La mia prima fidanzata – Quarta parte
di
Lizbeth Gea
genere
etero
A letto io e Antonella parlavamo di tutto, e quella sera il discorso si soffermò sul ragazzo che stavo frequentando in quel periodo. Si chiamava Alessandro ed era molto simpatico, diverso dagli altri, probabilmente la nostra timidezza ci accumunava.
All’improvviso la mia matura fidanzata mi chiese se ero mai stata con un ragazzo. Ovviamente la mia risposta fu negativa. Lei era stata la prima in assoluta con la quale avevo fatto sesso.
Devo ammettere che nell’ultimo periodo la mia curiosità, verso il sesso maschile, era aumentata, ma per diversi motivi non andavo oltre. Per primo non la volevo tradire, secondo la mia insicurezza mi bloccava.
Dopo insistenti domande da parte di lei, le sottoposi i miei dubbi, e lei si mise a ridere. Mi fece notare che lei era ancora sposata e che scopava ancora con suo marito. Poi con uno strano discorso mi fece capire che dovevo fare le mie esperienze, anzi, quella determinata esperienza poteva essere utile ad entrambe. In quel momento, e anche per interi mesi, non capii in quale modo la mia vita sessuale le potesse giovare.
Allora mi decisi, durante quella settimana, e più precisamente venerdì, avrei avuto la mia prima esperienza sessuale con un ragazzo. Lo so le mie motivazione erano ridicole, ma un giorno l’avrei comunque fatto.
Come ogni venerdì sera andai a mangiare una pizza con Alessandro, questa volta abbandonai i miei jeans e maglietta per un vestito regalatomi a Natale da Antonella. Era leggermente agressivo, composto da un top attillato bianco, con scollatura laterale e una minigonna nera ludica. Le mie nuove tette risplendevano.
Appena lui mi vide, deglutì vistosamente, ed era imbarazzato. Io lo provocai chiedendogli se non gli piacessi, e lui timidamente mi rispose di si. Certo che mi ero scelta proprio un imbranato, carino si, ma molto imbranato.
Dopo la pizza mi riportò a casa con il suo bel suv, o meglio quello di suo padre. Non avevo nessuna intenzione di salutarlo. Gli misi una mano sulla gamba destra, gli feci uno sguardo da gatta “senti perché non parchetti un po’ piu in là” e indicando un insieme di garage “Li non ci può vedere nessuno”.
Notavo la sua agitazione, ma notavo quel piccolo rigonfiamento che aveva tra le gambe, pure lui lo voleva fare e secondo me pure da mesi.
Restammo immobili per diversi minuti, fino a quando non mi decisi. Senza dire una parola, infilai la mia mano sinistra dentro i suoi pantaloni e afferrai con difficoltà il suo cazzo barzotto. Lo strinsi a tal punto che lui emise un grido soffocato. L’erezione giunse immediatamente e il suo pene era come in trappola nei pantaloni. Io, da vera stronza, continuovo a segarlo in quella prigione di tela.
Ormai era al limite, si sbottonò immediatamente i pantaloni, se lì abbassò e il suo cazzo scattò sull’attenti. Fui impressionata dalle sue dimensioni, c’è anche da dire che era il primo che ammiravo da vicino.
Con un gesto improvviso mi afferrò la testa e la spinse con forza verso la sua cappella. Questo gesto non me lo sarei mai aspettato da lui. Io avevo fatto pratica con i cazzi finti di Antonella, quindi subito gli leccai la punta, lentamente, e poi con un gesto rapito, me lo infilai in bocca.
All’inizio feci fatica a trattenerlo in bocca, poi mi abituai alle sue dimensioni e me lo gustai. Sarà una cosa banale, ma c’è più gusto a succhiare un cazzo vero rispetto a uno di gomma. Mi divertivo a farlo impazzire con la mia lingua. Lui allungò la sua mano destra sul mio seno accarezzandomelo.
