Cuore di bambola parte 1

di
genere
pulp

CUORE DI BAMBOLA


Non riesco a dormire, mi agito nel sonno. Qualcosa mi disturba. Qualcosa che gratta e graffia come un gatto fuori dalla porta. Non mi do pace. Mi sveglio fissando le strisce di luce delle tapparelle proiettate sulle pareti. Ho sudato come in preda ad un sogno. Scosto le lenzuola, la testa un martellare incessante di bonghi. Ho voglia di fumare, cerco il pacchetto sul comodino. Merda. Ho smesso un mese prima. Mi alzo e cammino nel buio, guidato dalla luce che filtra dall’esterno. Mi accorgo di essere nudo, ma non mi preoccupo di rivestirmi. Cosa diavolo è che mi tormenta?
Nel lavello una pila di piatti ancora da lavare. Una bottiglia di birra aperta e un bicchiere ancora pieno. Altre bottiglie sono nel cestino della differenziata. Mi spremo le meningi, penso a cosa è accaduto la sera prima.
Già, cos’è accaduto la sera prima?
Vuoto totale
Mi siedo, cerco di fare il punto della situazione. La birra è calda. Faccio una smorfia di disgusto. Mi alzo e la vuoto nel lavello. Birra calda. Una bionda.
Già, una bionda. Chiudo gli occhi. Una bionda dai capelli soffici e morbidi. Morbido il suo corpo stretto in un vestito rosso che le fa risaltare le sue curve perfette. Morbido come lo sguardo che mi ha lanciato dall’orlo di un bicchiere pieno di Vodka Martini. Labbra rosse e carnose. Labbra di fuoco. Labbra che vogliono dire solo una cosa. Uno sguardo che te lo fa venire duro all’istante.
Ricordo una serata al Red Rabbitt, il locale pieno di fumo che galleggia nell’aria, corpi nudi che si agitano in una danza sensuale di lap dance. Rosse, bionde, more. Asiatiche,Afroamericane. Bianche Di tutti i gusti. Uomini sbavanti ai bordi della pedana, ipnotizzati dal lento oscillare dei fianchi, dei seni generosi. Banconote che sventolano l’aria fumosa, desiderosi di infilarsi negli elastici degli slip. Gorilla iper sviluppati dallo sguardo di pietra, dissimulati nell’ambiente, come pezzi di arredamento, pronti ad intervenire non appena un cliente non diventava troppo invasivo..
Sono seduto al bar, penso agli affari miei. Penso alle mie bollette da pagare. Penso alla mia ex che mi ha mollato come un coglione per fuggire con una star della moda locale. Penso all’altra mia ex che non vedo più da parecchio tempo. Penso al mio cazzo che non uso più da un bel po'’ e vorrebbe sfogarsi con una di quelle audaci che si dimenano sul palco.
Il mio cazzo di lavoro non mi permette di avere una vita sociale da diversi anni.
La bionda si avvicina sinuosa. Una gatta che fa le fusa “Mi offri da bere?” dice lei. Sa di menta e fragola
“Perché no” faccio cenno al cameriere e ordino un altro Vodka Martini
