24 giugno 2134 cap.13

di
genere
etero

Come detto nell’incipit questo racconto è pensato perché ogni lettore/scrittore possa farlo proprio continuandolo a suo piacimento. Io ne pubblicherò ogni volta un piccolo pezzo dal finale aperto. Buona lettura




La giornata è bellissima, il cielo terso, il mare piatto. Anche i cattivi pensieri sembrano darmi tregua. Siamo in spiaggia a goderci la giornata. Intorno altre persone, altre vite. Non mi da più nemmeno fastidio vedere corpi nudi o persone che fanno liberamente sesso in spiaggia. Vedo Alberto avvicinarsi con due ragazzi e due ragazze, sono molto giovani, meno di vent’anni. Appena arriva, senza nemmeno presentarmeli, mi ordina di togliermi il perizoma del costume e di fargli vedere la figa. Lo guardo sgomenta ma lui ripete l’ordine con un tono di voce che non ammette repliche e io non riesco a far altro che obbedire. Mi ritrovo così sdraiata a gambe aperte sotto gli occhi vogliosi di perfetti sconosciuti. “Masturbati!”. L’ordine arriva da una delle ragazze. Ma come si permette questa? Chi la conosce? Sto per ribattere ma Alberto mi ordina di ubbidire. Esito un attimo di troppo e un ragazzo mi colpisce un seno con una sottile canna di bambù. Una stilettata di dolore mi attraversa il corpo facendomi urlare. L’ordine viene ripetuto: “masturbati!” con riluttanza eseguo ma non è facile per me e lo spettacolo non è gradito ai ragazzi. Un colpo di canna sull’altro seno mi regala un’altra scarica di dolore che però sento tradursi in una scossa li dove ho la mano. Riprendo con più convinzione e il mio corpo risponde. Sento i capezzoli gonfiarsi mentre il mio sesso comincia a lubrificarsi. Finalmente il piacere ha il sopravvento e mi lascio andare. Un altro colpo di canna all’interno di una coscia mi regala un’altra scossa di dolore che diventa piacere poi un’altra e un’altra ancora. Sono sospesa tra il timore del dolore e il desiderio del piacere e questa cosa non l’ho mai provata. Poi il ragazzo torna a dedicarsi al seno. Passa la canna sui capezzoli, li picchietta delicatamente e questo accresce ulteriormente il piacere. Mi ritrovo a desiderare un cazzo in bocca. Alberto sembra leggermi nel pensiero e chiede ad uno dei ragazzi se vuole approfittare della mia bocca. Non uno ma entrambi accolgono con entusiasmo l’invito e in pochi attimi mi ritrovo con due cazzi a portata di bocca. Tutta la vergogna, tutti i timori svaniscono in un attimo e mi ritrovo a succhiare, pompare quei membri con bramosia. Qualche minuto e mi fanno mettere carponi. Mentre riprendo il lavoro con la bocca ai ragazzi le ragazze si dedicano a me. Una si stende sotto di me e si concentra sulla mia figa mentre l’altra si concentra su buchetto posteriore. Nulla, intorno a me non c’è più nulla, solo un immenso oceano di piacere che desidero e cerco. Alberto? So che è li accanto, ogni tanto mi colpisce con la canna sulle natiche, ma non mi importa nulla di lui, sono concentrata su me stessa e sul mio piacere. Che cresce, sale come magna nel vulcano, e uguale nei cazzi dei ragazzi che pulsano duri e caldi nella mia bocca. Le lingue delle ragazze, come piccoli cazzi entrano ed escono dai miei buchi che si aprono ad ogni stilettata di Alberto. Sempre più forti, sempre più ravvicinate. E come in un crescendo rossiniano esplode l’orgasmo collettivo. Fuochi d’artificio esplodono nel mio cervello mentre la mia figa riversa nettare inebriante, il mio corpo senza controllo viene scosso come cavallo imbizzarrito e il mio volto viene colpito da ripetuti schizzi di abbondante sperma. Alberto sferza sempre più violentemente il mio culo sommando dolora a piacere, piacere a dolore che non so più distinguere. E piano torna la bonaccia…
scritto il
2019-11-09
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