Avventure diverse -9- (continua)
di
LanA
genere
orge
Ma come mi dici solo che sono fatti miei?
Sì, certo.
Mi spiegò che non conosceva la sua amica, ma conoscendo benissimo Marco da anni, sapeva che non si cacciava mai in storie strane.
Non gli piacevano storie di dominazione, o peggio botte e droghe, e che comunque la scelta era mia quindi... fatti miei.
Io ero titubante, ma chiamai Marco e accettai.
Ci incontrammo il primo pomeriggio di un sabato un po' velato.
Io avevo messo jeans e maglioncino di filo, un giacchino e stivali, insomma una mise normale e per nulla provocante.
Marco, vestito come la volta prima, mi presentò Luisa.
Anche lei abbastanza normale, e se vogliamo pure un po' scialba, ma almeno simpatica.
Non una persona che osservi per più di due secondi, ma comunque ora ero in gioco quindi dovevo ballare.
Saliamo in auto, la mia, e ci avviamo verso San Daniele.
Il viaggio è lunghetto, in auto parliamo del più e del meno.
Scopro che Luisa frequenta il supermercato dove lavoro come cassiera, ma di lei non ricordo nulla.
Per me è una perfetta sconosciuta.
Passiamo sul ponte di Cornino, ed è già una mezz'ora che viaggiamo.
Per me, a questo punto, potremmo benissimo finire la giornata in pizzeria, non ho più velleità scopatorie.
Dopo un po' arriviamo ad un gruppo di villette fuori paese, dietro c'è il bosco.
Entriamo nel cancello di una di esse, il cancello è aperto ma Luisa spiega che è rotto e che lo lasciano sempre così, tanto non ci passa mai nessuno.
Secondo lei non ci sono problemi di sorta, tanto qui tutti sanno tutto di tutti.
E già lo so, mia madre è di San Daniele, ed è proprio così, ma non lo dico.
Scendiamo e avviamo a casa, una dimora normale, come Luisa.
Anche Marco noto che è taciturno.
CONTINUA ...
Sì, certo.
Mi spiegò che non conosceva la sua amica, ma conoscendo benissimo Marco da anni, sapeva che non si cacciava mai in storie strane.
Non gli piacevano storie di dominazione, o peggio botte e droghe, e che comunque la scelta era mia quindi... fatti miei.
Io ero titubante, ma chiamai Marco e accettai.
Ci incontrammo il primo pomeriggio di un sabato un po' velato.
Io avevo messo jeans e maglioncino di filo, un giacchino e stivali, insomma una mise normale e per nulla provocante.
Marco, vestito come la volta prima, mi presentò Luisa.
Anche lei abbastanza normale, e se vogliamo pure un po' scialba, ma almeno simpatica.
Non una persona che osservi per più di due secondi, ma comunque ora ero in gioco quindi dovevo ballare.
Saliamo in auto, la mia, e ci avviamo verso San Daniele.
Il viaggio è lunghetto, in auto parliamo del più e del meno.
Scopro che Luisa frequenta il supermercato dove lavoro come cassiera, ma di lei non ricordo nulla.
Per me è una perfetta sconosciuta.
Passiamo sul ponte di Cornino, ed è già una mezz'ora che viaggiamo.
Per me, a questo punto, potremmo benissimo finire la giornata in pizzeria, non ho più velleità scopatorie.
Dopo un po' arriviamo ad un gruppo di villette fuori paese, dietro c'è il bosco.
Entriamo nel cancello di una di esse, il cancello è aperto ma Luisa spiega che è rotto e che lo lasciano sempre così, tanto non ci passa mai nessuno.
Secondo lei non ci sono problemi di sorta, tanto qui tutti sanno tutto di tutti.
E già lo so, mia madre è di San Daniele, ed è proprio così, ma non lo dico.
Scendiamo e avviamo a casa, una dimora normale, come Luisa.
Anche Marco noto che è taciturno.
CONTINUA ...
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