Una serata diversa dal solito (2/2)
di
LanA
genere
fisting
... continua da 1/2
Quel momento in cui entra dentro la mia figa. Quello è il momento in cui mi sento persa. In cui abbandono ogni inibizione. La spinge con attenzione dentro di me e spinge a fondo. Una volta accertato che sia totalmente inserita, la inizia a gonfiare. Ogni aumento di dimensione mi fa impazzire.
Questa volta però l’ha gonfiata di più e il piacere si mischia al dolore che si intercala di nuovo al piacere. Dopo aver provocato piacere alla mia figa, inizia a dedicare le sue attenzioni ai miei seni. Attacca quelle pinzette ai capezzoli ed inizia a picchiettare con un qualcosa che non so esattamente cosa sia ma che provoca molto dolore.
Ogni colpo inferto mi fece sobbalzare per il bruciore. Ma insieme al dolore il piacere, che arrivava subito dopo. Senza contare il fatto che ad ogni sobbalzo il mio corpo si muoveva facendo muovere con esso quella pompetta infilata dentro di me. Insomma, era un misto di dolore e piacere che creava il connubio perfetto.
Continuò a sollazzarsi con i miei seni finché il dolore che provavo interiormente fosse ben visibile sulla pelle. Vedendo i segni lasciati sul mio seno s’intenerì e mi abbracciò.
Sadico! L’abbraccio non era assolutamente voluto per lenire il mio dolore, bensì per aumentarlo stringendosi a me e schiacciando quelle dannate pinzette che ancora erano attaccate ai miei capezzoli.
Lo sentivo stringersi a me. Nonostante la voglia di sentirmi abbracciata da lui fosse alta, lo era di più la voglia di spingerlo via. Cazzo che male!!
Mentre mi stringeva a sé, disse “che non si dica che non sono attento ai tuoi bisogni. Ti abbraccio pure, hai visto?”. Mi venne da sorridere ascoltando quelle parole. Ha sempre la capacità di farmi sorridere anche in momenti in cui soffro o in cui vorrei reagire.
Oh si! Credetemi, nei momenti in cui per qualche motivo ho il cervello funzionante al suo cospetto avrei voglia di guardarlo negli occhi senza proferire parola ma in segno di sfida. Ho un carattere molto forte nella vita al di fuori di quelle quattro mura e ci sono dei momenti in cui affiora la voglia di ribellione.
So bene che questa parte di me non può essere mostrata davanti a lui e so altrettanto bene che qualora un giorno dovesse prevaricare alla mia sottomissione, sarebbe la fine della mia appartenenza al lui.
Seni e figa doloranti, ognuno per un motivo diverso (o per lo stesso?), restai immobile. Lasciò il mio corpo con il suo abbraccio e andò a prendere qualcosa.
Sentii il fusciare delle corde che, sciolte, si appoggiarono sul pavimento.
Iniziò a legarmi i polsi stretti, prima uno e poi l’altro ma non li unì. Sentivo le corde tirare in una direzione che ovviamente assecondai. Mi fece sdraiare sul pavimento. Legò le rispettive estremità a due mobili della stanza per fare in modo che le braccia fossero sopra la mia testa aperte ed evitando così ogni genere di movimento. Lo stesso fece con le gambe. Ero sdraiata a terra legata in posizione a forma di X, legata mani e caviglie. Aprì la finestra.
Da quei vetri, a Roma, d’inverno, entrava una pungente aria ghiacciata che mi raggiunse velocemente facendomi tremare dal freddo. Restai però immobile ed in silenzio. Con gli occhi chiusi cercavo di capire perché ero in quella posizione. Probabilmente io e lui comunichiamo telepaticamente perché ebbi subito la mia risposta.
Gocce bollenti venivano fatte colare sui miei seni doloranti. La cera aveva preso posto di quelle mollette che fino a poco prima pensavo fossero la cosa peggiore. Il freddo che entrava dalla finestra e che mi faceva tremare moltissimo veniva bruscamente contrastato da quelle gocce, che bruciavano per un breve istante, per poi solidificarsi subito dopo. Giocare con la cera. Dolorosa quanto splendida sensazione.
Finito di comporre il suo disegno sul mio corpo, tolse la cera in eccesso con la frusta a coda multipla. Sciolse i polsi e le caviglie e mi condusse in bagno.
Era il momento della sua doccia. Mi bendò come sempre e mi fece inginocchiare davanti al box doccia.
Restai immobile ad ascoltare le sue mani che si accarezzavano il corpo muscoloso e l’acqua scivolare sulla pelle. Uscì ed iniziò ad asciugarsi porgendomi il suo membro.
