Operette immorali - Puro porno
di
RunningRiot
genere
etero
Il bello delle storie di fantasia è che una se le aggiusta come crede. Toglie tutto ciò che può dar fastidio alla narrazione, sfronda, addirittura può dedicarsi a raccontare una e una sola cosa. In questo caso: sesso, puro porno. Eh sì, perché vi avverto: qui si parla di cazzo, di fica, di bocchini, di cunnilingus, ditalini. Di ordini imperiosi e di suppliche tipo "non smettere ora!". Se qualcuno è interessato a cose sentimentali o psicologiche, a discorsi filosofici sul senso della vita, cerchi altrove. Qui l'argomento ve l'ho detto qual è. Solo quello: sex, sex, sex. A costo di essere inverosimili.
La storia comincia che mancherà poco alle quattro di notte. Io e Luca, il mio ragazzo, rientriamo nel villino che abbiamo affittato al mare. E' un villino su due livelli che andrebbe bene per quattro, anche sei persone. Ma a noi piace stare comodi. La serata è stata molto piacevole. E' cominciata con due amici di Luca, una coppia boy&girl, che sono venuti a cena portando della carne strepitosa da fare alla brace. Poi siamo andati in un localino sulla spiaggia, dove siamo rimasti ben oltre l'orario di chiusura dopo essere stati raggiunti da altri tre amici, due ragazzi e una ragazza.
Proprio su questa ragazza gli chiedo informazioni mentre torniamo a casa. Perché a me pareva molto simpatica. Greta, si chiama.
- Con un gin tonic, quattro moscow e le birre prima e dopo a te starebbe simpatico anche un becchino - commenta Luca inaspettatamente acido.
- Ma che fai, mi conti i bicchieri? - rispondo un po' piccata - e poi beveva pure lei, eh?
- E' per quello che ti è sembrata simpatica, allora - dice passandomi un mazzo di chiavi - è peggio di un gatto attaccato ai cojoni. Apri casa che parcheggio, va'...
Ora, io so fare tante cose, eh? Pompini a parte, voglio dire. So pianificare un processo produttivo e discutere a un buon livello della struttura anaforica nella poesia italiana dal '300 a oggi. E anche con la manualità, che non è il mio forte, ho imparato a cavarmela. Il barbecue, per dire, stasera l'ho fatto partire io, mentre i maschi finivano di docciarsi dopo il padel (adesso vanno solo di padel, perché sanno che a tennis con me neanche la vedono). Se però c'è una cosa che proprio non riesco a fare al primo colpo, e neanche all'ottavo per la verità, è aprire sta cazzo di serratura. Ho provato pure con "apriti sesamo", gnente. Ho quasi il sospetto che Luca mi ci abbia mandata apposta ad aprire la porta.
"Allora?", mi fa arrivandomi alle spalle. Mano sul culo. Intenzioni chiarissime. Eh, l'ho capito che hai voglia di scopare, bello. Riconosco il tocco, ormai. C'è quello "tesoro mio", c'è quello "che bel culetto che hai", c'è quello "adesso ti apro come un avocado, spero tu sia d'accordo". Beh, è di quest'ultimo tipo. Se proprio proprio non bastasse, eh, vabbè che gli shorts che ho su stasera sono un po' larghi al cavallo, ok, ma l'intenzione non era quella di farglici infilare il dito. Mi scrollo, mi muovo e lo allontano rispondendogli "allora c'è che sta cazzo di serratura...". Ritorna all'attacco con il dito e stavolta lo sento, mi accorgo che il primo assalto non è andato proprio a vuoto. Gli allontano ancora la mano, stavolta con uno schiaffetto, mi volto verso di lui e gli consegno le chiavi. "Pensace te, eh? Tiè...". Lo stronzetto ridacchia e mentre infila la chiave nella toppa mi fa "ma là sotto sei sudata o cosa?". Io da una parte penso che sono un po' stanchina, dall'altra che dopo una serata così calda un calippo non ci starebbe male. Del resto, ha un po' ragione anche lui, sono brilla. E questo facilita certe decisioni. Ma non voglio dargliela vinta subito, anzi voglio fargliela pagare per la rispostaccia che mi ha dato su quella ragazza.
Quindi, se pazientate un secondo, vi racconto di come faccio capire al suo apparato riproduttivo che è ancora troppo presto per ringalluzzirsi.
- Sono sudata, appiccicosa e puzzo di Autan, devo fare una doccia.
- Bellissima idea - risponde - vengo con te...
- Non hai capito, IO faccio una doccia di sopra, TU se vuoi fattela in giardino.
- Sei antipatica...
- Molto...
- Vabbè - si arrende con una facilità sospetta - mi butti giù l'accappatoio?
- Ma che ci devi fare con l'accappatoio, hai paura che qualcuno ti veda? So' le quattro di notte!
Borbotta qualcosa mentre salgo le scale. Quando sono a metà mi tolgo top e pantaloncini. Forse è ancora lì che mi guarda, chissà, entro in bagno. Mi lavo e mi dico che farlo sotto la doccia non sarebbe stato male, in fondo. Oppure, uh, avrei potuto farmi chiavare sulle scale. L'avete mai fatto? E' una cosa che ti spacca reni e schiena sui gradini ad ogni spinta. E devi pure sperare che il tuo cavaliere sia tanto premuroso da tenerti su la testa come per costringerti guardare in mezzo alle tue cosce spalancate, anche se in realtà lo fa per non farti sfracassare la nuca (io per la verità quando mi capitò volevo proprio guardare, incredula di ciò che sentivo, ma è un'altra storia). Insomma, scopare sulle scale è una cosa scomodissima che non sai bene cosa augurarti, se finisca subito o se vada avanti all'infinito. Però è anche una cosa arrapante da morire, come se - con le gambe avvinghiate al lui della situazione - dicessi "non ce la facevo a salire su, non ce la facevo a mettermi comoda, non potevo più aspettare, voglio sentirti subito duro e caldo dentro di me". E anche il lui della situazione pensa qualcosa di analogo, è chiaro: "Non vedevo l'ora di sbatterti e di sentirti gridare".
