A.N.A.L.E. - Il ladro di telecomandi

di
genere
etero

- Sono Annalisa, mi apri?

Un secondo di silenzio, forse due. Poi lo scatto del portoncino e la voce che gracchia dal citofono.

- Ma con mucho gusto...

- Bella battuta - rispondo secca entrando - Ah. Ah. Ah.

Mentre il portone si richiude sento il citofono che gracchia ancora. L'indicazione del piano. Non serve, lo so già. Mentre salgo penso che questo qui ancora non ha capito che non è il caso di fare tanto gli spiritosi.

Magari è particolarmente rincoglionito oggi, magari lo è sempre. In ogni caso è uno di quelli che, dopo averti aperto il portone, non aprono la porta di casa. Mi dico "ma guarda sto scemo" e mi attacco al campanello. Viene ad aprire dopo un po', con i capelli bagnati, arruffati, la faccia sbattuta dal troppo alcol o dal poco sonno. Probabilmente tutte e due le cose. Indossa solo un paio di pantaloni di tela, per il resto piedi nudi e torso nudo. C'è un po' di ciccia che straborda all'altezza della cintura, tipica di chi direbbe "amore mio" molto più volentieri a un culatello che a una lat machine.

Mi guarda come un ebete, mi sa che davanti alla mia faccia un po' incazzata gli è passata la voglia di fare battute . Non capisco se il movimento inconsulto della sua mano sia un invito a entrare o cos'altro.

- Caccia il telecomando - gli dico restando sulla soglia.

- Mi stavo lavando i capelli... - risponde.

- Cerchiamo di coordinarci, Herman. Io ti parlo del telecomando e tu rispondi sul telecomando. Poi, se vuoi, parliamo anche del tuo shampoo preferito.

- Forse è meglio se entri.

Entro. La casa non deve essere grande. Mi dà questa impressione. Mi aspettavo un casino che invece non c'è, anzi c'è pure troppo ordine. L'unica nota stonata è una valigia ancora chiusa in un angolo.

- Ti offro qualcosa? - domanda.

- Grazie, ho già fatto colazione. Caccia il telecomando per favore.

- Ma non posso...

- Non mi dire che l'hai perso.

- No, ma mi serve per conquistare il mondo...

Lo osservo. Già al galà avevo pensato che avesse la faccia matto. Adesso ha la faccia di un matto che ha appena preso una botta in testa. Non che la mia debba per forza essere migliore, eh? Hai voglia a farti la coda e a metterti il mascara e il rossetto. Cerco di darmi un tono, è vero. E anche di sembrare un po' incazzata... Beh no, incazzata lo sono davvero. Comunque sia, l'impressione che ho è che mi si vedano sulla canotta i segni dei copertoni del tir che mi è passato sopra. Ma cerco di non darlo a vedere.

- Sicuro che sia solo alcol, Herman? Io in genere io sto così dopo un paio di funghetti...

- Fai uso di sostanze?

- Talora.

- Anche quando scrivi?

- No, quando scrivo bevo tè e ascolto Mahler...

- Davvero?

- Me possino cecamme... tira fuori sto telecomando che sono già in ritardo.

- Davvero lo rivuoi?

- Non vorrei buttare l'ovetto...

Dice "aspetta qui" e va a frugare nella valigia all'ingresso. Lo guardo a braccia conserte pensando che se lo ha davvero messo in valigia deve essere scemo. Ci metterà un quarto d'ora a cercarlo, butta tutto sul pavimento. Naturalmente non trova un cazzo. Sparisce, dai rumori di stoviglie penso che lo stia cercando in cucina. Poi nel bagno e, immagino, anche in camera da letto. Cerco di mantenermi zen, ma un po' inizio a spazientirmi.

- Herm... - gli dico quando ritorna indicandogli con un cenno del capo la giacca sulla sedia - forse lì?

- Non hai guardato? - domanda.

- Non metto mai le mani nelle tasche altrui prima delle sei di pomeriggio...

