione mi ero ritrovato?.
“Cammina” – Era la stessa donna di prima, ma questa volta avevo riconosciuto qualcosa di famigliare nel suo tono.
Non vedendo dove andassi, camminavo con cautela. Ogni tanto sbattevo contro i mobili. Dopo un po’ mi sentii spingere e caddi a faccia in giù, per fortuna atterai su un letto, almeno immaginai.
Cercai di girarmi e rialzarmi in qualche modo, ma qualcuno mi teneva bloccato a letto. Mi ribellai e dalla bocca mi usci un disperato “Aiuto”.
Stavolta sentii un'altra voce camuffata con uno strano accento nordico – “Cerca di stare zitto in questi mesi ti sei divertito anche troppo” – ero sicuro che quella fosse la voce di Ulrike, la signora del primo piano. Mi prese per i capelli e mi tirò su con forza.
“Apri quel cazzo di bocca” – Ora ne ero certo la mia aguzzina aveva un nome preciso: Silvie.
Una specie di palla di gomma si introdusse nella mia bocca e un laccio si strinse intorno alla mia testa. Era cosi stretta che faticavo a respirare. Venni scagliato sul letto.
Le stessi mani mi presero le caviglie e me le legarono al letto. Cercai di svincolarmi dando dei calci potenti, ma fu tutto inutile ero immobilizzato.
All’improvviso sentii qualcosa di duro sbattere sul mio culo. L’impatto fu così forte che sobbolzai sul letto e iniziai a piangere. I miei urli vennero soffocati da quella che pensavo fosse una Ball Gag.
Immediamente mi giunse un’altra stilettata, stavolta accompagnata da un commento – “Stronzo”.
Questa volta quella che aveva parlato era Ulrike. La cosa mi sembrò ovvia, chi altro poteva procurarsi questi oggetti da Bondage. Sentivo il mio culo pulsare dal dolore. Sentii diversi sputi e il mio sedere si riempi di saliva, poi tre dita mi penetrarono. Queste mi volevano uccidere. Sentii una voce giovanile che si mise a ridere. Quindi le persone erano più di due.
“Cazzo” – questa volta la botta fu tremenda, come se la mano fosse diversa.
“Ora sentirai del male” – ormai Silvie non si nascondeva più. Una mano guandata mi penetrò con decisione, era la prima volta che qualcuno mi faceva un fisting e non era per niente piacevole, anzi il dolore fu allucinante. Stavo subendo una tortura. Mi domandai che cazzo avessi fatto di male, mi sembrava di aver rispettato tutti i termini del contratto, avevo commesso solo qualche errore. Forse avevo fatto incazzare la persona sbagliata. Come era entrata, la mano usci di botto emettendo uno schiocco. Sentii come se avessi il deretano spalancato. Una lingua morbida si insinuò dentro di me e mi leccò le pareti dell’ano doloranti. Smanì pure quella lingua, ora due mani me lo tenevano aperto. Qualcosa di duro mi penetrò. Avvertii la sensazione che pulsasse e si ingrossasse sempre di più una volta dentro di me. Era un pene vero. Ora questo chi era.
Silvie si avvicinò al mio orecchio sinistro e mi disse – “Ora farai felice il nostro amico”.
Mentre quel uomo misterioso mi penestrava con forza, sentivo dei piedi accarezzarmi il viso, la schiena, il culo. Udii ancora una volta quella risata giovanile, stavolta era molto più vicina, immaginai che fosse la dolce MJ. Una crema calda innondò il mio culo, il tipo aveva avuto un orgasmo dentro di me. Due lingue mi pulirono quello sperma. Mi liberarono, mi girarono, ebbi l’impulso di scappare, ma ben quattro persone mi tenevano bloccato. Mi sdraiarono sulla schiena.
Una mano mi prese il braccio destro, un’altra mi prese quella sinistra. Stavolta mi legarono con delle ruvide corde. Le strinsero così forte ai polsi che non sentivo il sangue scorrere nelle mani. Ora ero legato allo schienale del letto, probabilmente l’avevano già predisposte in anticipo. Compirono gli stessi gesti con le gambe. Mi sentivo come in un’antica tortura mediovale. Mi introdussero nell’ano qualcosa di metallico, probabilmente un plug. Qualcosa di piumato mi attraversò il corpo, come scoprii in seguito era il frustino preferito di Ulrike. Mi frustò il cazzo più volte, ormai avevo finito le lacrime.
“Lo sai che sei una bella puttana” – Giuro che sta stronza di Silvie me la pagherà.
Qualcuno mi prese le palle in mano. Ebbi una strana sensazione di freddo intorno ai testicoli. Quella sensazione passò alla cappella. Mi stavano mettendo uno strano oggetto di metallo. Sentii un suono simile a un lucchetto che si chiudeva. Mi avevano fatto indossare un cazzo di cintura di castità maschile. Era così stretta che un’erezione era praticamente impossibile, in caso sarebbe stata pure dolorosa. Mi tolserò il bavaglio – “Liberatemi bastarde”.
Silvie disse le seguenti parole – “Ora cucciola tocca a te”.
