Sally
di
Lizbeth Gea
genere
tradimenti
“Basta mi sono rotta le palle dei tuoi tradimenti” – Ora questa che urla contro suo marito, sono io.
“Ma quali tradimenti, non ho fatto nulla”
Prendo il suo cellullare in mano e leggo i suoi messaggi.
“Tesoro, stasera molli tua moglie per me, vero?” – e poi – “Ho comprato un bel babydoll, te lo voglio mostare” – E se non ti basta – “Pensa se lo viene a sapere quella cornuta di tua moglie”
“Ma è un gioco tra colleghi”
“Colleghi un cazzo, te la scopi”
Afferro il cestino delle fragole sulla tavola e gli lo scaglio addosso.
“Ma che cazzo fai, non siamo mica degli immigrati incivili”
“Ora sei pure razzista?”
Mi guarda male, forse ha capito della cazzata che ha appena detto, ma io sono ancora arrabbiata, gli getto il cellulare che finisce in mille pezzi, afferro la giacca, sbatto la porta e me ne vado da casa.
Ora cosa faccio, come mi devo comportare, ormai sono anni che mi tradisce. Lo so devo divorziare, ma poi che faccio, dove vado a vicere. Perché questa gente mi guarda, chino la testa, osservo il marciapiede, non voglio vedere le loro facce. Sembra che ridano di me.
Ho sofferto troppo nella vita, ora sono stanca. Che bello quando ero curiosa delle persone, che bello quando provavo ammirazione, per qualcosa o per qualcuno. Ora per me sono tutti uquali, tutti degli emeriti idioti.
Pensare che una volta bastava uno sguardo, un sorriso, per farmi avvicinare a una persona. Una volta ero socievole, invece ora mi nascondo tra la folla e spero che nessuno si accorga di me.
Io, probabilmente, ho fatto enormi sbagli nella vita, forse non amo più mio marito, forse sono anni che voglio un figlio e lui non riesci a donarmelo, forse anche per questo motivo lo trascuro, ma mai, dico mai, ha il diritto di cadere nelle braccie di un'altra, specialmente alle mie spalle.
Alzo la testa, i lampioni iniziano ad accendersi, e giunge la sera. Le strade si stanno svuotando, probabilmente tornano a casa, probabilmente si siederanno sui divani guardando la televisione. Probabilmente dovrei farlo anch’io, forse dovrei parlare con mio marito, chiarirmi con lui. Ma l’unica cosa che penso, è di commettere una piccola follia, voglio risentirmi viva, anche solo per un attimo.
Sono arrivata al parco, mi siedo su una panchina e vedo gli altri camminare, chiaccherare e amoreggiare. Tutte cose che facevo anni fa.
Dicono che nessuno sa il proprio destino, ma io, in questo momento, lo vorrei tanto sapere.
Scorgo un immigrato sdraiato sul padre, sorrido, mi tornono in mente le parole pronunciate pochi minuti fa da mio marito, sorrido perché mi sobbalza un idea, che definirei perversa.
No, non posso farlo. Ma lo guardo ancora.
Sarebbe una bella vendetta, ma cosa pensi Sally, smettila, non è da te. Ma….
Lo guardo ancora, frugo nella giacca, per fortuna ho il portafoglio, bhe forse potrei far passare una serata diversa a quel poveretto. Cosa ho detto prima, a volte ci vuole un po’ di follia in questo mondo.
Mi alzo, mi dirigo verso di lui, noto che sta mangiando un panino.
“Ciao” – Non risponde, forse non capisce – “Ciao”
Stavolta gira la testa, sembra che lo stia disturbando.
“Piacere Sally” – Allungo la mano, lui la fissa. Torna a mangiare.
Mi accarezzo il lato destro dei capelli , con imbarazzo – “Senti ti va un pasto caldo?”
Stavolta penso che abbia capito, annuisce con la testa.
“Allora vieni con me”. Mi rimetto in piedi e gli porgo la mano, anche lui si alza, ma ancora una volta non me la prende. Probabilmente è scettico, lo posso capire.