Infila le mani nella tasca della giacca, lo trova, lo tira fuori. Mi osserva e per un secondo sembra felice come un bambino. Poi l'espressione cambia, diventa più simile a quella dei cattivi nei film di James Bond quando spingono un bottone e fanno precipitare i loro sottoposti infedeli nella vasca dei barracuda. Con quella stessa espressione dipinta sul volto, spinge il tastino. Patetico.

Lo guardo e penso "ma allora sei proprio coglione", metto la mano nella borsa e lo trovo. E' facile, vibra. Glielo faccio vedere.

- La modalità "tenerlo tra le dita di una mano" è la meno eccitante, dicono le istruzioni... - gli faccio.

- Ok, hai vinto... - dice allungandomi il telecomando.

- Sei un signore... - rispondo.

- Sempre. Però.. per chi restituisce gli oggetti smarriti di solito c'è un premio, no? - domanda.

Ammetto, sul momento mi ha sorpresa. Anche perché nella sua domanda non c'è nemmeno un filo di ironia. Ma forse è l’effetto del ben noto, alla sottoscritta, accento ducale del cazzo. Passata la sorpresa, però, scoppio a ridere.

- Ahahahah e sarebbe? - gli chiedo quasi piegandomi in due.

Lui ammicca. Sembra Alessandro Gassman quando fa la faccia da coglione inorgoglito. Mi appoggio al tavolo per non cadere per terra dalle risate.

- Hai già vinto alla lotteria con Lucrezia, non ti è bastato? - riesco a dirgli quando mi riprendo.

Deve essersi un po' offeso, mi dispiace. Non bisogna mai esagerare su certe cose, i maschietti sono permalosi.

- Fattelo dire da Lucrezia se a lei è bastato - spara.

Stavolta ci mette un po' di ironia, per non apparire troppo sborone. Lo apprezzo, ma si vede che è un po' piccato.

- A quanto se ne sa - gli faccio con un ghignetto - è lei che ti ha scopato. Sopra un pianoforte. E sembra che la parte del leone l'abbia fatta proprio il pianoforte...

- Ma voi donne vi dite sempre tutto? - chiede con tono che a questo punto è, direi, sconsolato.

- Ti risparmio il momento in cui cominciamo a parlare di centimetri... e poi nel caso in questione sottovaluti una cosa.

- Cosa?

- Se infili tre ovetti nel sedere di una ragazza e poi li accendi... beh, quella è disposta a dirti qualsiasi cosa...

- Sei stata tu?

- La maga degli ovetti semmuà... - rispondo annuendo.

- Quindi niente premio, eh?

- Direi di no - rispondo - che ti aspettavi?

- Devo proprio dirtelo? - domanda.

- Secondo te sono una che si scandalizza? - chiedo a mia volta e, aggiungo, anche con una certa sorpresa.

- Uhm... ok... allora diciamo che da te un pompino me lo aspetterei... - prova a buttarla lì, così, con nonchalance - teoria e tecnica del soffocone, seconda annualità, prova pratica.

- Niente da fare, ho un'afta - rispondo cercando di fargli capire che il serbatoio della mia pazienza sta entrando in riserva.

- Eh?

- Eh... che cazzo c'è di strano, un'afta. Vuoi vedere? – domando accennando ad aprire meglio la bocca.

- No grazie - dice - però potrei fare un'altra cosa... ossia farti quello che hai fatto a Lucrezia e poi...

- Stavolta "no grazie" lo dico io, honey, non ci tengo a finire un'altra volta al pronto soccorso...

- Beh, allora potrei usare la porta davanti per l'ovetto e quella di dietro tenerla per me...

Mi metto a ridere un'altra volta. Stavolta in modo meno sbracato perché davvero non voglio ferire il suo orgoglio. Ma poi la verità si fa strada, è un'altra, evidente, ce l'ho davanti agli occhi ma la vedo solo ora. Sta provocando, è talmente distrutto che lui per primo sa di non essere in grado di nuocere. Vabbè, diciamo nuocere. Ma se ti va di giocare, giochiamo.

