Tette
di
Yuko
genere
voyeur
Tette, mammelle, seni, bocce, latteria, mamme, minne, pocce, pomi, poppe, sise, zinne, zizze; insomma, quegli organi ghiandolari che nella donna secernono il latte, quei morbidi rigonfiamenti di soffice tessuto microgranulare, quelle irresistibili sporgenze, arricchite da un delizioso cuscinetto di grasso, che le rendono tese e piene, cedevoli al tatto, calde ed appaganti quando le si prende nella mano e riempiono e distendono le palme, gratificando il palpeggiatore o la palpeggiatrice con un contatto tiepido e liscio.
Il lato “A” della donna, quello che per primo cade sotto l'occhio indagatore.
Come in un film scorrono immagini vivide. La ragazza senza reggiseno con il petto procace che sembra esplodere dal tessuto tirato in modo spasmodico, i capezzoli rigonfi che si stagliano sotto lo strato tessile. La maglietta bagnata della Venere che emerge dalle acque del mare, come uscita da un quadro di Botticelli. La donna al supermercato col maglioncino aderente che lascia inequivocabilmente capire che sotto il vestito non c'è altro se non le tette.
La vestaglietta aperta che mostra la piega delle poppe abbondanti, che ricadono sul petto, sotto il peso della gravità.
Le tette mal contenute in reggiseni volutamente striminziti ed inadeguati.
Le zinne che sollevano il pezzo sopra del bikini lasciandosi intravedere anche al di sotto, solo vagamente celate.
La scollatura che indirizza lo sguardo indiscreto verso l'istmo tra i seni, l'insenatura tra le piene rotondità.
Il petto che si solleva col respiro profondo, imponendosi all'attenzione dei presenti, interrompendo ogni flusso mentale e di pensiero.
La ragazza che con noncuranza si aggiusta il reggiseno che si era spostato, provocando lo svenimento di una dozzina di persone che non hanno perso l'occasione di buttarci un occhio.
Quel gorgo, quel buco nero tra le zizze che risucchia gli sguardi all'interno delle camicette scollate.
E poi i capezzoli, occhietti scuri che fanno capolino, medaglie rosate e sensuali a coronare tanta opulenza di curve, apici irresistibili, vette che chiamano per essere violate, sinonimo e manifestazione di piacere ed eccitazione.
Le areole gonfie, finemente corrugate quando appena le si sfiora.
La contrattura progressiva che arriccia le macchiette scure sui seni, e solleva i capezzoli come spilli quando si manifesta il piacere o il desiderio sessuale.
I capezzoli contratti quando fa freddo.
Reiko si sposta davanti al grosso specchio sulla porta del bagno.
I capelli, ancora bagnati dopo la doccia, gocciolano le ultime stille spandendo il profumo dello shampoo sull'accappatoio rosso vermiglio.
La donna si guarda, contemplandosi il volto, la testa un poco piegata di lato, in una posizione più accattivante.
Un bel volto, fattezze ancora invidiabili, solo un accenno di rughe ai lati degli occhi, ma sicuramente un corpo ancora molto bello ed attraente.
La giovinezza ancora abbastanza vicina per evitare di scordarsene; ancora viva e palpitante.
Le mani slacciano la cintura dell'accappatoio ed i lembi dell'indumento si allargano. Dalla fessura di soffice spugna lo sguardo si posa sul solco scuro.
Un punto ben preciso e dotato di sottile carica erotica.
L'insenatura racchiusa tra i seni.
L'accappatoio si discosta e la scena si inonda di luce sulle simmetriche rotondità emergenti delle mammelle.
Reiko scosta i margini e scopre il petto.
L'accappatoio espone le spalle e scivola per terra, lasciando, davanti allo specchio, il corpo nudo di una donna matura. Ancora bene in carne, florida e sensuale.
La donna si avvicina alla superficie riflettente, trascura il ventre e le cosce, il pube, e si concentra sulle rotondità che sul petto si impongono all'attenzione.