Forse ho fatto una cazzata ad allontanare Luca, ok. Ma si può sempre rimediare e fare a modo mio. Perché quello che adesso è certo è che lo voglio così, sopra di me, tra le mie gambe aperte, il suo petto che schiaccia il mio, il suo calippo che mi trafigge, la sua bocca che soffoca i miei lamenti e le mie oscenità. Voglio sentire sotto le mie mani i suoi glutei che si contraggono ogni volta che affonda e mi divide in due. Nell'esaltazione erotica del momento - perché questo sono adesso, eccitata ed esaltata - desidero, mi prefiguro e programmo una semplicissima scopata alla missionaria, ma che mi devasti le membra e la fica. E che poi si concluda in bocca, come stamattina.
*****************
*** FLASHBACK ***
Scusate, ma un flashback è necessario. Questa mattina, appunto. Io e Luca a letto filiamo molto bene ma c'è una cosa, in particolare, che ci ha sconvolti sin dalla prima volta e alla quale non mi sottraggo mai. E' quello che chiamo "doppio ditale" e che in genere ci vede sdraiati su un fianco, lui dietro di me. L'inizio è sempre uguale, come un format, un protocollo: insinua un pollice dentro e comincia a stuzzicarmi piano, finché non reagisco, finché anzi il mio corpo non reagisce per me e quel pollice glielo inzuppo. Poi lo sfila, lo sostituisce con il medio e l'anulare riempiendomi di più, e quel pollice umettato lo spinge nel buchino. Può farlo piano o forte, posso guaire o tacere. Va bene sempre, non mi fa mai davvero tanto male. Stamattina ha deciso di forzarmi di colpo e facendomi inarcare, senza lasciarmi nemmeno il respiro per un lamento. Nello stesso tempo l'altro braccio passa sotto la mia testa, scende giù, e la mano si dedica a torcermi il capezzolo avanti e indietro, come se volesse svitarlo e riavvitarlo in continuazione. In genere gli piace fare tutto questo quando sono indifesa, quando sonnecchio o sono proprio tra le braccia di Morfeo. "Stavo dormendo...", sospiro. "Sì, eh? Dormi, continua a dormire...". Smanio, comincio a dimenarmi e a spingermi verso di lui, mi sento prigioniera e bloccata dal suo abbraccio, piena e gonfiata, ma soprattutto posseduta, dalle sue dita, là in basso. Ha in pugno la mia esistenza, la fotte, la pizzica, la brutalizza. Sa che non desidero altro. Probabilmente tra le gambe ha una spranga, ma ora va bene così. La stretta sul capezzolo mi provoca delle fitte elettriche che si dipanano per tutto il corpo, soprattutto nei punti giusti, il pollice mi si pianta dietro con fermezza mentre le altre due dita sciacquano, fanno rumore, mi fanno diventare pazza. Come molto spesso accade, vengo in fretta ma con un bel crescendo, come lo definisce lui. Si dice estasiato da questo mio modo di arrivare all'orgasmo, che evidentemente è diverso dagli altri. Anche stamattina vengo gratificata dalle sue parole sussurrate: "Come sei bella quando godi, ti amo". Possono cambiare, anzi cambiano, ma più o meno il concetto è sempre questo. E non avete idea di come il piacere si sovrapponga al piacere, quando le pronuncia. Quasi sempre non sono in grado di rispondere, tremo leggermente, ma so cosa mi aspetta: anche il suo cazzo vorrà soddisfazione, adesso, vorrà penetrarmi, bagnarsi e infine bagnarmi. Io però, in questo momento, desidero un piccolo cambiamento. Desidero essere presa dietro.
Senza ipocrisie: non sono una fan. Ma a volte mi piace, lo voglio. Per la sensazione di imposizione che mi viene trasmessa, d'accordo, ma anche per la carne che mi entra dentro e mi apre, mi fa male. A volte mi ci sveglio proprio, sapete? Poi magari non succede, anzi non succede praticamente mai grazie al Cielo. Eppure in quei momenti farei qualsiasi cosa.
Ma stamattina non è così. La colpa non è delle voglie che mi porto dietro dal sonno ma di quel dito, di quel pollice inzuppato di me, entrato così a fondo, così sfacciato e prevaricatore. Se non me lo avesse piantato dentro in quel modo forse non mi sarebbe salito questo desiderio insano. E però adesso lo penso, me lo immagino, dico proprio a me stessa cosa fare, quali saranno le mie prossime mosse: portare indietro il braccio, alla cieca, cercargli la mazza, impugnargliela. Dirgli "amore inculami". Anzi no, "mettimelo nel culo". Non mi chiedete la differenza, non la so, ma è così che lo immagino: afferrarlo e dirgli proprio "mettimelo nel culo", appena riesco a parlare lo faccio.
La sua voce però arriva prima. E anche il gesto con cui mi ribalta arriva prima.
- Succhiami il cazzo...
E quindi non solo vengo fulmineamente ribaltata, vengo anche piegata, spinta giù verso il suo inguine. Ma cavolo, è un carpiato, un esercizio olimpico! Eseguo ridacchiando istericamente, una mia particolarità. Avevo ragione ad aspettarmi una spranga. Mi ritrovo quasi faccia a faccia con la sua mascolinità svettante, con quella specie di prugna rosea scoperta, gonfia, forse già un po' umida, che sa di uomo solo a respirarla.
La risposta esatta sarebbe: "no, mettimelo nel culo", ve l'ho detto. E invece mi esce quasi spontaneo e sussurrato un "sì, te lo succhio", come se fosse addirittura più importante rispondere a un ordine che eseguirlo. Vorrei dirgli che mi piace da morire quando fa così. Quando è così perentorio.
E stavolta è talmente perentorio che altro che farselo succhiare. Quando se lo fa succhiare diventa un idiota dentro la mia bocca per diversi minuti. Ora invece... Leggo tante volte "mi scopa la testa": beh, stavolta è proprio così, mi scopa la testa, io non faccio praticamente nulla, devo solo tenere la bocca spalancata. Da subito. Chissà che gli è preso. Mi fa sbavare e venire i conati. Luca, cazzo, ma perché non lo fai più spesso?