- Quella è un'esperienza, sai? Ma se ci tieni al tuo buon nome, eviterei.

- Perché?

- Perché strillo parecchio, da far venire la polizia. E sono pure capace di rompere qualche cosa...

- Addirittura...

- So quel che dico.

- Sticazzi del mio buon nome e... anche se spacchi qualcosa va bene.

- Non demordi, eh? - gli sorrido dopo averlo squadrato per un po' - comunque la risposta è sempre "no"... come avrai notato, oggi preferisco stare in piedi, il direttore ci ha dato dentro.

- Quale direttore? - chiede stupito.

- Quello dell'albergo, hai presente? Quel tipo con la giacca blu e la cravatta gialla, era al gala - rispondo.

- E ti ha trombata? - mi fa spalancando gli occhi.

- Mi ha trombata? Mi ha fatto cantare la Carmen!

- Ho perso il controllo dei tuoi movimenti al gala, sai?

- Ce l’hai mai avuto?

- Ero rimasto alla distribuzione di ovetti...

- Ma secondo te sono venuta qui a fare il coniglio pasquale? Sveglia, Herm.

- Più o meno pensavo quello...

- In realtà tutto è cominciato un po' prima, in albergo. Stavo per scoparmi la giapponese quando è arrivato Mr Gwyn.

- Mr Gwyn? E che ci faceva?

- Era venuto a controllare l'impianto elettrico, Herm... Che vuoi che facesse? Mi ha scopata mentre io mi scopavo Yuko e poi si è messo sotto la figlia del Monte Fuji... cazzo, però, a un certo punto ho pensato che le avrebbe fatto venire gli occhi tondi...

- Uh... spero che il buon Gwyn abbia fatto divertire anche te... fino in fondo, dico.

- Non te lo so dire, a un certo punto quella troia della dottoressa mi ha messo un dito nel culo e non ho capito più un cazzo...

- Ah sì, eh? E poi?

- E poi te l'ho detto. C'è stato il direttore dell'hotel e il mischione di ieri sera, prima di finire al pronto soccorso...

- No, veramente io volevo sapere di Mr... c'eri pure tu al mischione?

- Certo, secondo te quando è stato che ho fatto quello scherzetto a Lucrezia? Alla fermata del tram?

- E poi che hai combinato? E io dove cazzo stavo?

- Che cazzo ne so dove stavi, a un certo punto ho fatto un pompino a qualcuno. Magari eri tu...

- Lo escludo... vuoi dire che hai fatto un pompino a uno che non conoscevi? E l'afta?

- Non ce l'avevo ancora, l'afta, mi è venuta stanotte, comunque non è che non lo conoscessi, non lo vedevo, più che altro... vedevo la schiena di Luthien che gli stava seduta in braccio e si faceva mangiare le tette. E anche sditalinare, per la verità, quello l'ho visto. Cazzo, e io pensavo di essere una che si agita...

- E non eri curiosa di sapere chi fosse quel tipo?

- Mah... avevo pink_ sotto di me che cercava di togliermi l'ovetto con la lingua, avevo altro da fare...

- E c'è riuscita?

- Non proprio, ma tu prova a farti aspirare il grilletto da quella e poi ci incontriamo su Urano...

- E Luthien?

- Non lo so, l'ho persa di vista. Ma spero che si sia data da fare con quello. Chiunque fosse, meritava.

- Non è detto che si sia fermata lì... lo sai, no? A lei certe volte uno solo non basta...

- Chi può darle torto?

- Ma porca puttana - fa Herman con un tono desolato - io non mi ricordo un cazzo...

- Magari non ti ricordi un cazzo perché dopo Lucrezia non hai combinato un cazzo... - gli rispondo con un risolino da stronza.

- Già... chissà dove è finita Lucrezia... - fa con aria assorta.

- ...mmm, prima degli ovetti so che ha preferito farsi la seconda direttamente con il pianoforte.

