Temporali estivi

di
genere
masturbazione

“Cazzo, che lunedì di merda!” pensò Valeria mentre usciva dall’ufficio e vide il cielo minacciosamente nero che faceva cadere i primi pesanti goccioloni di pioggia “proprio stamattina sono arrivata tardi e la macchina è in fondo al parcheggio. Spero di non bagnarmi troppo!”.
Una speranza che fu disattesa dopo pochi secondi. Le nuvole rovesciarono litri e litri d’acqua sulla giovane donna che era vestita in modo leggero e perfettamente adeguato a una giornata estiva.
Entrata in auto, si guardò nello specchietto retrovisore e vide che la bella acconciatura faticosamente realizzata il giorno precedente in occasione del matrimonio di un’amica si stava disfacendo. In cuor suo, la donna sperò che il temporale cessasse durante il tragitto ufficio-casa, visto che in auto non aveva nemmeno un ombrello.
Le gocce si affievolirono poco prima che Valeria giungesse in prossimità di casa e si accorgesse che il posto auto a lei assegnato era occupato dalla macchina di Giuseppe, il suo compagno. “Evidentemente ha deciso di andare a fare il turno in ospedale usando la moto” Imprecò a denti stretti e parcheggiò lungo la strada. Non appena chiuse la portiera, il temporale prese vigore e la pioggerellina si trasformò in meno di un minuto in una tempesta tropicale.
Quando Valeria, entrata nell’ascensore, si guardò allo specchio, ebbe la visione sconfortante e deprimente di una stracciona. Sentì salire un groppo in gola e si sforzò per non piangere a dirotto. Entrò in casa con l’impressione che fosse più fredda e vuota del solito. Lasciò scarpe e vestiti in ingresso, mentre abbandonò il reggiseno in corridoio e gli slip appena fuori dalla porta del bagno. Aprì l’acqua della doccia e, nell’attesa che uscisse calda, scelse una confezione di bagno schiuma ricevuta in regalo a Natale.
Si gettò sotto il tepore confortevole dell’acqua e si abbandonò agli effluvi preziosi degli estratti di piante orientali che salivano dalla spugna ricoperta da una schiuma morbida e compatta. Terminata la doccia, indossò un accappatoio e avvolse i capelli con un asciugamano.
Il temporale era cessato e aprì la finestra della camera, ancora impregnata di aria stagnante. Il sole prossimo al tramonto stava inondando di giallo intenso il paesaggio urbano e Valeria, finalmente acquietata, si sdraiò sul letto a rilassarsi un po’.
Il venticello fresco che entrava dalla finestra le lisciava il viso e fu naturale sciogliere il nodo della cintura per esporre il resto del corpo alle carezze eteree della brezza serale. La sua mente immaginò dapprima Giuseppe e a cosa avrebbe potuto farle in quel momento. La soavità delle sensazioni però riportarono i ricordi a una precedente relazione e Valeria ebbe un forte irradiamento di calore nel pensare ad Antonio.
Le sue mani erano leggere e audaci. Sapevano toccare punti inesplorati e con un tocco assolutamente unico e inimitabile. Spesso si bagnava solo con lo sfioramento dei suoi polpastrelli e la rievocazione dei suoi incontri con l’uomo maturo le ridestò il desiderio.
Si alzò e tornò in bagno per prendere lo spazzolino elettrico. Si sdraiò sul letto con il solo asciugamano attorno ai capelli e mosse lievemente il manico dello strumento sulle labbra esterne del sesso. Si bagnò abbondantemente in una ventina di secondi perché i capezzoli, sfiorati dall’aria fresca, si indurirono di piacere. La mano destra guidava lo spazzolino verso l’interno della vagina e lo muoveva su e giù, mentre la mano sinistra accarezzava la pelle e si soffermava a stringere e torcere i capezzoli. Alzò il piede sinistro verso il bacino per aprirsi meglio all’oggetto falliforme e il calore iniziò a irradiarsi dal ventre verso il viso. Socchiuse le labbra mentre la sua mente creava il corpo di Antonio attorno allo spazzolino e alla sua mano. Era bellissimo procurarsi il piacere in solitudine e lasciarsi sfiorare dall’aria. La fantasia la portava a immaginare rapporti travolgenti con il precedente amante e intensificava le sensazioni che nascevano dal suo sesso e dalla pelle.
Fermò il movimento dello spazzolino e lo spinse fino in fondo, a toccare l’utero. La sua mano afferrò un seno e lo strinse forte, fino alla soglia del dolore. Valeria voleva sentirsi desiderata, amata, posseduta. Sognava mani forti, membri possenti, corpi muscolosi che si appropriavano del suo. Dalla sua bocca uscivano dei gemiti sempre più intensi, a mano a mano che i suoi occhi chiusi riuscivano a disegnare amplessi e figure contorte dalla passione e le sue dita lisciavano la pelle.
Il suo clitoride reclamava attenzioni: un dito, un bacio, una lingua, un tocco leggero o anche un massaggio più energico.
Sfilò allora lo spazzolino dalla vagina e lo accese. Scostò le labbra vicino al clitoride e le tenne premute verso il monte di Venere, facendo emergere il bocciolo in tutta il suo turgore. Appoggiò le setole delicatamente su di esso e attese la reazione del suo corpo a quel nuovo stimolo. Una serie di scintille di piacere illuminarono il suo cervello e la spinsero a premere maggiormente sul clitoride.
L’orgasmo prese forma nella testa, gonfiandosi ed espandendosi in tutto il corpo. Ogni cellula sembrò ricevere una scossa di energia, ogni muscolo si contrasse, ogni nervo sembrò risvegliarsi da un letargo durato anni e il suo organismo convogliò la sua liberazione dalla tensione in un grido modulato.
Valeria arrestò quello che ora era diventato un fastidioso ronzio e ascoltò il proprio cuore che pulsava nel petto e nelle tempie. Abbandonò le braccia ai lati del corpo e respirò a fondo, inalando le benefiche particelle d’acqua e di ozono che il temporale aveva lasciato sospeso nell’aria.
Il ricordo di Antonio si diffuse dalla mente al corpo, impregnandolo di un malinconico languore. Quella sera non avrebbe potuto neppure tradire mentalmente il suo compagno, invitandolo a fare l’amore con lei. Quando il cuore cessò di tambureggiare e riprese il suo pulsare usuale, Valeria si vestì con la maglietta di Antonio, accuratamente riposta in fondo al cassetto. Era rimasta nel cesto della biancheria sporca quando lui la lasciò per andare all’estero: lei la lavò e la conservò come una preziosa reliquia. Infilò un paio di slip in morbido cotone e i pantaloncini che, evidenziando le sue natiche, mandavano sempre in orbita il suo innamorato.
Si preparò un ricco panino con mozzarella, pomodoro, lattuga ed erbe aromatiche, prese una bibita e andò nel soggiorno per cenare comodamente seduta sul divano. Scelse un film memorizzato sulla playstation e si lasciò trasportare dalla trama romantica. Raccolse le gambe e si strinse le braccia attorno al corpo. Desiderava essere coccolata e non c’era nessuno in casa a tenerle compagnia se non la reminiscenza di una storia d’amore che le aveva segnato il cuore per sempre.
Pianse assieme alla protagonista, quando l’attrice scoprì che l’uomo con cui aveva vissuto un’appassionata storia d’amore estiva era perito in un incidente.
Si asciugò le lacrime, spense tutto e si infilò nuda a letto, abbracciando il cuscino di Giuseppe.
scritto il
2020-03-01
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