Lo porto in un hotel con ristorante. Non è molto presentabile, ma non importa a nessuno. Gli altri clienti mi guardano come se fossi una buona samaritana. Lui prende un piatto di pasta e un bicchiere di vino. Lo lascio mangiare in pace.
Pago il conto, lui mi saluta, vuole proprio andarsene.
“Non ti piacerebbe dormire in un letto caldo”
Sembra emozionato al pensiero.
“Rimani qua”
Vado alla reception, vedo se c’è una stanza libera, ovviamente dico di essere da sola, prendo una piccola stanza con un letto matrimoniale, pago e torno dal mio amico di colore.
Bene non ci ha visto nessuno, del resto tutti si fanno i cavoli loro.
Saliamo al terzo piano, entriamo nella stanza. Lui sembra meravigliato.
“Penso che ora dovresti farti una doccia, chissà da quanto tempo non ti lavi” – Gli indico il bagno.
Si spoglia tranquillamente davanti a me, rimane nudo. Ha un cazzo enorme. Sorrido.
Lui va in bagno e io rimango nella stanza. Penso al suo pisellone, inizio ad eccitarmi. Mi mordo le unghie, inizio a spogliarmi. Rimango in intimo.
Non arriva – “Tutto bene” – Non risponde.
Alzo la voce per farmi sentire, ma ancora una volta nessuna risposta, si starà godendo la doccia.
Mi avvicino alla porta che conduce al bagno, la socchiudo. Guardo dentro, vedo un corpo atletico che si lava, mi mordo ancora le unghie, lo faccio spesso quando sono nervosa.
Mi avvicino al box doccia, senza farmi sentire, scorro il separè di plastica, lui mi guarda. Si sta lavando il petto. Entro con lui. Gli accarezzo i pettorali, lo graffio e lo bacio.
Lui non si sorprende, probabilmente se lo aspettava, dopo tutti quei favori. Anzi mi passa il sapone sul seno. Sento qualcosa di strano appoggiarsi sulla mia coscia destra, è il suo enorme cazzo nero eretto.
Fa sempre piacere quella reazione, gli lo afferro in mano. Lo sego e lo guardo. Per la prima volta lo sento parlare.
“Caldo, mangiato, donna, ora scopare, ottimo” – il suo italiano mi fa ridere.
Cerca di baciarmi, non sono pronta, mi ritraggo, mi scuso.
Questa volta mi faccio avanti io e gli infilo la lingua in gola. Non ha solo il cazzo duro, ma anche un altro membro del suo corpo. Limoniamo, mentre veniamo innondati da una pioggia calda. Continuo a massaggiargli il pene.
Per essere denutrito, è davvero muscoloso. E’ un piacere sentire i suoi muscoli sotto le mie mani.
Gli lecco il petto. Lui mi accarezza i capelli, e mi invita a inginocchiarmi, lo soddisfo.
Ora mi trovo in faccia quell’asta, ne rimango impressionata, gli lecco la cappella. Lecco il buchino centrale. Geme sensibilmente.
Afferro il suo cazzo con due mani, credetemi fatico a tenerlo. Mi infilo quella grossa cappella in gola e lo succhio. Lui, forse per lo stupore, o forse per l’eccitazione, rischia di scivolare. Appoggia il culone al vetro. Gli accarezzo le sue bombe a mano, probabilmente tra un po’ scoppieranno.
Il suo cazzo mi entra a fatica in bocca, me lo immagino nella figa e quasi ne ho paura. Gli passo le labbra lungo l’asta, e alzo gli occhi, ormai ho i capelli completamenti bagnati e non solo quelli.
Mi rialzo. Gli prendo il cazzo con la mano destra, esco dalla doccia. Voglio farlo in un posto più comodo. Torniamo nella stanza, lo lascio, mi sdraio sul letto, apro le gambe.
“Lecca”
Capisce al volo, mi strappa, letteralmente, le mutandine, appoggia la sua lingua sulla mia passera, parto per il paradiso del piacere. Le sue possenti mani afferrano le mie gambe e le allargano, si lecca un dito e me lo infila in culo e mi guarda. Hai capito l’immigrato. Lo fa scorrere all’interno e mi stimola la parete.