Ora, io non penso che Herman sia cattivo. Pazzo sì, chiaro. Ma non cattivo. Eppure per un attimo... avete presente quando gli inglesi dicono "if look could kill"? Beh, se potesse incenerirmi con lo sguardo lo farebbe.

- C'è sempre una seconda possibilità, no? - domanda ritornando in versione lumacone.

Ricambio lo sguardo selezionando l'opzione "scettica mode on". Nonostante sia un ladro di telecomandi e nonostante le sue avances assolutamente fuori contesto, non riesce a starmi antipatico. Con quello sguardo stralunato e le goccioline che dai capelli bagnati gli scorrono sul petto. I pantaloni stazzonati e, al cavallo, una protuberanza che di certo deve avvertire ma della cui visibilità forse non si rende conto. Ma è solo un'ipotesi. Va bene, va bene, mi sbagliavo, non è vero che non è in grado di nuocere. Non dico che questo me lo renda attraente, eh? Ha pure un'età... se c'è una cosa che davvero trovo attraente in lui, semmai, è il disegno dei peli sul suo petto. Però qualche pensiero me lo fa venire e, sapete com'è, quando arrivano i pensieri di norma seguono le idee.

- Herm, dimmi una cosa... va bene il Covid, ma giri con un termoscanner nei pantaloni? - domando con la stessa intonazione da stronza che avevo prima.

- Sono il primo a non crederci... - dice. E' davvero incredulo, eh? Non lo fa per giustificarsi.

- Francamente un minuto fa non ci avrei scommesso un euro nemmeno io...

- E quindi - domanda - cosa facciamo?

- Te lo dico io cosa facciamo - rispondo alzandomi la mini di jeans - lecca.

- Ma tu le mutandine non le porti mai? - chiede dopo un attimo che non saprei definire se di stupore o di catatonia.

- Me le hanno fregate - rispondo continuando a tenere la gonna alzata - tra l'altro questa storia deve finire, non è che entro da Yamamay e mi tirano la roba addosso...

- Pensavo che ti piacesse regalarle... - commenta Herm con gli occhi fissi sulla mia fica.

- Regalarle è un conto, anche strapparle è un conto, ma fregarle... almeno chiedi, no? Dai, vieni giù e lecca.

- Ma che cazzo sta succedendo all'improvviso? - domanda.

- Nulla, devo infilarmi questo dentro - rispondo mostrandogli l'ovetto e allargando le gambe - fammi prima sciogliere un po', no? Guarda che posso anche fare da sola, eh? Lo dico per te...

- Pensavo che fossi già eccitata...

Mi fermo un momento. Resto sempre con la mini alzata ma il topic della situazione per qualche secondo non è più quello. E' lo sguardo di compatimento che gli lancio. Così forte che anche lui smette di guardarmi la fica e cerca di sostenerlo.

- Herm... non per offendere, eh? Ma se avessi davanti Chris Hemsworth a torso nudo e con i capelli gocciolanti allora sì che sarei una fontana...

- Vuoi dire che con i capelli bagnati non sono sexy?

- Vedo più sexy Vin Diesel con i capelli bagnati... sempre senza offesa. Dai, non vuoi darti da fare un pochino?

Si inginocchia, alzo di più la gonna e allargo di più le gambe. Lui lecca. Una, due tre ripassate. Tre ripassate e una botta, non so quanto voluta, sul grilletto. Gemo "porco cazzo", mi piego su me stessa, lo sposto. Non male, per essere di Parma.

- Fammi sedere - gli dico dopo essere precipitata sul divano.

- Hai detto che ti faceva male il culo - ribatte evidentemente ringalluzzito.

Non gli rispondo nemmeno. Mi sistemo e apro le cosce davanti a lui. C'è una specie di raggio laser che parte dai suoi occhi e finisce proprio sulla mia fregna appena schiusa. Non mi dispiace per nulla che me la guardi, anzi. Formicolio e calore generalizzato. Mi partono un paio di crampi che lévati, di colpo avverto un vuoto insopportabile. Mi può salvare solo l'ovetto.