Dentro di me sapevo che stavo perdendo tempo. Nonostante ormai fossi abituata al sesso con la mia fidanzata, ero agitata al pensiero di farmi penetrare da lui.
Per fortuna il primo a prendere l’iniziativa fu lui. Mi prese il mento con le mani, sollevo la mia testa, mi baciò e mi disse di andare nei sedili posteriori, dato che il sedile del guidatore era scomodo.
Mentre lui aprì la portiera, io rimasi ferma immobile a guardare i suoi gesti. Si sedette dietro, si sfilò completamente i pantaloni e, sorridendomi, si menava il cazzo per tenerlo duro.
Mi feci coraggio, ormai era giunto il momento. Appena arrivai ai sedili posteriori, mi alzai la gonna, non avevo indossato le mutandine, mi sedetti sopra di lui e rimani un attimo sospesa, lo baciai. Lui mi accarezzò la figa, era rozzo e sicuramente non aveva l’esperienza di Antonella, ma si bagnò.
Lui introdusse le sue mani nella mia scollatura laterale, le piacevano molto le mie tette nuove. Io gli afferrai il cazzo con la mano destra e pian piano feci scendere il mio corpo verso la sua cappella.
Sentii le mie grandi labbra aprirsi, lui mugogno qualcosa tipo “era ora”. Quasi per sfida, mi allontanai un attimo, avevo bisogno di fagli capire chi comandasse. Ero la degna discepola della mia fidanzata.
Le guardai dritto negli occhi e me lo feci entrare tutto. Ricordo ancora oggi quelle sensazioni, quel’esplosione ormonale del mio corpo. Lui scosto la mia scollatura e si precipitò a leccare i miei capezzoli, ormai l’ansia si era disciolta completamente.
Iniziai a cavalcarlo, si notava la sua inesperienza, ma me ne fregai, mi stavo godendo il momento.
Sentivo il suo glande sbattere contro il mio utero, mi sentivo riempita. Gli infilai la lingua in bocca e le sue mani strinsero il mio culo, e il ritmo della cavalcata aumentò.
Dopo un po’ incominciavo ad annoiarmi. Per carità il piacere c’era sempre, ma ero abituata ad altro. Scesi dal suo corpo, mi misi a novanta e gli urlai, letteralmente, di sbattermi come si doveva.
Lui aprii un cassettino della macchina, ne estrasse un preservativo, almeno era previdente, chissà da quanti mesi era li.
Dopo averlo aperto, se lo sfilo sul suo cazzo turgido. Io avevo la testa appoggiata allo schienale dei sedili ed ero in ginocchio. Lui si avvicinò, sorprendentemente prima mi leccò tutte e due i buchini, era una sciappa. Finalmente mi sbatte dentro il suo grosso cazzo, e per la prima volta nella serata, godetti. Era diventato una furia, si era quasi trasformato. I suoi colpi si facevano man mano più decisi. Gli urlai “Si Ale trattami da puttana”, mi afferrò le tette le strizzò e, con mia grande delusione ebbe immediatamente un orgasmo.
Non mi persi d’animo, mi sdraii sui sedili posteriori e mi masturbai. Lui mi guardava eccitato e, con mio grande piacere, mi infilò due dita nella figa. Apprezzai molto quel gesto, dimostrava che non era il solito egoista. Si sdraiò sopra di me, mi baciava dappertutto e intanto le sue dita mi penetravano. Mi morse le tette, mi infilò la lingua in bocca. Le dita improvissamente divennnero tre. Con le sue dita dentro e le mie sul clito sguirtai improvvisamente, lui ne rimase impressionato.
Rimanemmo ancora abbracciati per qualche secondo e, prima che il suo cazzo si indurisse di nuovo, mi accorsi che era tardissimo e, dopo essermi ricomposta, mi riportò a casa.