Qualcuno salì sul letto, i suoi movimenti erano leggeri. Alcune gocce caddero sulla mia faccia e alcune raggiunsero la mia bocca. Aveva un sapore salmastro con un tocco di fruttoso. Qualcosa di umido si appoggiò sulle mie labbra. Riconobbi la forma e l’odore di una passera. Istintivamente la leccai. Poteva essere chiunque, ma io scommisi su MJ. Ogni tanto sentivo dei piccoli gemiti. Mi prese la testa tra le mani e me la spinse verso di lei.
Ogni tanto sentivo degli strani rumori, qualcosa che io definirei vintage.
Mentre leccavo, sentivo il mio pene premere contro quella gabbia d’acciaio. Voleva uscire. Voleva far vedere la sua erezione. Invece no, sentivo solo un dolore allucinante ai testicoli.
Non poter scopare quella dolcezza, era peggio addirittura delle torture subite fino ad ora.
La ragazza continuava ad agitarsi sulla mia bocca. La mia lingua si insinuava dentro le sue labbra. Improvvisamente fui immerso da una cascata. Aveva squirtato.
“Grazie amore” – Si era proprio Mary Jane.
Mi baciò, scese del letto e smanì.
Mi tolserò la cintura di castità. Appena libero il mio cazzo scattò sull’attenti e una mano me lo afferrò – “Vedo coglione che ti stai divertendo, ora”.
Il cazzo in erezione mi faceva sentire, ancora di più, il plug premere sulla prostata. Ogni tanto tiravo le corde in modo di liberarmi, ma era letteralmenete impossibile. La mano di Silvie me lo strinse forte e un’altra mi afferrò i coglioni.
“Appena mi libero vi violento, lo giuro” – In quel momento lo pensavo davvero.
“Tu non farai un bel niente, altrimenti diremo che hai violentato una minorenne”
“Lurida bastarda”
La mano che mi teneva i coglioni, me li lasciò – “Ora è il mio turno”.
Era la giornalista, ma non se era andata. Qualcun altro salì sul letto, probabilmente era lei. La mia capa continuava a tenermi il cazzo con la mano, poi sentii qualcosa di caldo e umido avvolgerlo.
“Piccolo bastardo, non sai quante ne ho passate per la tua bravata. Il mio uomo mi ha lasciata, stavamo per sposarci”.
“Strano a me è sembrato che ti sei divertita” – Mi arrivò uno schiaffo in piena faccia.
Non capii da dove provenisse, ma immaginai che fosse stata Miriam.
Il mio cazzo dolorante era dentro di lei, mi stava cavalcando con decisione. Immaginai le sue tette ballare. Immaginai pure Silvie che le leccasse le tette.
“Tutto sommato, con il senno del poi, mi hai portato fortuna. Grazie a quella pubblicità, mi hanno offerto contratti importanti” – Mi infilò due dita in bocca – “Ora desidero un figlio e tu me lo regalerai”.
Forse avevo capito male – “Vienimi dentro” – No, non avevo capito male.
Percepii il suo corpo che si chinava verso di me - “Non preoccuparti stronzo, lo manterrà da sola” – Mi baciò – “Tu non dovrai fare nulla”.
I suoi capezzoli si strusciano a ritmo sulle mie labbra, poi mi copri il volto con il suo seno. Cercai di resistere il più possibile, trattenni il più possibile lo sperma all’interno delle mie palle. Resistei ben poco, il mio sperma compì il suo dovere, riempendo la sua vagina.
Lei non si fermò, continuò a scoparmi finchè crollo addosso al mio corpo e mi sussurrò – “Grazie”.
Strano in quella situazione la gentilezza mi sembrò fuori luogo.
Improvvisamente la stanza si fece silenziosa. Non sentivo nessun rumore, nessun respriro. Tutto intorno a me fu silenzio – “C’è qualcuno” – Non rispose nessuno – “Ehi liberatemi”.
Ero rimasto da solo e ancora legato. Cercai in mille modi di liberarmi, ma il sonno prevalse. Prima di addormentarmi promisi a me stesso di licenziarmi il giorno dopo.
Al risveglio sentii qualcosa che mi bagnava la faccia. Capii che mi avevano tolto la benda e liberato. Sopra di me c’era Silvie che mi aveva scambiato per una latrina.
“Ora hai capito chi comanda in questo condominio”
La scostai con così tanta forza, che per poco non la feci cadere per terra.
“Basta io mi licenzio”
“Tu cosa vorresti fare?”
“Hai capito bene mi licenzio, pagherò tutte le penali e le conseguenze”
“Interessante, ma dimmi come si chiama la tua amichetta?”
“Chi intendi?”
“Come chi, la ragazza adottata da Andrea e Marina, certo Sabrina” – aveva un sorriso irritante.
“Lasciala fuori da questo discorso” – Ero irritato.
“Sai stronzetto, è stata lei a prendere il tuo posto quando ti ho licenziato. Era convinta che tu saresti tornato prima o poi”.
Questo mi sorprese molto.
“Quindi se vuoi andartene, fai pure. In quel periodo ti ha sostituito alla perfezione”.
Capii al volo cosa voleva dirmi. Non potevo fare una cosa del genere al mio amore.
“Brutta stronza, ok rimango, ma giurò che un giorno mi vendicherò”
“Che parolone, ora vedi di vestirti e tornare di sotto. Il tuo orario di lavoro è già iniziato da mezz’ora.”
Come al solito obbedii e tornai alla mia solita routine.
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