- Amo il tuo cazzo... - ansimo in una pausa.
Lo sa, glielo dico tanto. Ma stavolta, boh, è come se ci fosse un motivo in più.
- Succhia... - ansima spingendomi la nuca in giù.
- Succhia e basta...? - domando resistendo alla spinta.
- Succhia, bocchinara - risponde.
- Siiiiiii.... - sospiro.
Mi mancava quello, mi mancava l'insulto. Certe cose è importante sentirsele dire. Come è estremamente importante che adesso, lui, mi spinga la testa rapido e violento. Dio, quanto è importante che adesso lui pensi solo a godere. L'unica cosa che conta è il suo piacere, vivo per il suo piacere, vivo per il regalo che spruzza fuori da lui. Lo ingoio, combattendo contro le spinte che dà mentre mi dona il suo latte di maschio. Sembra uno stallone impazzito. Altro che "principessa in pubblico, puttana a letto". Qui sono davvero solo puttana, la sua puttana. Mi piace da morire anche questo. E beh, sì. E anche per un'altra cosa, in questo momento, vado fuori di testa. Perché di solito, vedete, a conclusione dell'opera una delle cose che amo di più è soffermarmi lì, indugiare, leccare, sbaciucchiare, pulire a specchio. Un po' è per mantenere vivo il mio piacere, d’accordo, perché il contatto lingua-labbra-cazzo vorrei che non finisse mai. Ma è soprattutto una cosa cerebrale, una mia autogratificazione. E' come se dicessi "l'hai capito che troia che sono, sì?". Non c'è bisogno di risposta, anche se è capitato molto spesso che mentre si ripigliava un pochino il fortunato di turno si abbandonasse a commenti tipo "che pompino", oppure "che succhiacazzi". Immagino, ma l'esperienza in questo mi sostiene, che i maschi lo facciano per prolungare la loro sensazione di potere relegandomi in un ruolo totalmente passivo: ti ho dominata, ti ho preso la bocca per il mio piacere, ti ci ho pisciato dentro la mia sborra, ste robe qui. Gliel'ho sempre lasciato credere volentieri, che le cose siano così semplici, anzi sono momenti che gradisco. E Luca non fa eccezione, eh? Nemmeno stamattina che mi accarezza la testa e mi ansima "che pompinara". Non può nemmeno sapere che dominata mi ci sento davvero e che mi è piaciuto da morire. Se questo fosse uno di quei raccontacci scritti male la didascalia sarebbe "grazie o mio padrone per avermi concesso l'alto onore di farti svuotare i coglioni nella mia bocca". Una cazzata, ok, mi viene da ridere solo a pensarci. Ma vi assicuro che non siamo tanto lontani da questo, concettualmente parlando.
*** FINE DEL FLASHBACK ***
************************
Ancora umida della doccia mi stendo sulle lenzuola, apro le gambe e sollevo le ginocchia. Mi titillo i capezzoli con le mani, sorrido maliziosamente anche se sono sola. Voglio farmi trovare così, pronta a provocarlo ma pronta anche in ogni altro senso che vi venga in mente. In realtà, la cosa che mi fa eccitare più di tutte è sentirlo salire le scale. Si presenta nudo e ancora un po' grondante. Lo riconosco, negargli l'accappatoio non è stata una grandissima idea. Ma per i miei piani va benissimo. Ho una strategia pre-scopata da portare a termine, no? Eh beh, andiamo in fondo.
- Fermati lì che bagni tutto - gli intimo - e guardami.
La mia intenzione è che mi osservi mentre mi masturbo per lui, mentre porto un dito alla bocca per insalivarlo, mentre mi sgrilletto e mi penetro, mentre arrivo quasi in fondo. La mia intenzione è che guardandomi gli venga duro, che inizi a segarsi. Mi piace quando si sega, quando comincia a fare veloce e gli ballano i coglioni e io rimango ipnotizzata. La mia intenzione è dirgli al momento giusto "vieni e scopami". Spalancarmi, offrirgliela nel modo più osceno possibile.
Pensate che mi dia retta? Macché. Strategia pre-scopata andata a puttane, e tra quelle puttane io non ci sono nemmeno. Si avventa in mezzo alle mie gambe e, come si direbbe in inglese, mi mangia.
Questo sono certa di averlo scritto già: Luca è uno dei migliori che mi abbiano mai lappato la fica. Davvero, è bravo come una ragazza e allo stesso tempo rude come un maschio. Non ha fretta, anzi ha la pazienza di sorvolare sui miei "no", sui miei "scopami", sui miei "voglio il tuo cazzo". Però, anche se non faccio che ripetergli "voglio il cazzo", chissenefrega. Mi sta benissimo pure così, il cazzo me lo darà dopo. Lo sa pure lui, eh? Perché gli dico qualsiasi cosa e lo insulto, ma la mano sulla testa gliela tengo come a dire "non muoverti da lì".
Esplosivo prima e lunghissimo poi, arriva. Poco dopo che mi ha penetrata con le dita slinguazzandomi il grilletto. Lunghissimo, davvero, quasi da far paura. Imbizzarrisco e nulla può controllarmi se non la sua forza. All'apice lancio uno strillo e poi ancora un altro, nel caso a Ponza non mi avessero sentita. Poi il piccolo buio e quei venti-trenta secondi in cui non capisco più niente. O meglio, capisco ma non posso fare nulla se non essere attraversata da brividi e stare dietro alle scosse che mi attraversano. Nemmeno sono consapevole di quando mi gira a faccia in giù, di quando mi sale sopra. Passa un po' prima che mi renda conto dei suoi morsi sulla schiena, della sua lingua che scivola sempre più in basso. Ma quando torno al mondo il copione è quello di prima: lo voglio, lo imploro. Anzi, è quella troia spudorata della mia vagina impazzita che, per mio tramite, lo implora senza un minimo di ritegno e mi fa essere volgare, coatta, decisamente oscena. Porno, appunto. Non so se per istinto o meno, allargo le gambe.
- Dammelo... mettimelo dentro, sfondami, spaccami la fregna...