“Cosa fai qui solo con quel muso imbronciato?” mano al bicchiere, le tette che puntano verso di me. Non posso fare a meno di fare cadere l’occhio sull’ampia scollatura fino all’ombelico. Niente reggiseno. Mi ci faccio un film nella mia testa. Uno di quelli torbidi e sudati che non ti lasciano dormire la notte. Il film inizia con due sconosciuti al bar che bevono degli alcolici. Continua in una danza di sguardi in mani che si sfiorano. Poi su di corsa, in camera da letto a danzare come dannati fino allo sfinimento. La storia non ha un finale e con te resta solo il pensiero di un corpo morbido che ha accarezzato e la fragranza di menta e fragole della sua pelle.
“Hai un nome?” chiede lei sorseggiando il Vodka Martini
“Marco”
“Marco” si allunga ancora di più verso di me, la mano che si appoggia alla gamba. Il film sta per diventare vero?
La guardo negli occhi, cerco di scoprire qualcosa che mi dia segnali d’allarme. Ma non vedo nulla, nessun campanello d’allarme. Se c’è una fregatura non riesco a vederla. Se i campanelli d’allarme suonano io non li sento. La mia mente è scivolata verso il basso. Inizia a girare il film. “Cerchi qualcosa di particolare, dolcezza?” linguaggio da film noir anni ’50. Marlowe e Mike Hammer fusi malamente tra di loro
“Forse” si sporge ancora verso di me, le sue labbra mi sfiorano l’orecchio e mi sussurrano parole calde “Camera mia o camera tua?”
Da non credersi, il film si sta realizzando.
I suoi vestiti scivolano a terra ancora prima che abbia chiuso la porta. Si gira verso di me con la possanza di una pantera. Una pantera bionda dagli artigli affilati. Una pantera in cerca di sesso facile. Al diavolo. Le sono addosso in un attimo. Inizia la danza. Sbattiamo contro le pareti fino alla camera da letto. Danza frenetica. Niente amore, nessun sentimento. Solo sesso. Si riduce solo a quello. I sigilli sono levati dopo mesi di inattività. Carpe diem. Cogli l’attimo.
Dentro.
Come fuoco.
Brucia.
Tutto il corpo freme e si dimena.
Lei non grida. Non urla il mio nome e nemmeno quello di Dio. Ma è il sesso più straordinario che abbia vissuto in tutti quei mesi di inattività.
Da quando ho litigato con June. In maniera brutale. Brusca. Infantile. Da quando il mio cuore ha subito un trapasso. Da quando mi ha gettato via come uno straccio. Da quando sono caduto in un pozzo senza fondo da cui è quasi impossibile risalire.
Quasi…
“A chi pensi?” chiede la bionda sdraiata accanto a me
“Fantasmi” rispondo in un sussurro
“I fantasmi sono ombre nascosti nella nostra mente” dice lei sdraiandosi sopra di me. Mi bacia. Mi accarezza con il suo corpo. Ha ancora voglia. La posso accontentare.
“Non so il tuo nome, bionda”
“Vera” scivola attorno a me, si alza a sedere. Incomincia lenta e sinuosa. La sua danza meravigliosa. La sua danza ora più sinuosa, meno rabbiosa di prima. La lascio fare…