L'occhio indaga minuziosamente sui dettagli dei capezzoli.
Come due impronte di baci di rossetto scuro, le areole simmetriche.
Cos'ha questo seno che non va? Si chiede la giapponese.
Ancora un bel seno, tonico, pieno. Solo appena appoggiato, ma ancora tondo e sodo.
Il lato “A” della donna, quello che per primo cade sotto l'occhio indagatore.
Come in un film scorrono immagini vivide. La ragazza senza reggiseno con il petto procace che sembra esplodere dal tessuto tirato in modo spasmodico, i capezzoli rigonfi che si stagliano sotto lo strato tessile. La maglietta bagnata della Venere che emerge dalle acque del mare, come uscita da un quadro di Botticelli. La donna al supermercato col maglioncino aderente che lascia inequivocabilmente capire che sotto il vestito non c'è altro se non le tette.
La vestaglietta aperta che mostra la piega delle poppe abbondanti, che ricadono sul petto, sotto il peso della gravità.
Le tette mal contenute in reggiseni volutamente striminziti ed inadeguati.
Le zinne che sollevano il pezzo sopra del bikini lasciandosi intravedere anche al di sotto, solo vagamente celate.
La scollatura che indirizza lo sguardo indiscreto verso l'istmo tra i seni, l'insenatura tra le piene rotondità.
Il petto che si solleva col respiro profondo, imponendosi all'attenzione dei presenti, interrompendo ogni flusso mentale e di pensiero.
La ragazza che con noncuranza si aggiusta il reggiseno che si era spostato, provocando lo svenimento di una dozzina di persone che non hanno perso l'occasione di buttarci un occhio.
Quel gorgo, quel buco nero tra le zizze che risucchia gli sguardi all'interno delle camicette scollate.
E poi i capezzoli, occhietti scuri che fanno capolino, medaglie rosate e sensuali a coronare tanta opulenza di curve, apici irresistibili, vette che chiamano per essere violate, sinonimo e manifestazione di piacere ed eccitazione.
Le areole gonfie, finemente corrugate quando appena le si sfiora.
La contrattura progressiva che arriccia le macchiette scure sui seni, e solleva i capezzoli come spilli quando si manifesta il piacere o il desiderio sessuale.
I capezzoli contratti quando fa freddo.
Reiko si sposta davanti al grosso specchio sulla porta del bagno.
I capelli, ancora bagnati dopo la doccia, gocciolano le ultime stille spandendo il profumo dello shampoo sull'accappatoio rosso vermiglio.
La donna si guarda, contemplandosi il volto, la testa un poco piegata di lato, in una posizione più accattivante.
Un bel volto, fattezze ancora invidiabili, solo un accenno di rughe ai lati degli occhi, ma sicuramente un corpo ancora molto bello ed attraente.
La giovinezza ancora abbastanza vicina per evitare di scordarsene; ancora viva e palpitante.
Le mani slacciano la cintura dell'accappatoio ed i lembi dell'indumento si allargano. Dalla fessura di soffice spugna lo sguardo si posa sul solco scuro.
Un punto ben preciso e dotato di sottile carica erotica.
L'insenatura racchiusa tra i seni.
L'accappatoio si discosta e la scena si inonda di luce sulle simmetriche rotondità emergenti delle mammelle.
Reiko scosta i margini e scopre il petto.
L'accappatoio espone le spalle e scivola per terra, lasciando, davanti allo specchio, il corpo nudo di una donna matura. Ancora bene in carne, florida e sensuale.
La donna si avvicina alla superficie riflettente, trascura il ventre e le cosce, il pube, e si concentra sulle rotondità che sul petto si impongono all'attenzione.
L'occhio indaga minuziosamente sui dettagli dei capezzoli.
Come due impronte di baci di rossetto scuro, le areole simmetriche.
Cos'ha questo seno che non va? Si chiede la giapponese.
Ancora un bel seno, tonico, pieno. Solo appena appoggiato, ma ancora tondo e sodo.
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