- Di chi è la tua fregna?
- E' tua, è tua... amore scopami.
Non solo lo voglio, ma a questo punto me lo aspetto pure. Devo essere pronta e aperta come non mai e desidero, assurdamente ma letteralmente, sentirmela trapanare. Qualsiasi cosa pur di darle un po' di sollievo. Lui, da perfetto sadico bastardo, continua a mordermi e leccarmi, a farmi domande cui rispondo senza vergogna. Scende nel taglio tra le natiche e mi lecca il culo, lo penetra con la lingua, torna a mettermi un dito nella fica. Pelle d'oca e brividi. Smetto di implorare, smetto di rispondere, smetto di protestare. Quando mi si stende sopra è come una benedizione che mi fa finire di tremare. La sua appendice dura che sento tra coscia e natica è una promessa, il suo sussurro è una promessa.
- Vuoi il cazzo?
- Sì... - piagnucolo mentre ho l'impressione di aprire ancora di più le gambe.
- Quanto?
- Tanto...
Si muove sopra di me affondandomi sul letto, se lo sistema con la mano, sono momenti interminabili e meravigliosi. Ora, ora, ora! Prendimi ora! Ma il suo uccello duro smette di indugiare tra coscia e natica. Capisco dove punta, scatta l'allarme.
- No, così mi inculi - sibilo.
- Qualcosa in contrario?
- Ahia, fermati!
Ma la risposta esatta sarebbe: “Sì ho qualcosa in contrario, e poi non è mai stato così”.
Ed è vero. Perché non è mica la prima volta che mi fa il culo, Luca. Ma o gliel'ho chiesto io oppure me l'ha in qualche modo annunciato (tipo "voltati che ti inculo", avete presente?). Ma così non è stato mai. Quasi a tradimento. E io, in tutta sincerità, lo trovo prepotente, spietato e per certi versi grandioso.
- Dai che ti piace...
Anche in questo caso, la risposta esatta sarebbe un'altra: "Mi sarebbe piaciuto stamattina, ora lo voglio nella fica".
Invece taccio e riesco solo a lagnarmi per il dolore. "Aaah.... oaah... nnnn-ahhhh…".
Rantoli, piccoli grugniti, il suo "amore, ti inculo" che sembra una minaccia. Piagnucolo un "mi fai male" di cui mi pento subito, perché in perfetta contraddizione con me stessa non voglio realmente che smetta. Non posso fermare il mio corpo che si agita sconnesso, le mie mani che picchiano il materasso e poi artigliano il lenzuolo. Posso però mordermi il labbro per impedirmi di chiedergli “fai piano stronzo”. In un certo senso quel dolore è necessario, mi piace pure, lo cerco, anche se quando tira via il cazzo ammetto che un po' ringrazio il cielo. Però così mi sento vuota e lo desidero ancora. Sono in sua balìa, non capisco che succede, il suo "vieni su" e le sue mani sulle mie anche rimettono le cose a posto. Mi vuole alla pecorina, mi allarga le chiappe. Lo so che sta guardando i miei buchi, soprattutto quello che ha appena forzato, chissà se si accorge di come pulso. E' uno di quei momenti in cui quasi mi vergogno di sentirmi così troia, io che la vergogna nel sesso non ce l'ho praticamente mai avuta. Mi abbandono con le spalle sul lenzuolo e porto le mani all'indietro per aprirmi il sedere da sola, così la mia sottomissione è completa. Ti piace quello che vedi? Ti piace quello che sono? Lo sai quanto adoro esserlo? La sua risposta implicita è un "che culo fantastico" mentre torna a impalarmi di colpo. Mi abbandono al suo cazzo che mi imperversa dentro e amo dargli questo piacere da maschio rapace. Non dico che avvenga solo con un'inculata, ma è questo che sta avvenendo ora. Ho il fuoco dentro che mi sembra di essere all'inferno, in realtà deve essere il paradiso.
- Spingi, spingi, dio come brucia... così, così...
- Ti piace il mio cazzo? Senti come entra bene?
- Sì sì sì... ti piace incularmi?
- Voglio romperti il culo tutta la notte...
- Oddio come sono troia... dimmelo...
- Sei la mia troia...
- Scopami il culo... aprimi tutta...
Parole da amanti, non fateci caso. Ognuno avrà le sue, oppure i suoi silenzi. A me finché ce la faccio piace parlare e che mi parlino. Sono nelle mani di una bestia e non vorrei essere in nessun altro posto al mondo. Veloce veloce, dentro e fuori. Lancio l'ultimo "oddio!" e poi resto senza fiato a subire i suoi abusi. Dopo un po' mi fanno quasi più male le caviglie che sbatto sul letto che il sedere, siamo sudati come dopo una corsa di dieci chilometri. Cambia ritmo, vibra dentro, le mani che mi stringono i fianchi, le ultime spinte più secche, il suo rantolo, il suo sperma a fiotti. Percepisco ogni cosa finché mi crolla sopra, mi appiattisce sotto di lui sul materasso. E' troppo presto, troppo presto, lo sento.
- Non smettere, ti prego non smettere, inculami!
Obbedisce, non smette anche se forse tra un po' mollerà, ma mi accontenta. Ha capito, mi porta una mano sotto. E' il mio tesoro, lui. Vuole farmi venire e cerca di sgrillettarmi. Ma lo allontano, non voglio quello. Perché non ce n'è bisogno, perché sta arrivando un'altra cosa.
- Ecco, ecco, ecco! - riesco a urlicchiare.
Non è come prima, non è prolungato, anzi. E' veloce come l'ombra di un aereo che passa sulla terra, che passa sopra il mio corpo intero. Non mi fa tremare per secondi infiniti, mi scuote. Se non ci fosse lui a inchiodarmi giù sobbalzerei fino al soffitto, probabilmente. Poi arrivano altre scosse, alcune leggere altre squassanti. Potrei morire adesso e sarebbe perfetto, la degna conclusione.
Si adagia completamente sopra di me, si spalma e mi spalma. Resuscitiamo insieme pian piano. Il suo respiro mi fa il solletico, i suoi baci sui capelli mi danno sicurezza.