Sentì il suo glande appoggiarsi sulle mie labbra e immediatamente la mia lingua iniziò a leccare, seguita dalla bocca. Dopo poco si girò e mi disse “Leccami” porgendomi l’ano. Ero in ginocchio con la mia faccia tra le sue natiche mentre l’asciugamano veniva passato su tutto il suo corpo per togliere l’acqua in eccesso. Finì di asciugarsi e con l’accappatoio addosso, mi tolse la pompetta e mi fece alzare.
Mi condusse fino ai piedi del letto, sempre attento a non farmi sbattere da qualche parte. Tornò a legarmi i polsi mentre ero in piedi e questa volta li unì.
“Siediti sul bordo del letto e vai leggermente indietro con il bacino. Piega le gambe e tienile aperte” mi ordinò.
Feci ovviamente quello che mi chiese senza alcun indugio. Legò prima una gamba piegata con le corde e poi l’altra con movimenti fluidi e fatti da mano esperta. La corda che stringeva i miei polsi venne saldamente legata alla testiera del letto portando così le mie braccia sopra la mia testa. Le braccia erano bloccate sopra di me. Le gambe aperte e legate impedivano ogni movimento e ogni distensione.
Sentii che mi lubrificava il culo, fuori e dentro, e poi le sue dita entrare dentro il mio culo. Prima una. Poi due. Poi tre. Con uno schiocco la sua mano mi entrò fino al polso. Il mio corpo era in fibrillazione. La mia mente era pervasa da puro piacere e la mia bocca iniziò a mugolare come mai prima.
I movimenti erano lenti ed estremamente piacevoli e mi provocarono immediatamente un orgasmo. Orgasmo che non poteva essere espresso come è mio solito fare, urlando. Non mi era permesso mugolare, figuratevi urlare.
Solitamente ho l’aiuto delle mie mani che smorzano ogni rumore, perché premute con forza sulla bocca. Questa volta invece ero bloccata e quindi strozzai il piacere emettendo solo qualche piccolo verso. Le sue dita continuavano ad entrare ed uscire dentro di me. Un lieve dolore diminuì di poco quella che era la pura eccitazione.
Avevo perso il conto, sentivo solo il mio culo aprirsi sempre di più. Sentii spingere e muovere le dita dentro di me con movimenti sempre molto delicati. La cosa mi portò in visibilio.
Avvertivo l’attaccatura del polso fermo e tante dita muoversi dentro di me. In quel momento divenni la sua marionetta. Adoro questo termine perché rende perfettamente l’idea e rappresenta ancor meglio la situazione.
La sua mano era dentro di me e mi provocava orgasmi multipli, incontrollabili ed estremamente desiderati. Quando mi vide sufficientemente stremata da quella pratica, mi liberò da quelle corde.
Mi fece inginocchiare davanti a lui, per terra, sul bordo del letto.
Era arrivato il mio turno. Adesso toccava a me provocare piacere.
Ero stremata, ma la voglia di appagarlo superava ogni stanchezza. Cominciai a leccargli le palle, prendendole entrambe in bocca e con l’aiuto delle mani sul suo membro iniziai la mia danza.
Il mio desiderio era talmente grande che spesso questo mix sortiva l’effetto opposto. Avrei voluto essere in grado di provocare l’orgasmo senza essere coadiuvata dalla sua mano, ma ancora adesso non ne sono capace.
Il suo membro mi agitava e il suo corpo m’impediva di dargli piacere da sola. Troppo alto il desiderio. Come sempre però, in un modo o in un altro, alla fine il suo succo invase la mia bocca che sempre ben ricettiva era pronta ad accoglierlo.
Il suo orgasmo segnava la fine della sessione. Felicemente appagata in ogni forma e maniera, mi rivestii e me ne ritornai a casa salutandolo con una timida voce che augurava una piacevole notte.
I giorni a seguire, mi capitava spesso di ritrovarmi davanti allo specchio ad accarezzare ogni livido o ogni segno di frusta che mi aveva lasciato sulla pelle.
Mi piaceva sfiorarli e tornare indietro con la mente a quel momento, quella situazione e quelle mani che me li avevano provocati.
Questa volta, in aggiunta ai segni visibili restava anche un lieve dolore al mio culo che stentava a chiudersi completamente. Questa volta mi aveva penetrato con la mano in culo senza la solita lubrificazione prolungata. Il dolore era invisibile ad occhio nudo ma mi ricordava perfettamente ciò che aveva fatto: ero diventata la sua marionetta.