- E' permesso guardare, è vietato toccare - gli intimo cercando di mantenere un po’ di controllo - ed è anche vietato tirartelo fuori e menartelo, tieni le mani a posto...

- Sei malvagia, cazzo - mi fa lui stravolto quasi come me.

- Ma no... solo un po' stronza - rispondo a fatica, ansimando - e poi... tu ci godi pure a stare nella friendzone, no?

Mi infilo dentro l'ovetto, squittendo. Schiaccio il bottoncino del telecomando. Forse un po' troppo. Sussulto e reprimo la lagna che faccio di solito limitandola a un "oh merda" che proprio non riesco a trattenere. Lo guardo.

- Sarà sempre meglio delle verdure grigliate precotte, no? - gli dico con un tono di voce che, lo ammetto, accompagnerebbe molto meglio le parole "vieni qui e sfondami come ti pare".

Ma il merito ovviamente non è suo, è di questo cazzo di coso che mi ronza dentro e mi accende quei dieci miliardi di cellule che vanno accese da quelle parti. Herman dice qualcosa che nemmeno sento, con una mano mi stringo un capezzolo che mi spunta da sotto la canotta, con l'altra comincio a sgrillettarmi.

- Non pensi a niente o ti fai dei film? - ripete. E finalmente stavolta lo capisco.

- Avoja se me faccio dei film.... - rispondo guardandolo, col fiato corto.

Sta cosa che mi guardi mentre mi masturbo, obiettivamente, mi piace da matti. E' bravo, lo riconosco. Ha la bava che a momenti gli scende dagli occhi ma tiene le mani a posto come gli ho detto. Mi piace così, sul punto di esplodere, mi fa impazzire, anche se obiettivamente è un po' un coglione. Perché guardare e non toccare un'emerita ceppa. Se si alzasse e si tirasse fuori il termoscanner chi avrebbe la forza di dirgli niente? Se mi ribaltasse e mi rompesse il culo sarebbe benedetto. Se si segasse e mi sborrasse in faccia lo proporrei per il Nobel per la pace. Non sai nemmeno tu che slot ti sei perso, scemo, e adesso comincia a diventare troppo tardi. Mi tolgo la canotta restando pure io a petto nudo, come mi piace fare quando gioco da sola a letto la sera.

- A che pensi? - domanda lui con il respiro che ormai gli fa andare il petto su e giù.

- A Lucrezia che mi lecca davanti e Yuko che mi lecca dietro - rispondo dopo un po'. Non perché abbia avuto bisogno di pensarci, ma perché proprio non ce la faccio quasi a parlare.

In realtà il quadretto sarebbe molto ma molto più articolato di così. Ma a parte il fatto che, ve l'ho detto, parlo a fatica, pensate che valga davvero la pena di spiegare a un maschio il passaggio di carezze, dita, labbra e lingue che tre ragazze saprebbero regalarsi in un momento come questo? Chi sa, sa. Chi non sa è inutile che provi a immaginare. Very sorry.

- Addirittura due? - domanda Herman pensando di fare lo spiritoso.

- La fregna di pink_! - urlo.

Scusate la volgarità, ma certe volte è difficile spiegarsi in termini civili. Intendevo dire che sto immaginando anche di ricambiare il favore a pink_ Perché l'ho vista dimenarsi e l'ho sentita gemere con la testa di chissacchì infilata nella gonna del vestito e, tesoro, pink_, ti assicuro che altro che gemiti e contorsioni, io ti faccio letteralmente... Beh, scusate, è una cosa tra me e lei. Però magari glielo dico un'altra volta, eh? Perché ora quel film che mi sto facendo è andato pure troppo oltre. Sì, ok, Herman sente solo i miei singhiozzi e la mia lagna insopportabile. Ma poveraccio, che ne può sapere che la traduzione di quei suoni è un sacrosanto "siete due troie!" indirizzato a Yuko e Lucrezia? E sì dai, siete due troie amiche mie. Perché va bene cominciare a penetrarmi davanti e didietro, ma dovete proprio andare così a fondo? E le vostre dita devono proprio cercarsi in quel modo dentro di me? Ma che volete fare, accarezzarvi? Non sapete che c'è la mia carne di mezzo? Non sapete che questa cosa, più che immaginarmela, è come se la sentissi? Non sapete che ve la farò pagare? Cristo d’iddio, non sapete che non ho nemmeno un muscoletto, in questo momento, che non sia teso come una corda di violino?