- E' da stamattina che volevo incularti - mi ansima nell'orecchio.
- Dovevi farlo - piagnucolo non sapendo che cosa rispondere.
Anche se un'altra risposta ci sarebbe: "Amò, la prossima volta coordiniamoci".
La storia comincia che mancherà poco alle quattro di notte. Io e Luca, il mio ragazzo, rientriamo nel villino che abbiamo affittato al mare. E' un villino su due livelli che andrebbe bene per quattro, anche sei persone. Ma a noi piace stare comodi. La serata è stata molto piacevole. E' cominciata con due amici di Luca, una coppia boy&girl, che sono venuti a cena portando della carne strepitosa da fare alla brace. Poi siamo andati in un localino sulla spiaggia, dove siamo rimasti ben oltre l'orario di chiusura dopo essere stati raggiunti da altri tre amici, due ragazzi e una ragazza.
Proprio su questa ragazza gli chiedo informazioni mentre torniamo a casa. Perché a me pareva molto simpatica. Greta, si chiama.
- Con un gin tonic, quattro moscow e le birre prima e dopo a te starebbe simpatico anche un becchino - commenta Luca inaspettatamente acido.
- Ma che fai, mi conti i bicchieri? - rispondo un po' piccata - e poi beveva pure lei, eh?
- E' per quello che ti è sembrata simpatica, allora - dice passandomi un mazzo di chiavi - è peggio di un gatto attaccato ai cojoni. Apri casa che parcheggio, va'...
Ora, io so fare tante cose, eh? Pompini a parte, voglio dire. So pianificare un processo produttivo e discutere a un buon livello della struttura anaforica nella poesia italiana dal '300 a oggi. E anche con la manualità, che non è il mio forte, ho imparato a cavarmela. Il barbecue, per dire, stasera l'ho fatto partire io, mentre i maschi finivano di docciarsi dopo il padel (adesso vanno solo di padel, perché sanno che a tennis con me neanche la vedono). Se però c'è una cosa che proprio non riesco a fare al primo colpo, e neanche all'ottavo per la verità, è aprire sta cazzo di serratura. Ho provato pure con "apriti sesamo", gnente. Ho quasi il sospetto che Luca mi ci abbia mandata apposta ad aprire la porta.
"Allora?", mi fa arrivandomi alle spalle. Mano sul culo. Intenzioni chiarissime. Eh, l'ho capito che hai voglia di scopare, bello. Riconosco il tocco, ormai. C'è quello "tesoro mio", c'è quello "che bel culetto che hai", c'è quello "adesso ti apro come un avocado, spero tu sia d'accordo". Beh, è di quest'ultimo tipo. Se proprio proprio non bastasse, eh, vabbè che gli shorts che ho su stasera sono un po' larghi al cavallo, ok, ma l'intenzione non era quella di farglici infilare il dito. Mi scrollo, mi muovo e lo allontano rispondendogli "allora c'è che sta cazzo di serratura...". Ritorna all'attacco con il dito e stavolta lo sento, mi accorgo che il primo assalto non è andato proprio a vuoto. Gli allontano ancora la mano, stavolta con uno schiaffetto, mi volto verso di lui e gli consegno le chiavi. "Pensace te, eh? Tiè...". Lo stronzetto ridacchia e mentre infila la chiave nella toppa mi fa "ma là sotto sei sudata o cosa?". Io da una parte penso che sono un po' stanchina, dall'altra che dopo una serata così calda un calippo non ci starebbe male. Del resto, ha un po' ragione anche lui, sono brilla. E questo facilita certe decisioni. Ma non voglio dargliela vinta subito, anzi voglio fargliela pagare per la rispostaccia che mi ha dato su quella ragazza.
Quindi, se pazientate un secondo, vi racconto di come faccio capire al suo apparato riproduttivo che è ancora troppo presto per ringalluzzirsi.
- Sono sudata, appiccicosa e puzzo di Autan, devo fare una doccia.
- Bellissima idea - risponde - vengo con te...
- Non hai capito, IO faccio una doccia di sopra, TU se vuoi fattela in giardino.
- Sei antipatica...
- Molto...
- Vabbè - si arrende con una facilità sospetta - mi butti giù l'accappatoio?
- Ma che ci devi fare con l'accappatoio, hai paura che qualcuno ti veda? So' le quattro di notte!
Borbotta qualcosa mentre salgo le scale. Quando sono a metà mi tolgo top e pantaloncini. Forse è ancora lì che mi guarda, chissà, entro in bagno. Mi lavo e mi dico che farlo sotto la doccia non sarebbe stato male, in fondo. Oppure, uh, avrei potuto farmi chiavare sulle scale. L'avete mai fatto? E' una cosa che ti spacca reni e schiena sui gradini ad ogni spinta. E devi pure sperare che il tuo cavaliere sia tanto premuroso da tenerti su la testa come per costringerti guardare in mezzo alle tue cosce spalancate, anche se in realtà lo fa per non farti sfracassare la nuca (io per la verità quando mi capitò volevo proprio guardare, incredula di ciò che sentivo, ma è un'altra storia). Insomma, scopare sulle scale è una cosa scomodissima che non sai bene cosa augurarti, se finisca subito o se vada avanti all'infinito. Però è anche una cosa arrapante da morire, come se - con le gambe avvinghiate al lui della situazione - dicessi "non ce la facevo a salire su, non ce la facevo a mettermi comoda, non potevo più aspettare, voglio sentirti subito duro e caldo dentro di me". E anche il lui della situazione pensa qualcosa di analogo, è chiaro: "Non vedevo l'ora di sbatterti e di sentirti gridare".
Forse ho fatto una cazzata ad allontanare Luca, ok. Ma si può sempre rimediare e fare a modo mio. Perché quello che adesso è certo è che lo voglio così, sopra di me, tra le mie gambe aperte, il suo petto che schiaccia il mio, il suo calippo che mi trafigge, la sua bocca che soffoca i miei lamenti e le mie oscenità. Voglio sentire sotto le mie mani i suoi glutei che si contraggono ogni volta che affonda e mi divide in due. Nell'esaltazione erotica del momento - perché questo sono adesso, eccitata ed esaltata - desidero, mi prefiguro e programmo una semplicissima scopata alla missionaria, ma che mi devasti le membra e la fica. E che poi si concluda in bocca, come stamattina.