Ora si sdraia sopra di me, sembra ansioso, si tiene il pene con le mani, e mi guarda, cercando il mio consenso, poverino ha paura che lo denuncio per strupo, sorrido. Capisce. Avvicina la cappella alla passera e la fa entrare lentamente, propabilmente è conscio delle sue dimensioni.
Il palo mi entra dentro, nella mia testa lo definisco vlad, sento un pizzico di dolore, ma cerco di resistere, so che il piacere arriverà. Sento la sua cappella sbattere contro le mie ovaie poi ritrarsi, il suo sguardo è ancora impaurito, penso che la sua vita non è stata facile, in quel momento cerchiamo, entrambi, un attimo di gioia.
Sfila il cazzo, mi spinge le gambe all’indietro verso il mio volto, in quella posizione potrei leccarmi le ginocchia, poi lo rimette dentro con più forza, il senso si possessione è incalcolabile. Finalmente capisco il significato di essere riempita. La sua asta è inesorabile, ogni suo movimento per me corrisponde un urlo di godimento. Scende deciso sul mio corpo, il suo petto possente si posa sul mio, ancora fiorente, si sfregano. Circondo il suo corpo con le mie gambe. È così forte che ad ogni sua penetrazione mi solleva. Il mio corpo è letteralmente tra le sue mani. Sento che slaccia il ferretto del reggiseno e mi lecca i capezzoli, come detto prima questo essere umano, ha tutto grosso. Sento la sua lingua scorrere sopra di me.
Appena ho un attimo di fiato, mi inginocchio sul letto e appoggio le mani allo stipide del letto – “dai nero datti da fare” – per un attimo ho paura che si offendi, non lo fa.
Mi sculaccia. Mi penetra con le dita.
“Che aspetti prendimi”
Mi allarga le chiappe con le dita, per un attimo tremo dalla paura che mi possa inculare, non sopporterei un tale peso dentro di me, ma per fortuna lo punta verso la mia passera e la fa entrare.
“Sono una cagna, sono una puttana” – E’ da tempo che non mi esprimo così.
Lui si eccita di più e inizio a penetrarmi con forza, ormai la mia vagina si è abituata alle sue dimensiosi e il mio piacera aumenta. Sento che sto per venire, chissà lui a che punto si trova.
Mi afferra il seno da dietro, e invece di essere brutale, me le accarezza dolcemente, appoggia il viso sulla mia schiane e continua a spingere.
Improvvisamente impazzisco e penso a mio marito – “Vienimi dentro” – cosa ho appena detto, possibile che sia talmente incazzata con il mio coniuge da pronunciare certe parole, però non le ritraggo. Il mio corpo continua a tremare, sento che anche lui è al massimo. Chissà quanto sperma all’interno di quei magazzini sferici.
Sta ansimando così tanto, che fatica a parlare, per un attimo mi sembra che preghi il suo dio.
Le mi spalle tremano, il mio seno trema, la mia pancia trema. Mi solleva per le gambe e sento ulteriolmente la sua proboscite.
“Ahhhh, porco Diooooooo” – Scusate la bestemmia, sono venuta.
Lui non smette di penetrami, forse si ricorda di quello che gli ho detto prima e affonda il suo pene dentro di me. Lo sento borbottare, lo sento emettere strani rumori, poi sento qualcosa di caldo che mi innonda, si ho scelto il termine giusto, perché dentro di me arriva un fiume in piena, in quel momento non mi importa delle conseguenza.
Stramazziamo su letto, io li cingo le braccia intorno al suo corpo e cerco di coccolarlo con le parole, probabilmente non capisce quello che dico. Rimaniamo in silenzio per molto tempo, ogni tanto gli dò dei piccoli baci, erano giorni, probailmente mesi che non mi sentivo cosi bene.
Mi addormento addosso a lui.
Una luce mi sfiora il viso, mi risveglio, lui è ancora sotto di me. Non so cosa è successo durante la notte, ma siamo avvolti in un intenso abbraccio. Cerco di liberarmi, per un attimo penso a mio marito, chissà se mi ha cercata, mi accorgo di aver lasciato il cellulare a casa, me ne frego e rido.
