Pausa pranzo linguisticamente produttiva
di
Ophelia
genere
etero
Averti vicino implica sguardi, sfioramenti “accidentali”, risate fragorose e profumi..tutti i sensi stanno in allerta.
In quel poco spazio che ci divide c’è una tempesta elettrica, più ci avviciniamo più la tensione sale..
Rimaniamo soli in ufficio durante la pausa, ognuno seduto al suo posto, ci guardiamo senza dire nemmeno una parola. Sguardi pregni di emozioni. Nessuno parla. Siamo come due pantere che puntano la stessa preda. Ma siamo sia la preda che la pantera. Non resisto più. Mi alzo dalla sedia e mi lancio su di te. Seduta sulle tue gambe mi avvento su quelle labbra carnose. I tuoi baci sono come morsi, mangiami.
Ti tocco in mezzo alle gambe ed è duro, mi bagno ancora di più.
Ti alzi, mi prendi di peso e mi metti sulla scrivania. Pensavo ti buttassi su di me, contro ogni aspettativa, ti rimetti seduto proprio di fronte a me. Nessuno parla.
Apro le gambe. Le scopro tirando verso di me li vestito. Mi metto una mano nelle mutande, due dita entrano facilmente, senti il suono delle penetrazione delle dita che scivolano in mezzo ai miei umori. Mi guardi negli occhi non tra le gambe. Mi eccito ancora di più.
Metto i piedi sui braccioli della sedia.
Mi sfili gli slip. Finalmente penso. Chiudo gli occhi. Voglio assaporarmi tutto solo con il corpo, voglio sentire. Le tue mani premono sulle ginocchia per farti spazio e la punta della tua lingua si appoggia sul clitoride. Che bomba. Poi scendi, tracciando una linea retta fino al buco del culo. Le tue mani sul mio culo, lo tiri verso di te, ci vuoi lavorare per bene e io mi lascio fare qualunque cosa. Intanto una tua mano mi stringe forte una chiappa,come se tenessi in mano una mela e con l’altra mi tocchi per sentire quanto questo lavorino di lingua mi stia facendo godere. È come strizzare una spugna, più mi lecchi e più mi bagno. Vorrei sentirti dentro. Ma non riesco a rinunciare a tutto questo. La tua lingua tocca le corde giuste, mi sento uno Stradivari nella mani del suo sapiente violinista. Portami al culmine. Portami in cima.
Sto per venire. Non sento più le tue mani, solo la lingua,ti stavi slacciando i pantaloni.
Mi hai portato quasi all’orgasmo e poco prima di venire sei entrato dentro di me. Le tua mani avvinghiate alle mie caviglie come manette, i tuoi colpi forti e profondi. Orgasmi multipli si sono susseguiti fino a sentirti finalmente venire su di me.
Una delle migliori pause pranzo mai fatte. Ti tieni i miei slip e torniamo a lavorare come se nulla fosse, ma quanti sorrisi monelli ci siamo scambiati quel pomeriggio.
In quel poco spazio che ci divide c’è una tempesta elettrica, più ci avviciniamo più la tensione sale..
Rimaniamo soli in ufficio durante la pausa, ognuno seduto al suo posto, ci guardiamo senza dire nemmeno una parola. Sguardi pregni di emozioni. Nessuno parla. Siamo come due pantere che puntano la stessa preda. Ma siamo sia la preda che la pantera. Non resisto più. Mi alzo dalla sedia e mi lancio su di te. Seduta sulle tue gambe mi avvento su quelle labbra carnose. I tuoi baci sono come morsi, mangiami.
Ti tocco in mezzo alle gambe ed è duro, mi bagno ancora di più.
Ti alzi, mi prendi di peso e mi metti sulla scrivania. Pensavo ti buttassi su di me, contro ogni aspettativa, ti rimetti seduto proprio di fronte a me. Nessuno parla.
Apro le gambe. Le scopro tirando verso di me li vestito. Mi metto una mano nelle mutande, due dita entrano facilmente, senti il suono delle penetrazione delle dita che scivolano in mezzo ai miei umori. Mi guardi negli occhi non tra le gambe. Mi eccito ancora di più.
Metto i piedi sui braccioli della sedia.
Mi sfili gli slip. Finalmente penso. Chiudo gli occhi. Voglio assaporarmi tutto solo con il corpo, voglio sentire. Le tue mani premono sulle ginocchia per farti spazio e la punta della tua lingua si appoggia sul clitoride. Che bomba. Poi scendi, tracciando una linea retta fino al buco del culo. Le tue mani sul mio culo, lo tiri verso di te, ci vuoi lavorare per bene e io mi lascio fare qualunque cosa. Intanto una tua mano mi stringe forte una chiappa,come se tenessi in mano una mela e con l’altra mi tocchi per sentire quanto questo lavorino di lingua mi stia facendo godere. È come strizzare una spugna, più mi lecchi e più mi bagno. Vorrei sentirti dentro. Ma non riesco a rinunciare a tutto questo. La tua lingua tocca le corde giuste, mi sento uno Stradivari nella mani del suo sapiente violinista. Portami al culmine. Portami in cima.
Sto per venire. Non sento più le tue mani, solo la lingua,ti stavi slacciando i pantaloni.
Mi hai portato quasi all’orgasmo e poco prima di venire sei entrato dentro di me. Le tua mani avvinghiate alle mie caviglie come manette, i tuoi colpi forti e profondi. Orgasmi multipli si sono susseguiti fino a sentirti finalmente venire su di me.
Una delle migliori pause pranzo mai fatte. Ti tieni i miei slip e torniamo a lavorare come se nulla fosse, ma quanti sorrisi monelli ci siamo scambiati quel pomeriggio.
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