Probabilmente non fu la più bella scopata dela vita, ma mi piacque. Dopo quella serata decidemmo di metterci assieme, con il consenso di Antonella, però con la promessa che lei veniva prima di tutto e tutti, ci mancherebbe il sesso con lei era qualcosa di travolgente ed era difficile farne a meno.
All’improvviso la mia matura fidanzata mi chiese se ero mai stata con un ragazzo. Ovviamente la mia risposta fu negativa. Lei era stata la prima in assoluta con la quale avevo fatto sesso.
Devo ammettere che nell’ultimo periodo la mia curiosità, verso il sesso maschile, era aumentata, ma per diversi motivi non andavo oltre. Per primo non la volevo tradire, secondo la mia insicurezza mi bloccava.
Dopo insistenti domande da parte di lei, le sottoposi i miei dubbi, e lei si mise a ridere. Mi fece notare che lei era ancora sposata e che scopava ancora con suo marito. Poi con uno strano discorso mi fece capire che dovevo fare le mie esperienze, anzi, quella determinata esperienza poteva essere utile ad entrambe. In quel momento, e anche per interi mesi, non capii in quale modo la mia vita sessuale le potesse giovare.
Allora mi decisi, durante quella settimana, e più precisamente venerdì, avrei avuto la mia prima esperienza sessuale con un ragazzo. Lo so le mie motivazione erano ridicole, ma un giorno l’avrei comunque fatto.
Come ogni venerdì sera andai a mangiare una pizza con Alessandro, questa volta abbandonai i miei jeans e maglietta per un vestito regalatomi a Natale da Antonella. Era leggermente agressivo, composto da un top attillato bianco, con scollatura laterale e una minigonna nera ludica. Le mie nuove tette risplendevano.
Appena lui mi vide, deglutì vistosamente, ed era imbarazzato. Io lo provocai chiedendogli se non gli piacessi, e lui timidamente mi rispose di si. Certo che mi ero scelta proprio un imbranato, carino si, ma molto imbranato.
Dopo la pizza mi riportò a casa con il suo bel suv, o meglio quello di suo padre. Non avevo nessuna intenzione di salutarlo. Gli misi una mano sulla gamba destra, gli feci uno sguardo da gatta “senti perché non parchetti un po’ piu in là” e indicando un insieme di garage “Li non ci può vedere nessuno”.
Notavo la sua agitazione, ma notavo quel piccolo rigonfiamento che aveva tra le gambe, pure lui lo voleva fare e secondo me pure da mesi.
Restammo immobili per diversi minuti, fino a quando non mi decisi. Senza dire una parola, infilai la mia mano sinistra dentro i suoi pantaloni e afferrai con difficoltà il suo cazzo barzotto. Lo strinsi a tal punto che lui emise un grido soffocato. L’erezione giunse immediatamente e il suo pene era come in trappola nei pantaloni. Io, da vera stronza, continuovo a segarlo in quella prigione di tela.
Ormai era al limite, si sbottonò immediatamente i pantaloni, se lì abbassò e il suo cazzo scattò sull’attenti. Fui impressionata dalle sue dimensioni, c’è anche da dire che era il primo che ammiravo da vicino.
Con un gesto improvviso mi afferrò la testa e la spinse con forza verso la sua cappella. Questo gesto non me lo sarei mai aspettato da lui. Io avevo fatto pratica con i cazzi finti di Antonella, quindi subito gli leccai la punta, lentamente, e poi con un gesto rapito, me lo infilai in bocca.
All’inizio feci fatica a trattenerlo in bocca, poi mi abituai alle sue dimensioni e me lo gustai. Sarà una cosa banale, ma c’è più gusto a succhiare un cazzo vero rispetto a uno di gomma. Mi divertivo a farlo impazzire con la mia lingua. Lui allungò la sua mano destra sul mio seno accarezzandomelo.
Dentro di me sapevo che stavo perdendo tempo. Nonostante ormai fossi abituata al sesso con la mia fidanzata, ero agitata al pensiero di farmi penetrare da lui.