Non riesco a dormire, mi agito nel sonno. Qualcosa mi disturba. Qualcosa che gratta e graffia come un gatto fuori dalla porta. Non mi do pace. Mi sveglio fissando le strisce di luce delle tapparelle proiettate sulle pareti. Ho sudato come in preda ad un sogno. Scosto le lenzuola, la testa un martellare incessante di bonghi. Ho voglia di fumare, cerco il pacchetto sul comodino.

Eccomi qui, al punto di partenza. Vera. Morbida e sinuosa. Corpo caldo. Sesso al top. Vera che ha lasciato una fragranza di fragola e menta attorno a sé. L’odore della sua fica si è depositata nelle mie nari e non se n’è ancor andata.
Se n’è andata senza lasciare un biglietto. Senza un perché. Vera. Ossessione di erotico follia. L’incontro di una notte, disperso nella notte. Come un fantasma. I fantasmi sono ombre nascosti nella nostra mente. Non lei. Non Vera. Lei è reale. Devo ritrovarla.


Ritrovarla nei sogni o nei miei incubi. Ritrovarla tra le lenzuola ogni volta che mi metto a dormire. Un sogno. Un chiodo che gira e mi da il tormento.
Sono tornato al red Rabbitt, l’ho cercata. Non si è vista. Ho chiesto al barman ai buttafuori, ai clienti. Nessuno sembra l’abbia vista. Nessuno sembra che si ricordi della sua presenza
“Una gran bella fica” Zanor Slavick si siede accanto a me sullo sgabello. E’ grosso, braccia sproporzionate, testone squadrato da cartone animato. Un lato della faccia è occupato da un canyon rossastro, indice di una coltellata ricevuta in una rissa. Si arrampica sullo sgabello con la grazia di un gorilla su un albero. Appoggia il cappello sul bancone e fa cenno al barman di versargli un bicchiere di Calvados. Ex pugile. Ricettatore. Spezza ossa a pagamento. Ha messo su un giro di escort che cede ai locali della città e si circonda di ex professionisti come lui, che si sono fatti le ossa nei combattimenti da strada e nelle risse delle bettole di periferia “Vi ho visti l’altra sera quando vi strofinavate a vicenda”
“La sto cercando Zanor. Voglio ritrovarla”
“La voglia di fica non ti lascia, Marcus?” ride. Poi si gira e fa un ampio gesto della mano “Hai libera scelta amico. Tutte di ottima qualità”
“Sì ma..”
“Uh.. Una sola notte e già il tuo cuore batte a mille? Le colombe volano?Le campane suonano?Il tuo uccello non smette di vibrare?”
“Non era una delle tue. Quindi?..”
“L’ho vista solo quella sera. Magari ne avessi una come quella tra le mie puledre. Varrebbe migliaia di quattrini” ridacchia mentre beve ciò che ha ordinato “Potrebbe essere del Green Twitty. Hai presente?”
“Quella bettola dall’altra parte della città?”
“Il gestore è un coglione sniffa fica che si chiama Arno Goldman. Si nasconde dietro la facciata del locale mentre s’intrallazza con i vari clan mafiosi della città. Ha molte ballerine che si strusciano sui pali e s’intrattengono nei separè con i clienti che vogliono spendere i loro soldi in coca e pompini”
“Fai affari con lui?”
“No. Non tratto con i cazzoni”


Gli sbirri arrivano tre giorni dopo. Completo grigio scuro, palandrana, cappelli calcati in testa. Sembrano usciti da un film con Marlon Brando. “Polizia, seguici” non aggiungono altro, mi portano via stringendomi i gomiti
Venti minuti dopo impatto sulle nocche di un pugno sferrato dal tenente Lou Marciano. Un bulldog con la faccia che sembra passata in una grattugia “Pezzo di merda, lurido bastardo”
Cazzo che legno. Un martello mi avrebbe fatto meno male. Sputo sangue sul pavimento “Non ho fatto nulla”
“L’hai abbordata, te la sei scopata e poi l’hai uccisa” mi abbaia contro
“No” sguardo fermo, sicuro “Io l’amo..”
“Per favore! Una scopata di una notte e già sei innamorato? Di una escort?” ride “Sei coglione. Abbiamo il tuo DNA, diverse testimonianze. Sei tu il nostro colpevole. La macchina ci darà conferma”
La macchina della verità. Un apparecchio simile a quello che usano gli oculisti per misurarti la vista. Qui ti piazzano una luce nelle pupille e ti leggono le biometrie che la retina registra. Più sofisticata della sua antenata che ti misurava le incertezze a seconda del tuo battito cardiaco. E poi c’è l’elettrodo piantato nel cervello che ti scarica i pensieri su un hard disc. Nessun segreto. Tutto quello che pensi, che sogni, che hai combinato. Tutto viene estratto e riportato su un chip in fottuto download di memoria.
Mi portano in cella, non aspettano i risultati. Mi caricano di calci e pugni. Non reagisco e lascio che tutto finisca in fretta. Due giorni dopo sono fuori, a respirare aria che sa di ruggine e il forte bisogno di fumare una sigaretta.
Sopra.
I palazzi di quella città corrotta dal peccato , dita di mani pronti a ripiegarsi e stritolare. “Sei tu Marcus DeMauro?” un’auto lunga e nera, come nero è chi lo guida. Una specie di blocco d’ardesia, cranio rasato, sguardo nascosto da occhiali scuri. Mi porge un biglietto da visita GREEN TWITTY- Strip Tease e servizi escort “Il signor Arno ti aspetta”
E’ stato così che ho iniziato a lavorare per Arno Seka. Guardia di sicurezza. Investigatore privato. Spazzino. Vera lavorava per lui:era una ballerina, faceva la Escort. Una puledra di prim’ordine. Difficile sostituirla. Trovata massacrata e fatta a pezzi sotto il ponte di Nuovo Impero.

Fine prima parte
di
scritto il
2019-09-16
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