*****************
*** FLASHBACK ***
Scusate, ma un flashback è necessario. Questa mattina, appunto. Io e Luca a letto filiamo molto bene ma c'è una cosa, in particolare, che ci ha sconvolti sin dalla prima volta e alla quale non mi sottraggo mai. E' quello che chiamo "doppio ditale" e che in genere ci vede sdraiati su un fianco, lui dietro di me. L'inizio è sempre uguale, come un format, un protocollo: insinua un pollice dentro e comincia a stuzzicarmi piano, finché non reagisco, finché anzi il mio corpo non reagisce per me e quel pollice glielo inzuppo. Poi lo sfila, lo sostituisce con il medio e l'anulare riempiendomi di più, e quel pollice umettato lo spinge nel buchino. Può farlo piano o forte, posso guaire o tacere. Va bene sempre, non mi fa mai davvero tanto male. Stamattina ha deciso di forzarmi di colpo e facendomi inarcare, senza lasciarmi nemmeno il respiro per un lamento. Nello stesso tempo l'altro braccio passa sotto la mia testa, scende giù, e la mano si dedica a torcermi il capezzolo avanti e indietro, come se volesse svitarlo e riavvitarlo in continuazione. In genere gli piace fare tutto questo quando sono indifesa, quando sonnecchio o sono proprio tra le braccia di Morfeo. "Stavo dormendo...", sospiro. "Sì, eh? Dormi, continua a dormire...". Smanio, comincio a dimenarmi e a spingermi verso di lui, mi sento prigioniera e bloccata dal suo abbraccio, piena e gonfiata, ma soprattutto posseduta, dalle sue dita, là in basso. Ha in pugno la mia esistenza, la fotte, la pizzica, la brutalizza. Sa che non desidero altro. Probabilmente tra le gambe ha una spranga, ma ora va bene così. La stretta sul capezzolo mi provoca delle fitte elettriche che si dipanano per tutto il corpo, soprattutto nei punti giusti, il pollice mi si pianta dietro con fermezza mentre le altre due dita sciacquano, fanno rumore, mi fanno diventare pazza. Come molto spesso accade, vengo in fretta ma con un bel crescendo, come lo definisce lui. Si dice estasiato da questo mio modo di arrivare all'orgasmo, che evidentemente è diverso dagli altri. Anche stamattina vengo gratificata dalle sue parole sussurrate: "Come sei bella quando godi, ti amo". Possono cambiare, anzi cambiano, ma più o meno il concetto è sempre questo. E non avete idea di come il piacere si sovrapponga al piacere, quando le pronuncia. Quasi sempre non sono in grado di rispondere, tremo leggermente, ma so cosa mi aspetta: anche il suo cazzo vorrà soddisfazione, adesso, vorrà penetrarmi, bagnarsi e infine bagnarmi. Io però, in questo momento, desidero un piccolo cambiamento. Desidero essere presa dietro.
Senza ipocrisie: non sono una fan. Ma a volte mi piace, lo voglio. Per la sensazione di imposizione che mi viene trasmessa, d'accordo, ma anche per la carne che mi entra dentro e mi apre, mi fa male. A volte mi ci sveglio proprio, sapete? Poi magari non succede, anzi non succede praticamente mai grazie al Cielo. Eppure in quei momenti farei qualsiasi cosa.
Ma stamattina non è così. La colpa non è delle voglie che mi porto dietro dal sonno ma di quel dito, di quel pollice inzuppato di me, entrato così a fondo, così sfacciato e prevaricatore. Se non me lo avesse piantato dentro in quel modo forse non mi sarebbe salito questo desiderio insano. E però adesso lo penso, me lo immagino, dico proprio a me stessa cosa fare, quali saranno le mie prossime mosse: portare indietro il braccio, alla cieca, cercargli la mazza, impugnargliela. Dirgli "amore inculami". Anzi no, "mettimelo nel culo". Non mi chiedete la differenza, non la so, ma è così che lo immagino: afferrarlo e dirgli proprio "mettimelo nel culo", appena riesco a parlare lo faccio.
La sua voce però arriva prima. E anche il gesto con cui mi ribalta arriva prima.
- Succhiami il cazzo...
E quindi non solo vengo fulmineamente ribaltata, vengo anche piegata, spinta giù verso il suo inguine. Ma cavolo, è un carpiato, un esercizio olimpico! Eseguo ridacchiando istericamente, una mia particolarità. Avevo ragione ad aspettarmi una spranga. Mi ritrovo quasi faccia a faccia con la sua mascolinità svettante, con quella specie di prugna rosea scoperta, gonfia, forse già un po' umida, che sa di uomo solo a respirarla.
La risposta esatta sarebbe: "no, mettimelo nel culo", ve l'ho detto. E invece mi esce quasi spontaneo e sussurrato un "sì, te lo succhio", come se fosse addirittura più importante rispondere a un ordine che eseguirlo. Vorrei dirgli che mi piace da morire quando fa così. Quando è così perentorio.
E stavolta è talmente perentorio che altro che farselo succhiare. Quando se lo fa succhiare diventa un idiota dentro la mia bocca per diversi minuti. Ora invece... Leggo tante volte "mi scopa la testa": beh, stavolta è proprio così, mi scopa la testa, io non faccio praticamente nulla, devo solo tenere la bocca spalancata. Da subito. Chissà che gli è preso. Mi fa sbavare e venire i conati. Luca, cazzo, ma perché non lo fai più spesso?
- Amo il tuo cazzo... - ansimo in una pausa.
Lo sa, glielo dico tanto. Ma stavolta, boh, è come se ci fosse un motivo in più.
- Succhia... - ansima spingendomi la nuca in giù.
- Succhia e basta...? - domando resistendo alla spinta.
- Succhia, bocchinara - risponde.
- Siiiiiii.... - sospiro.