Involontariamente sfioro il suo pene con la mia passera. Lui non se ne accorge continua a dormire. Che fatica spostare quelle enormi braccia, mi sento in trappola. I miei movimenti sono limitati e spesso la mia passera si avvicina pericolosamente al suo pene, infatti ha una possente erezione.
Mi mordo le labbra, perché no. Afferro il suo pene con la destra, lo sego un po’ per farlo diventare duro, poi delicatamente me lo infilo dentro e inizio a scopare quella mastodontica mazza.
Non capisco se dorme, o fa finta, intanto salgo e scendo da quel albero, lui allenta la presa. I miei capezzoli gli arrivano alla bocca. Si sveglia, ha un attimo di smarrimento, cerca di capire dove si trova, poi mi riconosce. Nonostante sia un senza tetto, ha un bellissimo sorriso, subito mi munge le tette, le stringe.
“Tu porca” – Come al solito, per prima cosa imparano le parolacce, non ha tutti i torti.
Continuo la mia cavalcata, dovrei andare a lavorare, guardo l’orologio, sono le sette, ho ancora tempo. Ormai ha liberato la presa, appoggio le mie mani sul suo petto da fisicato e lo stringo, affondo le mie unghie. Mi piacerebbe tanto rimanere con lui, ma ho un lavoro, ho un marito, almeno per adesso.
Mi metto a candela sopra la mia follia, mi agito, lui mi accarezza i fianchi. E’ sempre bello iniziare la mattina con una sveltina, anche questo non lo faccio da mesi.
Appoggio le ginocchia al letto, chino la schiena all’indietro, cosi sembrano di marmo anche i miei flaccidi seni. Li accarezza – “Tu bella”
Il mio ritmo è incessante. Come la sera prima sento che tremo tutta. Nel giro di pochi secondi raggiungo l’orgasmo. E’ meno intenso della sera precedente, ma pur sempre bello.
“Dentro” – vuole innondarmi come ieri sera.
“Stavolta no, bello” – Scendo dal quel toro. Gli apro le gambe, afferro quel cazzo e gli faccio una sega a due mani. ogni tanto gli lecco la capella. Le sego così velocemente, che lui fa strane facce, probabilmente sta godendo come non mai.
Inizialmente vedo una goccia bianca uscire, poi uno skizzo devastante, che atterra, non esagero, a tre metri di distanza. Lo lascio, stavolta è lui ad afferrarsi il cazzo e con l’altra afferra con forza il mio seno, sento un piccolo dolore, il suo sperma non smette di fuoriuscire, chissà da quanto non faceva sesso, dovrebbe fare l’attore porno.
Una volta finito tutto, mi faccio una rapida doccia, stavolta senza di lui. Cerco il mio intimo, rimetto il reggiseno, le mutande sono devastate, le butto nel cestino e mi rivesto.
Anche lui cerca i suoi vestiti. Lo guardo.
“Rimani pure, ho pagato la stanza per tutto il week end” – Lui si sdraia nel letto, quando vuole capisce.
Cerco un foglio e una biro, li trovo in un cassetto, ci appunto un numero, non è il mio. Probabilmente non lo rivedrò mai più, la pazzia si fa una volta sola.
Gli lo indico – “Qui c’è il numero di un mio amico muratore” – scrivo un'altra cosa – “Ho scritto pure il mio nome, digli che ti mando io, lui cerca sempre bravi manovali, vedrai che ti assumerà”
Detto questo certo ancora nel portafoglio, gli lascio 50 euro per mangiare, me ne vado. Lui rimane da solo in quella stanza del peccato, con dei muri, spero, silenziosi.
18 mesi dopo.
Fuori piove, oggi sono passata davanti a un cantiere, tra i vari lavoratori ho riconosciuto quel ragazzo con cui ho avuto un’avventura, più di un anno fa, per un attimo ho pensato di salutarlo, del resto ora sono una donna separata, poi ho pensato, che dopo, gli dovevo delle spiegazioni.
In braccio ho una ragazzina deliziosa di 9 mesi, immaginate voi il colore della sua pelle, ho saputo di essere incinta tre mesi dopo quella scopata, e ho deciso di tenerla, la scelta migliore della mia vita.
Emily ride.