FINE
Quel momento in cui entra dentro la mia figa. Quello è il momento in cui mi sento persa. In cui abbandono ogni inibizione. La spinge con attenzione dentro di me e spinge a fondo. Una volta accertato che sia totalmente inserita, la inizia a gonfiare. Ogni aumento di dimensione mi fa impazzire.
Questa volta però l’ha gonfiata di più e il piacere si mischia al dolore che si intercala di nuovo al piacere. Dopo aver provocato piacere alla mia figa, inizia a dedicare le sue attenzioni ai miei seni. Attacca quelle pinzette ai capezzoli ed inizia a picchiettare con un qualcosa che non so esattamente cosa sia ma che provoca molto dolore.
Ogni colpo inferto mi fece sobbalzare per il bruciore. Ma insieme al dolore il piacere, che arrivava subito dopo. Senza contare il fatto che ad ogni sobbalzo il mio corpo si muoveva facendo muovere con esso quella pompetta infilata dentro di me. Insomma, era un misto di dolore e piacere che creava il connubio perfetto.
Continuò a sollazzarsi con i miei seni finché il dolore che provavo interiormente fosse ben visibile sulla pelle. Vedendo i segni lasciati sul mio seno s’intenerì e mi abbracciò.
Sadico! L’abbraccio non era assolutamente voluto per lenire il mio dolore, bensì per aumentarlo stringendosi a me e schiacciando quelle dannate pinzette che ancora erano attaccate ai miei capezzoli.
Lo sentivo stringersi a me. Nonostante la voglia di sentirmi abbracciata da lui fosse alta, lo era di più la voglia di spingerlo via. Cazzo che male!!
Mentre mi stringeva a sé, disse “che non si dica che non sono attento ai tuoi bisogni. Ti abbraccio pure, hai visto?”. Mi venne da sorridere ascoltando quelle parole. Ha sempre la capacità di farmi sorridere anche in momenti in cui soffro o in cui vorrei reagire.
Oh si! Credetemi, nei momenti in cui per qualche motivo ho il cervello funzionante al suo cospetto avrei voglia di guardarlo negli occhi senza proferire parola ma in segno di sfida. Ho un carattere molto forte nella vita al di fuori di quelle quattro mura e ci sono dei momenti in cui affiora la voglia di ribellione.
So bene che questa parte di me non può essere mostrata davanti a lui e so altrettanto bene che qualora un giorno dovesse prevaricare alla mia sottomissione, sarebbe la fine della mia appartenenza al lui.
Seni e figa doloranti, ognuno per un motivo diverso (o per lo stesso?), restai immobile. Lasciò il mio corpo con il suo abbraccio e andò a prendere qualcosa.
Sentii il fusciare delle corde che, sciolte, si appoggiarono sul pavimento.
Iniziò a legarmi i polsi stretti, prima uno e poi l’altro ma non li unì. Sentivo le corde tirare in una direzione che ovviamente assecondai. Mi fece sdraiare sul pavimento. Legò le rispettive estremità a due mobili della stanza per fare in modo che le braccia fossero sopra la mia testa aperte ed evitando così ogni genere di movimento. Lo stesso fece con le gambe. Ero sdraiata a terra legata in posizione a forma di X, legata mani e caviglie. Aprì la finestra.
Da quei vetri, a Roma, d’inverno, entrava una pungente aria ghiacciata che mi raggiunse velocemente facendomi tremare dal freddo. Restai però immobile ed in silenzio. Con gli occhi chiusi cercavo di capire perché ero in quella posizione. Probabilmente io e lui comunichiamo telepaticamente perché ebbi subito la mia risposta.
Gocce bollenti venivano fatte colare sui miei seni doloranti. La cera aveva preso posto di quelle mollette che fino a poco prima pensavo fossero la cosa peggiore. Il freddo che entrava dalla finestra e che mi faceva tremare moltissimo veniva bruscamente contrastato da quelle gocce, che bruciavano per un breve istante, per poi solidificarsi subito dopo. Giocare con la cera. Dolorosa quanto splendida sensazione.
Finito di comporre il suo disegno sul mio corpo, tolse la cera in eccesso con la frusta a coda multipla. Sciolse i polsi e le caviglie e mi condusse in bagno.
Era il momento della sua doccia. Mi bendò come sempre e mi fece inginocchiare davanti al box doccia.
Restai immobile ad ascoltare le sue mani che si accarezzavano il corpo muscoloso e l’acqua scivolare sulla pelle. Uscì ed iniziò ad asciugarsi porgendomi il suo membro.