Mi mancava quello, mi mancava l'insulto. Certe cose è importante sentirsele dire. Come è estremamente importante che adesso, lui, mi spinga la testa rapido e violento. Dio, quanto è importante che adesso lui pensi solo a godere. L'unica cosa che conta è il suo piacere, vivo per il suo piacere, vivo per il regalo che spruzza fuori da lui. Lo ingoio, combattendo contro le spinte che dà mentre mi dona il suo latte di maschio. Sembra uno stallone impazzito. Altro che "principessa in pubblico, puttana a letto". Qui sono davvero solo puttana, la sua puttana. Mi piace da morire anche questo. E beh, sì. E anche per un'altra cosa, in questo momento, vado fuori di testa. Perché di solito, vedete, a conclusione dell'opera una delle cose che amo di più è soffermarmi lì, indugiare, leccare, sbaciucchiare, pulire a specchio. Un po' è per mantenere vivo il mio piacere, d’accordo, perché il contatto lingua-labbra-cazzo vorrei che non finisse mai. Ma è soprattutto una cosa cerebrale, una mia autogratificazione. E' come se dicessi "l'hai capito che troia che sono, sì?". Non c'è bisogno di risposta, anche se è capitato molto spesso che mentre si ripigliava un pochino il fortunato di turno si abbandonasse a commenti tipo "che pompino", oppure "che succhiacazzi". Immagino, ma l'esperienza in questo mi sostiene, che i maschi lo facciano per prolungare la loro sensazione di potere relegandomi in un ruolo totalmente passivo: ti ho dominata, ti ho preso la bocca per il mio piacere, ti ci ho pisciato dentro la mia sborra, ste robe qui. Gliel'ho sempre lasciato credere volentieri, che le cose siano così semplici, anzi sono momenti che gradisco. E Luca non fa eccezione, eh? Nemmeno stamattina che mi accarezza la testa e mi ansima "che pompinara". Non può nemmeno sapere che dominata mi ci sento davvero e che mi è piaciuto da morire. Se questo fosse uno di quei raccontacci scritti male la didascalia sarebbe "grazie o mio padrone per avermi concesso l'alto onore di farti svuotare i coglioni nella mia bocca". Una cazzata, ok, mi viene da ridere solo a pensarci. Ma vi assicuro che non siamo tanto lontani da questo, concettualmente parlando.
*** FINE DEL FLASHBACK ***
************************
Ancora umida della doccia mi stendo sulle lenzuola, apro le gambe e sollevo le ginocchia. Mi titillo i capezzoli con le mani, sorrido maliziosamente anche se sono sola. Voglio farmi trovare così, pronta a provocarlo ma pronta anche in ogni altro senso che vi venga in mente. In realtà, la cosa che mi fa eccitare più di tutte è sentirlo salire le scale. Si presenta nudo e ancora un po' grondante. Lo riconosco, negargli l'accappatoio non è stata una grandissima idea. Ma per i miei piani va benissimo. Ho una strategia pre-scopata da portare a termine, no? Eh beh, andiamo in fondo.
- Fermati lì che bagni tutto - gli intimo - e guardami.
La mia intenzione è che mi osservi mentre mi masturbo per lui, mentre porto un dito alla bocca per insalivarlo, mentre mi sgrilletto e mi penetro, mentre arrivo quasi in fondo. La mia intenzione è che guardandomi gli venga duro, che inizi a segarsi. Mi piace quando si sega, quando comincia a fare veloce e gli ballano i coglioni e io rimango ipnotizzata. La mia intenzione è dirgli al momento giusto "vieni e scopami". Spalancarmi, offrirgliela nel modo più osceno possibile.
Pensate che mi dia retta? Macché. Strategia pre-scopata andata a puttane, e tra quelle puttane io non ci sono nemmeno. Si avventa in mezzo alle mie gambe e, come si direbbe in inglese, mi mangia.
Questo sono certa di averlo scritto già: Luca è uno dei migliori che mi abbiano mai lappato la fica. Davvero, è bravo come una ragazza e allo stesso tempo rude come un maschio. Non ha fretta, anzi ha la pazienza di sorvolare sui miei "no", sui miei "scopami", sui miei "voglio il tuo cazzo". Però, anche se non faccio che ripetergli "voglio il cazzo", chissenefrega. Mi sta benissimo pure così, il cazzo me lo darà dopo. Lo sa pure lui, eh? Perché gli dico qualsiasi cosa e lo insulto, ma la mano sulla testa gliela tengo come a dire "non muoverti da lì".
Esplosivo prima e lunghissimo poi, arriva. Poco dopo che mi ha penetrata con le dita slinguazzandomi il grilletto. Lunghissimo, davvero, quasi da far paura. Imbizzarrisco e nulla può controllarmi se non la sua forza. All'apice lancio uno strillo e poi ancora un altro, nel caso a Ponza non mi avessero sentita. Poi il piccolo buio e quei venti-trenta secondi in cui non capisco più niente. O meglio, capisco ma non posso fare nulla se non essere attraversata da brividi e stare dietro alle scosse che mi attraversano. Nemmeno sono consapevole di quando mi gira a faccia in giù, di quando mi sale sopra. Passa un po' prima che mi renda conto dei suoi morsi sulla schiena, della sua lingua che scivola sempre più in basso. Ma quando torno al mondo il copione è quello di prima: lo voglio, lo imploro. Anzi, è quella troia spudorata della mia vagina impazzita che, per mio tramite, lo implora senza un minimo di ritegno e mi fa essere volgare, coatta, decisamente oscena. Porno, appunto. Non so se per istinto o meno, allargo le gambe.
- Dammelo... mettimelo dentro, sfondami, spaccami la fregna...
- Di chi è la tua fregna?
- E' tua, è tua... amore scopami.