Ho preso la decisione giusta, che vi posso dire.
La bambina ride ancora.
Senti che bel rumore.
“Ma quali tradimenti, non ho fatto nulla”
Prendo il suo cellullare in mano e leggo i suoi messaggi.
“Tesoro, stasera molli tua moglie per me, vero?” – e poi – “Ho comprato un bel babydoll, te lo voglio mostare” – E se non ti basta – “Pensa se lo viene a sapere quella cornuta di tua moglie”
“Ma è un gioco tra colleghi”
“Colleghi un cazzo, te la scopi”
Afferro il cestino delle fragole sulla tavola e gli lo scaglio addosso.
“Ma che cazzo fai, non siamo mica degli immigrati incivili”
“Ora sei pure razzista?”
Mi guarda male, forse ha capito della cazzata che ha appena detto, ma io sono ancora arrabbiata, gli getto il cellulare che finisce in mille pezzi, afferro la giacca, sbatto la porta e me ne vado da casa.
Ora cosa faccio, come mi devo comportare, ormai sono anni che mi tradisce. Lo so devo divorziare, ma poi che faccio, dove vado a vicere. Perché questa gente mi guarda, chino la testa, osservo il marciapiede, non voglio vedere le loro facce. Sembra che ridano di me.
Ho sofferto troppo nella vita, ora sono stanca. Che bello quando ero curiosa delle persone, che bello quando provavo ammirazione, per qualcosa o per qualcuno. Ora per me sono tutti uquali, tutti degli emeriti idioti.
Pensare che una volta bastava uno sguardo, un sorriso, per farmi avvicinare a una persona. Una volta ero socievole, invece ora mi nascondo tra la folla e spero che nessuno si accorga di me.
Io, probabilmente, ho fatto enormi sbagli nella vita, forse non amo più mio marito, forse sono anni che voglio un figlio e lui non riesci a donarmelo, forse anche per questo motivo lo trascuro, ma mai, dico mai, ha il diritto di cadere nelle braccie di un'altra, specialmente alle mie spalle.
Alzo la testa, i lampioni iniziano ad accendersi, e giunge la sera. Le strade si stanno svuotando, probabilmente tornano a casa, probabilmente si siederanno sui divani guardando la televisione. Probabilmente dovrei farlo anch’io, forse dovrei parlare con mio marito, chiarirmi con lui. Ma l’unica cosa che penso, è di commettere una piccola follia, voglio risentirmi viva, anche solo per un attimo.
Sono arrivata al parco, mi siedo su una panchina e vedo gli altri camminare, chiaccherare e amoreggiare. Tutte cose che facevo anni fa.
Dicono che nessuno sa il proprio destino, ma io, in questo momento, lo vorrei tanto sapere.
Scorgo un immigrato sdraiato sul padre, sorrido, mi tornono in mente le parole pronunciate pochi minuti fa da mio marito, sorrido perché mi sobbalza un idea, che definirei perversa.
No, non posso farlo. Ma lo guardo ancora.
Sarebbe una bella vendetta, ma cosa pensi Sally, smettila, non è da te. Ma….
Lo guardo ancora, frugo nella giacca, per fortuna ho il portafoglio, bhe forse potrei far passare una serata diversa a quel poveretto. Cosa ho detto prima, a volte ci vuole un po’ di follia in questo mondo.
Mi alzo, mi dirigo verso di lui, noto che sta mangiando un panino.
“Ciao” – Non risponde, forse non capisce – “Ciao”
Stavolta gira la testa, sembra che lo stia disturbando.
“Piacere Sally” – Allungo la mano, lui la fissa. Torna a mangiare.
Mi accarezzo il lato destro dei capelli , con imbarazzo – “Senti ti va un pasto caldo?”
Stavolta penso che abbia capito, annuisce con la testa.
“Allora vieni con me”. Mi rimetto in piedi e gli porgo la mano, anche lui si alza, ma ancora una volta non me la prende. Probabilmente è scettico, lo posso capire.
Lo porto in un hotel con ristorante. Non è molto presentabile, ma non importa a nessuno. Gli altri clienti mi guardano come se fossi una buona samaritana. Lui prende un piatto di pasta e un bicchiere di vino. Lo lascio mangiare in pace.