Per fortuna il primo a prendere l’iniziativa fu lui. Mi prese il mento con le mani, sollevo la mia testa, mi baciò e mi disse di andare nei sedili posteriori, dato che il sedile del guidatore era scomodo.
Mentre lui aprì la portiera, io rimasi ferma immobile a guardare i suoi gesti. Si sedette dietro, si sfilò completamente i pantaloni e, sorridendomi, si menava il cazzo per tenerlo duro.
Mi feci coraggio, ormai era giunto il momento. Appena arrivai ai sedili posteriori, mi alzai la gonna, non avevo indossato le mutandine, mi sedetti sopra di lui e rimani un attimo sospesa, lo baciai. Lui mi accarezzò la figa, era rozzo e sicuramente non aveva l’esperienza di Antonella, ma si bagnò.
Lui introdusse le sue mani nella mia scollatura laterale, le piacevano molto le mie tette nuove. Io gli afferrai il cazzo con la mano destra e pian piano feci scendere il mio corpo verso la sua cappella.
Sentii le mie grandi labbra aprirsi, lui mugogno qualcosa tipo “era ora”. Quasi per sfida, mi allontanai un attimo, avevo bisogno di fagli capire chi comandasse. Ero la degna discepola della mia fidanzata.
Le guardai dritto negli occhi e me lo feci entrare tutto. Ricordo ancora oggi quelle sensazioni, quel’esplosione ormonale del mio corpo. Lui scosto la mia scollatura e si precipitò a leccare i miei capezzoli, ormai l’ansia si era disciolta completamente.
Iniziai a cavalcarlo, si notava la sua inesperienza, ma me ne fregai, mi stavo godendo il momento.
Sentivo il suo glande sbattere contro il mio utero, mi sentivo riempita. Gli infilai la lingua in bocca e le sue mani strinsero il mio culo, e il ritmo della cavalcata aumentò.
Dopo un po’ incominciavo ad annoiarmi. Per carità il piacere c’era sempre, ma ero abituata ad altro. Scesi dal suo corpo, mi misi a novanta e gli urlai, letteralmente, di sbattermi come si doveva.
Lui aprii un cassettino della macchina, ne estrasse un preservativo, almeno era previdente, chissà da quanti mesi era li.
Dopo averlo aperto, se lo sfilo sul suo cazzo turgido. Io avevo la testa appoggiata allo schienale dei sedili ed ero in ginocchio. Lui si avvicinò, sorprendentemente prima mi leccò tutte e due i buchini, era una sciappa. Finalmente mi sbatte dentro il suo grosso cazzo, e per la prima volta nella serata, godetti. Era diventato una furia, si era quasi trasformato. I suoi colpi si facevano man mano più decisi. Gli urlai “Si Ale trattami da puttana”, mi afferrò le tette le strizzò e, con mia grande delusione ebbe immediatamente un orgasmo.
Non mi persi d’animo, mi sdraii sui sedili posteriori e mi masturbai. Lui mi guardava eccitato e, con mio grande piacere, mi infilò due dita nella figa. Apprezzai molto quel gesto, dimostrava che non era il solito egoista. Si sdraiò sopra di me, mi baciava dappertutto e intanto le sue dita mi penetravano. Mi morse le tette, mi infilò la lingua in bocca. Le dita improvissamente divennnero tre. Con le sue dita dentro e le mie sul clito sguirtai improvvisamente, lui ne rimase impressionato.
Rimanemmo ancora abbracciati per qualche secondo e, prima che il suo cazzo si indurisse di nuovo, mi accorsi che era tardissimo e, dopo essermi ricomposta, mi riportò a casa.
Probabilmente non fu la più bella scopata dela vita, ma mi piacque. Dopo quella serata decidemmo di metterci assieme, con il consenso di Antonella, però con la promessa che lei veniva prima di tutto e tutti, ci mancherebbe il sesso con lei era qualcosa di travolgente ed era difficile farne a meno.
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