Non solo lo voglio, ma a questo punto me lo aspetto pure. Devo essere pronta e aperta come non mai e desidero, assurdamente ma letteralmente, sentirmela trapanare. Qualsiasi cosa pur di darle un po' di sollievo. Lui, da perfetto sadico bastardo, continua a mordermi e leccarmi, a farmi domande cui rispondo senza vergogna. Scende nel taglio tra le natiche e mi lecca il culo, lo penetra con la lingua, torna a mettermi un dito nella fica. Pelle d'oca e brividi. Smetto di implorare, smetto di rispondere, smetto di protestare. Quando mi si stende sopra è come una benedizione che mi fa finire di tremare. La sua appendice dura che sento tra coscia e natica è una promessa, il suo sussurro è una promessa.
- Vuoi il cazzo?
- Sì... - piagnucolo mentre ho l'impressione di aprire ancora di più le gambe.
- Quanto?
- Tanto...
Si muove sopra di me affondandomi sul letto, se lo sistema con la mano, sono momenti interminabili e meravigliosi. Ora, ora, ora! Prendimi ora! Ma il suo uccello duro smette di indugiare tra coscia e natica. Capisco dove punta, scatta l'allarme.
- No, così mi inculi - sibilo.
- Qualcosa in contrario?
- Ahia, fermati!
Ma la risposta esatta sarebbe: “Sì ho qualcosa in contrario, e poi non è mai stato così”.
Ed è vero. Perché non è mica la prima volta che mi fa il culo, Luca. Ma o gliel'ho chiesto io oppure me l'ha in qualche modo annunciato (tipo "voltati che ti inculo", avete presente?). Ma così non è stato mai. Quasi a tradimento. E io, in tutta sincerità, lo trovo prepotente, spietato e per certi versi grandioso.
- Dai che ti piace...
Anche in questo caso, la risposta esatta sarebbe un'altra: "Mi sarebbe piaciuto stamattina, ora lo voglio nella fica".
Invece taccio e riesco solo a lagnarmi per il dolore. "Aaah.... oaah... nnnn-ahhhh…".
Rantoli, piccoli grugniti, il suo "amore, ti inculo" che sembra una minaccia. Piagnucolo un "mi fai male" di cui mi pento subito, perché in perfetta contraddizione con me stessa non voglio realmente che smetta. Non posso fermare il mio corpo che si agita sconnesso, le mie mani che picchiano il materasso e poi artigliano il lenzuolo. Posso però mordermi il labbro per impedirmi di chiedergli “fai piano stronzo”. In un certo senso quel dolore è necessario, mi piace pure, lo cerco, anche se quando tira via il cazzo ammetto che un po' ringrazio il cielo. Però così mi sento vuota e lo desidero ancora. Sono in sua balìa, non capisco che succede, il suo "vieni su" e le sue mani sulle mie anche rimettono le cose a posto. Mi vuole alla pecorina, mi allarga le chiappe. Lo so che sta guardando i miei buchi, soprattutto quello che ha appena forzato, chissà se si accorge di come pulso. E' uno di quei momenti in cui quasi mi vergogno di sentirmi così troia, io che la vergogna nel sesso non ce l'ho praticamente mai avuta. Mi abbandono con le spalle sul lenzuolo e porto le mani all'indietro per aprirmi il sedere da sola, così la mia sottomissione è completa. Ti piace quello che vedi? Ti piace quello che sono? Lo sai quanto adoro esserlo? La sua risposta implicita è un "che culo fantastico" mentre torna a impalarmi di colpo. Mi abbandono al suo cazzo che mi imperversa dentro e amo dargli questo piacere da maschio rapace. Non dico che avvenga solo con un'inculata, ma è questo che sta avvenendo ora. Ho il fuoco dentro che mi sembra di essere all'inferno, in realtà deve essere il paradiso.
- Spingi, spingi, dio come brucia... così, così...
- Ti piace il mio cazzo? Senti come entra bene?
- Sì sì sì... ti piace incularmi?
- Voglio romperti il culo tutta la notte...
- Oddio come sono troia... dimmelo...
- Sei la mia troia...
- Scopami il culo... aprimi tutta...
Parole da amanti, non fateci caso. Ognuno avrà le sue, oppure i suoi silenzi. A me finché ce la faccio piace parlare e che mi parlino. Sono nelle mani di una bestia e non vorrei essere in nessun altro posto al mondo. Veloce veloce, dentro e fuori. Lancio l'ultimo "oddio!" e poi resto senza fiato a subire i suoi abusi. Dopo un po' mi fanno quasi più male le caviglie che sbatto sul letto che il sedere, siamo sudati come dopo una corsa di dieci chilometri. Cambia ritmo, vibra dentro, le mani che mi stringono i fianchi, le ultime spinte più secche, il suo rantolo, il suo sperma a fiotti. Percepisco ogni cosa finché mi crolla sopra, mi appiattisce sotto di lui sul materasso. E' troppo presto, troppo presto, lo sento.
- Non smettere, ti prego non smettere, inculami!
Obbedisce, non smette anche se forse tra un po' mollerà, ma mi accontenta. Ha capito, mi porta una mano sotto. E' il mio tesoro, lui. Vuole farmi venire e cerca di sgrillettarmi. Ma lo allontano, non voglio quello. Perché non ce n'è bisogno, perché sta arrivando un'altra cosa.
- Ecco, ecco, ecco! - riesco a urlicchiare.
Non è come prima, non è prolungato, anzi. E' veloce come l'ombra di un aereo che passa sulla terra, che passa sopra il mio corpo intero. Non mi fa tremare per secondi infiniti, mi scuote. Se non ci fosse lui a inchiodarmi giù sobbalzerei fino al soffitto, probabilmente. Poi arrivano altre scosse, alcune leggere altre squassanti. Potrei morire adesso e sarebbe perfetto, la degna conclusione.
Si adagia completamente sopra di me, si spalma e mi spalma. Resuscitiamo insieme pian piano. Il suo respiro mi fa il solletico, i suoi baci sui capelli mi danno sicurezza.
- E' da stamattina che volevo incularti - mi ansima nell'orecchio.
- Dovevi farlo - piagnucolo non sapendo che cosa rispondere.
Anche se un'altra risposta ci sarebbe: "Amò, la prossima volta coordiniamoci".
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Operette immorali - L’asciugacapelliracconto sucessivo
Il verbo “sgarare”
Commenti dei lettori al racconto erotico