Pago il conto, lui mi saluta, vuole proprio andarsene.
“Non ti piacerebbe dormire in un letto caldo”
Sembra emozionato al pensiero.
“Rimani qua”
Vado alla reception, vedo se c’è una stanza libera, ovviamente dico di essere da sola, prendo una piccola stanza con un letto matrimoniale, pago e torno dal mio amico di colore.
Bene non ci ha visto nessuno, del resto tutti si fanno i cavoli loro.
Saliamo al terzo piano, entriamo nella stanza. Lui sembra meravigliato.
“Penso che ora dovresti farti una doccia, chissà da quanto tempo non ti lavi” – Gli indico il bagno.
Si spoglia tranquillamente davanti a me, rimane nudo. Ha un cazzo enorme. Sorrido.
Lui va in bagno e io rimango nella stanza. Penso al suo pisellone, inizio ad eccitarmi. Mi mordo le unghie, inizio a spogliarmi. Rimango in intimo.
Non arriva – “Tutto bene” – Non risponde.
Alzo la voce per farmi sentire, ma ancora una volta nessuna risposta, si starà godendo la doccia.
Mi avvicino alla porta che conduce al bagno, la socchiudo. Guardo dentro, vedo un corpo atletico che si lava, mi mordo ancora le unghie, lo faccio spesso quando sono nervosa.
Mi avvicino al box doccia, senza farmi sentire, scorro il separè di plastica, lui mi guarda. Si sta lavando il petto. Entro con lui. Gli accarezzo i pettorali, lo graffio e lo bacio.
Lui non si sorprende, probabilmente se lo aspettava, dopo tutti quei favori. Anzi mi passa il sapone sul seno. Sento qualcosa di strano appoggiarsi sulla mia coscia destra, è il suo enorme cazzo nero eretto.
Fa sempre piacere quella reazione, gli lo afferro in mano. Lo sego e lo guardo. Per la prima volta lo sento parlare.
“Caldo, mangiato, donna, ora scopare, ottimo” – il suo italiano mi fa ridere.
Cerca di baciarmi, non sono pronta, mi ritraggo, mi scuso.
Questa volta mi faccio avanti io e gli infilo la lingua in gola. Non ha solo il cazzo duro, ma anche un altro membro del suo corpo. Limoniamo, mentre veniamo innondati da una pioggia calda. Continuo a massaggiargli il pene.
Per essere denutrito, è davvero muscoloso. E’ un piacere sentire i suoi muscoli sotto le mie mani.
Gli lecco il petto. Lui mi accarezza i capelli, e mi invita a inginocchiarmi, lo soddisfo.
Ora mi trovo in faccia quell’asta, ne rimango impressionata, gli lecco la cappella. Lecco il buchino centrale. Geme sensibilmente.
Afferro il suo cazzo con due mani, credetemi fatico a tenerlo. Mi infilo quella grossa cappella in gola e lo succhio. Lui, forse per lo stupore, o forse per l’eccitazione, rischia di scivolare. Appoggia il culone al vetro. Gli accarezzo le sue bombe a mano, probabilmente tra un po’ scoppieranno.
Il suo cazzo mi entra a fatica in bocca, me lo immagino nella figa e quasi ne ho paura. Gli passo le labbra lungo l’asta, e alzo gli occhi, ormai ho i capelli completamenti bagnati e non solo quelli.
Mi rialzo. Gli prendo il cazzo con la mano destra, esco dalla doccia. Voglio farlo in un posto più comodo. Torniamo nella stanza, lo lascio, mi sdraio sul letto, apro le gambe.
“Lecca”
Capisce al volo, mi strappa, letteralmente, le mutandine, appoggia la sua lingua sulla mia passera, parto per il paradiso del piacere. Le sue possenti mani afferrano le mie gambe e le allargano, si lecca un dito e me lo infila in culo e mi guarda. Hai capito l’immigrato. Lo fa scorrere all’interno e mi stimola la parete.
Ora si sdraia sopra di me, sembra ansioso, si tiene il pene con le mani, e mi guarda, cercando il mio consenso, poverino ha paura che lo denuncio per strupo, sorrido. Capisce. Avvicina la cappella alla passera e la fa entrare lentamente, propabilmente è conscio delle sue dimensioni.