Sentì il suo glande appoggiarsi sulle mie labbra e immediatamente la mia lingua iniziò a leccare, seguita dalla bocca. Dopo poco si girò e mi disse “Leccami” porgendomi l’ano. Ero in ginocchio con la mia faccia tra le sue natiche mentre l’asciugamano veniva passato su tutto il suo corpo per togliere l’acqua in eccesso. Finì di asciugarsi e con l’accappatoio addosso, mi tolse la pompetta e mi fece alzare.
Mi condusse fino ai piedi del letto, sempre attento a non farmi sbattere da qualche parte. Tornò a legarmi i polsi mentre ero in piedi e questa volta li unì.
“Siediti sul bordo del letto e vai leggermente indietro con il bacino. Piega le gambe e tienile aperte” mi ordinò.
Feci ovviamente quello che mi chiese senza alcun indugio. Legò prima una gamba piegata con le corde e poi l’altra con movimenti fluidi e fatti da mano esperta. La corda che stringeva i miei polsi venne saldamente legata alla testiera del letto portando così le mie braccia sopra la mia testa. Le braccia erano bloccate sopra di me. Le gambe aperte e legate impedivano ogni movimento e ogni distensione.
Sentii che mi lubrificava il culo, fuori e dentro, e poi le sue dita entrare dentro il mio culo. Prima una. Poi due. Poi tre. Con uno schiocco la sua mano mi entrò fino al polso. Il mio corpo era in fibrillazione. La mia mente era pervasa da puro piacere e la mia bocca iniziò a mugolare come mai prima.
I movimenti erano lenti ed estremamente piacevoli e mi provocarono immediatamente un orgasmo. Orgasmo che non poteva essere espresso come è mio solito fare, urlando. Non mi era permesso mugolare, figuratevi urlare.
Solitamente ho l’aiuto delle mie mani che smorzano ogni rumore, perché premute con forza sulla bocca. Questa volta invece ero bloccata e quindi strozzai il piacere emettendo solo qualche piccolo verso. Le sue dita continuavano ad entrare ed uscire dentro di me. Un lieve dolore diminuì di poco quella che era la pura eccitazione.
Avevo perso il conto, sentivo solo il mio culo aprirsi sempre di più. Sentii spingere e muovere le dita dentro di me con movimenti sempre molto delicati. La cosa mi portò in visibilio.
Avvertivo l’attaccatura del polso fermo e tante dita muoversi dentro di me. In quel momento divenni la sua marionetta. Adoro questo termine perché rende perfettamente l’idea e rappresenta ancor meglio la situazione.
La sua mano era dentro di me e mi provocava orgasmi multipli, incontrollabili ed estremamente desiderati. Quando mi vide sufficientemente stremata da quella pratica, mi liberò da quelle corde.
Mi fece inginocchiare davanti a lui, per terra, sul bordo del letto.
Era arrivato il mio turno. Adesso toccava a me provocare piacere.
Ero stremata, ma la voglia di appagarlo superava ogni stanchezza. Cominciai a leccargli le palle, prendendole entrambe in bocca e con l’aiuto delle mani sul suo membro iniziai la mia danza.
Il mio desiderio era talmente grande che spesso questo mix sortiva l’effetto opposto. Avrei voluto essere in grado di provocare l’orgasmo senza essere coadiuvata dalla sua mano, ma ancora adesso non ne sono capace.
Il suo membro mi agitava e il suo corpo m’impediva di dargli piacere da sola. Troppo alto il desiderio. Come sempre però, in un modo o in un altro, alla fine il suo succo invase la mia bocca che sempre ben ricettiva era pronta ad accoglierlo.
Il suo orgasmo segnava la fine della sessione. Felicemente appagata in ogni forma e maniera, mi rivestii e me ne ritornai a casa salutandolo con una timida voce che augurava una piacevole notte.
I giorni a seguire, mi capitava spesso di ritrovarmi davanti allo specchio ad accarezzare ogni livido o ogni segno di frusta che mi aveva lasciato sulla pelle.
Mi piaceva sfiorarli e tornare indietro con la mente a quel momento, quella situazione e quelle mani che me li avevano provocati.
Questa volta, in aggiunta ai segni visibili restava anche un lieve dolore al mio culo che stentava a chiudersi completamente. Questa volta mi aveva penetrato con la mano in culo senza la solita lubrificazione prolungata. Il dolore era invisibile ad occhio nudo ma mi ricordava perfettamente ciò che aveva fatto: ero diventata la sua marionetta.
FINE
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