Sdeng. A furia di tirare la corda di violino si spezza. Si spezzano anche quelle di una racchetta da tennis, che sono sintetiche. Figuriamoci se non mi spezzo io. Forse urlo "cazzo!", ma in realtà non lo so. Molto più probabilmente, dopo avere urlato “cazzo”, lancio altre urla da spaccare i vetri. Però davvero, non lo so. Dovreste chiedere a Herman che stava lì. Io già non ci sono più. Sto passando davanti alle navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione e le saluto con la mano, "appena arrivo chiamo i pompieri", li rassicuro, loro mi sollecitano a fare in fretta. "Eh, ma il viaggio è lungo", rispondo a un E.T. cui il fuoco sta mangiando la testa. Ed è vero, il viaggio è lungo, molto lungo. Mi sembra più lungo di ogni altra volta.

Quando atterro apro finalmente gli occhi e mi ritrovo Herman davanti, sempre con lo sguardo laser puntato tra le mie cosce. Ma è un po' diverso da prima. Disserro il pugno e il telecomando dell'ovetto mi scivola giù. Senza rendermene conto ho poggiato i talloni sul cuscino del divano, la mini ormai è come se non ci fosse. Porto lo sguardo tra le mie gambe spalancate e capisco.

- Se lo lavi prima che si asciughi viene via facile... - gli sussurro ansimando e guardando la macchia. Incredibile come certe volte ci si possa imbarazzare e altre no.

- Anche il parquet? - domanda.

Guardo ancora più in basso, cazzo! Poi do un’occhiata al cavallo dei suoi pantaloni e, anche in questo caso, cazzo! Ma in un senso diverso.

- Hai strillato così tanto che stasera si presenta la vicina con una bottiglia di champagne e una vestaglia trasparente – mi dice.

- Buon per te, no? – gli sussurro ancora, ansimando appena un po’ meno.

- Mica tanto, avrà sessant’anni, vedova...

Mi alzo e mi rimetto la canotta mentre lui mi fa "non solo sei più lunga di un'agonia, ma sei pure bella secca... e le tette sono davvero troppo piccole".

Stronzo, si sta vendicando. Gli do le spalle indispettita. Ne approfitta per sollevarmi la mini e commenta "però tutto quello che si dice sul tuo culo è vero". Non ho nemmeno la forza di schiaffargli via la mano, sono senza forze.

Mi volto e appoggio le labbra sulle sue, gli infilo la lingua in bocca. Tengo gli occhi aperti per gustarmi il suo sguardo rincretinito.

- Come sta il termoscanner? - domando passandogli la mano leggera sul pacco.

Mi guarda rispondendo "bene" in un soffio. Un bastoncino Findus sarebbe stato più reattivo. Però, onestamente, se parliamo di bastoncini non c’è male.

- Grazie del telecomando... e scusa di tutto, ciao - sussurro.

Mentre scendo le scale devo tenermi al mancorrente, mi gira ancora un po’ la testa. Come molto spesso mi capita, a strettissimo giro, penso che sono stata una stronza e mi pento. Sì, d’accordo, lui è solo un volgare ladro di telecomandi e mi ha pure bullizzata sulle tette. Ma cosa mi costava, in fondo? L'ho fatto per gente molto ma molto meno in gamba di lui. Magari mi sarei pure divertita. Anche perché, a dirla tutta, non è vero che ho fatto colazione. E un'afta in vita mia non ce l'ho mai avuta.

scritto il
2020-10-03
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