Il palo mi entra dentro, nella mia testa lo definisco vlad, sento un pizzico di dolore, ma cerco di resistere, so che il piacere arriverà. Sento la sua cappella sbattere contro le mie ovaie poi ritrarsi, il suo sguardo è ancora impaurito, penso che la sua vita non è stata facile, in quel momento cerchiamo, entrambi, un attimo di gioia.
Sfila il cazzo, mi spinge le gambe all’indietro verso il mio volto, in quella posizione potrei leccarmi le ginocchia, poi lo rimette dentro con più forza, il senso si possessione è incalcolabile. Finalmente capisco il significato di essere riempita. La sua asta è inesorabile, ogni suo movimento per me corrisponde un urlo di godimento. Scende deciso sul mio corpo, il suo petto possente si posa sul mio, ancora fiorente, si sfregano. Circondo il suo corpo con le mie gambe. È così forte che ad ogni sua penetrazione mi solleva. Il mio corpo è letteralmente tra le sue mani. Sento che slaccia il ferretto del reggiseno e mi lecca i capezzoli, come detto prima questo essere umano, ha tutto grosso. Sento la sua lingua scorrere sopra di me.
Appena ho un attimo di fiato, mi inginocchio sul letto e appoggio le mani allo stipide del letto – “dai nero datti da fare” – per un attimo ho paura che si offendi, non lo fa.
Mi sculaccia. Mi penetra con le dita.
“Che aspetti prendimi”
Mi allarga le chiappe con le dita, per un attimo tremo dalla paura che mi possa inculare, non sopporterei un tale peso dentro di me, ma per fortuna lo punta verso la mia passera e la fa entrare.
“Sono una cagna, sono una puttana” – E’ da tempo che non mi esprimo così.
Lui si eccita di più e inizio a penetrarmi con forza, ormai la mia vagina si è abituata alle sue dimensiosi e il mio piacera aumenta. Sento che sto per venire, chissà lui a che punto si trova.
Mi afferra il seno da dietro, e invece di essere brutale, me le accarezza dolcemente, appoggia il viso sulla mia schiane e continua a spingere.
Improvvisamente impazzisco e penso a mio marito – “Vienimi dentro” – cosa ho appena detto, possibile che sia talmente incazzata con il mio coniuge da pronunciare certe parole, però non le ritraggo. Il mio corpo continua a tremare, sento che anche lui è al massimo. Chissà quanto sperma all’interno di quei magazzini sferici.
Sta ansimando così tanto, che fatica a parlare, per un attimo mi sembra che preghi il suo dio.
Le mi spalle tremano, il mio seno trema, la mia pancia trema. Mi solleva per le gambe e sento ulteriolmente la sua proboscite.
“Ahhhh, porco Diooooooo” – Scusate la bestemmia, sono venuta.
Lui non smette di penetrami, forse si ricorda di quello che gli ho detto prima e affonda il suo pene dentro di me. Lo sento borbottare, lo sento emettere strani rumori, poi sento qualcosa di caldo che mi innonda, si ho scelto il termine giusto, perché dentro di me arriva un fiume in piena, in quel momento non mi importa delle conseguenza.
Stramazziamo su letto, io li cingo le braccia intorno al suo corpo e cerco di coccolarlo con le parole, probabilmente non capisce quello che dico. Rimaniamo in silenzio per molto tempo, ogni tanto gli dò dei piccoli baci, erano giorni, probailmente mesi che non mi sentivo cosi bene.
Mi addormento addosso a lui.
Una luce mi sfiora il viso, mi risveglio, lui è ancora sotto di me. Non so cosa è successo durante la notte, ma siamo avvolti in un intenso abbraccio. Cerco di liberarmi, per un attimo penso a mio marito, chissà se mi ha cercata, mi accorgo di aver lasciato il cellulare a casa, me ne frego e rido.
Involontariamente sfioro il suo pene con la mia passera. Lui non se ne accorge continua a dormire. Che fatica spostare quelle enormi braccia, mi sento in trappola. I miei movimenti sono limitati e spesso la mia passera si avvicina pericolosamente al suo pene, infatti ha una possente erezione.
Mi mordo le labbra, perché no. Afferro il suo pene con la destra, lo sego un po’ per farlo diventare duro, poi delicatamente me lo infilo dentro e inizio a scopare quella mastodontica mazza.
Non capisco se dorme, o fa finta, intanto salgo e scendo da quel albero, lui allenta la presa. I miei capezzoli gli arrivano alla bocca. Si sveglia, ha un attimo di smarrimento, cerca di capire dove si trova, poi mi riconosce. Nonostante sia un senza tetto, ha un bellissimo sorriso, subito mi munge le tette, le stringe.
“Tu porca” – Come al solito, per prima cosa imparano le parolacce, non ha tutti i torti.
Continuo la mia cavalcata, dovrei andare a lavorare, guardo l’orologio, sono le sette, ho ancora tempo. Ormai ha liberato la presa, appoggio le mie mani sul suo petto da fisicato e lo stringo, affondo le mie unghie. Mi piacerebbe tanto rimanere con lui, ma ho un lavoro, ho un marito, almeno per adesso.
Mi metto a candela sopra la mia follia, mi agito, lui mi accarezza i fianchi. E’ sempre bello iniziare la mattina con una sveltina, anche questo non lo faccio da mesi.
Appoggio le ginocchia al letto, chino la schiena all’indietro, cosi sembrano di marmo anche i miei flaccidi seni. Li accarezza – “Tu bella”
Il mio ritmo è incessante. Come la sera prima sento che tremo tutta. Nel giro di pochi secondi raggiungo l’orgasmo. E’ meno intenso della sera precedente, ma pur sempre bello.
“Dentro” – vuole innondarmi come ieri sera.
“Stavolta no, bello” – Scendo dal quel toro. Gli apro le gambe, afferro quel cazzo e gli faccio una sega a due mani. ogni tanto gli lecco la capella. Le sego così velocemente, che lui fa strane facce, probabilmente sta godendo come non mai.
Inizialmente vedo una goccia bianca uscire, poi uno skizzo devastante, che atterra, non esagero, a tre metri di distanza. Lo lascio, stavolta è lui ad afferrarsi il cazzo e con l’altra afferra con forza il mio seno, sento un piccolo dolore, il suo sperma non smette di fuoriuscire, chissà da quanto non faceva sesso, dovrebbe fare l’attore porno.
Una volta finito tutto, mi faccio una rapida doccia, stavolta senza di lui. Cerco il mio intimo, rimetto il reggiseno, le mutande sono devastate, le butto nel cestino e mi rivesto.
Anche lui cerca i suoi vestiti. Lo guardo.
“Rimani pure, ho pagato la stanza per tutto il week end” – Lui si sdraia nel letto, quando vuole capisce.
Cerco un foglio e una biro, li trovo in un cassetto, ci appunto un numero, non è il mio. Probabilmente non lo rivedrò mai più, la pazzia si fa una volta sola.
Gli lo indico – “Qui c’è il numero di un mio amico muratore” – scrivo un'altra cosa – “Ho scritto pure il mio nome, digli che ti mando io, lui cerca sempre bravi manovali, vedrai che ti assumerà”
Detto questo certo ancora nel portafoglio, gli lascio 50 euro per mangiare, me ne vado. Lui rimane da solo in quella stanza del peccato, con dei muri, spero, silenziosi.
18 mesi dopo.
Fuori piove, oggi sono passata davanti a un cantiere, tra i vari lavoratori ho riconosciuto quel ragazzo con cui ho avuto un’avventura, più di un anno fa, per un attimo ho pensato di salutarlo, del resto ora sono una donna separata, poi ho pensato, che dopo, gli dovevo delle spiegazioni.
In braccio ho una ragazzina deliziosa di 9 mesi, immaginate voi il colore della sua pelle, ho saputo di essere incinta tre mesi dopo quella scopata, e ho deciso di tenerla, la scelta migliore della mia vita.
Emily ride.
Ho preso la decisione giusta, che vi posso dire.
La bambina ride ancora.
Senti che bel rumore.
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